martedì 4 gennaio 2011

Piero Bevilacqua - Gli operai, la Fiat e il PD

Eddyburg.it - Gli operai, la Fiat e il PD

5 commenti:

luigi ha detto...

Per portare armi strategico-tattiche a quanto chiarito ottimamente
in questo articolo in
www.circolocalogerocapitini.it
ripropongo la lettura di miei interventi
argomento "liberismo liberalismo liberalsocialismo"
1"Nel solco del riformismo socialista ..."
2"Il punto archimedico ..."
3) Su tavola rotonda Bad Godesberg
sotto argomento
"autogestione cogestione impresa"
4"Appunti di Viaggio"
Come GdV, ma anche come Network per il socialismo europeo dobbiamo
produrre un progretto per la sinistra centrato sul modello economico
europeo (prima che sia del tutto disciolto nell'acido liberista-
teocon).
Il primo appuntamento a Livorno "superamento della scissione"
poi secondo appuntamento convegno su cogestione ... benissimo a
Torino e infine terzo la conversione di quanto più possibile di
medie-piccole imprese in cooperative di lavoro.
Certo dopo dobbiamo proporre una riunificazione della sinistra in
Italia ma anche in Europa. Dobbiamo poi incalzare PES e
Internazionale socialista a ... risorgere !
Un fraterno saluto.
Luigi Fasce

lanfranco ha detto...

alla utile segnalazione di giovanni mi permetto di aggiungere questo articolo di stefano fassina che rappresenta una voce di rottura nel coro di consenso marchionnista interno al pd,ma nelle sue conclusioni rappresenta anche una testimonianza disperata dell'impotenza politica e culturale cui il pd è arrivato .Attenzione però a non vedere solo la trave nell'occhio del pd,perchè molte pagliuzze della stesso tipo le ho viste in occhi di socialisti intervenuti nel ricco dibattito sviluppatosi finora in queste pagine!
http://www.senato.it/notizie/RassUffStampa/110107/wjt89.pdf

Infine poichè mi sembra che in molti interventi sulla vicenda fiat si sia stati a guardare più il dito che la luna mi permetto di segnalare un intervento che parla chiaramente della luna, in cui peraltro si cita ,come fa anche bevilacqua,il nome di marx,cosa che sembra ancora indigeribile per i troppo delicati palati della sinistra italiana,anche socialista.
http://www.emilianobrancaccio.it/wp-content/uploads/2011/01/intervista-su-fiat-e-liberoscambismo-3112101.pdf

claudio ha detto...

Lanfranco parla di dito e luna, io parlerei di fotogramma e film. Con una cultura dominante basata solo sull'evento che fa la news del momento, ci fermiamo a parlare e giudicare solo della situazione che si è creata oggi e non la collochiamo nella lunga storia dei rapporti sindacali.
Non ho studiato molto Marx, ma la ragioneria e l'economia d'impresa si, e so che il momento di maggiore debolezza per i lavoratori è quando gli impianti di uno stabilimento sono obsoleti e vanno sostituiti. Perchè costa di più cambiarli dentro uno stabilimento vecchio che fare uno stabilimento nuovo, anche se la faccenda può sembrare assurda. A questo punto, prima di mettere altri soldi in un posto è logico che il padrone voglia la garanzia che potrà sfruttare in pace il suo investimento, e il sindacato non può fare altro che dargliela. Ma gli accordi non sono la costituzione della repubblica, e quando l'investimento è stato fatto, e bisogna ammortizzarlo, allora torna a essere più forte il sindacato se è unito e ha seguito nella fabbrica rinnovata. E' la storia delle relazioni sindacali in Germania, questa terra di rinnegati socialdemocratici che non avrebbero però mai permesso agli Agnelli di rubarsi gli assets vendibili quando FIAT stava per fallire, perchè lì c'è la cogestione.
Quindi ha ragione la Camusso, non serve fare le vittime, il sindacato deve fare una firma tecnica e aspettare il momento in cui potrà dare una risposta. E non serve molto buttarla subito in politica, a rischio di aprire una spaccatura a sinistra: alla FIOM di Torino forse fa piacere rafforzare noglobal e federazione della sinistra, e mettere in trappola Vendola, a me proprio no.
Infine, a peggiorare la situazione c'è che il secondo azionista è il sindacato della Chrysler, che ha messo a rischio (cioè nel capitale) il fondo pensioni e il TFR. Se la FIAT va per aria , a Torino ci rimettono il lavoro, in USA lavoro, pensione e liquidazione. La FIOM , per tenere buoni rapporti, manda ogni tanto in USA Airaudo che informa che han tenuto un convegno per propagandare un minor uso dell'auto, che inquina tanto, e dovrebbero pensarci anche loro...
Infine, il prof Brancaccio capisce più di me di economia (teorica) e certo di Marx, ma non è bene informato di cosa vuol dire far parte della UE, dove non si possono porre ostacoli agli investimenti industriali, altro che limitare le delocalizzazioni: non avere collegamenti organici e operativi a livello europeo è una colpa gigantesca di tutti i sindacati.
Piuttosto, quel poco che possiamo fare noi politici, e che mi sono permesso di suggerire all'amico Fassino, è di dire, al momento opportuno, che se la FIAT non realizzasse l'investimento in nome del quale ha sconfitto il sindacato, sappia che a Mirafiori ci potrà stare solo un'industria o un parco pubblico.
Certo, bisogna anche che la coalizione di sinistra torni a vincere le elezioni, e la FIOM noTAV rema contro.

renato ha detto...

