lunedì 7 dicembre 2009

Sergio Ferrari-Renzo Penna: la posizione di Nencini chiarisce la sua inadeguatezza

LA POSIZIONE DI NENCINI CHIARISCE LA SUA INADEGUATEZZA

La recente posizione assunta da Nencini in merito alla “non” partecipazione alla creazione di SeL e alla scelta di avviare al suo posto una relazione con il PD ha il pregio di chiarire – per chi aveva dubbi – la scelta politica di un piccolo gruppo di dirigenti politici che ha come primo problema da risolvere quello di conservare una sembianza di esistenza.
SeL era una impresa troppo impegnativa, soprattutto sul piano della cultura politica e delle prospettive di successo a breve, anche per i limiti di altri esponenti delle altre componenti.
Per quei dirigenti la scelta verso il PD era diventata così obbligata, ma non sufficiente se non proiettata in una alleanza PD UDC, senza la quale le prospettive di andare al governo diventerebbero altrettanto precarie .
Una esegesi del Doc. approvato dall’ultima Direzione del PSI, al di là di specifiche osservazioni critiche anche di natura logica, non credo possa andare oltre a queste considerazioni politiche conclusive.
Si tratta in sostanza di una adesione all’edizione aggiornata agli anni 2000 del compromesso storico che tutti i socialisti a suo tempo avevano contrastato, non solo per motivi opportunistici. Tra le tante cose che sono cambiate rispetto a quella progetto politico sarà bene ricordare, oltre al crollo del muro, premessa e precondizione per riavviare su basi nuove il progetto del compromesso storico, la più recente crisi economica internazionale con le conseguenti riflessioni critiche in materia di liberismo.
A questo punto le questioni aperte o riaperte sono sostanzialmente due: quel compromesso storico aggiornato può costituire una alternativa alla destra sia dal punto di vista elettorale - come certamente sarebbe stato il compromesso storico originale -.sia dal punto di vista progettuale?.
Sul piano elettorale certamente no, tanto è vero che si deve spingere sino a comprendere anche l’UDC che, pur tuttavia, non sarebbe sufficiente. Sul piano progettuale se sino a ieri il liberismo dilagante aveva annebbiato la testa e le idee di molti per cui l’azione politica di un centro molto ampio era praticamente indistinguibile da quello del PD, la crisi profonda di quelle idee ha aperto un vuoto recuperabile- se tutto va bene – con una riscoperta della sinistra riformatrice poco coerente con il progetto del neo-compromesso storico. Questa riscoperta appare, infatti, incompatibile con il compromesso che ha dato luogo al PD. Un PD che se già attualmente ha difficoltà progettuali ed elettorali per mettere insieme una alternativa di governo, si troverebbe ancora più spiazzato a sinistra dove per ora il PD è agevolato – ma non si sa sino a quando - dal vuoto politico e dai comportamenti, appunto, alla Nencini. Il paradosso tutto italiota di una crescente domanda di socialismo alla quale si risponde, appunto, con un neocompromesso storico, non è detto che sia una situazione stabile e permanente nemmeno nel breve periodo, anche perché c’è una molto critica situazione economica e sociale del Paese a mettere in moto dei processi di cambiamento.
A questo punto l’idea di SeL al di là delle questioni specifiche che ne avevano faticosamente determinato la nascita – ma anche, occorre dirlo, al di là degli errori fatti - torna obiettivamente a porsi. In questa direzione si devono apprezzare tutte quelle scelte che, come quella di Nencini eliminando degli equivoci o delle ambizioni troppo modeste o delle idee poco consolidate, eliminano nel contempo comportamenti assolutamente inadeguati ai problemi e alle responsabilità che la sinistra, e i socialisti in primis, hanno di fronte.

Sergio Ferrari e Renzo Penna

Lunedì 7dicembre 2009

11 commenti:

Dan Ferrato ha detto...

