L'incontro tra Socialisti e Sinistra Liberale è certamente una sfida importante che non bisogna lasciare in alcun modo cadere. Personalmente considero questo un fatto talmente ovvio (da rosselliano io mi sento - come dire? - costitutivamente legato alla prospettiva di un Socialismo Liberale) da poter assumere questa necessità di dialogo e di costante confronto come del tutto scontata. .
Quello che però mi domando è se la proposta politica di Nencini, pur apprezzabile come segnale di apertura, possa configurare davvero il contenitore più adatto per dare luogo a questa convergenza tra Socialisti e Liberali (o meglio tra Sinistra Socialista e Sinistra Liberale, considerato che voglio augurarmi che i Liberali che stanno a Destra e quei sedicenti Socialisti che hanno scelto Berlusconi non siano ritenuti come interlocutori con cui si dovrebbe essere interessati a stabilire rapporti politici di alcun tipo). Ebbene la risposta che mi do a quella domanda è no: quel contenitore, così come delineato da Nencini, non è il contenitore giusto.
Non è per il contenuto della lettera-appello che Nencini ha voluto lanciare, che in sè non contiene nulla di particolarmente scandaloso (pur essendo un documento nel complesso un po' vago e datato). E' per via della linea politica su cui Riccardo Nencini ha in realtà da tempo assestato il suo PSI. La politica di Nencini, appare infatti contrassegnata da due aspetti che io giudico molto negativamente.
In primo luogo essa è connotata da una forte propensione al moderatismo. Di fatto, mentre tutti i partiti socialisti europei si sono venuti ormai sempre più chiaramente attestando, in questi ultimi anni, su posizioni decisamente neo-keynesiane (secondo quella che possiamo ormai definire come una vera e propria svolta a Sinistra), il PSI di Nencini sembra ancora attardarsi su ricette di stampo blairiano (una sorta di neo-liberismo appena temperato): una linea che appare ormai del tutto inefficace a fronte di un capitalismo finanziario sempre più fuori controllo, e che persino i Liberali più accorti mi pare ritengano non più accettabile. Peggio ancora poi è la traduzione concreta che da queste propensioni al moderatismo discende in termini di posizionamento politico del PSI in rapporto al contesto italiano.
Quando infatti l'obiettivo che ci si ripropone è quello di condizionare "da Destra" il PD (impresa quasi impossibile perchè scavalcare a Destra del PD a volte è proprio al di là delle possibilità umane), o quando addirittura si vagheggia per i Socialisti una sorta di ruolo di sponda verso il Terzo Polo di Casini, di Fini e di Rutelli, mi pare che la prospettiva in cui ci si va a collocare non sia proprio condivisibile. Su queste premesse mi pare dunque che la posizione di Nencini non possa essere quella su cui Socialisti, e Liberali di Sinistra possano davvero fondare qualcosa di serio e di costruttivo. Liberali e Socialisti insieme devono certamente contribuire a rifondare una Sinistra seria e credibile. Ma questo non passa per le continue strizzate d'occhio al mondo dei cosiddetti moderati (quando non addirittura alla Destra), o per l'adesione acritica al Marchionnismo.
In secondo luogo, sarà forse per una mia intrinseca diffidenza: ma nelle scelte politiche di Riccardo Nencini io ravviso sempre un certo eccesso di strumentalismo, per cui l'obiettivo primario di ogni sua proposta o iniziativa sembra in realtà essere quello di creare le premesse per ottenere il risultato di riportare come che sia qualche socialista in Parlamento. Ora, è chiaro che questo è un obiettivo assolutamente legittimo, però esso non può prevalere su ogni altra considerazione. Insomma, a me sembra che questa concentrazione liberalsocialista che Nencini propone rifletta entrambi i difetti della politica nenciniana: è un'operazione di segno troppo moderato, ed è un'iniziativa che mi pare molto strumentale.
Intendiamoci: nemmeno a me piace quello che tu chiami il "Nuovo Ulivo triforcuto", cioè quella prospettiva che sembra essersi materializzata sul palco di Vasto con l'apparizione del terzetto Vendola-Di Pietro-Bersani, schierati sul palco come tre basilischi. E penso anch'io che una riconoscibile presenza di una Sinistra socialista, liberale, e libertaria sia una condizione essenziale per rendere più credibile la coalizione che si vuole costruire e anche per conferirle un minimo di appeal politico.
