sabato 22 settembre 2012

I social media sono democrazia diretta o dittatura? | Linkiesta.it

I social media sono democrazia diretta o dittatura? | Linkiesta.it

6 commenti:

franco ha detto...

Si rileva un punto di grande interesse: la democrazia rappresentativa non servirebbe per assumere scelte in funzione dell'interesse generale, ma bensì per "frenare l'assunzione di scelte irrazionali".
E' il punto dell'irrazionalità nel rapporto tra il Capo e le masse (Le Bon) che adesso i socialnetwork riportano in primo piano come elemento quasi "emergenziale" della dinamica politica moderna.
Un tema da studiare a fondo e non si è ancora cominciato a farlo

pierpaolo ha detto...

L'idea di trasferire la democrazia dalle aule parlamentari (in cui pure, in questi ultimi tempi, latita) al web è aberrante.

Ben lungi dal riportare in vita una democrazia ateniese la cui idealizzazione non ha nessuna attinenza con la realtà storica (penso alle innumerevoli e spesso del tutto fuori luogo citazioni del celeberrimo "Discorso di Pericle"), l'agorà virtuale ricreerebbe lo spazio di manovra che fu terreno d'elezione per mestatori, demagoghi e arruffapopoli di ogni sorta.

No so se la foto con la didascalia - Esempio di democrazia partecipata dal film "Agorà" - corredava l'articolo del sito della BBC o è stata scelta da te, ma chi ha visto il film apprezza l'ironia della cosa. In quella scena fanatici religiosi si impadroniscono con metodi parasquadristici della piazza, e l'interlocutore del figuro in tonaca nera viene ucciso, giusta conclusione di un dibattito pubblico "democratico"...

Più seriamente, chi ha seguito quelle due o tre elucubrazioni di Casaleggio sul web, sugli "influencer" e sui meccanismi del marketing virale che hanno avuto un qualche spazio sui media tradizionali nelle ultime settimane, sa precisamente cosa intendo.

In democrazia "uno vale uno" solo quando la vecchietta con la terza elementare, seduta sulla panchina di Piazza Insubria, con cui spesso mi è capitato di discutere nelle ultime campagne politiche, prende il suo certificato di iscrizione alle liste elettorali e se ne va al seggio per scegliere chi la deve rappresentare; non quando questa stessa vecchietta guarda le telenovele su Rete 4 mentre alcuni pochi "illuminati" decidono via web cosa sia meglio fare o non fare.

La democrazia diretta è una cosa del tutto diversa: istituzionalizzare e normare meccanismi di progettazione partecipata tutte le volte che devono essere prese decisioni inerenti al governo del territorio, e modifica dell'istituto referendario per eliminare il quorum: questi sono i temi su cui ci si dovrebbe concentrare se si vogliono fare discorsi seri.

La democrazia sul web è l'incubo dei sinceri democratici, il paradiso dei Goebbels del 2000.

Pierpaolo Pecchiari

roel ha detto...

