lunedì 2 gennaio 2017

Felice Besostri: No a primarie farlocche

NO a primarie farlocche di un centro-sinistra farlocco La stagione delle “riforme” elettorali e istituzionali renziane è politicamente finita con il referendum costituzionale del 4 dicembre scorso, e la difesa della Repubblica Parlamentare ha di fatto eliminato una prassi politica, durata per anni, quella del "Presidente del Consiglio eletto dai cittadini", pertanto non si comprende la fretta e la necessità di rivitalizzare le primarie per indicare un candidato premier - ha dichiarato Felice Besostri, coordinatore degli avvocati antitalikum. Ritengo sia inoltre opportuno, prima di assumere iniziative palesemente volte a fare pressione sulla Corte Costituzionale, attendere la sentenza del prossimo 24 gennaio in ordine alla costituzionalità della legge n. 52/2015 sollevata da ben 5 ordinanze dei Tribunali di Messina, Torino, Perugia, Trieste e Genova, quale essa sia. Ci auguriamo che la legge elettorale, un Porcellum ipocrita con ballottaggio, sia spazzata via integralmente o, comunque, nei suoi aspetti essenziali come l’attribuzione di un abnorme premio di maggioranza, che esclude la rappresentatività democratica del popolo italiano della futura Camera dei Deputati e il privilegio dei capilista e dei candidati uninominali, nominati dai segretari dei partiti e che saranno più del 60 per cento degli eletti. Una legge elettorale funzionale alla deforma costituzionale è incompatibile con un parlamento bicamerale paritario, anche, come auspico, togliendo la fiducia al Senato elettivo. L’Italia non è un paese bipolare e un centro-sinistra senza una chiara presenza di una non generica sinistra, ma di una forza che metta in discussione l’ordinamento politico, sociale ed economico esistente con un credibile programma politico di governo , alternativo a quello della attuale artificiosa maggioranza è un non senso. Non sono credibili e rappresentative candidature alle primarie come espressione della sinistra di coloro, che) hanno avallato, facendo strame dei regolamenti parlamentari, l’approvazione della legge elettorale e la revisione costituzionale. In particolare è fuori gioco la Presidente della Camera dei Deputati che ha ammesso ben tre voti di fiducia sull’Italicum in violazione dell’art. 72 c. 4 Cost., preferendo assecondare la fretta del Governo piuttosto, che attenersi ai precedenti di un’altra Presidente della Camera, Nilde Iotti, di ben altro spessore e statura politica. In ogni caso non ci sono Queen-maker, che possano designare comparse di pseudo-sinistra in primarie di centro-sinistra organizzate da un PD di osservanza renziana e rappresentativo del centro. Compito prioritario per la sinistra è di rinnovarsi, ricostruirsi e unificarsi ricercando in primo luogo un’unità di intenti e di azioni nella società con quelle forze, che nella battaglia referendaria non si sono limitati a difendere la Costituzione, ma ne vogliono l’attuazione con un sistema elettorale proporzionale, come dichiarato più volte anche dal M5S

23 commenti:

giovanni ha detto...