Ma questa componente socialista e liberale (e io direi anche ambientalista) della coalizione deve appunto pensare a se stessa come all'embrione (o quanto meno un ingrediente chiave) di una nuova Sinistra laica, aperta e plurale, il che significa che essa non può immaginare di attestarsi su posizioni di Centro, nè di collocarsi alla Destra del PD, sperando magari di indurre il PD stesso ad allearsi col Terzo Polo (e a liberarsi degli altri interlocutori alla sua Sinistra). Così pensata, la cosa potrà infatti magari risultare utile alle esigenze tattiche di Nencini (cosa peraltro ancora tutta da dimostrare), ma non apre in realtà prospettive politiche positive e degne di reale attenzione (almeno dal mio punto di vista). E c'è poi anche un altro aspetto da sottolineare. Così come è stata proposta, questa aggregazione è in realtà troppo diseguale, perchè la scelta di rivolgersi ad un'area nel complesso piuttosto ristretta (questi fantomatici liberalsocialisti che non si capisce bene in chi dovrebbero essere identificati, e in pratica la sola Alleanza Lib-Lab) presuppone in realtà un'evidente ipotesi di egemonia del pur minuscolo Partito Socialista. Il rapporto cioè che nell'ambito di questa area si prefigura tra il piccolo (ma più strutturato) Partito Socialista e le altre realtà (ancora più piccole) che si vorrebbero coinvolgere, è infatti tale in realtà che - a dispetto della conclamata pariteticità dell'incontro - esso sembra prefigurare un ruolo decisamente trainante dello stesso PSI e di Nencini. Le altre componenti, rischierebbero con ciò di vedersi confinate ad un ruolo poco più che ancillare (facendo quindi la fine dei satelliti e dei portatori d'acqua, o, come si diceva qualche anno fa, dei "cespugli"), con il rischio di essere utilizzate in modo puramente strumentale. Ha senso una prospettiva di questo tipo? A me non sembra. La convergenza tra Socialisti e Liberali non può avvenire su quelle basi e non può avere il suo centro di gravità nel solo PSI di Nencini. Il mondo socialista, peraltro, come tu ben sai Gim, non è fatto solo dal PSI. Ci sono altre realtà in formazione ed in fermento: il Gruppo di Volpedo (la rete dei Circoli socialisti e libertari del Nord Ovest d'Italia), il Network per il Socialismo Europeo, La Lega dei Socialisti, la rete dei Circoli Rosselli, le fondazioni di ispirazione socialista, alcune riviste e testate di area, e diversi altri circoli ed associazioni ancora isolati. Molte di queste realtà socialiste non si riconoscono nel moderatismo e nel tatticismo di Nencini, né suscita presso costoro alcuna attrattiva l'idea nenciniana di fare del PSI - per dirla con una formula efficace del nostro amico Besostri - una sorta di "apostrofo rosa tra il PD e l'UDC. Così non va, insomma. E mi sembra che anche nella Sinistra Liberale ci siano delle sensibilità analoghe. Allora io troverei più importante che i Liberali di Sinistra, ivi compresa Alleanza LIB-LAB, prima di legarsi al traino della politica nenciniana, cercassero magari di aprire un più fattivo canale di dialogo con questa galassia di Sinistra Socialista, e che assieme si trovasse poi la forza di porre alle componenti del Nuovo Ulivo (e allo stesso Nencini) il problema di una definizione più credibile della coalizione cui si dovrà dare vita per portare l'Italia fuori dal pantano di questo putrescente Berlusconismo. Non ti pare? Un caro saluto, Francesco Somaini
PS: Allego a questa mia il documento che non più tardi di domenica scorsa è stato votato a Volpedo in occasione del IV raduno annuale del Gruppo di Volpedo. Mi pare una base di discussione- elaborata da una parte di questo mondo socialista non sempre riconducibile al PSI - su cui si potrebbe cominciare ad aprire un confronto più serio
Desidero rispondere immediatamente al Tuo messaggio, anche se in forma non sufficientemente argomentata, per evitare che si inizino a creare equivoci. A parte, desidero poi trasmetterTi alcune brevissime considerazioni relative al Documento di Volpedo IV, che desidero commentare più compiutamente.
In sostanza, Tu inviti me e gli amici di Alleanza Lib-Lab a diffidare della proposta di Nencini, rivolta alla creazione di un’area politica liberale e socialista.