Grazie. Penna & Ferrari, molto interessante.
Speriamo che ci si liberi o si mettano da parte i "vecchi politici" che non sempre sono i saggi esegeti della nuova sinistra.....rossa_nero o rossa o viola che sia.....
Cari saluti,
Dan

Dario Allamano ha detto...

Carissimi Renzo e Sergio,
innanzitutto grazie per aver ricordato che il Nencini che voi citate è
l'ultimo Nencini, essendo stato il Primo il Grande Gastone vincitore al Tour
(di cui il nostro ha scritto una pregevole storia intitolata "In giallo al
Parco dei Principi").
Se il nostro avesse continuato a scrivere storie sui campioni del ciclismo,
avremmo avuto un grande scrittore in più, ed anche il Partito Socialista ci
avrebbe guadagnato, almeno non sarei qui a ripensare "che quando c'era
Boselli............." (pensiero della serie "al peggio non c'è mai fine").
Nel merito della vostra nota condivido quasi tutto, salvo il fatto che SEL sia
il possibile futuro del Socialismo Riformatore, il blocco che il 19 fonderà
SEL è tutto fuorchè riformista e socialista, su questo debbo dare ragione a
al PS, esiste peraltro, come voi giustamente rilevate, una grande domanda
inespressa di socialismo, che non potrà però essere rappresentata dal Grosso
partito del Centro Sinistra (dubbio amletico con o senza trattino?), il quale
è ormai all'ultima deriva verso le "convergenze parallele", avendo ormai
superato l'epoca del "Compromesso cronico".
Quello storico era rappresentato da due partiti che assieme facevano quasi
l'80% dei voti (Altro livello!), ma soprattutto quando una malattia dura
troppo a lungo si cronicizza (ed il compromesso diventa inciucio).
I tempi per rappresentare la domanda di socialismo non sono però ancora
maturi, oggi prevale ancora la fase individualistico-opportunistica post
crisi (sintetizzabile con il titolo di un simpatico libro di Marcello
D'Orta: "Io speriamo che me la cavo"), d'altronde anche nel 1929 il New Deal
americano arrivò solo dopo una fase di transizione non breve.
Quando i cittadini si accorgeranno che la crisi dovrà essere pagata con un
aumento della disoccupazione (che ha colpito sinora solo i non garantiti), e
con l'aumento delle tasse per ripianare i debiti contratti dagli Stati per
salvare le mega-banche, solo allora dicevo si inizierà a pensare a qualche
modello alternativo a quello senza valori e senza fini a cui ha dato vita il
neo-liberismo.
Il compito di noi socialisti è continuare a spiegare che il Socialismo è una
Storia nobile e che ha nel suo genoma tutti i tratti necessari per meglio
Governare il cambiamento, che lo mette in grado di esprimere un Nuovo Progetto
politico verso una società di liberi ed eguali.
Fraterni saluti
Dario Allamano

Giampaolo Mercanzin ha detto...

Caro Dario: io non so che provenienza hai, ma sono sempre più d'accordo con te.
MI fai quindi sperare in quella canzonetta: una volta ero solo a ballare
l'hully-gully, adesso, siamo in due a ballare l'hully-gully; se prima eravamo
in due a ballare l'hully gully, adesso siamo in quattro a ballare l'hully-
gully....... Solo con questa speranza potremo ricostruire un'ipotesi di
movimento che costruisce e soprattutto riporta l'ideale che ha permeato la vita
di molte generazioni. Continua che ti seguo. Io ho un piccolo circolo: Il
Meneghetti, che è stato presidente del CLN Veneto e, dopo Marchesi, rettore
dell'Università di Padova. In nome della sua storia non posso deflettere. So
che molti compagni converranno con noi.

Renzo Penna-sergio Ferrari ha detto...

