.pubblicata da Pier Luigi Camagni il giorno lunedì 11 aprile 2011 alle ore 9.43.
Nel 1996, Marco Revelli, pubblicava un'acuta e profetica analisi (Le due destre: le derive politiche del postfordismo, edizioni Bollati Boringhieri) in cui affrontava l'evoluzione della destra con la fine della prima repubblica, ma anche la questione sindacale - anche oggi più che mai attuale, vedi Mirafiori e la questione FIAT - e la crisi del compromesso socialdemocratico - tema che, dopo le varie sconfitte elettorali, è ormai al centro del dibattito dei partiti socialisti in tutta Europa - per giungere alla conclusione di una "via italiana al postfordismo" che è quella di una destra tecnocratica alla quale la maggioranza della sinistra politica e sindacale, in primo luogo allora il PDS - oggi il PD-, è subalterna.
Le domande poste da Revelli, restano a 15 anni di distanza, le domande che la sinistra italiana, quella che nel libro veniva presentata come "sinistra sociale" - ancora da costruirsi - deve porsi e sono le domande che ben sintetizzava Luigi Cavallaro, nel 2008, in un articolo su Il Manifesto che qui sotto riportiamo[1].
Ora, l'emergenzialità in cui si pretende che viva il sistema politico italiano - l'unica emergenza vera, se esiste, è quella che riguarda il tentativo di cambiamento della Costituzione in maniera non condivisa - porta agli occhi di tutti - o almeno di tutti coloro che vogliono vedere - la verità delle tesi di Revelli.
L'antibelusconismo come unico collante di una opposizione che non riesce farsi reale proposta politica alternativa e che si limita a proporre coalizioni tra una sinistra che gioca il suo asse portante sul PD - proprio quel partito che, vedi Mirafiori, sulla questione sindacale dà una risposta quantomeno confusa e contrastante - e un centro-destra rappresentato dall'UDC se non addirittura da FLI, rende evidente le due destre che si contrappongono.
Come la Sinistra Socialista va dicendo da tempo, la nascita della sinistra sociale, come nucleo portante di una nuova sinistra, non può che passare dalla scomposizione e ricomposizione della sinistra politica, primo tra tutti del PD.
Qualsiasi progetto che non si ponga questa necessità di scomposizione e messa in discussione, non può che dare forza alla seconda destra - che si palesa ora con il volto di Montezemolo - e al proseguire della sudditanza della sinistra politica e sindacale a questa.
Come socialisti e come sinistra, penso non si possa accettarlo.
Pier Luigi Camagni
[1] Chi vuole leggere l'intervento completo dell'articolo di Cavallaro, lo trova al sito della Lega dei Socialisti Lombardia (www.legadeisocialistilombardia.it)
1 commento:
ci fosse qualcuno, a sinistra come a destra di questo disgraziato paese che si ricordi che siamo in Europa, e l'80% delle decisioni che ci riguardano si prendono lì.
No, tutti li a ignorare le lingue, a straparlarsi addosso della "specificità del caso italiano" che poi vuol dire "siccome abbiamo il papa, non siamo al livello di occuparci dell'Europa", cosa che , se fossi il papa,mi incazzerei.
E infatti, in Europa contiamo così poco che nessun italiano è mai finito nei piuttosto numerosi scandali di Bruxelles...
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