Trovo il Tuo invito poco utile e tale da non tener conto della realtà del Paese e delle forze di opposizione. E’ invece indispensabile il fatto che si dia una risposta al centrosinistra triforcuto. Con questo ennesimo coniglio che vien fuori dal cilindro, non si dice nulla agli italiani, se non di aver fede nelle virtù taumaturgiche dell’ennesimo giochino proprietario: guarda caso condotto da coloro che, affossando il Referendum Passigli, produrranno due soli sbocchi: o la conferma del Porcellum per improponibilità, o il ritorno al Mattarellum. Nell’uno o nell’altro caso, candidature riservate ai padroni del vapore. Ed è gioco proprietario, nel momento in cui il forcone di Vasto, esattamente come il PD di Veltroni, ha un presupposto: bastiamo noi.
A parte il fatto che è più che lecito dubitare del fatto che bastino loro (ma per quei signori è preferibile essere proprietari assoluti dell’opposizione, che comproprietari di una maggioranza), vi è un’altra ed essenziale considerazione da fare.
Ma costoro, cosa propongono al Paese? E’ per loro cosa secondaria e successiva alla definizione dei reciproci rapporti. E, come al solito, gli italiani andranno a votare non per chi li abbia convinti (lungi da loro tale sforzo), ma semplicemente per chi apparirà loro, in quel momento, tra escorts, incapacità, Falck, L’Aquila, come il meno peggio.
Ora, l’area politica che Tu vagheggi, come si colloca rispetto al forcone a tre punte? E come ritiene di poterne essere alternativa?
Un’area politica di ispirazione laica,liberale,socialista,liberalsocialista, è essenziale a riaprire il centrosinistra. Ed è essenziale a contribuire ad una capacità di proposta politica che non può non farsi carico delle condizioni reali del Paese: politica, istituzioni, economia, società richiedono urgenti terapie, che non sono leggibili nelle risposte ectoplasmiche del PD, e tantomeno nelle risposte dei populismi giustizialista e postcomunista di Di Pietro e di Vendola.
Le questioni del debito pubblico e dello sviluppo non sono create dalla congiura di inafferrabili gnomi: sono questioni che, nostro malgrado, andranno affrontate; e su queste, non sulle parole, si misurerà la capacità della politica di rispondere alle esigenze del Paese.
Il messaggio che è stato rivolto da Riccardo Nencini a noi, come a tutto il mondo laico e liberale, va in questa direzione. Poi si può discutere su aggettivi e virgole, ma è fuori di dubbio che vada in questa direzione, e come tale ritengo che vada accolto.
Altrimenti, vorrei sapere con chi, quando, dove, e dopo quante infinite ed inutili discussioni si potrà metter mano alla costruzione di quell’area politica liberale e socialista che oggi è del tutto assente.
Mi pare che il Tuo messaggio sfugga da queste considerazioni; non sarà mettendo insieme quattro associazioni eterogenee che si possa costruire quest’area: sai bene che tra noi ed il “Network” le valutazioni sono diversissime, non solo sul piano culturale, ma anche su quello delle scelte politiche ed economiche. E non ci si può proporre di costruire un qualcosa insieme a coloro cui il termine “liberale” fa venire l’orticaria.
Un ultimo appunto: mi pare che siamo alla fine di un’epoca. Molte cose dovranno esser riviste, sia in casa liberale, che in casa socialista. Ma è cosa certa che non potranno esser riviste facendo ricorso alle vecchie categorie e guardando al passato: il conflitto si articola oggi in termini del tutto nuovi, rispetto ai quali le vecchie categorie e gli inguaribili determinismi che affliggono ancora tanti sono assolutamente inadeguati e, quel che più conta, incomprensibili ai più. Qualcuno sta pensando a questo?
Il testo dell’intervento scritto per Volpedo IV, che, impossibilitato ad esser presente, Vi ho trasmesso, esprime quest’esigenza. Non saremo certo noi, e vi sono fatti e ragionamenti a provarlo, a condividere opzioni centriste o terzo poliste: ma è indubbio che occorre una sinistra profondamente diversa da quella che oggi ci sta deliziando.
Sono del tutto d’accordo con Somaini. Personalmente reputo che nessuno che si riconosca nel grande movimento laburista, socialdemocratico e socialsta europeo potrebbe sostenere un’iniziativa politica quale quella delineata da Nencini e Cassano. Siamo su strade che non possono incontrarsi, abbiamo orizzonti politici e prospettive programmatiche non conciliabili. Giovanni Baccalini
11 commenti:
Caro Gim,
L'incontro tra Socialisti e Sinistra Liberale è certamente una sfida importante che non bisogna lasciare in alcun modo cadere.