A onor del vero, nonostante la grande stima che nutro nei confronti di Lanfranco Turci, mi riesce difficile intravedere nelle parole di Fassina "una voce di rottura" rispetto al profondo "consenso marchionista" registrato all'interno del Pd.
Infatti, al pari di quanti lo hanno preceduto - D'Alema (!), Bersani, Weltroni e & - Fassina fa professione di ignavia!
Non può essere considerata altrimenti una posizione secondo la quale la sua unica preoccupazione - a precisa domanda - sia quella "di una regressione sul terreno della democrazia", in quanto "quest'accordo nega la rappresentanza a un pezzo importante del mondo del lavoro".
Va bene, anzi benissimo; su questo siamo tutti d'accordo (anche se è quanto previsto dallo Statuto).
Ma per favore: Fassina cosa dice, qual è la sua posizione rispetto a:
1) riduzione delle pause;
2) mensa a fine turno;
3) fuoruscita Fiat dal Ccnl;
4) approdo al contratto di lavoro individuale;
5) mancato pagamento della malattia;
6) sostanziale divieto di sciopero (e di qualsivoglia forma di protesta rispetto a quanto sottoscritto tra le parti firmatarie);
7) sostanziale imposizione di barattare il diritto al lavoro con garanzie e tutele (se non diritti costituzionali).
Rispetto a questo, anche Fassina tace!
Dov' è la "rottura" rispetto ai suoi amici di partito?
Mi permetto, piuttosto, di consigliare la lettura dell'articolo di Carlo Galli, da "La Repubblica" di oggi 8 gennaio.
Cordialità
Renato Fioretti

dario ha detto...

Sto assistendo sulla questione FIAT ad una discussione che stento a
comprendere (saranno limiti miei), in particolare mi colpiscono le
intemerate di compagni che ho sempre
stimato e che oggi pensano di guardare la luna mentre invece osservano,
loro
si, il dito.
La situazione del lavoro in Piemonte la riassumerei con i dati riportati
nell'allegata tabella sulla Cassa Integrazione, ricavati dalla
pubblicazione
delle Camere di commercio piemontesi "Piemonte congiuntura".
La situazione a Torino e provincia vale circa il 60% di questi dati.
Da una lettura molto rapida si osserva che:
tra 2009 e 2010 sono calate le ore di CIG ordinaria e sono cresciute
moltissimo le ore di CIG straordinaria che significa una cosa molto
semplice.
Fino a fine 2009 le aziende ritenevano che la crisi fosse solo
congiunturale,
per cui una breve crisi nella domanda dei prodotti da parte del mercato (x

cui affrontabile con la CIGO), nel 2010 hanno preso atto che si tratta di
crisi strutturale (per cui CIGS che riguarda proprio i casi di
ristrutturazione e riorganizzazione aziendale).
Questa analisi è confermata dalla pari crescita delle Casse Integrazioni
in
deroga, analisi che sarebbe ancor più evidenziata da una verifica dei
posti
di lavoro persi dai precari che sono passati direttamente alla
disoccupazione.
Di fronte a questi dati drammatici una discussione sui "diritti
indisponibili"
(mi ricorda tanto la tesi della Chiesa Cattolica sui "principii
indisponibili") assume livelli surreali.
Oggi a Torino ed in Piemonte esiste una drammatica "questione lavoro" e
l'obiettivo primo di chi intende rappresentare il mondo del lavoro è fare
i
conti con la realtà per quella che è e non per quella che ci piacerebbe
che
fosse.
Per parafrasare una frase storica "conoscere la realtà per trasformarla".
Se poi vogliamo metterci a discutere sul liberismo, da dove nasce, di
quant'è
cattivo e di quali sono le ricette per fermarlo ne sono sempre
disponibile,
io sono sempre stato antiliberista anche quando molti che conosco facevano
i
blairiani e mi spiegavano la bellezza del liberismo e che oggi mi
attaccano
dicendo che non caspisco la bellezza dell'aventino della FIOM e il
vendolismo
Sarò ritardato mentalmente, ma per abitune, anchio come Bellavita ho
studiato ragioneria ed
economia, mi piace guardare in faccia la realtà.
Lascierei voplentieri ad altri la bellezza delle sconfitte eroiche, anche
perchè le eroiche sconfitte della FIOM (1955, 1980 ecc) le hanno sempre
pagate i lavoratori
Dario Allamano