Caro Dario,
Il tuo dissenso verso la Nota di Labour, pur se limitato all’affermazione di SeL come possibile casa dei socialisti in Italia, merita, naturalmente, una riflessione e una risposta.
Se i socialisti dovessero comportarsi come Nencini avresti ovviamente ragione. Ma non è questa la tua motivazione che, invece ci sembra intenda prefigurare una operazione di doverosa coltivazione di una memoria. Ma se questa operazione dovesse essere l’unica iniziativa politica da mettere in cantiere è bene rendersi conto che la conclusione sarebbe, nella migliore delle ipotesi, quella di trasformare quella memoria in un corso di storia patria. Poiché non ci sembra che neanche questa sia la tua ipotesi di lavoro, resta in piedi la necessità di costruire un soggetto politico; una operazione che se ben capiamo, sarebbe, tuttavia, da rinviare a date successive poiché, secondo te, “SeL è tutto fuorché riformista e socialista.”. A noi sembra che i percorsi politici dei vari raggruppamenti che fanno capo a Vendola e a Fava, partendo da posizioni che non erano certamente quelle socialiste, abbiano fatto passi significativi proprio in questa direzione, agevolati anche dalla concomitante separazione delle e dalle componenti che rivendicano una appartenenza al filone comunista. Che questo processo sia stato troppo lungo, contradditorio e deludente con il PD, che esistano ancora casi di confusione, è certamente vero ma non smentiscono l’esistenza significativa di quei percorsi politici ai quali ci siamo riferiti e che dovrebbero rappresentare gli altri attori di SeL. Ci sembra che queste osservazioni siano, peraltro, ampiamente condivise e non da oggi. Le osservazioni che, ad esempio, esprime la nota di Peppe Giudice per stare alle indicazioni più recenti, stanno in questa stessa direzione. Negare questa evidenza non ci sembra una questione corretta, e pesarla con il misurino non ci sembra una questione rilevante dal momento che nessun socialista pensa ad aderenti fatti con lo stampino, che tutti hanno da sviluppare riflessioni critiche ed aggiornamenti e, caso mai, si tratterebbe di verificare il consenso sui grandi principi e sui valori guida.
Ma se i socialisti non intendono misurarsi su queste questioni, se per primi si tengono fuori da un confronto e da una possibilità di una convergenza e dalla possibilità di costruire una casa comune che ha, a noi sembra obiettivamente, presupposti sufficienti, allora ci sembra che restino solo le motivazioni di Nencini.

Renzo Penna – Sergio Ferrari
Associazione LABOUR Riccardo Lombardi

dario allamano ha detto...

Carissimi Renzo e Sergio
tutto il mio ragionamento sull'inadeguatezza di SEL a rappresentare i
Socialisti è molto datato. Sin dall'inizio, e Renzo mi è testimone, ho sempre
espresso molti dubbi su questo raggruppamento.
Solo in quest'ultimo mese avevo sperato, avendo come riferimento il doc.
approvato dal Gruppo di Volpedo e la nomina di Somaini nel coordinamento
nazionale, che dentro quel rassemblement si potesse aprire una qualche
discussione utile per motivare i socialisti (tutti i socialisti, non solo
quelli aderenti al PS) a partecipare all'esperimento.
(segue)

dario allamano ha detto...

(segue)
In realtà quanto ho visto e sentito in questi ultimi giorni mi ha ri-convinto
che SEL è inadeguata sia come Progetto che come forma politica.
La piattaforma politica di SEL è quella della Sinistra massimalista, dal No
Tav alla manifestazione del 5 dicembre ed ad altri temi che non mi
convincono.
Nella forma è un gruppo molto chiuso attorno agli ex comunisti e, pertanto,
molto centralizzato per cultura storica.
Non vedo i grandi passi di Vendola e Fava verso i socialisti, anzi il
messaggio che hanno inviato, non solo implicitamente, ai loro militanti è
stato: organizzatevi che poi trattiamo con il PSI.
É questo un messaggio letale per SEL perchè consente al PSI di fare non uno ma
mille passi indietro, e senza socialisti SEL è la ripetizione in piccolo
della Sinistra Arcobaleno.
(segue)

Dario allamano ha detto...