Personalmente considero questo un fatto talmente ovvio (da rosselliano io mi sento - come dire? - costitutivamente legato alla prospettiva di un Socialismo Liberale) da poter assumere questa necessità di dialogo e di costante confronto come del tutto scontata.
.
Quello che però mi domando è se la proposta politica di Nencini, pur apprezzabile come segnale di apertura, possa configurare davvero il contenitore più adatto per dare luogo a questa convergenza tra Socialisti e Liberali (o meglio tra Sinistra Socialista e Sinistra Liberale, considerato che voglio augurarmi che i Liberali che stanno a Destra e quei sedicenti Socialisti che hanno scelto Berlusconi non siano ritenuti come interlocutori con cui si dovrebbe essere interessati a stabilire rapporti politici di alcun tipo).
Ebbene la risposta che mi do a quella domanda è no: quel contenitore, così come delineato da Nencini, non è il contenitore giusto.
Non è per il contenuto della lettera-appello che Nencini ha voluto lanciare, che in sè non contiene nulla di particolarmente scandaloso (pur essendo un documento nel complesso un po' vago e datato). E' per via della linea politica su cui Riccardo Nencini ha in realtà da tempo assestato il suo PSI.
La politica di Nencini, appare infatti contrassegnata da due aspetti che io giudico molto negativamente.
In primo luogo essa è connotata da una forte propensione al moderatismo. Di fatto, mentre tutti i partiti socialisti europei si sono venuti ormai sempre più chiaramente attestando, in questi ultimi anni, su posizioni decisamente neo-keynesiane (secondo quella che possiamo ormai definire come una vera e propria svolta a Sinistra), il PSI di Nencini sembra ancora attardarsi su ricette di stampo blairiano (una sorta di neo-liberismo appena temperato): una linea che appare ormai del tutto inefficace a fronte di un capitalismo finanziario sempre più fuori controllo, e che persino i Liberali più accorti mi pare ritengano non più accettabile.
Peggio ancora poi è la traduzione concreta che da queste propensioni al moderatismo discende in termini di posizionamento politico del PSI in rapporto al contesto italiano.
Quando infatti l'obiettivo che ci si ripropone è quello di condizionare "da Destra" il PD (impresa quasi impossibile perchè scavalcare a Destra del PD a volte è proprio al di là delle possibilità umane), o quando addirittura si vagheggia per i Socialisti una sorta di ruolo di sponda verso il Terzo Polo di Casini, di Fini e di Rutelli, mi pare che la prospettiva in cui ci si va a collocare non sia proprio condivisibile.
Su queste premesse mi pare dunque che la posizione di Nencini non possa essere quella su cui Socialisti, e Liberali di Sinistra possano davvero fondare qualcosa di serio e di costruttivo.
Liberali e Socialisti insieme devono certamente contribuire a rifondare una Sinistra seria e credibile. Ma questo non passa per le continue strizzate d'occhio al mondo dei cosiddetti moderati (quando non addirittura alla Destra), o per l'adesione acritica al Marchionnismo.
In secondo luogo, sarà forse per una mia intrinseca diffidenza: ma nelle scelte politiche di Riccardo Nencini io ravviso sempre un certo eccesso di strumentalismo, per cui l'obiettivo primario di ogni sua proposta o iniziativa sembra in realtà essere quello di creare le premesse per ottenere il risultato di riportare come che sia qualche socialista in Parlamento. Ora, è chiaro che questo è un obiettivo assolutamente legittimo, però esso non può prevalere su ogni altra considerazione.
Insomma, a me sembra che questa concentrazione liberalsocialista che Nencini propone rifletta entrambi i difetti della politica nenciniana: è un'operazione di segno troppo moderato, ed è un'iniziativa che mi pare molto strumentale.
Intendiamoci: nemmeno a me piace quello che tu chiami il "Nuovo Ulivo triforcuto", cioè quella prospettiva che sembra essersi materializzata sul palco di Vasto con l'apparizione del terzetto Vendola-Di Pietro-Bersani, schierati sul palco come tre basilischi. E penso anch'io che una riconoscibile presenza di una Sinistra socialista, liberale, e libertaria sia una condizione essenziale per rendere più credibile la coalizione che si vuole costruire e anche per conferirle un minimo di appeal politico.
