Care compagne e cari compagni iscritti alla mailing list del Circolo Rosselli.
Ritengo siamo tutti impegnati in un progetto di crescita e necessaria
riqualificazione della presenza della sinistra in Italia, pur tra opinioni,
appartenenze, sensibilità diverse. Intenderei, per la modestissima parte che mi può
capitare di poter avere in questa vicenda che personalmente mi appartiene da tutta
la vita, partecipare a questo processo e, al proposito, l'idea esposta dal compagno
Besostri di un "ricominciare" attorno alla ricorrenza dei 120 anni dalla fondazione
del Partito dei Lavoratori Italiani a Genova, mi ha particolarmente convinto. Debbo
però esprimervi una perplessità, che ho sempre avuto e che si è accresciuta in
questi giorni leggendo gli interventi al proposito dell'articolo del dirigente di
SeL, Gennaro Migliore, in relazione al tema dell'adesione al PSE. La perplessità è
questa: emerge, da molti interventi, un eccesso - del tutto ingiustificato a mio
giudizio stante la situazione attuale - di "boria di partito" (scusate l'espressione
un pò cruda) da parte di chi sta - appunto - in SeL o nel PSI (paradossalmente
minore questo elemento da parte di chi sta nel PD). Credo dovremmo avere tutti
rispetto per le posizioni degli altri, evitando toni eccessivi ma soprattutto credo
che dovremmo essere capaci di porci al servizio di una ipotesi superiore, appunto
quella del "ricominciare" che mi pare del tutto convincente. Del resto i soggetti
citati, SeL e PSI ma anche il PD, tutto possono pretendere meno che di rappresentare
il soggetto aggregante per una nuova ed adeguata presenza della sinistra italiana.
Mi permetto allora di unire di seguito un mio intervento di qualche tempo fa, al
momento della formazione del governo Monti, che proprio in relazione al ruolo di SeL
tentava di chiarire una mia posizione che spero sarà considerata degna di far parte
del dibattito in corso e da voi così autorevolmente e positivamente portato avanti.
Con stima Franco Astengo
PER UN PROGETTO POLITICO E IL TAPPO VENDOLA
La caduta del governo Berlusconi e l'avvento del governo dei "filosofi" presieduto
da Monti, rappresentano fatti politici che possono significare una vera svolta per
l'intero sistema politico italiano.
Ne scrive già il "Corriere della Sera" oggi 19 Novembre, adombrando, a partire dal
centro dello schieramento, una prospettiva di riallineamento complessivo, simile
nella forma (ma non nella sostanza) a quanto si verificò all'inizio degli anni’90.
Beninteso il quadro rimane tutto da valutare, in particolare sul versante del
centrodestra dove risulterà decisiva la verifica concernente, la "tenuta" del PDL
attorno al suo leader, attualmente (ma non definitivamente?) dimezzato.
Attenzione: il quadro generale rimane quello di una crisi gravissima e delle
condizioni miserevoli sul piano politico, economico, culturale del nostro Paese,
all'interno delle difficoltà europee: i primi provvedimenti annunciati dal nuovo
governo vanno tutti nella direzione di spingere verso quel liberismo che sta
all'origine di tutti i guai, e non basterà (restando al caso italiano) a mitigare la
situazione la presenza, nell'esecutivo, di importanti esponenti del solidarismo
cattolico.
Non facciamo l'elenco in questa sede, per ragioni di economia del discorso, ma lo
stato degli atti è ben chiaro a tutti senza necessità di entrare nel dettaglio.
Concentriamoci, allora, sulla sinistra.
Affermato che non è sicuramente sprecata la letizia per la caduta del governo
Berlusconi, e che altrettanto sicuramente stile e metodo di questo governo possono
apparire tratti anche apprezzabili, la sinistra, quella legata alla tradizione
"storica" e quella dei nuovi movimenti sociali, con questo governo non c'entra per
nulla e la sua posizione naturale è quella dell'opposizione, in nome delle
rivendicazioni economiche, sociali, politiche portate avanti nel corso di questi
anni.
La riapertura della possibilità di un confronto politico, che appare essere il vero
punto di valore in sé rilevabile in questa fase, pone dunque per intero quel tema ,
che abbiamo cercato con tenacia e ostinazione probabilmente giudicate querule e
ostinate da molti, di una nuova soggettività unitaria della sinistra italiana.
Sarebbe il momento di agire, liberandosi delle attuali appartenenze e aprendo la
strada alla convergenza verso un nuovo progetto.
Intendo essere chiaro rispetto a questo possibile obiettivo, aggiungendo in
conclusione di questo intervento alcune schematiche proposizioni di contenuto: la
strategia personalistica delle primarie ad ogni costo nel centrosinistra portata
avanti da Vendola e da SeL non ha spazio (la cosiddetta "foto di Vasto" non avrà
seguito o meglio per averlo dovrebbe servire una secca riconversione centrista da
parte del partito personale del presidente pugliese, che nelle prime battute
pronunciate nel corso della crisi - un tiro poi parzialmente corretto - ha rischiato
di finire isolato anche rispetto a FIOM e CGIL).
In questo senso Vendola e il suo “cerchio magico” rappresentano una sorta di “tappo”
se non avranno l’umiltà e la capacità di porsi al servizio di un progetto molto più
grande e ambizioso: essere parte di una nuova sinistra italiana all’altezza delle
contraddizioni del futuro.
Così come avrà spazio marginale et residuale l'idea della ricostruzione di un
"Partito Comunista".
I comunisti ci sono e servono, eccome, ma per costruire un progetto più grande e
ambizioso.
