domenica 27 maggio 2018

Franco Astengo: Considerazioni sulla formazione del governo

CONSIDERAZIONI SULLA FORMAZIONE DEL GOVERNO (26 maggio 2018) di Franco Astengo Per il tramite del compagno socialista Bellavita di Torino è stato diffusa tra alcuni suoi abituali interlocutori un’approfondita analisi svolta dall’Istituto Cattaneo attorno ai contenuti sui quali si sta sviluppando la fase di formazione del governo dopo le elezioni del 4 marzo 2018. Di seguito se ne trasmette una sintesi, curata dallo scrivente. Dalla lettura di questo testo mi sono permesso di trarre alcune considerazioni rivolte, prima di tutto, a svelare il “retroscena” di questa fase politicamente convulsa ed esposta (come accade quasi sempre) dai media soltanto dal punto di vista della scena. La prima convinzione che ho maturato è quella che il presunto conflitto con il presidente Mattarella sulla titolarità del ministero dell’economia non risulti così centrale come – a prima vista – potrebbe apparire:anzi. Lo scontro, infatti, vede di fronte direttamente le due forze politiche contraenti il cosiddetto “patto di governo” attorno al nodo della collocazione europea. La Lega, infatti, sta lavorando per riequilibrare il vantaggio che, in questo senso, il M5S ha accumulato spostando l’asse di riferimento in una posizione apparentemente di minor carico euroscettico. Non è escluso che, valutato il peso elettorale delle posizioni insofferenti verso l’Unione Europea, la Lega non pensi a trarne un beneficio immediato o quasi dal punto di vista elettorale. In ogni caso questo del tasso di più o meno apparente euroscetticismo appare essere il vero oggetto del contendere che potrebbe mettere in discussione la formazione del governo: esito che in questo momento non può essere comunque pronosticato con certezza. Più certo appare lo scontro tra i grandi centri del potere finanziario anche europeo ed i temi del fisco e del welfare così come questi sono stati impostati nel contratto di governo. In questo senso appare molto più significativo il confronto su temi del welfare (impostati beninteso con tratti quasi “classici” da destra sociale indi populisti, si pensi al reddito di cittadinanza. Provvedimento promesso che poi sarà sicuramente smentito nella pratica, così come è già apparso in alcune messe a punto elaborate nel corso della fase post - elettorale) al confronto / scontro sul “sì euro / no euro. E’ l’idea di allargamento dei cordoni della borsa per flat – tax, Fornero, reddito di cittadinanza (beninteso tutti titoli nominalistici dietro ai quali non si cela ancora alcun progetto organico) che sta provocando l’apparente sconquasso in corso. Senza contare che , attorno a questa esagerata verbosità e a questo sciupio d’inchiostro da stampa,sicuramente c’è chi gioca alla tosatura delle pecore dentro il recinto di borsa, come sta avvenendo da diversi giorni, ed anche questo è un elemento da sottovalutare. Chiudo ricordando come il ruolo del professor Conte, come quello (diverso, ovviamente, probabilmente anche come esito immediato) del professor Savona sia di pura e semplice esternazione di vanità. Tralascio possibili considerazioni sul PD e Forza Italia per non appesantire il discorso e non apparire, come del resto non era mia intenzione, dedito semplicemente al “retroscena”. Per una possibile opposizione di sinistra la questione centrale è quella di una ricostruzione d’identità e di radicamento sociale( e non certo di disordinata rincorsa sui temi) raccolta attorno a tre questioni: la Costituzione, il lavoro, la capacità di rappresentazione immediata dei bisogni sociali emergenti. Ecco di seguito la sintesi dell’analisi dell’Istituto Cattaneo. Chi ha vinto la partita del governo? La prova del governo rende più concreti i programmi dei partiti La Lega cede sull’Europa, il M5s cede sui diritti Il welfare è stato il terreno di incontro tra i due partiti Il governo M5s - Lega è “eccezionale”, ma non è quello più “di destra” Dopo 74 giorni dalla data delle elezioni, i due partiti semi-vincitori delle elezioni politiche del 4 marzo–Movimento 5 stelle (M5s) e Lega– hanno sottoscritto un “contratto di governo” per la XVIII legislatura. Molti analisti e commentatori si sono concentrati sulla natura e sul contenuto del “contratto” stipulato dai leader dei due partiti, Di Maio e Salvini, anche per cercare di capire chi abbia ottenuto il maggiore successo in termini di proposte politiche effettivamente incluse nel programma. Tra le stesse forze politiche c’è stato chi ha definito l’eventuale governo composto dal M5s e Lega come “il governo più a destra della storia repubblicana”. Tutte queste