giovedì 15 settembre 2011

Manifesto "A sinistra"

Vi invio il documento politico de il "Manifesto a sinistra" che verrà presentato con una relazione introduttiva dal prof. Ernesto Paolozzi.
saluti
Nino Cavaliere




A quanti convidono i contenuti di questo Manifesto, che assume particolare valore perché proviene dal Mezzogiorno e da una città del Sud particolarmente provata come Napoli, rivolgiamo l’invito a manifestare la propria adesione inviandola all’e.mail manifestoasinistra@gmail.com ed a partecipare all’iniziativa pubblica promossa per il 20 settembre alle 17,30 prossimo a Palazzo Serra di Cassano, presso l’Istituto italiano per gli Studi Filosofici.


Manifesto a sinistra


Il recente voto amministrativo e referendario, per il carattere imprevedibile, spontaneo, quasi autogeno, poco governato dai partiti di maggioranza come, per certi aspetti, da quelli di opposizione, apre nuovi orizzonti e acuisce, al contempo, il carattere della crisi in cui versa il nostro Paese. Se è vero che un vento nuovo si è levato, è altrettanto vero che se non si sono issate vele abbastanza robuste per raccoglierlo, quel vento potrebbe aver soffiato invano.

Sbaglierebbe chi pensasse ad una decadenza irreversibile delle destre e peccherebbe di ottimismo chi ritenesse di trovarsi all’alba di un nuovo luminoso inizio.

Il voto è stao il segnale del precipitare rovinoso di una stagione di atti mancati e di straordinaria povertà della politica, mentre si fanno più visibili e inquietanti i solchi lasciati da un declino economico e sociale che oramai genera la disperazione dei ceti in difficoltà, di chi ha perso il lavoro, dei precari, dei giovani senza futuro nonché un’ansia diffusa e un generale spaesamento nei ceti medi.L’ età berlusconiana presenta al paese un vuoto preoccupante: le strutture fondamentali della nostra nazione, le sue culture, i suoi riflessi condizionati e i suoi vizi, le sue caste e le sue corporazioni, sono in pratica quelle di sempre, con la triste variante che si sono di fatto esaurite le risorse pubbliche che le sostenevano. La verità è che oggi l’ Italia è un paese costellato di rendite di posizione (trasversali ad ogni gruppo sociale), non più finanziabili e quindi sotto shock, ma ancora abbastanza coriacee da impedire ogni trasformazione positiva ed ogni dinamica sociale.

Si apre, per la sinistra una grande possibilità di prefigurare, dopo un ventennio, una nuova stagione ideale e politica.

Segnali inequivocabili si erano già manifestati negli ultimi mesi. Dalla grande, inedita, manifestazione delle donne, spontanea, libera da condizionamenti di partito, al ritrovato e rinnovato spirito nazionale che ha accompagnato le celebrazioni per i centocinquant’anni dell’unità italiana. Un colpo al leghismo diffuso sottovalutato da tutti i commentatori politici. In questa prospettiva appare chiaro che la Lega ha danneggiato il governo più di quanto il berlusconismo abbia danneggiato la Lega.

L’ esito del voto all’ interno del centrosinistra è sotto gli occhi di tutti: l’ansia sociale diffusa, unita ad un forte risentimento di massa ha prodotto un voto di grande e positivo cambiamento che poggia innanzitutto su una forte e comprensibilissima reazione emotiva. Di contro però dobbiamo registrare anche il versante in ombra di ciò che è accaduto. Il dato nuovo e inequivocabile è che sono state le prime elezioni extra politiche dell’ era moderna.

I firmatari di questo Manifesto credono dunque che sia urgente e necessario non perdere l’occasione per costruire, tutti insieme, un nuovo orizzonte politico della sinistra, nel quale i partiti e i movimenti possano ritrovarsi, prospettare un nuovo modello di sviluppo e di relazioni sociali per costruire assieme un’alternativa nella coscienza collettiva e nella composizione dei governi.

Per troppi anni una parte della sinistra ha confuso il riformismo con il moderatismo e la radicalità con obsolete posizioni ideologiche consumatesi in un passato ormai lontano. Occorre trovare un nuovo linguaggio e nuovo stile politico al riformismo, che si faccia carico della radicalità della crisi sociale, delle nuove tendenze e dei nuovi bisogni. Un riformismo che sappia essere vivo, attraente, coinvolgente, persino emozionante.