Ma questa componente socialista e liberale (e io direi anche ambientalista) della coalizione deve appunto pensare a se stessa come all'embrione (o quanto meno un ingrediente chiave) di una nuova Sinistra laica, aperta e plurale, il che significa che essa non può immaginare di attestarsi su posizioni di Centro, nè di collocarsi alla Destra del PD, sperando magari di indurre il PD stesso ad allearsi col Terzo Polo (e a liberarsi degli altri interlocutori alla sua Sinistra). Così pensata, la cosa potrà infatti magari risultare utile alle esigenze tattiche di Nencini (cosa peraltro ancora tutta da dimostrare), ma non apre in realtà prospettive politiche positive e degne di reale attenzione (almeno dal mio punto di vista).
E c'è poi anche un altro aspetto da sottolineare. Così come è stata proposta, questa aggregazione è in realtà troppo diseguale, perchè la scelta di rivolgersi ad un'area nel complesso piuttosto ristretta (questi fantomatici liberalsocialisti che non si capisce bene in chi dovrebbero essere identificati, e in pratica la sola Alleanza Lib-Lab) presuppone in realtà un'evidente ipotesi di egemonia del pur minuscolo Partito Socialista. Il rapporto cioè che nell'ambito di questa area si prefigura tra il piccolo (ma più strutturato) Partito Socialista e le altre realtà (ancora più piccole) che si vorrebbero coinvolgere, è infatti tale in realtà che - a dispetto della conclamata pariteticità dell'incontro - esso sembra prefigurare un ruolo decisamente trainante dello stesso PSI e di Nencini. Le altre componenti, rischierebbero con ciò di vedersi confinate ad un ruolo poco più che ancillare (facendo quindi la fine dei satelliti e dei portatori d'acqua, o, come si diceva qualche anno fa, dei "cespugli"), con il rischio di essere utilizzate in modo puramente strumentale.
Ha senso una prospettiva di questo tipo? A me non sembra. La convergenza tra Socialisti e Liberali non può avvenire su quelle basi e non può avere il suo centro di gravità nel solo PSI di Nencini.
Il mondo socialista, peraltro, come tu ben sai Gim, non è fatto solo dal PSI. Ci sono altre realtà in formazione ed in fermento: il Gruppo di Volpedo (la rete dei Circoli socialisti e libertari del Nord Ovest d'Italia), il Network per il Socialismo Europeo, La Lega dei Socialisti, la rete dei Circoli Rosselli, le fondazioni di ispirazione socialista, alcune riviste e testate di area, e diversi altri circoli ed associazioni ancora isolati. Molte di queste realtà socialiste non si riconoscono nel moderatismo e nel tatticismo di Nencini, né suscita presso costoro alcuna attrattiva l'idea nenciniana di fare del PSI - per dirla con una formula efficace del nostro amico Besostri - una sorta di "apostrofo rosa tra il PD e l'UDC.
Così non va, insomma. E mi sembra che anche nella Sinistra Liberale ci siano delle sensibilità analoghe.
Allora io troverei più importante che i Liberali di Sinistra, ivi compresa Alleanza LIB-LAB, prima di legarsi al traino della politica nenciniana, cercassero magari di aprire un più fattivo canale di dialogo con questa galassia di Sinistra Socialista, e che assieme si trovasse poi la forza di porre alle componenti del Nuovo Ulivo (e allo stesso Nencini) il problema di una definizione più credibile della coalizione cui si dovrà dare vita per portare l'Italia fuori dal pantano di questo putrescente Berlusconismo.
Non ti pare?
Un caro saluto,
Francesco Somaini
PS: Allego a questa mia il documento che non più tardi di domenica scorsa è stato votato a Volpedo in occasione del IV raduno annuale del Gruppo di Volpedo. Mi pare una base di discussione- elaborata da una parte di questo mondo socialista non sempre riconducibile al PSI - su cui si potrebbe cominciare ad aprire un confronto più serio
Caro Francesco,
Desidero rispondere immediatamente al Tuo messaggio, anche se in forma non sufficientemente argomentata, per evitare che si inizino a creare equivoci. A parte, desidero poi trasmetterTi alcune brevissime considerazioni relative al Documento di Volpedo IV, che desidero commentare più compiutamente.
In sostanza, Tu inviti me e gli amici di Alleanza Lib-Lab a diffidare della proposta di Nencini, rivolta alla creazione di un’area politica liberale e socialista.
