Noi SOCIALISTI siamo per Cultura politica molto rispettosi di alcuni principii fondamentali e che
sono stati gli assi portanti della nostra Storia.
Siamo da sempre portatori di una cultura democratica che riconosce il buon diritto di chi
intraprende l'attività industriale di valorizzare i proprii investimenti, ma nel contempo, in nome dei
valori più alti della cultura liberale, esige che sia riconosciuto ai lavoratori ed alle loro
organizzazioni, tutte, nessuna esclusa, di esprimere le proprie libere opinioni.
La nostra Storia ci ha inoltre consegnato dei valori di politica sindacale che riteniamo fondamentali:
1. l'Autonomia sindacale, perché per noi il sindacato non è mai stato una cinghia di trasmissione
dell'ideologia partitica;
2. L'Unità del mondo del lavoro.
I Socialisti mai si sono prestati a fomentare divisioni tra i sindacati dei lavoratori, e chi oggi lo fa
non può e non potrà mai definirsi socialista.
Oggi ci troviamo di fronte ad uno snodo importante della politica sindacale, gli accordi di
Pomigliano e Mirafiori Carrozzerie segnano un punto di non ritorno, sul quale le Associazioni
torinesi aderenti al Gruppo di Volpedo intendono dare il proprio contributo.
Il dibattito sul contratto FIAT si è molto allargato in queste ultime settimane, ma per lo più
crescendo in estensione di genericità e di punti di vista pregiudiziali, anziché di approfondimenti
meditati e obiettivi.
Con questo documento non si intende entrare merito dell’ipotesi d’accordo di FIAT Mirafiori
Carrozzerie siglata da FIM, UILM, FISMIC e altri e non firmata dalla FIOM, nel pieno rispetto
dell'Autonomia dei sindacati, che nella contrattazione del lavoro debbono essere liberi di definire la
propria linea contrattuale.
Partendo da questo assunto si rileva che questo accordo è comunque vistosamente condizionato
dal rapporto di forze decisamente sfavorevole al sindacato.
Il percorso che ha portato alla definizione dell'accordo è stato molto caotico e privo di un adeguato
dibattito politico e sociale, noi socialisti rileviamo
1. che è stata particolarmente grave la mancanza di una politica industriale da parte del del
Governo e la decisione dei ministri responsabili (Attività produttive e Lavoro) di assumere
atteggiamenti che fomentavano le divisioni tra i sindacati;
2. che l'impegno assunto da FIAT di investire 1 MLD di Euro a Mirafiori è molto interessante e
che la sua ricaduta potrà produrre un robusto rilancio produttivo dell'area torinese, ma nel
contempo ribadiamo che sarebbe stato preferibile conoscere prioritariamente il Piano di
“Fabbrica Italia”, che prevedeva un investimento di 20 miliardi, e da questo Piano generale
fare derivare gli accordi Stabilimento per Stabilimento;
3. che le scelte della FIAT di denunciare l’accordo interconfederale del 1993 e di fuoruscire dal
CCNL dei metalmeccanici, sono opzioni che vanno ben oltre i problemi di un rinnovo
contrattuale aziendale, ma prefigurano un nuovo assetto di relazioni industriali,
4. che essendo al momento la FIAT una azienda monopolistica nel settore auto in Italia, il
cosiddetto Contratto Nazionale di Lavoro del settore auto avrà un'unica ricaduta possibile,
quella di essere un “contratto aziendale”, in cui i Sindacati Confederali saranno
progressivamente sostituiti da un Sindacato Aziendalista;
ASSOCIAZIONI TORINESI ADERENTI AL
GRUPPO DI VOLPEDO
(www.gruppodivolpedo.it)
DOCUMENTO POLITICO
SULL'ACCORDO FIAT MIRAFIORI CARROZZERIE
5. che la disdetta dell’accordo del 1993 e il ritorno all’applicazione dell'articolo 19 dello Statuto
dei lavoratori che consente ai lavoratori l'elezione di rappresentanti sindacali aziendali dei
sindacati firmatari dei contratti, elimina il diritto dei lavoratori che non approvano il piano
FIAT di definire una propria rappresentanza sindacale aziendale;
6. che contestualmente la decisione della FIOM di dichiarare prioritariamente la propria
determinazione a non firmare l'accordo priva di qualsiasi copertura sindacale quei lavoratori
che dentro l'azienda dissentono, lasciandoli soli nel sostenere il proprio dissenso. In
qualsiasi caso il compito di un sindacato è quello di contrattare e dare effettiva
rappresentanza agli interessi dei lavoratori dentro la fabbrica e non fuori.
