martedì 6 settembre 2011

Guido Martinotti: Il rompicoglioni

Il rompicoglioni.
Nella raffigurazione popolare italiana occupa una posizione ben identificabile la figura del rompicoglioni (anche “rompi” o “rompino/a”): ne sa qualcosa l’ex ministro Scaiola che ha perso lo scranno ministeriale per avere esternato goffamente rivelando quel che pensava di una persona come Marco Biagi, che avrebbe avuto diritto almeno a un “de mortibus”. E’ sostanzialmente un rompicoglioni chiunque faccia valere le proprie ragioni in un mondo di generalizzata anarchia, ma il rompicoglioni vero, l’idealtipo puro del rompicoglioni è chi cerca di far valere la legge disinteressatamente. “Mettiti il casco” “ E a te che te ne frega?”. L’obbligo di mettersi le cinture di sicurezza è mal tollerato in tutto il mondo: in alcuni casi è scrupolosamente applicato, come in quasi tutte le linee aeree, in altri meno, spesso la multa si solo se ti fermano per altre ragioni. Ma solo in Italia un geniale designer ha avuto un momento di gloria vendendo magliette su cui la cintura di sicurezza era disegnata. Piuttosto che sottostare alla modesta imposizione del click si è disposti a pagare qualche euro per affermare con uno sberleffo la propria indipendenza dall’autorità.
Il pernacchio al vigile urbano, il dito medio contro chi ha appena protestato perché ti ha pericolosamente tagliato la strada, sono fatti passare come rivolta popolaresca contro l’odiato stato, ma è un trucco ideologico: lo sberleffo antiautoritario è una tipica espressione macho-paternalistica di classe. E’ la documentazione manifesta che si può andare impuniti: la guapperia che si esercita in queste sprezzature non fa altro che parodiare il potente, e quella che Lombardi chiamava la “anarchia d’alto bordo”. Nel mondo dell’illegalità da strada si scimmiotta l’habitus delle classi dominanti: Don Rodrigo e i suoi bravi se ne impippano delle grida dell’autorità che sono invece dirette a intimorire il popolino. E’ una vecchia storia e basta ricordare il “chi se ne frega chi se ne importa” o il chi “ se ne frega” dell’inno dei lagunari. Il Fascismo utilizzò grandemente questa postura che ora il berlusconismo ostenta smodatamente..
Però il maestro di questa operazione di trasmogrificazione della tradizionale cialtroneria italiota in liberazione intellettuale, è Giuliano Ferrara che scimmiottando le destre americane ripropone il vitalismo italiota come esempio di genialità latina nel solito pezzo da birichino del regime sul Foglio del 30 Agosto “Metti un preservativo a Manhattan. Quando una bufera incontra il paternalismo liberal nasce la nevrosi dell’iperprotezione di stato”. A parte la dabbenaggine di far passare il miliardario Bloomberg per un socialista svedese, leggendo il titolo è difficile non pensare che, per usare il garbato linguaggio dell’articolista, l’unico posto appropriato per un preservativo sia la testa di chi scrive. Ferrara non è nuovo nello scambiare la cialtroneria nostrana per espressione di libertà: e a questi signori dovremmo affidare le centrali nucleari? Sono gli stessi che in commissione rischi hanno detto ai poveri aquilani che se ne tornassero tranquilli a casa, per non turbare l’opinione pubblica, meglio qualche morto in più che una brutta figura, o qualche affare in meno. Visto Jaw (I, II, e a seguire?). Naturalmente per la destra (USA e italiana) Obama è il rompicoglione quintessenziale. Intanto è nero: un negro alla Casa Bianca è un insulto intollerabile, così come lo fu per Hitler Jesse Owens a Berlino nel 1936. Ferrara ha come al solito orecchiato un problema serio in statistica, i cosiddetti false positives e false negatives, cioè eventi ipotizzati che non si verificano o viceversa, ma il dilemma è semplice e c’è anche una vecchia saggezza, “melius est abundare quam deficere”. Preferisci attrezzarti per un bombardamento che poi non verrà (falso allarme) oppure pensare che i bombardieri non vengano e farti massacrare in strada? Vi auguro di non aver Giuliano Ferrara a capo della difesa antiaerea perché lui è convinto che la sinistra sia sissy ed esageri con la “Dea Prevenzione che impone la salute di stato (magari! ndr) e toglie la libertà di vivere”. Una cosa deve essere sfuggita a Ferrara che in Italia la Prevenzione (che una attività seria, comunque bottom up e con un certo potere educativo perché richiede la partecipazione di tutti, è stata sacrificata alla Super Dea Protezione (civile) che è top down, costosissima e autoritaria, che si attiva a danno fatto, e più grande è meglio è perché si spendono (e sgraffignano) più soldi, come s’è visto. Ma sono bazzecole filosofiche, quando uno ha una ideologia granitica come quella di Ferrara, tutto si spiega con un “che palle!”(“Un vero Dio se ci fosse benedirebbe il surfista che si è rotto le palle e ha dato la caccia all’ondata uscendone soccombente”. Bravo, evviva, siamo al solito d’annunzianesimo senile del “A noi la morte non ci fa paura "NO”/ ci si fidanza e ci si fa l'amor/e se ci avvince e ci porta al cimitero/chi se ne frega non se ne parla più”.

Li conosco bene questi nativi cazzoni che quando mettono il piede su una barca si sentono come Gregory Peck con il Nord-ovest di cerata e il vento che gli scompiglia la barba. “Metti i terzaroli perché là avanti suona brutto” “Ihh, ma che vuoi mai, ‘na sventatina, iamme ia” E, zbam! dentro una bora nera da tre giorni. Salvo poi attaccarsi al VHF e chiamare disperatamente il canale 9 per farsi rimorchiare (allora lo Stato serve vero? Così dicasi dei pirla che vanno a cercare funghi con le scarpe da ginnastica o fanno le scalate senza guardare la meteo. Tanto poi ci pensa il Soccorso Alpino). L’illegalità giocosa del cialtrone che fa casino a spese degli altri viene contrabbandata come indipendenza di giudizio. Ma quando questo pseudo-liberalesimo accattone viene elevato a filosofia, ti viene il brivido pensando che questo atteggiamento potrebbe anche arrivare a governare decisioni importanti di emergenza o di guerra e tocchi con mano la catastrofe del berlusconismo che è riuscito a far passare le tradizionali sdruciture del “Franza o Spagna” per modernità e la ilare grullaggine del nesci per impertinente anticonformismo.

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