Un riscontro ai giudizi di Pecchiari..
Io ho l'impressione che la "democrazia" dei nostri tempi sia andata al di là
dei "demagoghi" e degli "arruffapopoli", magari si fosse fermata a tanto, visto
che invece ci sta scodellando una numerosa schiera di ladroni, intrallazzatori,
furbastri senza scrupoli, ecc., ecc,.. Ci sono anche i nostalgici delle
preferenze al singolo candidato, senza badare ai guasti che esse hanno prodotto
in passato e continuano a produrre a livello regionale (in Calabria si è
arrivati all'assassinio politico per una manciata di preferenze non ottenute).
La preferenza al singolo e non al partito, o al movimento, o allo
schieramento, continua a scatenare i traffici illeciti del voto di scambio,
anche trasversale. A tanto aggiungasi
il clientelismo del "do ut des", dei favoritismi. I 27.000 voti , tanto per
citare un solo esempio d'attualità, ottenuti nella regione Lazio sono la prova
provata di quante aberrazioni è foriero il voto di preferenza al singolo. La
rabbia e l'antipolitica montano ancor di più quando quando i lusi e i fiorito,
ecc. come risposta si dichiarano disposti a restituire le briciole.
Nessuno propone invece di nterrompere alla fonte il flusso di denero che come
un fiume in piena si riversa ai partiti , ai gruppi e, guarda caso, ai singoli
consiglieri, i quali nel Lazio incassano 100.000 Eu all'anno, addirittura
senza dover rendicontare. Un dipendente pubblico8 insegnante, operaio,
impiegato,ecc.) dopo 40 a. di lavoro riceve una liquidazione di 70-80 mila Eu.
Non parlo di stipendi e salari di fame, rispetto a 31 mila Eu mensili erogati
ai venditori di fumo e ai demagoghi che ammorbano le istituzioni.
Chissà quanti ce ne sono per l'Italia nelle pubbliche amministrazioni
"demoklatiche". Quelli che stana la Guardia di finanza sono la punta di un
iceberg..
Ma l' "ocoklatia" ci ha regalato ben altro: corruzione per 60-70 miliardi, un
debito di 2000 miliardi, un'evasione di 120miliardi, le caste , le supercaste,
i boiardi di St., le liquidazioni miliardarie, le pensioni milionarie di
personaggi che ancora aspirano ad ulteriori incarichi, l'astensionismo al 50%,
parentopoli, ecc., ecc.
Il comp. Pecchiari che è così perentorio nel giudicare negativamente la
democrazia ateniese e quella di rete, farebbe cosa gradita se si degnasse di
far conoscere qualche suo giudizio nei confronti della "demoklatia" degradata i
cui costi si stanno scaricando sui lavoratori e sui pensionati. Non si è
salvata nemmeno la prima casa che la gente ha aquistato
con mutui usurari, subendo anche il "decreto salva-banche" varato dai
demagoghi sinistresi, tanto che Taormina parlò di partiti pagati dalle banche.
Un bene primario e popolare
che interessa 80% dei cittadini, e che, proprio i sinistrosi del privilegio
avrebbero dovuto salvaguardare, visto che si riempiono la bocca della difesa
degli "interessi popolari".
Una delle cose positive fatte dai Greci per rinsaldare la partecipazione fu
l'introduzione del SORTEGGIO. L'introduzione di un parziale sorteggio 20-30%)
nell'assegnazione dei seggi a tutti i livelli potrebbe rivitalizzare la
partecipazione, specie dei giovani. Ovviamnte dopo aver stabilito rigorosamente
i requisiti necessari (una specie di decalogo)
per l'esercizio dell'elettorato passivo.
Se non si capisce che la gente che vive di lavoro e di pensione, con figli
maggiorenni a carico perchè disoccupati, ne ha le scatole piene, vuol dire che
si sta dall'altra parte della barricata e si è in mala fede( ovviamente non sto
parlando di Pecchiari, nè potrei visto che non conosco i suoi trascorsi
politici) . Un saluto dalla sponda del socialismo ereticale e astensionista
dopo tangentopoli, Roel.

felice ha detto...

Lo scandalo della Regione Lazio è stato pretesto per la dannazione del voto di
preferenza, come se nelle liste bloccate non ci fossero mercimoni di vario
tipo: circolano voci di posti eleggibili nelle liste bloccate ottenuti dietro
compenso al capo partito. Prendersela con il voto di preferenza è errato. Lusi
e Belsito hanno rubato/distratto di più maneggiando finanziamenti per
"rimborsi" elettorali di elezioni dove non esiste il voto di preferenza grazie
al porcellum. Il problema è la mancanza di una legge sui partiti in attuazione
dell'art.49 della Costituzione, anzi meglio ancora dotarsi di un Code
Electorale, come in Francia che contiene tutte le disposizioni legali e
finanziarie regolanti i partiti politici. I controlli devono essere effettivi
sui tetti di spesa individuali e di partito, non la buffonata odierna con
l'unica sanzione sensata: la perdita dei seggi conquistati o la ripetizione
delle elezioni.

felice ha detto...