Tutto ciò premesso noi socialisti aderenti alle associazioni torinesi del Gruppo di Volpedo
formuliamo delle proposte politiche che riteniamo possano essere utili per superare questa fase di
divisione tra i sindacati confederali,
Riteniamo sia necessità urgente per tutti i sindacati confederali di concordare nuove regole
di rappresentanza, che rispettino il principio di democrazia e soprattutto che non ignorino che
la maggioranza dei lavoratori non è più oggi sindacalizzata;
La base per la definizione di una giusta rappresentatività dei sindacati non può che essere
l'applicazione dell'articolo 39 della Costituzione.
La sua mancata attuazione, frutto di differenze ideologiche dei maggiori sindacati,
comprensibili forse più di mezzo secolo fa, oggi non solo non ha più giustificazione, ma è
anzi interesse precipuo il superarla da parte dell’intero movimento sindacale. La regola della
registrazione darà certezza sulla affidabilità associativa dei sindacati, sia all’interno che
all’esterno, e la loro verificata rappresentatività legittimerà l’efficacia erga omnes dei contratti
da loro sottoscritti, tanto più quando la maggioranza dei lavoratori non è più sindacalizzata;
il Referendum confermativo degli accordi deve essere la norma, deve coinvolgere tutti i
lavoratori ed il risultato deve essere accettato da tutti i Sindacati con la firma dell'Accordo;
l'accettazione, sia pure subordinata al mantenimento di tutte le osservazioni di criticità sul
merito avanzate da chi non condivide l'accordo, deve determinare automaticamente la
cancellazione di tutti i paragrafi relativi all'esclusione della possibilità di eleggere proprie RSA
da parte dei lavoratori che non lo condividono;
Eventuali norme contra legem inserite nei contratti e contestate come tali in sede di ratifica
(anche referendaria) e comunque conseguentemente sottoscritte da parte sindacale,
possono sempre essere eccepite, ove applicate dalla controparte, davanti all’autorità
giudiziaria competente: le norme contrattuali, infatti, non hanno valore se riconosciute in
contrasto con le norme di legge;
La dimensione globale dell’economia impone ormai di superare la dimensione strettamente
nazionale del Contratto collettivo di lavoro, ma non nel senso di ridurlo al solo livello
aziendale. Al contrario,è necessario puntare alla introduzione di CCL a livello Europeo, per lo
meno a partire da quei comparti più omogenei e omologati quale quello dell’auto. Ciò
imporrà anche la graduale trasformazione della Confederazione Europea dei Sindacati (CES)
in una vera federazione sindacale europea. In tal modo, acquisterà credibilità e vigore la
spinta per la trasformazione dell’attuale Unione Europea dei burocrati, dei banchieri, dei
finanzieri in una vera Unione federale dei cittadini e dei lavoratori.
Torino 05 gennaio 2010
· Labouratorio Bruno Buozzi (labouratoriobuozzi.to@gruppodivolpedo.it)
· Associazione Sandro Pertini (assopertini.to@gruppodivolpedo.it)
· Associazione Politica (assopolitica.to@gruppodivolpedo.it)
· Associazione Frida Malan (fridamalan.to@gruppodivolpedo.it)
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