Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
martedì 21 marzo 2017
Paolo Bagnoli: Hanno creato un deserto
hanno creato un deserto
paolo bagnoli
Da Critica liberale
«…il serbatoio della sinistra non ha più benzina anche perché quelli che un tempo
sollecitavano un pensiero, stimolavano il partito, non ci sono più. Gli intellettuali
sembrano spariti. La classe operaia sta cambiando volto, la borghesia sta scomparendo.
Come sparite sono le riviste, spariti i luoghi associativi. Esistono voci che non hanno però
la forza di quelle di un tempo».
Sono parole di Guglielmo Epifani, socialista, già segretario generale della Cgil e del
Pd, consegnate a un’intervista su “il Fatto Quotidiano” del 6 marzo 2017. E sono parole
sacrosante perché le cose stanno veramente così e poi, esse, venendo da un politico già
responsabile di grandi soggetti, suonano ancora più pesanti. Nessuno peraltro, a quanto ci
risulta, le ha tuttavia prese in considerazione ed espresso un giudizio, sviluppato una
riflessione a conferma che siamo oramai arrivati a un punto in cui non solo la riflessione,
ma nemmeno il dibattito – un dibattito vero, naturalmente – sembra interessare. La
politica, ogni giorno di più, perde se stessa. Oggi Epifani non è più nel Pd; forse non
sarebbe stato male del motivo per cui ci si è innamorati delle primarie, di Matteo Renzi, del
partito della nazione e di proclami propagandistici fatti esclusivamente per mediatizzare il
messaggio, ma vuoti di tutto il resto; avesse cercato, cioè, di dare una spiegazione del
perché il partito rigeneratore sia rimasto soffocato da se stesso; dalla spirale leaderistica
del suo segretario che era anche presidente del consiglio.
È chiaro che la sinistra di cui parla Epifani non è quella che il Pd spaccia di essere,
ma una realtà storica, sociale, culturale e politica che non esiste più, almeno in Italia. Alla
sua decoazione ha contribuito in maniera determinante proprio la nascita del Pd. La
sinistra, quella storica per intendersi, pur nelle sue divisioni, differenziazioni e diversità, si
configurava come una vera e propria comunità politica, quale luogo storico del mondo del
lavoro che perseguiva una nuova civiltà nei rapporti sociali e il riconoscimento della
dignità di una vita che valesse la pena di essere vissuta.
Ha ragione Epifani. Sembra che oramai non esista più nemmeno un pensiero
compiuto della sinistra e nessuno, di coloro che dovrebbero occuparsene, risulta
interessato a farlo probabilmente nel convincimento che tanto non ne vale la pena. Infatti,
se non esiste una forza politica vera di sinistra a chi finiscono per parlare gli intellettuali
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20 marzo 2017
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progressisti o coloro che ritengono semplicemente di avere qualche cosa da dire proprio
alla sinistra, se non a se stessi? Che la classe operaia stia cambiando volto non è certo una
novità; è dall’inizio degli anni Ottanta che il mondo del lavoro ha cominciato a cambiare.
Ma perché il sindacato non lo ha compreso? Parimenti non è una novità che la borghesia,
quale ceto civile e campo imprenditoriale, sia oramai agli sgoccioli e forse non è un caso a
ciò scollegato che quelli che erano i padroni di una volta oggi siano dei gestori per lo più
senza volto di grandi capitali finanziari e che la funzione civile, propria dei ceti borghesi,
sia scomparsa rimpiazzata dai faccendieri, facilitatori, occupatori dei poteri di Stato, il
tutto al fuori di ogni morale di senso comune. Dobbiamo poi lamentarci di essere uno dei
Paesi più corrotti del mondo?
Le riviste, a dire il vero non sono del tutto sparite; chi è interessato sa, anche se con
qualche difficoltà, dove trovarle, ma certo il loro ambito complessivo si è ristretto e
l’attenzione che ricevono è, sul piano dei numeri, molto limitata; quando mai uno dei
grandi o piccoli quotidiani italiani anticipa i contenuti di una rivista intesa come la intende
Epifani? Mai. Si anticipa, invece, il magazine di riferimento preannunciando le notizie
scandalistiche di questo o quel servizio. Anche i luoghi associativi sono scomparsi: se ne
sono andati coi partiti nei quali stava la gente e che la organizzavano civilmente e
politicamente. La cosa non riguarda solo le vecchie sezioni che avevano una funzione di
riferimento e di educazione alla politica molto, ma molto, più alta di quanto si pensi. Oggi
il termine “sezione” non è più di moda e le strutture periferiche o rionali si chiamano
“circoli”; quando c’erano il Pds e i Ds addirittura “unità di base”. Verrebbe da dire che, se si
ha paura delle parole, figuriamoci delle idee e, in effetti, il dibattito politico si è
devitalizzato a tutti i livelli. La gente non è più nella politica, quasi sempre è contro la
politica, ma , lo stesso concetto di ”gente”, proprio del soggetto partito, è stato sostituito da
un fantasma concreto, senza volto e vivo periodicamente, diviso in crociate di gruppi l’un
contro l’altro armati: il cosiddetto popolo delle primarie.
Non è, caro Epifani, che oggi non ci siano voci sia reali che potenziali che non hanno
o non avrebbero tono; ma che autorevolezza possono avere se l’autorevolezza ideale del
sistema non esiste più? Se non esiste più il dialogo, se nessuno sta più ad ascoltare
nessuno, ma tutti, o quasi, si prodigano a insolentire, proclamare, denunciare, accusare
dando corpo a discorsi le cui parole più che uscire dai cervelli sembrano solo prodotte dai
polmoni.
Hanno creato un deserto e l’hanno chiamato “seconda Repubblica”. Continuiamo a
sperare e a credere nella democrazia repubblicana, ma certo ci auguriamo che venga una
sua nuova stagione, positiva e costruttiva, anche se non se ne vedono, al momento,
nemmeno pallidi segni.
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