La banalità del male? Comunque, dovremmo riflettere: il pogrom di Torino contro gli zingari - li chiamo così, abbiamone il coraggio, non usiamo braghettoni linguistici ... - la "follia" omicida nei confronti dei ragazzi senegalesi di Firenze ... Hanno seminato tanto odio, negli anni, contro i diversi, gli "altri", gli inguardabili, gli infrequentabili, i poveri; oggi, raccogliamo tempesta. Ero a Firenze, oggi. Sottopasso per andare a Santa Maria Novella, gente che va di fretta, di frettissima. Un suonatore girovago di violoncello si ferma vicino ad un signore che chiedeva l'elemosina fin dalla mattina, cionco, sciancato, come posso dire?, monco di una gamba. Gli fa: "dai, andiamo a mangiare". Mi sono vergognata. "Voi, che vivete sicuri nelle vostre tiepide case ...".
(P.M.)
1 commento:
Rispondo a questa mail perchè abitando a Torino penso di avere maturato in questi anni qualche esperienza, anche diretta, che penso possa essere utile per rendere meno vaga l'analisi del perchè il razzismo a Torino cresce.
Nella mia città esistono alcuni quartieri ghetto creati nei lontani anni sessanta per dare una casa dignitosa agli immigrati del sud, sono tre:
Le Vallette, la Falchera e via Artom.
Via Artom e le Vallette sono palazzoni-dormitorio, con pochissime opportunità di aggregazione sociale, invece la Falchera (progettata da un grande architetto/urbanista socialista Astengo e da un grande architetto olivettiano Sottsas è costruita con palazzine di pochi piani e circondate dal verde.
Tutti questi quartieri sono ai margini della città Vallette a nord ovest, Falchera a nord est e Artom a sud. Gli stessi mezzi di trasporto pubblici sino a pochi anni fa collegavano male con in centro storico (chi usa le linee tram 3 e 4 sente dire sovente "vado in città", gli abitanti di questi quartieri non si percepiscono come torinesi).
La scarsa possibilità di aggregazione sociale e l'emarginazione fisica hanno creato dei bubboni esplosivi, la giunta Chiamparino ha prodotto alcune iniziative utili per collegare la Falchera (costruita oltre la ferrovia Torino Milano) direttamente con il centro tramite il sottoferrovia per il tram 4, ed ha abbattuto i casermoni di via Artom e valorizzato il territorio di Torino sud recuperando il Parco Colonnetti.
La zona nord e nord ovest è stata lasciata al suo destino, senza alcun intervento, ed è la zona in cui si sono maggiormente insediati i nuovi cittadini immigrati. É una bomba ad orologeria pronta ad esplodere e l'attacco ai Rom ne è il preludio.
La situazione sarebbe anche gestibile se la politica sapesse fare il suo lavoro. Personalmente sono stato testimone diretto di un dramma ancora più grave di quel che è avvenuto alle Vallette: l'uccisione da parte di due balordi di Giorgio Munteanu, figlio di un carissimo amico (e compagno socialista) immigrato da Bacau (Romania), Cristian Munteanu.
Quella domenica di fine gennaio 2010, quando ricevetti la telefonata di Cristian mi resi immediatamente conto che, al di la del dolore del padre e della madre, era successo una cosa che poteva trascinare Borgo Vittoria (non troppo lontano dalle Vallette, sempre 5° circoscrizione di Torino) verso una deriva incontrollabile, il rischio era che la Lega Nord strumentalizzasse la cosa e che si scatenasse una guerra razzista (tra l'altro nello stesso periodo, appena dopo, venne ucciso sempre a Borgo Vittoria un anziano pensionato).
Diversamente da quanto successo la scorsa settimana alle Vallette, in cui il PD locale (e quel che è peggio la Presidente della Circoscrizione e segretaria del PD di Torino) si è accodato alla manifestazione organizzata da un cosiddetto "comitato spontaneo", allora, avendo ancora un consigliere socialista nel Consiglio di Circoscrizione, ci attivammo per costruire immediatamente una rete di solidarietà ed aiuto alla famiglia Munteanu, tentammo di governare la situazione secondo la logica per cui la politica deve saper dirigere ed indirizzare e non seguire pedestremente l'opinione prevalente.
Non vi fu un solo atto violento, nè da parte della comunità rumena, molto forte a Borgo Vittoria, nè da parte della Lega Nord. Poteva essere un buon esempio, una buona pratica da seguire anche stavolta, ma ormai i Partiti sono solo più collettori di consenso e non più produttori di cultura.
Dario Allamano
Posta un commento