Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
sabato 11 marzo 2017
David Ellwood: Debacle laburista
Da Affari internazionali
Gran Bretagna
Débâcle laburista: la lezione dei seggi dimenticati
David Ellwood
08/03/2017
più piccolo più grande
È stato il celebre regista Ken Loach ad offrire i commenti più incisivi sui risultati delle elezioni suppletive tenutesi il 23 febbraio in due circoscrizioni fin qui considerate del tutto marginali nello scenario politico inglese: Copeland in Cumbria, nell’estremo nord-ovest del Paese, e Stoke, nei vecchi Midlands industriali.
Entrambi i collegi erano considerati da sempre roccaforti del partito laburista: negli ‘80 anni di vita del seggio, Copeland ha sempre mandato un laburista a Westminster; mentre la sinistra ha sempre avuto a Stoke decine di migliaia di voti di vantaggio.
Ebbene, se stavolta Copeland ha optato per una signora borghese appartenente al partito conservatore di Theresa May, a Stoke il candidato laburista ha prevalso, ma con un margine di appena 2.600 voti, sul rivale dell’Ukip di Nigel Farage (e con un’affluenza ridotta al 36%).
Non solo colpa di Corbyn
Sul Guardian, in un raro intervento pubblicato su un quotidiano, Loach (regista che di recente ha diretto I, Daniel Blake, eloquente denuncia della spietatezza del sistema di welfare oggi nel confronto dei suoi tipici ‘clienti’) ha insistito che questi risultati non dipendono solo dalle presunte insufficienze del leader laburista Jeremy Corbyn.
Avendo visitato di persona i luoghi delle due “battaglie” (unica personalità di spicco del mondo dei media a farlo), Loach ha concluso che i nuovi scenari politici sono l’eredità perfetta di quella subalternità congenita del New Labour di Tony Blair, Gordon Brown e compagnia verso la filosofia, le priorità e i metodi del thatcherismo.
Quindi privatizzazioni, liberalizzazioni, commercializzazioni; le presunte preferenze per il ‘mercato’ e il business a dominare tutto, e il disprezzo per tutto quello che potesse chiamarsi pubblico (sanità, trasporti, case, scuole…).
Scrive Loach: ‘Sì,Stoke è stata solidamente laburista da sempre, con i suoi deputati e consiglieri comunali; ma, dopo anni così, il risultato è che in quella città ci sono 60.000 persone che vivono sotto la soglia della povertà, 3.000 famiglie che dipendono dalle organizzazioni caritatevoli per mangiare, 25 milioni di sterline di tasse locali non pagate. Lì, l’Ukip è il secondo partito. E lo stesso può dirsi per Copeland: le vecchie industrie (acciaio, miniere, chimiche) sono scomparse, e non c’è neanche l’ombra di un progetto per sostituirle’.
Quindi, non è solo a causa del personaggio Corbyn se i Labour finiscono male in queste località, dice Loach. Aggiunge pure, giustamente, che la Scozia è stata persa dalla sinistra ben prima dell’avvento di Corbyn.
Ma le ricette vecchio stile non pagano
In realtà, le due circoscrizioni sono totalmente diverse l’una dall’altra, ed è impossibile immaginare come potrebbero riprendersi con le ricette proposte da Corbyn/Loach e ispirate dal laburismo vecchio stile: più Stato dappertutto, più tasse sui ricchi, nazionalizzazioni, centralizzazione.
Copeland è una zona prevalentemente rurale, al bordo occidentale del parco nazionale del Lake District, tutta laghi, boschi e pecore, ma con la singolare peculiarità di ospitare sulla sua costa, da più da 60 anni, una vasta installazione nucleare, ormai dedita al riciclaggio delle scorie nucleari. Questo impianto è il maggiore datore di lavoro di tutta l’area, e perciò la gente del luogo lo difende a tutti i costi. Corbyn, naturalmente, è sempre stato contro il nucleare.
Stoke, al contrario, è il prodotto della vecchia industrializzazione classica (quindi carbone, acciaio, pneumatici, ma soprattutto ceramica): è stato il perno di tutta la grande industria nazionale in questi settori, conosciuto in tutto l’impero. Si presenta quindi come una città uguale a tante altre nel Regno Unito: Glasgow, Newcastle, Liverpool, Birmingham; realtà governate da sempre dal Labour, e con i problemi di degrado sociale ed economico identici a quelli di Stoke.
Loach ha ragione da vendere quando incolpa il New Labour per l’aggravarsi delle condizioni politiche in queste zone, e quando si preoccupa per il futuro della loro rappresentanza politica. Negli Stati Uniti, sono città come Stoke ad aver favorito l’affermazione di Donald Trump; e proprio in Gran Bretagna ad aver spinto per la Brexit (a Stoke quasi il 70% ha scelto il Leave).
Qui, però, l’Ukip non ha la minima forza né capacità organizzativa dei repubblicani d’America, e di ciò i laburisti dovrebbero essere grati. Nonostante tutto il rumore creato in questi anni (e il suo “trionfo” nel referendum sull’uscita dall’Ue), l’unico rappresentante dell’Ukip in Parlamento è un transfugo dei Tories, attualmente in rotta con la leadership del partito.
Gli errori della sinistra
A guastare tutto lo schieramento laburista (senza distinzione fra gli amici e i nemici di Corbyn) è la forma storica, mai contrastata, del loro populismo: un pragmatismo dogmatico che li convince che l’unica cosa che conta è venire incontro a quello che preoccuperebbe ogni giorno la ‘loro’ gente (lavoro, scuola, ospedali, case, pensioni, trasporti).
Non si vede quindi l’ombra della capacità intellettuale di fare un passo indietro, e di riflettere sulle cause di fondo delle situazioni che hanno determinato l’evoluzione storica e recente di questi settori. Loach e compagni danno tutta la colpa all’abbraccio del New Labour del dogma del libero mercato, ma Glasgow, Stoke, Newcastle e le altre località hanno cominciato il loro declino ben prima del thatcherismo, anche se l’Iron Lady ha fatto di tutto per accelerare la deindustrializzazione del paese.
Proprio come non ha voluto elaborare un proprio discorso sulla transizione verso la società post-industriale, sull’integrazione europea, sulla globalizzazione, sul radicalismo economico e sociale, il partito laburista non è stato neppure capace di fare autocritica sul declino del sistema di governo locale, sulla disgregazione sociale anche nelle “sue” città, e nemmeno sui risultati dei tre governi a guida Blair e Brown.
È giusto affermare, come fa Loach, che il problema Corbyn non è quello determinante, anche se nessun leader laburista è mai stato così impopolare tra l’elettorato in generale. Ma senza una radicale riflessione critica sui suoi tanti anni di governo locale e nazionale, nessuna delle proposte specifiche del Labour per affrontare le questioni di oggi, sia quelle immediate sia le versioni più profonde, avranno un minimo di credibilità; e le umiliazioni tipo Copeland e Stoke si moltiplicheranno.
David Ellwood, Johns Hopkins University, SAIS Bologna Center.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento