venerdì 13 gennaio 2012

Giovanni Scirocco: A proposito di Repubblica e liberalizzazioni (lettera a Ezio Mauro)

Caro Direttore,
negli ultimi tempi (diciamo dal governo Monti in poi) ho notato sul giornale
da lei diretto comparire, con sempre maggiore frequenza, editoriali e
inchieste di sostegno acritico alle liberalizzazioni ad opera di
commentatori ultraliberisti come Alberto Bisin e Alessandro De Nicola (le
cui tesi, alcune sinceramente davvero ardite, leggevo già sul Sole 24Ore).
Da fedele lettore del suo giornale (e memore dei risultati non propriamente
esaltanti delle privatizzazioni del 1992) spero sinceramente che la linea
del giornale al proposito resti quella indicata da Rodotà, Gallino e
Ruffolo, cui invio, per conoscenza, questa mia mail. Non compro Repubblica
per leggere un clone del Corriere: Ostellino e Giavazzi preferisco leggerli
in originale.
Cordialmente
Giovanni Scirocco

4 commenti:

renzo ha detto...

Completamente d'accordo Giovanni. Ma il vizio che tu citi di "la Repubbica"
è di antica data. Da sempre contro il sindacato e, in particolare, la Cgil.
Negli scorsi giorni all'articolo di Gallino a difesa dell'articolo 18 non è
stata data la prima pagina.
Cari saluti
Renzo Penna

stefano ha detto...

Caro Giovanni,
Il tema delle liberalizzazioni spacca tutti e due i maggiori cantieri del postberlusonismo, ovvero dei tentativi di contrastare il populismo. il cantiere nazionale con l'elite moderata montiana e il cantiere milanese con la filosofia arancione del bottom up. Entrambi i fronti hanno i fautori del pro e del contro. I primi nel sostenere che da qui passa la ripresa. I secondi nel sostenere che da qui si ricava solo una nuova giungla tariffaria ma non una nuova equità. Quando si formano guelfi e ghibellini in diversi schieramenti, i giornali di opinione - qualunque opinione, qualunque posizionamento - diventano cerchio-bottisti .
Sarebbe interessante leggere finalmente di liberalizzazioni non in chiave ideologica ma con risultati alla mano e logiche comparative.
Cari saluti
Stefano Rolando

PS ma il network del Rosselli non potrebbe adottare il criterio che salvo per analisi eccezionali, le lettere dovrebbero essere non eccedenti le venti righe?

giovanni ha detto...

Caro Stefano,
sono d'accordo su entrambe le tue proposte. A dir la verità, da tempo chiedo
a de Bortoli di fare un'inchiesta seria sugli esiti delle privatizzazioni
del '92. senza alcun risultato, ovviamente: è molto più facile fare
un'inchiesta sulle caste (quelle degli altri, si intende: non quelle dove ci
sono gli esponenti del patto di sindacato che governa il giornale su cui si
scrive...).
Un caro saluto
Giovanni

luciano ha detto...

Repubblica non mi pare per nulla cerchiobottista.
A parte le "grandi firme", la linea degli articoli è chiara: bisogna
"liberalizzare", deregolare e privatizzare tutto.
E chi si oppone è corporativo e nemico del popolo.
Vogliono imporre il meraviglioso modello americano, coi taxi guidati
dall'ultimo immigrato che non sa neppure dove si trova, i professionisti
tutti dipendenti precari di pochi enormi studi-imprese, i servizi pubblici
tutti asserviti al profitto dei privati. Il rilancio dell'economia non
c'entra niente, ma è un ottimo pretesto.
Mentre negli USA i repubblicani fanno campagna contro Obama dicendo che si
ispira al modello europeo, che per loro è sinonimo di socialista, qui i
"progressisti" si impegnano per eliminare ogni traccia di quello stesso
modello.
Il cerchiobottismo c'è, per ora, solo sull'art. 18 perché, quando di parla
di lavoro dipendente classico, la sinistra (quel che ne resta) ha ancora
qualche remora.
Senza una solida cultura sul valore del lavoro in tutte le sue forme e sulla
funzione del "pubblico" , gran parte della "sinistra che fu" vaga senza
bussola ripetendo a pappagallo gli slogan dell'avversario.

Luciano Belli Paci