mercoledì 1 febbraio 2012

Franco Astengo: Europa, democrazia

EUROPA, DEMOCRAZIA
I leader europei hanno approvato, nel corso di una riunione definita “informale”, l’ipotesi di una Trattato sull’Unione di Bilancio (fiscal compact), che prevede un’ulteriore stretta rigorista su deficit e debito sulla linea liberista fin qui adottata dalla reggenza “franco-tedesca” che fin qui ha affrontato la crisi finanziaria: il disavanzo massimo è collocato allo 0,5% in rapporto al PIL, prevedendo un incardinamento nell’ordinamento dei singoli Stati con legge costituzionale; il programma di sviluppo prevede un completamento della liberalizzazione dei mercati interni e le politiche economiche dei paesi della moneta unica coordinate da un Eurosummit che dovrà essere ratificato da almeno 12 Parlamenti nazionali.
Nella sostanza un pacchetto molto “forte” di politiche sovranazionali, assolutamente in linea dal punto di vista ideologico con le forze conservatrici che, in questa fase, stanno dominando il quadro europeo.
Una situazione che pone, oggettivamente, due questioni fondamentali, la prima sul piano appunto,sovranazionale e l’altra, riguardante la sinistra italiana e rivolta al terreno della politica interna.
Riassumo in estrema sintesi: questa ipotesi di Trattato indica, ancora una volta e di più se fosse possibile, la necessità dell’Europa politica dotata di proprie istituzioni pienamente rappresentative: il ruolo del Parlamento Europeo è sicuramente cresciuto, nel corso degli anni, in particolare dopo il Trattato di Lisbona (a seguito del quale qualcuno accenna addirittura a una sorta di “bicameralismo” con la Commissione) ma l’obiettivo di tutte le forze progressiste e democratiche deve essere quello di un’adozione di piena sovranità al riguardo dell’insieme delle politiche sovranazionali.
Un obiettivo che non potrà essere perseguito senza un altrettanto forte presenza di soggettività politiche collocate compiutamente sul piano europeo, ben oltre alla costituzione dei gruppi parlamentari al Parlamento di Strasburgo: è il tema del PSE e dell’unità della sinistra a quel livello,ad esempio.
Il secondo tema, questa volta di carattere nazionale, riguarda il confronto politico che è necessario si apra, anche in Italia:, proprio nel momento in cui il governo dei “professori” oltre ad assumere i provvedimenti concreti che conosciamo sta rimodellando il sistema politico, costringendo i partiti (per quel che valgono) a riallinearsi sul proprio asse; risalta così, in negativo, proprio a questo proposito, l’assenza della sinistra dal Parlamento.
Un dato che mi è capitato di rimarcare più volte nel corso del tempo, dalle disgraziate elezioni del 2008 in avanti e che assume adesso carattere di particolare gravità e urgenza (se mai fosse stato diverso, in precedenza) : un punto di riflessione urgente per tutti coloro che, a sinistra, intendono impegnarsi in una ricostruzione di soggettività unitaria, cercando anche di sfuggire all’apparente prevalenza di una sirena leaderistca-movimentista che, utilizzando la tematica dei beni comuni (sulla quale non apro qui un dibattito che risulterebbe eccessivamente complesso per via dell’economia del discorso di oggi) sta prepotentemente occupando la scena mediatica ma che, a mio giudizio, non risulta la più idonea a riportare la sinistra a occupare il ruolo che le spetta in Parlamento, nel Paese, in Europa.
Savona, li 31 Gennaio 2012 Franco Astengo

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