Ma le norme non valgono nulla se non c'è etica politica dei
candidati e soprattutto degli elettori. In un paese serio Franco Fiorito non
verrebbe invitato come ospite " d(i)'(dis)onore" a Porta a Porta. Etica
politica, perché non sarebbe democratico eliminare i candidati un base alla
fisiognomica lavateriana o lombrosiana, perché Fiorito e Belsito avrebbero
potuto essere preventivamente individuati, ma lo scout cattolico Lusi no Vi
racconto due episodi di vita politica vissuta, che valgono più di un trattato
di sociologia o filosofia politica.
Negli anni '80 del secolo scorso ero il Presidente dell'allora potentissimo
Comitato Regionale di Controllo sugli atti degli Enti locali della provincia di
Milano ( abolito da una delle tante riforme Bassanini, invece di riformarlo).
Antistante la megastanza presidenziale c'era un piccolo corridoio, che fungeva
da sala d'aspetto. Nello stesso corridoio c'era il centralino. Il centralinista
era abilissimo perché riusciva a raggiungere qualsiasi autorità, comprese
quelle che, se tentavo direttamente, erano difese da una barriera invalicabile
di segretarie e assistenti. Mi è venuto il sospetto, che esistesse
un'associazione segreta di centralisti per evitare che fosse abolita, grazie
alla tecnologia, la loro figura.

felice ha detto...

Il signor Petrosino era persona gentile e
discreta. Lasciò quindi trascorrere 6 mesi dal mio insediamento prima di
chiedermi, scusandosi di disturbarmi, per dare un consiglio. "Presidente nella
sua sala d'aspetto non c'è mai nessuno in attesa" " Certamente ho dato
disposizione alla mia segretaria di fissarmi gli appuntamenti con un orario
preciso in modo che nessuno debba aspettare".In effetti veniva ricevuto all'ora
fissata e tenuto il tempo necessario per discuter il suo problema, che doveva
far conoscere in anticipo, in modo che avessi sottomano i documenti e potessi
studiarli in anticipo. per me era un uso razionale del mio tempo e del tempo
altrui. " Permette Presidente che La avverta, che se uno non aspetta, non vede
altri in attesa, viene ricevuto subito e ottiene i chiarimenti richiesti, pensa
che Lei non conta nulla, che il suo problema non era tale. Non le sarà mai
riconoscente. " Più è affollata la sale d'attesa e più tempo uno deve
aspettare, specialmente se deve tornare, quando finalmente vene ricevuto Le
sarà grato solo per questo fatto"Gli risposi "Scusi signor Petrosino se
succedesse a me sarei irritato. Ho una regola, non aspetto mai più di mezzora,
dopo di che me ne vado fosse pure un'autorità importante". Il signor Petrosino
aggiunse "Se proprio deve ricevere subito qualcuno è importante, che, comunque,
passi davanti ad un altrio, che era già lì prima di lui" e aggiunse" E'
importante che torni almeno una volta, anche se il problema è semplice". Per
una settimana sperimentai i consigli del signor Petrosino e almeno formalmente
le persone ricevute erano più cordiali. Tuttavia quella funzione pubblica non
consentiva di vivere e per la mia professione di avvocato . non potevo
raddoppiare la mia presenza in sede per far riempire la sala d'aspetto.
Sono stato anche sindaco di un Comune con circa 1200 abitanti. I consiglieri
della mia maggioranza, che interrompeva un monopolio democristiano ultra-
trentennale mi avvertirono che non dovevo trattare allo stesso modo i cittadini
, che avevano votato per noi, da quelli che avevano votato gli avversari.
Dovevo fare come i sindaci precedenti, che, naturalmente, senza adottare
provvedimenti illegittimi, ma lasciando fare, cioè assicurando che non ci
sarebbero stati controlli, favorivano i loro elettori, mentre gli altri
dovevano aspettare. Inoltre era più apprezzato che lasciassi fare cose
irregolari, piuttosto che dare consigli, su come arrivare al loro obiettivo, in
un tempo più lungo, ma in modo assolutamente legittimo: era la dimostrazione
visibile che i tempi erano cambiati, una rivincita sulle umiliazioni subite e
dei rospi ingoiati. Io venivo da Milano, non vivevo in paese, come loro, che
parlavano con la gente tutti i giorni.Dal punto di vista elettorale avevano
ragione loro.
Il sistema elettorale, quindi, di per sé non è determinante per i concreti
comportamenti politici, se son premiati i politici in base ai favori,non ci si
deve lamentare. In Calabria è stato arrestato un consigliere regionale.per voto
di scambio perché aveva promesso a qualche centinaio di giovani un posto
pubblico. Questi giovani che non conoscevano Clemenceau( "In politica le
promesse vincolano soltanto chi le ascolta)" passati un paio d'anni l'hanno
denunciato. Se glieli avesse trovati i posti, sarebbe stato impunito? Non
penalmente ma politicamente sono più pericolosi i politici, che promettono
posti, o i giovani e le loro famiglie che vendono i voti?