(segue)
Ormai, purtroppo, non c'è più tempo (mancano tre mesi) per definire una nuova
forza che trovi una sintesi tra PS e post comunisti.
Per far nascere, crescere e diventare forte SEL è mancato un elemento
fondamentale, soprattutto in questa epoca dominata dalle apparenze:
un vero leader.
Vendola, avendo privilegiato la sua riconferma a Presidente della Puglia, è
andato progressivamente scomparendo come riferimento di tutti coloro che
credevano nel progetto di SEL, gli altri (Fava, Migliore ecc.) non si sono
dimostrati all'altezza del compito.
L'unico lavoro che possono fare i socialisti, quei pochi rimasti, è salvare la
memoria e costruire un Progetto per il futuro.
Le basi le abbiamo gettate (il Manifesto di Volpedo), sono basi solide, da
rafforzare, ma su quel basamento si può davvero costruire una piccola casa.
(segue)

Dario allamano ha detto...

(segue)
Per evitare il politicismo, male atavico della sinistra italiana, dovremmo
ripartire da li, dall'analisi concreta della situazione concreta, non dalla
discussione sul tasso di socialismo di Nencini, Fava o Vendola, che non mi
appassiona.
La mia risposta alla vostra nota era un tentativo per riavviare una
discussione sul che fare concretamente per ridare voce al quel volgo disperso
che voce non ha.
La parte che veramente mi interessava veder approfondita e criticata è quella
che inizia con "I tempi per rappresentare la domanda di socialismo non sono
però ancora maturi, oggi prevale ancora la fase
individualistico-opportunistica post crisi........".
É un pensiero pessimista, nasce del pessimismo della ragione di uno che è
ottimista per volontà ma che è anche molto realista. Ancora oggi sono
convinto, come dissi lo scorso anno a Volpedo rispondendo a Reviglio, che
salvare le mega banche sarebbe stato l'inizio di un disastro se possibile
peggiore dello scoppio della bolla dei sub prime USA.
Stamattina, leggendo sulla Stampa la sintesi dell'intervento di Draghi di
ieri, ho avuto conferma del mio pessimismo, lui stesso ormai dice
esplicitamente che nei prossimi 5 anni arriveranno al pettine i nodi dello
sviluppo esponenziale del debito (pubblico+privato) generato dalla crisi.
Purtroppo nè in Italia nè in Europa (tantomeno nel PSE e nell'Internazionale
Socialista) vedo proposte in grado di affrontare questo gigantesco problema,
la soluzione finale, se lasciata in mano ai monetaristi, sarà, come sempre,
l'aumento dei tassi bancari e delle imposte sui redditi.
Se sarà così sarà un disastro.
Nel breve periodo i cittadini non ne sono ancora consapevoli, nessun politico
affronta la questione (non so se per paura o per insipienza). Tocca a noi
socialisti fare attività di divulgazione, usando la rete ed i pochi altri
mezzi che abbiamo a disposizione.
Nei prossimi tre-quattro mesi ci sarà un rimbalzo tecnico dell'economia, le
aziende hanno portafogli ordini ben forniti, ma sono ordini per lavori che
partiranno solo dopo il 1° gennaio, sarà rimbalzo che oggettivamente aiuterà
il Governo ed il PDL alle prossime elezioni regionali.
Nonostante piazze, pentiti, fidejussioni a favore del gruppo De Benedetti,
Berl continua a dettare l'agenda politicaed il combinato disposto di una
breve ripresa economica e del mantenimento spostamento delle discussioni su
temi poco interessanti per la gran parte i cittadini (la giustizia) o peggio
populistici (le escort vs i trans), farà perdere al centro sinistra le
elezioni regionali, nonostante accordi "virtuali" con l'UDC.
Solo dopo l'ennesima sconfitta si inizierà, forse, a discutere sulla
ristrutturazione del centro sinistra in Italia.
Sono questi i questi motivi per cui penso che i tempi per un nuovo socialismo
vanno al di là del 28 marzo, non perchè voglio pesare con il bilancino il
livello di socialismo di SEL.
Sono questi i motivi per cui ritengo che oggi noi socialisti del GdV dobbiamo
fare come i monaci nel medioevo, salvare la memoria per poter costruire un
nuovo e migliore futuro per le prossime generazioni.
Fraterni saluti
Dario Allamano

