Mentre il consenso degli italiani, al pari della loro pazienza, è evaporato sotto la spinta della crisi, degli scandali e dell'incapacità di occuparsi del bene comune, una schiera di pretoriani, servi e zerbini hanno eretto una muraglia a difesa del loro padrone.
In un Parlamento libero e non "nominato", come consente il Porcellum, il presidente del Consiglio pro tempore sarebbe stato invitato a un dignitoso ritiro prima dell'arrivo dell'accusa di alto tradimento della nazione.
Invece, nonostante l'assalto dei mercati finanziari e il concreto pericolo che il paese si ritrovi senza i mezzi per onorare il costo del gigantesco debito pubblico, il simulacro di maggioranza rafforzata dagli acquisti della scorsa primavera resiste e tende, rapace, la mano. Tutti i tiranni in fuga cercano di salvare i loro tesori. I tirannelli che occupano gli scranni parlamentari stanno riempiendo le loro tasche di contratti, appalti, prebende e mille promesse.
Quando nel 2005 i capi del centrosinistra invece di mobilitare la piazza per ostacolare una legge immorale, brindarono privatamente alla sua approvazione, gettarono le basi per l'attuale disastro e alcuni, tra i più entusiasti, per la loro stessa dissoluzione.
Adesso, nonostante la gerarchia cattolica, la Confindustria, e il mondo dell'impresa abbiano ritirato l'appoggio al guitto che li ha condotti sul ciglio del burrone, la maggioranza parlamentare è impermeabile alla richiesta di dimissioni che arriva a gran voce dal paese.
Si ricordi il centrosinistra che ha plaudito alla vittoria referendaria del 2011 come ha permesso che i referendum del 93, approvati da maggioranze larghissime, fossero prima traditi e poi uccisi. E come i grandi giornali e le televisioni che ieri osannavano l'iniezione di democrazia anglosassone in Italia, nel 2005 tacessero di fronte allo scempio che si andava consumando.
Aldo Penna
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