martedì 5 febbraio 2013

Claudio Bellavita: Ora che è possibile perdere

....le elezioni che, come nel 2006, avevamo dato per vinte, forse vale la pena di analizzare il perchè di questa maledizione che grava sul PD da prima ancora della sua costituzione. Io azzardo solo delle ipotesi: -l'arroganza dell'apparato di origine PCI-PDS-DS, che ha costituito una specie di azienda autoreferenziale, la cui maggioranza sta nel blocco di potere tosco-emiliano, alleato con quello laziale, profondamente convinta che nulla può accadere senza la loro benevola egemonia, che peraltro è pronta a concedere spazi controllati ai satelliti. Ma gli oscuri criteri di cooptazione, spesso familistici, di questa oligarchia, il suo modesto spessore culturale , la incapacità comunicativa e soprattutto la grave mancanza di democrazia interna fa sì che molto spesso le primarie per i sindaci e presidenti dei regione siano viste come "feste della liberazione" -quest'anno la candidatura di Renzi è stata vista come un pericolo grave, il candidato che aveva già vinto a Firenze contro l'oligarchia rischiava di aprire una frattura nel blocco di potere fondamentale. Da cui la mossa intelligente di Bersani di aprirsi a delle primarie , ma con regole ben controllate da lui, che ha dato un grande respiro di democrazia di cui il PD aveva enorme bisogno. Chissà, forse sarà democratica anche la scelta dei futuri dirigenti al congresso. Ci credo solo quando lo vedo. -questa grande concessione delle primarie sul leader e sulle candidature, ha però fatto aumentare la pretesa dell'egemonia. Per cui il PD ha sognato che il porcellum gli avrebbe regalato la maggioranza dei seggi alla camera e al senato, senza avere bisogno di Monti: e allora si capisce perchè il PD non ha fatto nessuna azione decisa per cambiare la legge elettorale. - quello che però è sfuggito alla insufficiente capacità della direzione (la direzione di un partito, come quella di un esercito e di una azienda, dovrebbe essere capace di reagire al verificarsi di tutti gli scenari possibili), è che non solo non è mai successo in Italia che le sinistre prendessero il 50% dei voti validi, anche se a ogni elezione c'è una componente che ci spera e ci crede, ma soprattutto c'è una maggioranza assoluta dei votanti che non ne vuole sapere di affidare il governo del paese al solo PD, in condizione di egemonia, ed è una maggioranza più ampia di quella che non vuole affidarlo a Berlusconi, con cui ci si può sempre mettere d'accordo... -e qui sono cominciati gli sbagli. Quello di insistere sul "voto utile" per avere la maggioranza sia alla Camera che al Senato, e quindi spingere Monti in posizione di attacco frontale, perchè una cosa è essere alleato con un potere determinante, un'altra un elemento aggiuntivo ma non indispensabile. Quello di non dotarsi di armi per ribattere alla ridiscesa in campo di Berlusconi, prevedibile in ogni passaggio di bugie e promesse avventate. Possibile che nessuno abbia pensato di sbattergli in faccia che una bella fetta per la restituzione dell'IMU che promette salterebbe fuori dalla sentenza che lo ha condannato per evasione fiscale, sui diritti Mediaset, qualificandolo anche come "delinquente abituale"? possibile che quando ha fatto la gaffe su Mussolini nessuno gli abbia rinfacciato la presenza nella sua coalizione di "forza nuova" apertamente fascionazista? Inutile rimpiangere le occasioni perdute. Quasi tutti i miei compagni e amici di sempre han deplorato con sorpresa che io abbia sostenuto la candidatura di Renzi. Può anche darsi che invecchiando sia diventato più scemo, ma nel caso il mio ragionamento era che anche se non apprezzavo molto le posizioni liberiste di Renzi, che alla fine erano le stesse di Monti,quelle che avrebbero dato la linea al governo Bersani- Monti, (anche perchè la linea non la diamo noi ma l'Europa, e il problema è di preparare delle elezioni europee bipolari con i riformisti degli altri paesi, che comprendono tranquillamente posizioni come quelle di Renzi, non quelle della Linke e di Syriza), trovo preferibile fare la stessa politica con un elemento che spacca il blocco di potere che soffoca il PD, e lo apre alla democrazia. A questo punto della vicenda posso aggiungere che avrei preferito vincere le elezioni con Renzi (che avrebbe probabilmente evitato la discesa in campo di Berlusconi, non credo avrebbe voluto fare l'ultima elezione della sua vita contro un giovanotto che pescava nel suo elettorato) che perderle con Bersani. Quanto a Monti, è molto probabile che il suo apporto al Senato sia indispensabile anche per Berlusconi se vince alla Camera, e con i poteri che ha dietro, riesca a contenere il danno che Berlusconi si avvia a fare...

4 commenti:

dario ha detto...

ineccepibile

luigi ha detto...