Da tempo non partecipo al dibattito politico-culturale che si svolge grazie alla mailing-list del Circolo Rosselli, per le modalità con cui esso è regolato.
In questo caso ritengo di esprimere la mia opinione, perché, più che di un contributo al dibattito, si tratta di una proposta di schieramento politico in vista della creazione di una organizzazione politica di sinistra "larga e plurale", che viene da un compagno che ha acquisito grandi meriti democratici con le sue battaglie legali e politiche in difesa della Costituzione e di leggi elettorali rispettose dei principi della Costituzione e della democrazia liberale.
Besostri insiste da tempo a favore di una sinistra "larga e plurale", della quale non si intravedono i confini ideologici e culturali. Io penso che si voglia percorrere una scorciatoia in fondo alla quale non possono esserci che delusioni. Credo che un movimento politico socialista e democratico non possa che avere la democrazia liberale come metodo dell'azione politica e la lotta per la riduzione delle disuguaglianze come cardine del suo programma, ma debba escludere qualsiasi contaminazione con chi si richiama al comunismo sia sul piano teorico, che con riferimento ad esperienze del passato. Dunque confini netti e chiari non solo nei confronti di chi si ispira ai principi del liberismo e della globalizzazione incontrollata, ma anche rispetto a chi non condanna ed è alternativo all'etica, alla teoria ed alla prassi del comunismo, comunque declinate.
Le ragioni di questo mio atteggiamento sono molteplici e le riassumo in estrema sintesi. Anzitutto tale mio orientamento trae origine dal sistema di valori in cui credo. In secondo luogo perché reputo che mai gli italiani assicurerebbero un consenso a due cifre ad un movimento non totalmente libero da un'ipoteca di tipo comunista. In terzo luogo perché una sinistra così larga e plurale darebbe presto origine a dispute, divisioni e contrapposizioni che renderebbero inefficace qualsiasi sua iniziativa e permanentemente precaria la sua esistenza. Infine perché ove, al di là da ogni ragionevole previsione, una simile formazione ottenesse una dimensione rilevante e condizionante degli equilibri politici, la democrazia liberale verrebbe a trovarsi in pericolo, nuovamente esposta a rischi provenienti sia da destra che da sinistra.
Ben diverso il discorso che riguarda la Costituzione. Essa rappresenta il patto di solidarietà e non belligeranza fra gli italiani e deve essere salvaguardata da ogni tentativo di modificarne natura e contenuti in maniera unilaterale. A questo fine ben vengano le più vaste convergenze, come è avvenuto nell'ultima vicenda referendaria.
Cari saluti a tutti. Giovanni Baccalini

alberto ha detto...

Francamente faccio fatica a capire. Perchè non si può, ovviamente a mio
parere, avercela continuamente con il maggior partito di centrosinistra (=
somma di Ds e DC ) perchè si è contro al suo segretario, dimenticando che i
segretari passano ed i partiti restano e senza il PD, come massa elettorale,
in Italia non c'è partita con la destra o i "non partiti" . In particolare
sulle eventuali primarie mi
pare che il problema sia abbastanza chiaro: lo statuto del PD, scritto prima
di Renzi, dice che " Il Segretario nazionale rappresenta il Partito, ne
esprime l’indirizzo politico sulla base della piattaforma approvata al
momento della sua elezione ed è proposto dal Partito come candidato all’incarico
di Presidente del Consiglio dei Ministri". Rebus sic stantibus, le primarie
per il candidato a capo del governo sono comprensibili solo se c'è una
coalizione di centro-sinistra che presenta candidature non del PD,
alternativi alla
candidatura del PD rappresentata, per statuto, dal suo segretario nazionale.
Sarebbe dunque il caso di cominciare a costruire un raggruppamento di
sinistra con
una o più candidature capaci di misurarsi nelle primarie di coalizione con
il "naturale"
candidato del PD. Se si vuole provare ad essere fattivi.
Un fraterno saluto.

mario ha detto...

Come al solito, mi trovo in perfetta sintonia con Giovanni Baccalini.
D¹altronde, dobbiamo tornare a misurare le parole, mentre ³sinistra larga
e plurale" mi sembra fuori misura. Pare anche a voi?
Buon anno.
Mario Viviani

giovanni ha detto...

io sarei per un programma minimo, con chi ci sta...e per programma minimo intendo qualcosa di non molto distante da quanto contenuto nell'ultimo intervento di d'alema

dario ha detto...

Si Mario, pare anche a me che sinistra ampia e plurale non abbia i necessari paletti ideali e politici per definire una nuova formazione politica. Mi ritrovo di più in una definizione che anni fa, in un convegno dell'Avanti a Milano dette Rino Formica: un socialismo largo. E' una definizione che chiarisce meglio l'ambito in cui ci si muove, sinistra è un termine generico che al massimo definisce il luogo in cui si siedono i "progressisti" nelle varie assemblee (a partire dagli Stati Generali francesi in cui i radicali si sedettero a sinistra). Il futuro della sinistra o sarà socialista o non sarà. Oggi per intanto e per aver voluto uccidere un Partito 25 anni fa, la sinistra in Italia non ha alcuna identità chiara e definita.
Fraterni saluti
Dario

luciano ha detto...