Mi permetto, allora, di delinearne alcuni tratti
Il primo punto riguarda la struttura della soggettività politica: serve un soggetto
politico unitario della sinistra, in modo da superare il portato delle divisioni del
passato recuperando elementi di tradizioni diverse e innovando la qualità dell'agire
politico in relazione al modificarsi delle fratture storiche attorno alla frattura
principale originata dallo sviluppo industriale , tenendo conto del modificarsi
dell'intreccio tra struttura e sovrastruttura (prioritariamente al riguardo dei
processi di diffusione della conoscenza e dell'informazione). Questo soggetto non
può essere organizzato sulla base dei principi apparentemente maggioritari del
“partito personale” e del “partito leggero”. Occorre ritrovare la strada del
soggetto a integrazione di massa, a forte vocazione di rappresentanza generale,
strutturato e radicato organicamente sul territorio, non finalizzato esclusivamente
alla concezione della politica come lotta per il potere, ma in grado di svolgere una
funzione pedagogica e a sviluppare il concetto di “egemonia” avendo ben presente
come i nuovi movimenti sociali che debbono essere convolti in questo processo
concepiscano il percorso di formazione della “politica”, attraverso la proposizione
di politiche pubbliche chiaramente individuate e progettate (dalla policy alla
politics, per dirla con termini tecnici).
Il secondo punto riguarda il ruolo delle istituzioni e i meccanismi della
rappresentanza politica. Sotto quest’aspetto è possibile riassumere molto
rapidamente, in quanto la funzione delle istituzioni dello Stato e degli Enti Locali
è chiaramente disegnato dalla Costituzione Repubblicana: va sconfitta l'idea
presidenzialista in ogni sua accezione (incluse anche le elezioni dirette di
Sindaci, Presidenti e quant'altro, che possono essere anche aver servito la causa
nel recente passato ma che, al riguardo della prospettiva di lungo periodo, non
possono che essere giudicate negative) con il rilancio del ruolo dei consessi
elettivi e la partecipazione politica mediata attraverso partiti dalla vita interna
democratica seguendo il dettato dell'art.49 della Costituzione. Il rilancio dei
consessi elettivi (sulla base del principio “Il Parlamento come specchio del Paese”)
richiede un ragionamento serio sul sistema elettorale che dovrà basarsi sul
principio proporzionale, disegnando un sistema politico all'interno del quale sia
possibile lo sviluppo di una mediazione politica “alta”, senza forzature improprie
al riguardo dell'articolazione della rappresentatività sociale (rappresentatività
sociale che nelle sue forme dirette di organizzazione di interessi dovrà godere del
massimo di autonomia). In questo senso deve essere superato l’artefatto “bipolarismo
all’italiana” e rifiutata la costruzione di improprie coalizioni, preventivamente
mediate al ribasso e poi fallimentari sul piano dell’applicazione pratica delle
politiche concordate, oltre a rappresentare luoghi di mediazione di bassissimo
profilo nella scelta delle candidature.
Il terzo punto riguarda la politica internazionale, in un momento di grande
difficoltà sul piano economico dovute alla crisi e di rilevanti sommovimenti
popolari in decisive aree del mondo, finalizzati al recupero dei basilari principi
democratici, violati da dittature corrotte e oppressive, come nel caso del Nord
Africa: l'Europa politica dovrà rappresentare l'obiettivo principale, superando
l'attuale Europa del monetarismo, in un processo di adeguamento alle logiche della
competizione internazionale che ormai avviene per “aree” fortemente definite sul
piano geo-politico.
Il tema dell'Europa dovrà necessariamente essere collegato con gli elementi
fondamentali di progetto e di programma politico che il nuovo partito della sinistra
sarà chiamato a portare avanti: sono molti i dettagli che dovranno essere
affrontati, ma in questa occasione ci si limiterà a indicare due presupposti
fondamentali: quelli relativi alla programmazione economica pubblica e, di
conseguenza dell'intervento dello Stato in economia (comprendendo in questo tutti i
principali passaggi: dall'assetto idrogeologico del territorio, al rilancio delle
infrastrutture, a un grande piano di ripresa industriale da avviarsi ovviamente
all'interno di un ben definito contesto europeo e utilizzando risorse anche a quel
livello). Tema di fondo la qualità della produzione al di fuori di meccanismi di
competizione iperliberista.
L'altro presupposto fondamentale è quello dello stato sociale, inteso quale fattore
determinante della redistribuzione della ricchezza e della direzione di marcia
dell'eguaglianza (emerge, su questo punto, il tema dell'utilizzo del deficit e in
questo caso il discorso va rivolto nuovamente in direzione europea). Nell'idea di
welfare stanno, ovviamente, i temi della sanità e della scuola.
Non proseguo oltre perché non intendo approfondire più di tanto gli aspetti
specifici: rimane fermo l'obiettivo politico di breve periodo che riguarda il porre
sul tappeto concretamente, di fronte alle grandi masse, il tema della ricerca di un
nuovo “compromesso socialdemocratico” fondato sul modello renano.
Un tema da portare avanti, in netta alternativa al nuovo governo liberista, da una
nuova, forte soggettività rappresentativa della sinistra italiana.
Infine: serve da subito un’iniziativa politica conseguente, da portare avanti con
coraggio e determinazione, senza la preoccupazione di affrontare momenti di
difficoltà che sicuramente si presenteranno sulla strada di chi intende perseguire
l’obiettivo di ricostruire, sul serio, la sinistra italiana, in una prospettiva di
superamento dei condizionamenti storici e di apertura verso l’avvenire
Savona, lì 19 novembre 2011 Franco Astengo
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