martedì 5 febbraio 2013

Luigi Fasce: Per sfuggire alla morsa neoliberista

“Se gli Americani consentiranno mai a banche privati di emettere il proprio denaro, prima con l'inflazione e poi con la deflazione, le banche e le grandi imprese che ne cresceranno attorno, priveranno la gente delle loro proprietà finché i loro figli si sveglieranno senza tetto nel continente conquistato dai loro padri. Il potere di emissione va tolto via dalle banche e restituito al popolo, al quale esso appartiene propriamente.” (1776 Thomas Jefferson) Per sfuggire alla morsa neoliberista Il soggetto politico a cui compete principalmente di reagire all'attuale oppressione neoliberista della globalizzazione è indubbiamente il PSE assieme alle altre forze politiche della sinistra comprese le formazioni Verdi, da svolgere nelle occasioni delle elezioni politiche dei singoli stati dell'Ue e alle elezioni per il Parlamento Europeo. Sulla base di programma che sappia indicare i punti essenziali su cui incidere tenuto conto che è su questi che si regge l'impianto neoliberista dei Trattati, direttive Eu e leggi nazionali degli Stati membri che impone una economia totalmente privata di imprese (servizi essenziali e welfare) e di Banche (comprese quelle centrali) e Finanza. La chiave di volta che sostiene l'impianto neoliberista europeo è il Trattato di Maastricht del 1992 che impone la mutazione genetica della Comunità Europea fondata sul principio della cooperazione a quello del principio della competizione dell'Unione Europea. Il Trattato di Maastricht come ogni trattato internazionale - impone - senza bisogno di indire alcun referendum popolare a conferma o disconferma - modifiche costituzionali nei rispettivi Stati che lo hanno sottoscritto. 1992 Maastricht introduce in Europa il principio Costituzionale del modello economico neoliberista Il Trattato di Maastricht ha consentito l'avvio di una revisione giuridica dell'impianto delle leggi nazionali che avevano regolato secondo Costituzione (titolo terzo parte economica) l'ambito economico e finanziario; con il trattato di Maastricht viene introdotto il modello economico neoliberista e disarticolato gradatamente il modello economico previsto dalla nostra Costituzione sostanzialmente centrato sull'economia mista, sul ruolo dello Stato di controllare che le imprese private svolgessero la loro attività a fini sociali, la possibilità di nazionalizzare imprese e servizi ritenuti strategici per lo Stato. L'economia non può esistere senza il presupposto dalla funzione della moneta come mezzo di scambio e dal finanziamento bancario delle imprese. 1990 1992 Riforma bancaria legge n.218 del 30 luglio, detta legge Amato). 1998 La riforma viene completata con l'assegnazione totale delle banche - comprese le Casse di risparmio con la successiva legge n.461/98 (cosiddetta legge Ciampi ma votata dal governo D'Alema). Con la riforma bancaria (1992)per cui istituti di diritto pubblico (vedi il San Paolo) e il suo completamento (1998) per cui anche le Casse di risparmio da enti di diritto pubblico diventano di diritto privato, il consiglio di gestione della Banca d'Italia fino ad allora composto quasi esclusivamente da istituti bancari pubblici, questi diventano privati. Attualmente la composizione delle quote di partecipazione al suo capitale sono per il 94,33% di proprietà di banche e assicurazioni private, per il 5,67% di enti pubblici (INPS e INAIL). Vedere in dettaglio i “partecipanti del capitale”. (http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti/Partecipanti.pdf) 1999-2002 Moneta-banca centrale - banche e finanza Con l'introduzione dell'Euro cessa la funzione di battere Moneta svolta fin dalla sua nascita dallo stato italiano mediante la Banca d'Italia (banca centrale nazionale) direttamente collegata al ministero del Tesoro. La funzione di battere moneta viene assegnata alla Banca centrale Europea anch'essa in mano a un pool di banche private. Da notare che tanto per la Federal Reserve Bank USA così come la banca d'Inghilterra, i Governi – decisamente neoliberisti - mantengono il diritto statale di battere moneta. Gli euro che gli stati possono richiedere alla BCE vengono pagati per intero e con il sovrappiù di interessi. Quello che invece un tempo veniva fatto senza spesa alcuna se non la mera spesa della stampa, e certamente con il rischio di attivare processi di svalutazione. Resta il mistero di chi è proprietario della riserva aurea depositata nella Banca d'Italia un giuridicamente “Istituto di diritto pubblico” il cui consiglio è composto da banche private. Resta anche da accertare che funzioni possano più