Caro Claudio,
siamo sempre lì, le diagnosi sono brillanti, anche ipotizzare i più
verosimili scenari serve.
Eppur tuttavia non c'è lo sforzo di chiarire le tappe per la
fuoriuscita dalla morsa del neoliberismo teocon egemone e buttare
tutto il peso possibile su gli attuali unici due contrappesi, uno SEL
quasi reso inoffensivo con l'accordo "patto leonino" col PD e il
secondo, Rivoluzione civica, sgangherato assemblaggio fin che si
vuole, ma certamente anti neoliberista-teocon semplicemente
imbracciando la Costituzione.
Più voti prendono queste due formazioni più abbiamo speranza che il
PD faccia più cose di sinistra tanto al governo tanto
all'opposizione.
Allego per non appesantire troppo il messaggio il mio contributo per
indicare le tappe per uscire dalla morsa neoliberista e una analisi
da come la Banca d'Italia da pubblica è diventata - oltre i
formalistico "istituto di diritto pubblico" - privata così (questa
senza formalismi) come la BCE.
Luigi Fasce

luciano ha detto...

Caro Luigi, continuo a non capire perché SEL sarebbe "inoffensivo".
Eppure Monti, Casini e compagnia non fanno che ripetere che l'ostacolo
all'intesa "riformista" (poveri noi !) con il Pd è proprio l'alleanza con
SEL.
E hanno ragione.
Invece quello di Rivoluzione Civica Ingroia, al di là dei giudizi di valore,
è il classico esempio di eterogenesi dei fini.
Al Senato sono stimati quasi ovunque molto ma molto sotto lo sbarramento
dell' 8 %: intorno al 4 %.
Quindi succederà che quelli che per fare i duri e puri voteranno R.C.
otterranno unicamente il risultato di far mancare il premio al
centrosinistra in alcune regioni chiave, rendendo quindi i n e v i t a b i
l e proprio quel compromesso con i centristi che dichiarano di avversare.
Credono di fare la rivoluzione civica e invece lavorano per Monti. Ma si
può ?
La coazione a ripetere gli errori è qualcosa di disperante: da una parte
masse di eterni dodicenni berlusconiani disposti ancora una volta a dare
retta al loro incantatore; dall'altra gruppi di incontentabili di sinistra
che dopo la dura lezione subita nel 2008 preparano un altro capolavoro.
Questa povera Italia mette a dura prova perfino le teorie di Darwin.
Fraterni saluti.

Luciano Belli Paci

Vittorio Melandri ha detto...

Se è vero, ed è vero, …. che…

… “non è mai successo in Italia che le sinistre prendessero il 50%”….

…. la più banale considerazione che se ne possa ricavare, è che in Italia le “sinistre” devono puntare prioritariamente ad organizzare una trasparente alleanza di “centro-sinistra”.

Perché questo possa accadere, con qualche ragionevole speranza di caratterizzarla di più come una alleanza sbilanciata a sinistra, cosa che mi pare davvero il minimo per una “sinistra”, si deve prima puntare a costruire un partito di sinistra laico socialista ed ovviamente a vocazione riformista, che sia propedeutico al traguardo sopra richiamato.

Una simile operazione potrebbe essere proposta in modo chiaro a tutto l’elettorato che si identifica con la “sinistra”, e poi, con la forza raccolta, agendo nel quadro che la Costituzione continua a definire “parlamentare” e non “presidenziale”, puntare appunto ad aggregare una maggioranza “chiara e trasparente” fondata su compromessi che, in quanto chiari e trasparenti appunto potrebbero innanzi tutto essere compresi, ed accettati, anziché digeriti con il maalox usato come surrogato gentile dell’olio di ricino.

Il PD è innanzi tutto la negazione di questa lettura della realtà.

Nel quadro sopra richiamato, è la logica Dalemian-Veltroniana della vocazione maggioritaria, ad avere la meglio, logica tenuta in vita per quanto sconfitta, in omaggio ad un antisocialismo il cui più evidente sintomo è proprio, e non paradossalmente, il recupero nel Pantheon del PD del killer del PSI, ovvero Bettino Craxi, ed in tale logica, esemplificando, un Bersani di sinistra ed un Renzi di centro, che potrebbero essere alleati naturali, si elidono inevitabilmente, dando vita a primarie che anziché far emergere un profilo ed una identità per sua definizione “riconoscibile” in un Partito politico, la portano sotto la linea di galleggiamento di una classe dirigente forte solo di una certezza….

“loro hanno sempre comunque vinto… anche quando sembra che abbiano perso .….”

Anche quando l’elettorato di riferimento effettivamente perde, sia in termini di competizione elettorale sia in termini di riconoscimento della propria possibile identità.

Sino a che non si comprende che la forza vincente dell’Ulivo era la sua dimensione di “alleanza” e semmai il suo punto di debolezza quello di averne allargato senza prudenza i confini, e si crede che la debolezza si possa superare inventando dei confini finti, quali quelli che delimitano il PD, non solo la “sinistra” non supererà mai il 50%, ma quel tanto di sinistra che arriverà al governo del Paese sarà sempre ostaggio di altri, e toccherà solo sperare che gli altri non siano dei “quaquaraquà” come Mastella, ma dei neocon come Monti, ovvero toccherà sperare di poter almeno scegliere la corda a cui impiccarsi.

Certo che se invece ci rassegniamo all’idea che la “sinistra” di per sé non valga più niente, che una pratica laica libertaria e socialista sia da liquidare come retaggio di un novecento bolso e melanconico, beh allora può anche andar bene portare fiori nel Pantheon disegnato da D’Alema Veltroni e Fassino, sotto l’immagine di Bettino, e quando entriamo salutare gli inservienti Bersani e Migliavacca che tengono le porte aperte.