definizioni si sono basate più su impressioni personali che non su analisi puntuali dei documenti programmatici elaborati dai partiti. Per cercare di colmare questa lacuna, l’Istituto Cattaneo ha analizzato sia i singoli programmi preparati da M5s e Lega in vista del voto del 4 marzo, sia il testo del loro “contratto per il governo del cambiamento”. In questo modo, è possibile stabilire quanto il contratto stipulato tra le due forze politiche si sia discostato dai loro programmi elettorali e quale sia la collocazione politica – o il “colore”– del governo cosiddetto “giallo - verde”. Il primo dato che viene esaminato riguarda la concretezza dei diversi programmi – elettorali o di governo. In particolare, ci siamo chiesti se i testi programmatici contengono (e in che misura) proposte di policy sufficientemente circostanziate, e dunque “verificabili” oppure se al loro interno prevalgono dichiarazioni generali di principio su obiettivi da perseguire durante il mandato. Nei programmi elettorali che nel contratto di governo tra M5s e Lega prevalgono le dichiarazioni generali su finalità da perseguire piuttosto che precise proposte. Lo studio si basa su un’analisi del contenuto dei programmi elettorali dei principali partiti italiani, esaminando le proposizioni politiche presenti al suo interno. Nello specifico, seguendo le linee guida di un programma di ricerca internazionale (Comparative Manifesto Project : https://manifesto project.wzb.eu/), abbiamo analizzato e codificato tutte le quasi – sentences , ovvero le unità lessicali che esprimono un singolo concetto politico, contenute nei testi programmatici dei partiti. Una precedente analisi dell’Istituto Cattaneo sui programmi dei partiti nelle elezioni del 4 marzo si trova a questo indirizzo: http://www.cattaneo.org/wp -content/uploads/2018/02/Analisi – Istituto –Cattaneo Analisi – dei – programmi – elezioni – 2018. In questo modo si osserva chiaramente che nel passaggio dalle promesse elettorali alle soluzioni di governo diminuiscono – di circa 20 punti percentuali – le affermazioni generali e aumentano le proposte politiche più concrete e “verificabili”. La prospettiva del governo rende, dunque, meno vaghi e astratti gli impegni dei partiti. Se ci concentriamo esclusivamente sul testo del “contratto” di governo, possiamo vedere comunque che esistono differenze sul livello di “concretezza” delle proposte politiche in base ai settori nei quali s’intende intervenire. Ad esempio, le proposte politiche più concrete contenute nel “contratto” tra M5s e Lega si trovano nel settore definito “legge e ordine”, vale a dire sulle questioni della sicurezza , del controllo dell’immigrazione e dell’inasprimento delle pene per determinati reati. In questo contesto, le proposte politiche (44,1%) prevalgono sulle affermazioni di principio (55,9%). Qui è maggiormente evidente il contributo programmatico derivante dalle posizioni “securitarie” promosse dalla Lega, che sono confluite direttamente nel contratto per il governo e sulle quali sarà più facile, per gli elettori, valutare l’effettivo mantenimento delle promesse. Anche per quel che riguarda l’approccio nei confronti dell’Unione Europea e del processo d’integrazione sovranazionale si assiste a un modesto ma significativo, spostamento nelle posizioni dei partiti che stanno cercando in questi giorni di formare il governo. Infatti, rispetto ai loro programmi elettorali caratterizzati da una forte impostazione euroscettica , il “contratto” di governo diluisce e modera i toni di più accesso euroscetticismo . È probabile che, su quest’aspetto, abbia pesato sia la moral suasion esercitata dal Presidente della Repubblica sia il nuovo tentativo di riposizionamento del M5s nei confronti dell’UE, in chiave meno critica rispetto al passato. Ad ogni modo, questa collocazione –più eurocritica che euroscettica – dell’eventuale governo sembra segnare una vittoria del M5s sulla Lega , che aveva condotto una campagna elettorale molto più, “sovranista” rispetto ai cinquestelle. In sintesi, nella trattativa tra Lega e M5s per la formazione del governo i due partiti contraenti hanno dovuto fare concessioni al partner -alleato. Come messo in evidenza, Salvini ha dovuto in parte cedere sulle questioni europee, “annacquando” le posizioni più fortemente euroscettiche, mentre Di Maio ha completamente abbandonato ogni interesse per le questioni legate ai diritti civili . Entrambi hanno però trovato un terreno di accordo nel settore dove maggiormente si concentra la spesa pubblica, cioè nello Stato sociale e nelle misure di welfare.

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