Personalmente mi auguro che o dalla sentenza della Corte Costituzionale o dal Parlamento (più difficile, anche se sarebbe preferibile) venga fuori una legge elettorale sostanzialmente proporzionale.
Per molte ragioni; in particolare queste: a) la stagione dell'introduzione surrettizia della elezione diretta del governo in un sistema che formalmente resta parlamentare mi pare, se dio vuole, tramontata; b) il maggioritario all'italiana ci ha regalato partiti ridotti ad ectoplasmi leaderistici, mentre l'affermazione della democrazia passa attraverso la ricostituzione di partiti veri; c) si è dimostrato che non è vero che il maggioritario forgia un sistema politico bipartitico o bipolare, e con un assetto tripolare e piuttosto sfrangiato come l'attuale qualunque forma di maggioritario costituzionalmente compatibile (tipo mattarellum) darebbe luogo ad una roulette russa senza verosimilmente favorire in alcun modo la governabilità.
Va da sé che con un proporzionale il problema delle primarie - di coalizione o di partito che siano - per la scelta del candidato premier non si porrebbe.
Romano Prodi dice che questo ci allontanerebbe dall'Europa, ma è vero l'esatto contrario giacché in Europa occidentale con l'eccezione di Francia e UK tutti votano col proporzionale e le coalizioni si fanno, ove necessarie, dopo le elezioni e con precisi accordi politici che nessuno si sogna di definire spregiativamente "inciuci". A chi trovasse tutto ciò deplorevole e preferisse l'elezione diretta dell'esecutivo non avrei nulla da obiettare, a patto che la smettesse di invocare a sproposito fantomatici modelli europei, si astenesse dal violentare la Costituzione, ammettesse di volere "fare l'americano" (era questo il sogno del PD, che non a caso ebbe come precursore l' asinello de "I democratici" di Prodi e Parisi, 1999) e si decidesse a proporre il pacchetto completo della repubblica presidenziale.
Invece nella disgraziata ipotesi in cui venisse reintrodotto un maggioritario e dunque si ponesse il problema delle coalizioni preventive, occorrerebbe a mio avviso chiarirsi le idee.


luciano ha detto...

L'ultima volta ho votato la coalizione Italia Bene Comune.
Dopo di che, il PD divenuto renziano ha fatto una cosa molto innovativa: ha realizzato con grande foga tutti i principali punti del programma di Berlusconi del 2001: lavoro, scuola, IMU, "grande riforma" costituzionale e premierato assoluto. E non per via del necessario compromesso successivo alla mancata vittoria del 2013, no proprio per amore.
Questo non accadrà più; non col mio voto, non in mio nome.
Non sono disponibile a votare un "centro sinistra" farlocco, come giustamente lo definisce Felice Besostri, solo chiacchiere e distintivo. L'obiettivo di governare è lecito e nobile, ma non può costituire un programma a prescindere. E francamente non vedo neppure i barbari alle porte, da fermare turandosi naso occhi e bocca, come fanno in Francia (ma col doppio turno, mica alleandosi preventivamente col partito della nazione ...).
Il M5S, con tutti i suoi enormi difetti, non è il nuovo fascismo, ma l'argine che ancora (per quanto ?) impedisce che una marea bruna ci sommerga.
Occorre costruire una forza di sinistra con cultura democratica e di governo, con chi ci sta. Il fantasma del comunismo nell'Italia del 2017 non mi terrorizza.
Se tale forza sarà abbastanza robusta potrà entrare nel gioco dopo le elezioni (è probabile che non vinca nessuno) contrattando con il PD o con il M5S.
I grillini non fanno accordi ? Già, così come imponevano le dimissioni dopo l'avviso di garanzia ....
Le cose cambiano, il PD può rinsavire, soprattutto prendendo sonore legnate elettorali (il 4 dicembre pare non gli sia bastato), e il M5S può evolvere passando dalle malattie esantematiche alla pubertà, poi alla maturità ...
Se invece la sinistra non sarà abbastanza robusta e/o non entrerà nel gioco delle alleanze successive, amen; staremo all'opposizione. Anche questo non può costituire un programma a prescindere. Ma neppure un tabù.
Buon anno a tutti.