svolgere le sue sedi decentrate. Gli Stati membri dell'Ue hanno anche abdicato alla funzione di "signoraggio" essenziale degli Stati di battere moneta, in ossequio al principio neoliberista della separazione assoluta tra moneta-banca-borsa-impresa e Stato. Ora ogni stato per la richiesta di euro deve indebitarsi per l'intera somma richiesta alla BCE più interessi (emettendo buoni del tesoro, la causa originaria dell'aumento del debito pubblico) mentre quando lo stato italiano batteva moneta poteva ottenere lire nella quantità necessaria al solo costo della stampa e senza emettere buoni del tesoro e pagare alcun interesse. Il rischio lo sappiamo la possibilità di aumentare l'inflazione e pagare sui BTP di nuova emissione (in genere coperti da richieste interne allo stato)un tasso più elevato, ma questo surplus di reddito andava ai sottoscrittori italiani e andava ad aumentare il giro dei consumi interni. Il disonore di queste scelte va equamente suddiviso tra governi europei socialisti e in Italia di centro-sinistra, e governi di destra conservatori dichiaratamente neoliberisti. Si sono aggiunte le imposizioni per modifica costituzionale delle strette di bilancio, limitazione del debito pubblico, senza alcuna possibilità di manovrare moneta, regolamentazione mercati finanziari, attivare politiche industriali non avendo i governi i poteri per farle. I governi devono rimanere assolutamente neutri al di fuori delle dinamiche del libero mercato privato. Brevi considerazioni sugli attuali gestori del potere finanziario in Europa e in Italia Quando Mario Draghi è stato nominato governatore di Bankitalia, al posto del dimissionario Antonio Fazio, era vicepresidente della Goldman Sachs per l’Europa, la cui sede centrale nella City di Londra. Attualmente è il presidente della BCE. Mario Monti fa anch'esso parte di questa cerchia ristretta del mondo della finanza internazionale. E' stato nominato prima senatore a vita da Napolitano e poi incaricato presidente del consiglio, incarico che svolge attualmente in contemporaneità alla sua partecipazione alle attuali elezioni politiche per la prossima legislatura. Il programma neoliberista-teocon di Monti è quello di perseguire lo “Stato minimo” alienando le ultime imprese a partecipazione statali, distruggere scuola e sanità pubblica, strozzare gli enti locali per obbligarli a svendere alle multinazionali le imprese municipalizzate e a dismettere il welfare municipale per consegnarlo alla rete assistenziale privata cattolica, indirizzando gli investimenti su poche grandi opere infrastrutturali – TAV – Gronda – già appannaggio di imprese multinazionali note (Impregilo, ecc.) Mi sono già dilungato prima sulla connivenza con banche e istituti finanziari. Questa la camicia di forza del modello neoliberista-teocon che i due principali “operatori” impongono qui in Italia e in tutto il resto dell'Eu. Elezioni politiche in Italia del febbraio 2013 obiettivi essenziali: 1) revisione del Trattato di Maastricht (e successivi) per modificarne il principio di competizione neoliberista in quello opposto cooperativistico socialdemocratico;e 2) mettere sotto controllo pubblico degli stati membri della Ue la BCE facendola diventare, come ripetutamente indicato da Giulio Sapelli, vera e propria “Banca Federale” con funzioni di istituto di emissione; 3) riportare la Banca d'Italia sotto stretto controllo pubblico (come le banche centrali di Francia, Germania, Inghilterra, USA) esplicitare la funzione della riserva aurea in deposito presso la Banca d'Italia; 4) riformare il sistema bancario separando le due funzioni di banca commerciale e banca di affari; riassegnare ad alcune banche la funzione di pubblica utilità; riportare le Casse di risparmio alla loro funzione originaria sotto il controllo degli enti locali, magari organizzate tra loro in un consorzio nazionale; 5) ripristinare il modello economico a economia mista e con funzione sociale secondo modello socialdemocratico europeo e previsto in Italia dalla Costituzione italiana; 6) nello specifico ritornare a finanziare la legge sulle cooperative per riconvertire imprese in fallimento e agevolare nuove imprese di lavoro e sociali. Le cooperative posto che riprenda una politica di incentivazione sono immuni da delocalizzazione. Pienamente consapevole degli ostacoli frapposti anche all'interno della stessa coalizione di centro-sinistra, queste a mio avviso in estrema sintesi le tappe del percorso per uscire dalla morsa del neoliberismo-teocon. Genova, 3/2/2013 Luigi Fasce, presidente Circolo Guido Calogero-Aldo Capitini

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