martedì 10 gennaio 2012

Antonio Caputo: Pressioni sulla Corte costituzionale e sistema parlamentare

La pressione sulla Corte Costituzionale che sta decidendo sull'ammissibilita' del referendum sta aumentando, anche da parte di chi, avendone fatto parte, averebbe il dovere di rispettarne l'autonomia e la serenita' di giudizio.
Espressioni come "Giu' le mani dal referendum" o "la Corte non stoppi il referendum" non possono essere accettate passivamente da chi ha a cuore le sorti dello Stato di diritto, fondato sulla separazione dei poteri e l'indipendenza degli Organi di garanzia e le stesse sorti della democrazia parlamentare, mai come oggi in pericolo.
E' necessaria un'operazione di verita'.
Non compete alla Corte sostituirsi al Parlamento, ne' la Corte puo' farsi "interprete" di una volonta', da nessuno dichiarata (quorum ego), di un popolo referendario che rivorrebbe una legge precedentemente abrogata, il mattarellum, che in tal modo "rivivrebbe".
Se il referendum venisse ammesso, la Corte sovvertirebbe la sua stessa costante giurisprudenza che ha sinora negato la "reviviscenza".
E per di piu', in caso di vittoria referendaria, la legge tornata in vita come potrebbe essere a sua volta abrogata o anche solo modificata?
A ben vedere si tratta di un nuovo attacco , che puo' nascondere insidie populistiche, al sistema parlamentare che, sia pure con alcuni difetti attinenti alle garanzie dei diritti, rimane comunque il sistema migliore pe la promozione della democrazia.
Attacco che fa il paio con il commissariamento di fatto subito dal sistema in funzione dell'emergenza monetaria.
Se il Parlamento non e' piu' in grado di esprimere un Governo, dovendo solo ratificarne i decreti.
Se la Corte Costituzionale puo' sostituirsi al Parlamento. facendo "rivivere" leggi che qust'ultimo ha abrogato in precedenza.
Se il Parlamento viene ridotto nei numeri degli eletti.
Se per essere eletti e' necessario comunque, anche col mattarellum, essere inseriti in lista dai partiti e sostenuti dai mezzi di comunicazione di massa (che tendono a sostituire gli stessi partiti nella formazione del consenso e nella costruzione del "personaggio"), in Collegi sempre piu' ampi.
Se tutto cio' sta accadendo: cosa ne sara' della democrazia parlamentare?
Antonio Caputo

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