Trovo il Tuo invito poco utile e tale da non tener conto della realtà del Paese e delle forze di opposizione. E’ invece indispensabile il fatto che si dia una risposta al centrosinistra triforcuto. Con questo ennesimo coniglio che vien fuori dal cilindro, non si dice nulla agli italiani, se non di aver fede nelle virtù taumaturgiche dell’ennesimo giochino proprietario: guarda caso condotto da coloro che, affossando il Referendum Passigli, produrranno due soli sbocchi: o la conferma del Porcellum per improponibilità, o il ritorno al Mattarellum. Nell’uno o nell’altro caso, candidature riservate ai padroni del vapore. Ed è gioco proprietario, nel momento in cui il forcone di Vasto, esattamente come il PD di Veltroni, ha un presupposto: bastiamo noi.
A parte il fatto che è più che lecito dubitare del fatto che bastino loro (ma per quei signori è preferibile essere proprietari assoluti dell’opposizione, che comproprietari di una maggioranza), vi è un’altra ed essenziale considerazione da fare.
Ma costoro, cosa propongono al Paese? E’ per loro cosa secondaria e successiva alla definizione dei reciproci rapporti. E, come al solito, gli italiani andranno a votare non per chi li abbia convinti (lungi da loro tale sforzo), ma semplicemente per chi apparirà loro, in quel momento, tra escorts, incapacità, Falck, L’Aquila, come il meno peggio.
Ora, l’area politica che Tu vagheggi, come si colloca rispetto al forcone a tre punte? E come ritiene di poterne essere alternativa?
Un’area politica di ispirazione laica,liberale,socialista,liberalsocialista, è essenziale a riaprire il centrosinistra. Ed è essenziale a contribuire ad una capacità di proposta politica che non può non farsi carico delle condizioni reali del Paese: politica, istituzioni, economia, società richiedono urgenti terapie, che non sono leggibili nelle risposte ectoplasmiche del PD, e tantomeno nelle risposte dei populismi giustizialista e postcomunista di Di Pietro e di Vendola.
Le questioni del debito pubblico e dello sviluppo non sono create dalla congiura di inafferrabili gnomi: sono questioni che, nostro malgrado, andranno affrontate; e su queste, non sulle parole, si misurerà la capacità della politica di rispondere alle esigenze del Paese.
Il messaggio che è stato rivolto da Riccardo Nencini a noi, come a tutto il mondo laico e liberale, va in questa direzione. Poi si può discutere su aggettivi e virgole, ma è fuori di dubbio che vada in questa direzione, e come tale ritengo che vada accolto.
Altrimenti, vorrei sapere con chi, quando, dove, e dopo quante infinite ed inutili discussioni si potrà metter mano alla costruzione di quell’area politica liberale e socialista che oggi è del tutto assente.
Mi pare che il Tuo messaggio sfugga da queste considerazioni; non sarà mettendo insieme quattro associazioni eterogenee che si possa costruire quest’area: sai bene che tra noi ed il “Network” le valutazioni sono diversissime, non solo sul piano culturale, ma anche su quello delle scelte politiche ed economiche. E non ci si può proporre di costruire un qualcosa insieme a coloro cui il termine “liberale” fa venire l’orticaria.
Un ultimo appunto: mi pare che siamo alla fine di un’epoca. Molte cose dovranno esser riviste, sia in casa liberale, che in casa socialista. Ma è cosa certa che non potranno esser riviste facendo ricorso alle vecchie categorie e guardando al passato: il conflitto si articola oggi in termini del tutto nuovi, rispetto ai quali le vecchie categorie e gli inguaribili determinismi che affliggono ancora tanti sono assolutamente inadeguati e, quel che più conta, incomprensibili ai più. Qualcuno sta pensando a questo?
Il testo dell’intervento scritto per Volpedo IV, che, impossibilitato ad esser presente, Vi ho trasmesso, esprime quest’esigenza. Non saremo certo noi, e vi sono fatti e ragionamenti a provarlo, a condividere opzioni centriste o terzo poliste: ma è indubbio che occorre una sinistra profondamente diversa da quella che oggi ci sta deliziando.
Gim Cassano
Sono del tutto d’accordo con Somaini. Personalmente reputo che nessuno che si riconosca nel grande movimento laburista, socialdemocratico e socialsta europeo potrebbe sostenere un’iniziativa politica quale quella delineata da Nencini e Cassano. Siamo su strade che non possono incontrarsi, abbiamo orizzonti politici e prospettive programmatiche non conciliabili. Giovanni Baccalini
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