lunedì 10 settembre 2012

Franco Astengo: Il tema del rinnovamento

IL TEMA DEL RINNOVAMENTO

Il tema del rinnovamento, più o meno generazionale, sta agitando il sistema politico italiano, anche per via del fatto che – bene o male – tra qualche mese si celebreranno comunque le elezioni.

Il soggetto maggiormente colpito dal fenomeno “rinnovatore”, che qualcuno definisce “rottamatore”, è il PD, anche per via del fatto che in questo partito (e collaterali) è stato messo in moto il meccanismo delle primarie, che nella versione all’italiana, solletica le ambizioni personali più diverse e disparate, comprese quelle meno legittime sul piano politico.

In realtà il tema del rinnovamento del sistema politico andrebbe affrontato in maniera affatto diversa da come sta avvenendo: partendo da una valutazione seria di come è stato governato il paese nel corso di questi ultimi 25 anni.

Un’analisi che dovrebbe partire da due punti fermi: ci troviamo, in questa fase, all’interno della crisi economica più forte da moltissimi anni, crisi che si è sviluppata – ovviamente – sul piano internazionale e affrontato (questo è il secondo punto sul quale riflettere) in maniera unilaterale dai soggetti che l’hanno provocata, utilizzando tutti i mezzi possibili per salvare sé stessi, a scapito delle condizioni complessive di vita della stragrande maggioranza della popolazione, a livello globale.

Ciò premesso e tornando alla realtà italiana, profonda provincia dell’Impero, il giudizio sulla qualità di governo espressa da questa classe politica che si trova ancora in sella, non può essere assolutamente negativo.

Tanto è vero che ci troviamo nella situazione di essere governati da un esecutivo i cui componenti non sono stati eletti da nessuno, nato da un’ardita manovra al limite delle legalità costituzionale e comunque del corretto funzionamento delle istituzioni (il futuro Presidente del Consiglio nominato senatore a vita, 24 ore prima di ricevere l’incarico) che si è rivelato assolutamente “anti-popolare” perfettamente in linea con la realtà di coloro che, sul piano internazionale, hanno provocato la crisi e la stanno affrontando – come già si accennava- esclusivamente nel proprio interesse.

Questo governo ha sottratto diritti e risorse ai cittadini italiani e chi ne propone la continuità dell’agenda si ripromette di continuare per quella strada.

La formazione di questo governo ha così certificato il fallimento della classe politica italiana, costatato che, dopo il disastroso passaggio di un governo di centrodestra populista che aveva provocato un vero e proprio disastro sul piano economico, politico, sociale e soprattutto “morale”, gli esponenti del centrosinistra hanno dichiarato la loro impotenza significando di “non voler governare sulle macerie” e preferendo la via della formazione di un governo irresponsabile sul piano elettorale e dalle caratteristiche di destra antipopolare, a quella “maestra” delle elezioni libere e democratiche.

Nell’occasione del ricordo dell’8 Settembre viene da pensare se al 25 Aprile, De Gasperi, Togliatti, Nenni, Parri si fossero comportati nello stesso modo, dichiarando di non “voler governare sulle macerie” (che c’erano davvero, in grandi cumuli, in tutte le città) e avessero affidato il governo del paese al Comando Alleato.

Tornando però al filo più generale del discorso, il tema del rinnovamento non potrà essere affrontato se non attraverso una discussione approfondita e di merito attorno a ciò che è accaduto in questi anni:

1) L’accettazione del “Trattato di Maastricht” impostato sul monetarismo e la negazione dell’Europa Politica. Un errore fatale che ha portato alla “moneta unica” nelle condizioni capestro nelle quali ci troviamo;

2) L’aver scambiato la caduta del muro di Berlino come l’apertura di una nuova fase di grande espansione del mercato e di “fine della storia” secondo le teorie di Huntington e Fukuyama. Su quell’analisi ci si è allineati, alla fine, con la politica della sola superpotenza rimasta n campo e all’idea della “esportazione della democrazia”, in base alla quale aerei italiani hanno partecipato al bombardamento di una nazione vicina, mentre era in carica il primo (e l’unico) presidente del Consiglio di provenienza dall’ex-PCI. Una macchia indelebile nella coscienza del centrosinistra italiano;