PS
Il mio parere su Nencini l'ho espresso molto chiaramente, anche a Volpedo, per
cui non lo ripeto più. Voglio solo dire che sarà ricordato come
il "segretario liquidatore" del PSI, colui che avrà azzerato le
rappresentanze socialiste da tutte le assemblee elettive, prima il Parlamento
Italiano (anche se in quel caso la colpa fu del Bosellismo), poi quello
Europeo, a marzo scompariranno anche le rappresentanze AUTONOME socialiste
nei Consigli regionali.

Giampaolo Mercanzin ha detto...

Essendo il classico rompiscatole mi inmtrometto sul dibattoto tra Penna e Ferrari con Dario Alamanno.

Il mio è un intervento doveroso per capire che tipo di socialismo vogliamo.

Dai sacri testi ho personalmente rilevato che molte sono le storie di chi si riferisce al socialismo in senso lato , però mi pare che il filone a cui dovremmo riferirci dovrebbe essere quelli di Turati e Treves, passando per Matteotti ecc. Come vedete non mi inoltro su Saragat, Nenni, Lombardi, Pertini, Morandi, Mancini, De Martino, Craxi, che sono successori a vario titolo.

Personalmente, come ho gia illustrato in questa sede, ho sempre acettato di buon grado il confronto, però a parte l'organizzazione, non ho trovato, nei movimenti nazionali ed internazionali diversi dal PSU/ PSIUP/PSI ed in parte anche PSDI per motivi storici, qualcosa che assomigliase al socialismo organizzato, praticato in Italia dal 1892.

Per memoria ricordo che, dopo la 1^ Internazionale vi fu la II^ a cui tuttora facciamo riferimento; poi la III^ voluta dalla costituenda URSS, la cosiddetta II e mezzo con Serrati e compagni, parte dei quali convolarono a nozze o con Lenin o con Mussolini, e che appunto nessuna di queste aveva come riferimento il socialismo riformista, libertario, ovvero gradualista fabiano.

Desidererei conseguentemente sapere a quale di questi riferimenti dovremo aggregarci, per mantenere i principi informatori che ci hanno portati ad essere socialisti. Ciò per mantenere possibilità di formazione di una organizzazione, disponibile naturalmente al dibattito, ma ferma nella propria linea politica deritava dalla Storia.

Ne sarei veramente grato a che fosse in grado di spiegarlo, visto che da Vendola ,Fava, ed altre formazioni della sinistra, non esultano per la gloriosa storia che noi abbiamo, anzi, continuano ad avversarla ed a disconoscerla.

Grazie. Giampaolo Mercanzin Presidente del Circolo "Egidio Meneghetti " di Padova.

Claudio Bellavita ha detto...

