Caro Felice Besostri,
ti prego di salutare con antico affetto i compagni socialisti che sono convenuti a Volpedo. Piccoli guasti dovuti all'età impediscono di essere presente anche laddove si desidererebbe non mancare.
Tutti i temi che avete scelto sono molto importanti, attuali e politicamente istruttivi. Aggiungerei una breve considerazione che è in piena sintonia con i vostri lavori.
Oggi non c'è spazio nel mondo che non sia dominato da capitale finanziario sino alla soglia della bancarotta come sostiene Stiglitz. Siamo al punto che un capitale finanziario di stato come quello cinese, assieme ad altri, progetta di intervenire nella crisi europea. E’ una notizia che mostra la trasformazione della mappa storica del mondo e dei suoi poteri esecutivi. E se pure ce ne era bisogno, mostra il fallimento dell'Europa come identità storica capace di una sua progettualità culturale, economica e politica con il rischio di cadere in particolarismi per lo più inefficaci e conflittuali, dove gli stati saranno gli esattori (con misure più o meno classiste) del debito finanziario. D’altro canto è complicato sostenere che all'origine della crisi Obama avrebbe potuto lasciar fallire le grandi banche. Il destino sociale di milioni di attori sociali, considerata la formazione del capitale, sarebbe stato fatale. Il fatto grave è che non sono stati presi in considerazione tutti i vincoli politici utili. E così il gioco perverso può continuare.
Non c'è una formula risolutiva per contrastare questa situazione.
Credo tuttavia che anche nel nostro piccolo si possa immaginare una linea di resistenza che, in senso storico, fa capo alla nostra tradizione delle città. Rispetto a un potere formale e globale come quello del capitale finanziario e della sua riproduzione, è forse possibile opporre un potere locale capace di una sua autonomia storica e culturale (che non ha niente a che vedere con le volgarità intellettuali e morali che hanno contraddistinto la Lega). Il che significa porsi il problema partendo dalla valorizzazione territoriale di ecologizzare le città (dal consumo e produzione dell'energia, traffico, insediamenti, urbanizzazione). E poi valorizzare la produzione, la commercializzazione, lo scambio, il credito, le forme culturali, i consumi. Forme sociali di mercato che tendenzialmente si possano sottrarre alla egemonia totalitaria del capitale finanziario. Tutte iniziative che nelle città e negli spazi extraurbani rendono necessarie nuove forme di aggregazione sociale, di partecipazione attiva ai vari progetti. Sarebbe importante reinventare il proprio spazio vitale. Credo che i sindaci abbiano questo compito di smontare “dal basso” quello che Stiglitz chiama la macchina infernale. So bene che è facile tutto questo nell'ordine delle idee. Ma con idee pazzesche del neoliberismo o senza idee o immagini di idee saremo solo inermi e storditi prigionieri di un progressivo peggioramento in senso materiale e morale della condizioni della vita.
Fulvio Papi
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