3) L’aver consentito, attraverso il combinato – disposto “caduta del muro di Berlino” (scioglimento del PCI) e Tangentopoli (destrutturazione del sistema politico), la trasformazione dell’intero sistema politico italiano attraverso la demolizione del concetto di “partito di massa”, il passaggio al partito “elettorale-personale” attraverso il quale l’edizione televisiva del populismo all’italiana ha sgovernato il Paese per molti anni creando le condizioni per la creazione di una nuova enorme “questione morale”, l’accoglimento del principio maggioritario della governabilità quale fine esaustivo dell’agire politico, la totale separazione dei partiti dai cittadini, attraverso la crescita del potere di spesa e di nomina dei partiti in maniera del tutto abnorme. Da questi elementi sono sortiti quei “predicatori erranti” che adesso proclamano un’idea di acritico “rinnovamento” oppure lanciano millenaristici appelli alla “speranza” e, ancora, si dilettano del qualunquismo più spinto utilizzato esclusivamente a fini personali o di gruppo ristretto.

4) L’aver distrutto, in particolare attraverso il meccanismo delle privatizzazioni e l’elaborazione di scelte sbagliate come il “Made in Italy”, ecc, l’apparato industriale del Paese. Una scelta che, proprio oggi, alla luce delle esigenze della crisi e della situazione di altri paesi europei si rivela sempre più esizialmente distruttiva.

Su questi quattro punti dovrebbe concentrarsi una discussione seria che dovrebbe anche tener conto, dal nostro punto di vista, dell’assenza di una soggettività di sinistra in grado non solo di rappresentare i propri soggetti sociali di riferimento ma anche di comprendere che è in corso una feroce lotta di classe, condotta “da lor signori” con le armi tradizionali dello sfruttamento intensivo e dell’impoverimento di massa: un impoverimento non solo economico, ma – anche e soprattutto – culturale e morale.

Nel frattempo, qualcuno – e non pochi – invece di pensare al laticlavio per la prossima legislatura dovrebbe chiedere scusa.

Savona, li 8 settembre 2012 Franco Astengo


4 commenti:

felice ha detto...

Sntita alla festa democratica del PD a Reggio Emilia Il rinnovamento deve essere politico e non estetico. D'Alema e Veltroni hanno fattompoliticamente l loro tempo, se ne devono andare anche se avessero 20 anni di meno. Se passa il criterio generazionale una compagna di 50 anni è perduta per sempre quando era giovane i partiti erano maschilisti ed ora è troppo vecchia. I partiti devono avere statuti democratici e la democrzia esere prticata. Se è così, per esempio voto segreto per le cariche con procedure che garantiscano nuovi arrivati, gli irgani se li scelgono gli iscritti al masimo si introducano delle quote. Mi rompono i cosidetti i comitati sorti per romuovere la promozione dei 30enni, che visto l'insuccesso sono diventaTI I COMITATI DEI 40ENNI. Ancora un pò, basta avere pazienza, gli stessi faranno i comitati per i 50enni. Il problema Renzi è poitico non generazionale, anche se la nomenklatura cooptatrice alimenta i suoi slogan e i suoi consensi. Renzi dice che il PD debba fare il PD, cioè un partito non di sinistra, su questo va valutaTO E NON SULLA SUa età e con la fama di rottamatore.La personalizzazione della politica ha fatto guasti , ma non dimentichiamo che dopo Berlusconi, ci sono stati Di Pietro e Casini e poi Vendola e Veltroni, quindi cominciare da lì e stabilire che a sinistra non ci può essere un nome nel logo.Può essere aggiunto in caso di elezione diretta ma solo per la fase elettorale

luigi ha detto...

Mi permetto di segnalare, e non credo che dispiacerà il compagno
Astengo, che il documento è stato inviato opportunatamente anche al
sito di SEL nazionale quale commento (Franco Astengo 8 settembre 2012
- 16:29) a un intervento su ALCOA di Massimo Smeriglio massimo
esponente nazionale di SEL del coordinamento nazionale (il governo di
SEL presidente Vendola) responsabile dello sviluppo economico. (per
chi volesse leggere le sue pensate vedasi
www.sinistraecologialiberta.it (riquadrino quello con elmetto alcoa)



luigi ha detto...