I firmatari di questo Manifesto ritengono necessario costruire un’idea di soggetto politico che gli elettori, partendo dalle esperienze maturate nelle specifiche realtà locali, hanno prefigurato nelle recenti elezioni; un movimento, una confederazione, se non un partito unico della sinistra italiana.

I firmatari di questo Manifesto ritengono intanto necessario definire più compiutamente il meccanismo delle primarie per quel che concerne l’elezione delle cariche istituzionali. ed estenderle alla scelta dei parlamentari ove mai non si riuscisse a riformare la vergognosa legge elettorale in vigore; e chiedono ai partiti, e a quelli della sinistra in particolare, di impegnarsi con tutte le energie disponibili perché questa legge venga abrogata e sostituita con un sistema largamente rappresentativo della nuova società italiana.

E’ il momento, dunque, di immaginare una sinistra che interpreti la libertà come una forza liberatrice e liberante, che offra l’opportunità di ampliare con tutti i mezzi e gli strumenti possibili la partecipazione democratica, la mobilità sociale, l’ingresso dei giovani nella società. Una sinistra che difenda la legalità come garanzia dei cittadini e come controllo delle istituzioni, non come controllo sociale o restrizione della creatività individuale. Una sinistra che tuteli ed amplii i diritti di tutte le minoranze svantaggiate che sono poi la maggioranza degli italiani. Una sinistra che affermi una reale e sostanziale parità fra i generi, non solo sul terreno dei diritti ma anche su quello del lavoro e della socialità. Una sinistra che opponga all’egoismo di una società cinica, una visione generosa e solidale, aperta delle relazioni umane. Libertà e socialità si guadagnano e si perdono assieme.

Le elezioni napoletane in particolare costituiscono in questo nuovo orizzonte della politica italiana una novità rilevante, che può diventare un riferimento esemplare, nel bene come nel male, di ciò che potrebbe accadere nel futuro del nostro Paese.

L’elezione di Luigi De Magistris, senza e contro i partiti, esemplifica perfettamente ciò che la tornata referendaria ha messo in luce a livello generale: che ci troviamo di fronte alla prima elezione extrapolitica o postpolitica d’Italia.

Il voto per De Magistris è stato un voto di rabbiosa protesta contro il governo nazionale di Berlusconi ma anche contro i governi locali di centrosinistra. E’ stato un voto di protesta e di speranza per i tanti cittadini che hanno subito, in questi anni, l’umiliazione del leghismo nazionale, la frustrazione dovuta alla crisi dei rifiuti, vissuta quasi come una maledizione biblica.

La grande speranza che l’inedita amministrazione napoletana alimenta non può e non deve essere delusa. Si fonda, per ora, su un rapporto quasi personale fra una parte della città e gli amministratori, mentre un’altra, vastissima, parte della città sembra essersi ritirata, delusa della politica. Mancano, allo stato, tutte le mediazioni tipiche di una democrazia parlamentare; quelle articolate mediazioni fra amministratori e società, incarnate tradizionalmente dai partiti, i sindacati, le associazioni di vario tipo e natura.

Il ruolo dei partiti, dei sindacati e delle associazioni rimane tuttavia decisivo, probabilmente irrinunciabile. Ma a Napoli la crisi dei partiti nazionali è esplosa in tutta la sua drammaticità. Doppia crisi: quella dei partiti del centro sinistra e quella generata dal declino nazionale del partito di Berlusconi e, ancor più, quella legata alla condizione locale, penalizzata dalla subalternità del Pdl alla Lega:una grande metropoli praticamente senza partiti. Anzi, con le ombre dei partiti, di ciò che di loro rimane, che si aggirano arroccate in difesa del piccolo potere acquisito.

I firmatari di questo Manifesto ritengono dunque necessario e urgente che a Napoli la politica si rivitalizzi: è urgente ricostruire dalle fondamenta i partiti della sinistra, ciò nell’interesse della città e della stessa amministrazione che la governa.

La condizione di eccezionalità in cui ci si trova non consente rinvii e risposte burocratiche. E’ indispensabile che si rimetta in movimento il vero confronto politico, si accolgano le istanze di partecipazione, si accresca il potere decisionale dei cittadini, si ricostruisca una reale e forte legittimazione politica.

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