Caro Mercanzin,
provo a risponderti e spero che non me ne avrai per il linguaggio poco paludato e ogni tanto paradossale, ma così si capisce prima. Non discuto che abbiamo una storia gloriosa, peraltro attraversata da non pochi periodi di grandiose nasate: come quando i massimalisti vincevano i congressi a mani basse, o quando Nenni disperdeva il nostro radicato consenso popolare facendo il socialfusionista, o quando Craxi trasformava il partito in una plaudente platea di avventurieri con la licenza alla guerra corsara. In quasi 120 anni ne abbiamo fatte di tutti i generi, e adesso siamo vicini all'estinzione, se non troviamo il coraggio di metterci a pensare per un po', rinunciando alle presenze elettorali. meglio non esserci che far constatare in modo ufficiale la nostra scomparsa. Insomma, mentre la II repubblica si avvia alla sua scomparsa, diamoci un periodo di latitanza pensosa.
E prima ancora di pensare ai nostri guai, pensiamo a quelli del partito socialista europeo, che esiste ancora, anche se, di fatto, non è presente in Italia.
Non lo dico per non affrontare i nostri problemi, ma ormai l'80% delle leggi che produce un parlamento nazionale sono applicazioni di decisioni europee: è bene che smettiamo di fare i provinciali, e rivendichiamo anzi il riferimento alla federazione europea, politica e non solo economica.
E qui cominciano in guai per i socialisti europei, che quando avevano la maggioranza in Europa si sono occupati di ampliare la concorrenza, privatizzare i servizi pubblici e le aziende a partecipazione statale, e non di creare un welfare comune europeo. Perché i socialisti dei paesi europei più ricchi erano preoccupati della concorrenze dell'idraulico polacco. Qui dobbiamo prendere una decisione: o ci battiamo perché l'idraulico in Polonia sia trattato come quello francese in Francia, o chiudiamo baracca e passiamo tutti alla Lega. Il fatto che anziché riunirci a Pontida parliamo di Matteotti, farà parte allora solo del folklore.
Poi dobbiamo occuparci dei precari nostri, che sono poi i nostri giovani, che ascoltano i nostri discorsi politici come se ci occupassimo di sport parlando di Bartali e Bacigalupo. Loro non sanno se avranno mai una pensione, e la frattura tra generazioni è tale che consideriamo un reato il loro modo più diffuso di fare amicizia, con uno spinello condiviso. Come non riusciamo a capire l'enorme valore che ha la tolleranza multietnica e multisessuale che per fortuna prevale nella maggior parte dei giovani.
Non abbiamo neanche fatto in tempo a rifletterci su, ma noi viviamo in un modo finito la cui economia poggia sulla possibilità di uno sviluppo infinito, sviluppo che si scontra con il sempre più frequente scoppio di bolle speculative di ogni genere e soprattutto con l'inquinamento ormai insopportabile che determiniamo col crescente bisogno di energia.
Per concludere, l'assetto economico e politico del mondo sta cambiano velocemente, e i paesi ricchi che non han saputo usare della loro ricchezza, che non fanno figli e non accettano immigrati stanno per essere ridotti ai margini dei nuovi assetti economici e politici mondiali.
Dai nostri grandi riferimenti storici che tu citi, possiamo solo cercare un metodo per affrontare i problemi che abbiamo di fronte, e non possiamo certo chiedere delle soluzioni.
L'importante è non limitarci, come troppi fanno nel nostro schieramento largamente inteso, ad avere delle opinioni: bisogna avere delle idee, e le idee solide si possono solo basare su degli ideali. Che dobbiamo adattare e ricostruire, prima di rivendicare il posto di consigliere comunale di Frabosa Sottana, cui in fondo, teniamo abbastanza...

Giampaolo Mercanzin ha detto...

Caro Claudio, intanto mi fa piacere interloquire con te, visto che "rappresenti" il link " socialisti dopo Bertinoro" che tante speranza ci aveva creato.

Poi devo farti anche i complimenti perché: o sei un pozzo di scienza e conoscenza, o sei abbastanza vecchio per ricordare Bacigalup(p?)o.

Per il resto è proprio agli ideali e alla tradizione che io credo per ricostruire un movimento socialista che, sono franco, mi andrebbe bene con tutti i difetti e gli erroro consumati da ASndrea Costa in poi. Per questo rubo una frase di Pertini, adattandola: Il partito socialista (la democrazia) è pieno di difetti, è però molto meno peggio di tutti gli altri. E con Nenni ripeto: "ou Socialisme, ou barbarie". Ciao con simpatia.