Segnalo altresì che il giorno prima avevo già detto la mia come segue

credo appaia evidente anche ai più stolidi che il problema italiano
non è né la sindacalizzazione né lo Statuto dei lavoratori, ma la
totale mancanza di una vera politica economica di sviluppo che trovi
idee, progetti, risorse e interventi per invertire il processo di
desertificazione industriale."
Trovo aliene queste parole di Smeriglio.
Massimiliano Smeriglio massimo nazionale dirigente di SEL, è nel
coordinamento nazionale e responsabile delle
Politiche economiche e del lavoro. Perchè secondo queste sue parole è
solo questione, di trovare "idee, progetti e risorse" per risolvere
il problema drammatico dei lavoratori dell´Alcoa, dell´Ilva, ecc.,
ecc.

luigi ha detto...

Non fa invece sapere che all´interno della camicia di forza
neoliberista-teocon messa agli Stati dellU.E.(non la faccio lunga
sulle responsabilità pregresse anche dei socialisti e della
sinistra), compresa l´Italia, che da dopo Maastricht ci si ritrova la
Costituzione italiana ibernata, e non ci sono margini di intervento
possibili. In ossequio al dogma neoliberista tradotto in cogenti
leggi è Vietato intervenire in ambito economico da parte degli Stati.
Per cui con le imprese multinazionali - al di fuori e a di sopra
degli Stati - non ci sono mediazioni possibili da mettere in atto da
parte del Governo. E´ il mercato bellezza !
In questi due casi Alcoa e Ilva (per non parlare delle piccole
imprese che secondo Costituzione - "art.Art. 45.
La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a
carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge
ne promuove e favorisce l´incremento con i mezzi più idonei e ne
assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità." -
si potrebbero trasformare in imprese cooperative come ai bei tempi
della Legge Marcora) l´unica mossa possibile da parte del governo
potrebbe essere, prima di Maastricht s´intende, l´espropriazione
secondo l´"Art. 43 .A fini di utilità generale la legge può riservare
originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo
indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o
di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si
riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a
situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse
generale."
Dunque solo se si stracciano i Trattati neoliberisti-teocon
dell´ultimo ventennio tuttora egemoni in Europa e dopo avere tirato
fuori dal coma profondo la Costituzione italiana, in forza degli
articoli sopra indicati potremo ritornare a governare l´economia
secondo finalità sociali. Oggi Monti ha raccontato al congresso del
PPE che si tiene qui in Italia,algido come un ghiacciolo, la balla
che lui è per l´economia sociale di mercato ... mica quella prevista
dalla nostra Costituzione - "Art. 41.
L´iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l´utilità sociale o in modo da
recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché
l´attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e
coordinata a fini sociali.
Monti è per l´economia neoliberista quella ortodossa prevista fin
dagli anni 70 dalla trilaterale"
Ma Monti è un feroce avversario e se dice balle lo fa nell´interesse
della classe dei ricchi, ma non va bene che il nostro Smeriglio
ometta di dire che siamo sotto il giogo neoliberista-teocon e che in
questo quadro non è possibile esprimere "idee,progetti" e impegnare
"risorse". Prima bisogna sbaraccare i partiti del PPE al Governo in
Europa referentti della cupola internazionale neoliberista-teocon -
di cui Monti è rappresentante in Italia e poi riformulare i Trattati
europei su basi di cooperazione e non di competizione, europea ma
anche mondiale.
Il percorso è lungo ma bisogna dire chiaramente quali sono gli
ostacoli per poterli superare come sinistra. Il nostro dirigente
Massimo Smeriglio in questa occasione è stato troppo superficiale e
ha indotto false speranze.
La prossima volta, spero, visto l´incarico che ricopre, sarà meno
pressapochista.
Luigi Fasce, attivista genovese SEL"

Questo per constatare che la carenza di cultura costituzionale è
grande anche nei dirigenti massimi di SEL e per questo dobbiamo fare
tutto quanto necessario per colmare questa grave lacuna nella
sinistra italiana.
Un dialogante fraterno saluto socialista.
Luigi Fasce