La sentenza di proscioglimento del Tribunale di Milano "per essersi il reato estinto per sopravvenuta prescrizione" va commentata a prsecindere dalle giaculatorie di opposti schieramenti protesi ad affermare i primi ("professionisti," in senso sciasciano, dell'antiberlusconismo) che nel merito il reato di corruzione e' stato commesso, a prescindere, mentre quelli dello schieramento avverso ribadiscono che la magistratura complottarda va punita, anche in questo caso a prescindere....
E' piuttosto incontestabile:
a) che dai fatti sono trascorsi oltre 10 anni per arrivare ad una sentenza di primo grado, i cui tempi sono stati apparentemente affrettati solo da qualche mese, forse anche con qualche compromissione del diritto a difendersi dell'imputato (vedansi i testi della difesa, ammessi e poi, in limine della pronuncia, esclusi);
b) che in tutti questi anni, pure a fronte di leggi ad personam, i Governi avversi a Berlusconi, dopo i proclami elettorali, non hanno di sicuro abrogato quelle leggi che potevano abrogare ( la cosa ricorda un po' la storia del porcellum);
c) che "prescritto" vuol dire prescritto, non potendosi altro dedurre. Puo' solo significare che per il Tribunale di Milano mancava la prova certa dell'innocenza dell'imputato.
Dedurne processualmente che Berlusconi ha corrotto e' impossibile; .
d) che la prescrizione e' istituto antichissimo, noto ai Romani e al Beccaria, a presidio della garanzia di una Giustizia efficiente e capace in tempi ragionevoli di produrre una sentenza definitiva, che facit de albo nigro, aequat quadrata rotundis, realizzando una verita' processuale ovvero la gisutizia (con la g);
e) che il processo non accerta verita' assolute e dogmatiche, ma soltanto verita' storicamente relative, sulla base di quanto allegato e con la garanzia di ulteriori gradi di giudizio, oltre il primo, prima della sentenza definitiva.
A noi resta l'amarezza di una Giustizia inefficiente, dell'ennesimo mistero nella storia della Repubblica, con l'ipotesi, da qualcuno avanzata di un "compromesso" in Camera di consiglio pro Monti e per non turbare l'azione di Governo, il cui solo accenno dimostra il grado di sfiducia nelle Istituzioni che pervade il Paese, mentre la rissa parolaia tra colpevolisti e vittimisti continua
In una fase ormai lunga nel tempo di gravissima crisi della democrazia rappresentativa e mentre la societa' civile latitita, divisa in segmenti autoreferenziali, in clientele senza lobby, partitocrazie apparenti senza partiti, individui soli con la loro frustrazione e impotenza, l'emarginazione sociale, politica ed economica crescente di intere categorie e gruppi, il PIL mondiale che si sposta crescentemente e massicciamente in altri lontani Continente, la crisi delle Istituzioni e della loro credibilita' aumenta la distanza dei cittadini dalle Istituzioni.
Con quella distanza aumenta la responsabilita' di conferire dignita' alla Politica, arte dell possibile convivenza democratica, prodotto di partecipazione delle persone..
Antonio Caputo
1 commento:
Caro Collega Caputo,
le tue considerazioni sono ineccepibili, però aggiungo due osservazioni:
1) Su Berlusconi: nessun leader politico del mondo occidentale potrebbe
rimanere in campo dopo sentenze (questa non è la prima, come è noto) che lo
prosciolgono da gravissime accuse solo per intervenuta prescrizione. Nei
paesi democratici ai dirigenti politici è imposta assoluta trasparenza e
l'opinione pubblica ha diritto di sapere se hanno commesso reati o no.
Questo è il punto. L'imputato può rinunciare alla prescrizione e chiedere
di essere comunque giudicato nel merito. Se il capo del PDL non lo fa è
lecito dedurne POLITICAMENTE che egli sa che verrebbe condannato per
corruzione in atti giudiziari, cosa peraltro logica visto che Mills è stato
già giudicato come corrotto.
2) Sulla prescrizione: che l'istituto sia antichissimo è vero, ma è
altrettanto vero che esso funziona in termini del tutto diversi nel civile e
nel penale. Nel civile la precrizione è interrotta dall'instaurazione del
giudizio e rimane sospesa durante tutto il processo e fino al passaggio in
giudicato della sentenza. Nel penale invece continua a correre anche dopo
il rinvio a giudizio. Sarò condizionato dal fatto di essere solo civilista,
ma a me pare che sia più razionale la norma che si applica nei processi
civili, visto che nel momento in cui lo Stato esercita la sua pretesa
punitiva viene a cessare quell'inerzia che costituisce la giustificazione
teorica dell'istituto. Conosco l'obiezione dei Colleghi penalisti: i
procedimenti penali sono già lunghissimi, se non vi fosse neppure la
tagliola della prescrizione la giustizia penale sarebbe ancora più lenta. A
mio sommesso parere, invece, l'inefficienza della giustizia penale deriva
proprio, almeno in parte, dagli effetti perversi della prescrizione, che
induce tutti gli imputati ad adottare tutte le possibile tecniche dilatorie
ed a percorrere tutti i gradi di giudizio nella speranza di arrivare al
proscioglimento per il decorso del tempo. Se invece l'avvio del processo
sospendesse permanentemente il corso della prescrizione, in tutti i casi in
cui la colpevolezza è evidente gli imputati avrebbero convenienza a
patteggiare (per giovarsi dello sconto di pena) e la macchina della
giustizia, sgravata da centinaia di migliaia di processi inutili,
funzionerebbe meglio. Del resto, è noto che i Paesi nei quali la giustizia
penale è efficiente sono quelli in cui solo per una minima percentuale di
reati vengono fatti i processi. Altrimenti il sistema non regge. Io sono
un fiero garantista, ma se il garantismo sconfina nell'irrazionalità produce
solo sfascio.
Luciano Belli Paci
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