Berlusconi Presidente della Repubblica?
Se il successo di una manifestazione si giudica, oltre che dal numero di partecipanti, dall’impatto mediatico, l’iniziativa dell’IDV di Di Pietro, dei nuovi girotondi e di personalità sparse, ha avuto successo.
Preoccupano certamente le cadute di stile, e l’errore politico di attaccare il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ma non bisogna dimenticare gli attentati allo Stato di diritto ed all’ordinamento costituzionale delle leggi ad personam.
Nella stessa giornata c’è stata un’altra iniziativa politica, la prima promossa dal Partito Socialista, di silenzioso sostegno al Presidente della Repubblica: l’impatto mediato praticamente nullo.
Il PD è in difficoltà, ma come diceva il padre Dante “chi è causa del suo male pianga sé stesso”.
Il PD ha scelto scientemente di allearsi soltanto con Di Pietro, facendo un calcolo di interesse di bottega, perciò anche politico, ma in senso deteriore.
La degenerazione parlamentarista è evidente in tutto lo spettro politico, anche nel centro-sinistra e nella sinistra antagonista.
Le previsioni (ancorché si rivelassero sbagliate) sul numero di voti o di parlamentari sono ormai la ragione principale, se non esclusiva, delle scelte elettorali.
Veltroni si è alleato con Di Pietro, per captare voti alla coalizione senza danneggiare la potenzialità di voto del PD. Se, invece, avesse accettato l’apparentamento con una lista a sinistra del PD l’effetto sarebbe stato un risultato complessivo più favorevole alla coalizione, ma a danno dei voti PD.
Chi ha votato sotto il ricatto del voto utile, avrebbe votato per la lista di sinistra, per quanto moderata e socialista fosse.
Ora Di Pietro cerca di capitalizzare, in vista delle elezioni europee lo sdegno antiberlusconiano nell’esclusivo interesse del suo partito anche a costo di indebolire il PD.
Senza più il ricatto del voto utile l’aggressività dell’IDV potrebbe essere apprezzata da quella quota dell’elettorato di sinistra, smarrito dalla sconfitta cocente e, aggiungo, irrimediabile della Sinistra Arcobaleno, altro calcolo elettoralistico sbagliato.
Il calcolo elettoralistico fa premio su tutto.
Di Pietro ha preso le distanze dalle volgari intemperanze di Grillo, ma non potrà rompere perché nella sua strategia non può permettersi che a Grillo venga in mente di presentarsi alle europee con una propria lista.
La pericolosità della manovra di delegittimare Giorgio Napolitano consiste nell’eventualità che il Presidente si dimetta anzitempo nel corso di questa legislatura spianando la strada alla elezione di Berlusconi a Capo dello Stato.
In termini tattici ciò aprirebbe un marasma nell’alleanza di governo, ma ne vale la pena?
Centro-sinistra e sinistra hanno bisogno di ridefinirsi, di elaborare programmi alternativi a quelli della maggioranza: non di cadere nella manovra politicista di giocare sulle contraddizioni latenti nel PdL e su quelle più visibili tra PdL e Lega Nord.
I socialisti sono riusciti a chiudere il loro Congresso con una parvenza di unità. Hanno fatto bene a sostenere il Presidente della Repubblica, mentre hanno sbagliato a dare un avallo preventivo alla legge sull’immunità temporanea delle massime cariche dello Stato con legge ordinaria. Senza modifica della Costituzione il “lodo Alfano” è a rischio di incostituzionalità, come ritiene la grande maggioranza dei giuspubblicisti.
Sinistra Democratica è ancora alla ricerca di un ubi consistam tra il socialismo europeo e le sirene dell’unità della sinistra.
Rifondazione Comunista è sull’orlo di una scissione o, nel migliore dei casi, di una crisi di nervi: comunque il revisionismo bertinottiano ha cessato di essere un fattore propulsivo.
Ad ogni piè sospinto ci sono elezioni, mentre una pausa di riflessione politica e teorica sarebbe necessaria senza l’incubo del risultato elettorale.
Il punto è quello della attualità del socialismo nel XXI secolo: le condizioni oggettive ci sono ma quelle soggettive latitano.
Felice Besostri
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