Luciano Belli Paci

claudio ha detto...

auguri anche a tutti voi, in particolare a Giovanni che tutti i giorni si scodella i nostri pensieri.
Sull’eterno temo della scomparsa dei socialisti in Italia, che io definirei piuttosto della scarsa mobilitazione di temi socialisti in Europa e di un’impostazione scarsamente democratica e molto personalista del PD ( ma era così anche il partito di Craxi), che comunque è attualmente il partito dell’Internazionale ( scomparsa pure quella) che raccoglie più voti in Europa, direi che sarebbe ora di uscire dalla visitazione e conservazione archeologica del tempo che fu.
La vicenda del referendum sull’acqua ha visto una enorme mobilitazione di volontari che non si occupavano più o non si erano mai occupati di politica, e ha raggiunto un notevole risultato nonostante l’ostilità della stampa e dei partiti istituzionali. Temi del genere ce ne sono altri, che possono creare una analoga mobilitazione. Ne cito due:

-la sentenza 275 del 2016 della corte costituzionale, che ha annullato una legge della regione Abruzzo in cui, per tener conto dei “vincoli di pareggio di bilancio”, si limitava fortemente il trasporto a scuola dei bambini disabili. La corte ha statuito che i bisogni incomprimibili prevalgono sui vincoli di bilancio, che deve essere redatto dopo un accurato censimento delle esigenze incomprimibili. Una rivoluzione copernicana, che però richiede una mobilitazione comune per comune, regione per regione.

-lo scandalo delle tariffe autostradali italiane, le più care d’Europa perchè hanno reso perpetua, nel silenzio generale, la quota della tariffa destinata all’ammortamento dell’investimento iniziale, oltre a tutto calcolato con inaudita generosità e ammettendo che il concessionario si serva di proprie imprese e proprie cave

Sono temi da rendere in modo politico e non tecnico, e certo sono più mobilitanti della politica dei no sostenuta dai grillini (no tav, no triv e –cazzata massima- no inceneritori). Certo, bisogna lavoraci su e aprirsi a tutti senza pregiudizi di scuolette desertificate dalla storia...

sergio ha detto...

Condivido, pur non essendo del PD. Ricordo che inizialmente questo consesso aveva posto come precondizione per l'esame del sangue del PD renziano l'adesione al PSE. Una volta avvenuta però era quest'ultimo che non era più sufficientemente socialista. A Baccalini, ricordando che nel Labour party ci stanno a pieno titolo i trozkisty della IV internazionale, direi di non preoocuparsi troppo dei 'comunisti' nostrani perché troverebbero subito le motivazioni per continuare a stare da soli in nome della loro 'superiorità' morale. A me basterebbe e avanza una sinistra 'ampia e plurale' di governo nelle condizioni date

luigi ha detto...

francamente faccio fatica a capire. Perchè non si può, ovviamente a
mio parere, avercela continuamente con il maggior partito di
centrosinistra (=> somma di Ds e DC ) perchè si è contro al suo
segretario,...
Faccio fatica a comprendere che non si capisca che Renzi è
l'espressione personificata del PD neoliberista.
Provo a spiegarlo.
Il renzismo è solo l'escrescenza narcisista del capo ... il cancro è
il neoliberismo che ha colpito prima il PSE nell'ultimo ventennio
del secolo scorso e poi a seguire gli oramai senza il faro URSS ex
PCI in Italia.
Meglio storicizzare, in estrema sintesi. La terza via imbellettamento
del modello di economia neoliberista di Blair post Thatcher precede
la scelta dei post comunisti da Occhetto in avanti. Poi dopo le
tappe della privatizzazione selvaggia pressochè totale dell'economia
pubblica. Disattendendo totalmente quando previsto in ambito
economico, ma anche monetario, dalla Costituzione del 1948.
Sintesi elaborata dal CNL formato dal PCI di Togliatti, socialisti
di Nenni, socialdemocratici di Saragat, repubblicani di Lamalfa,
azionisti Calamandrei, democristiani di De Gasperi, liberali di Croce
e Einaudi (l'unico strenuo ordoliberista nella costituente, posizione
dibattuta ma perdente, nemmeno condivisa da Croce). Mi sembra uno
schieramento assai largo.
La sintesi è costituita dai principi fondamentali e dal modello
economico, un capolavoro di sintesi nettamente posizionato a sinistra
sufficiente per essere definita la via italiana al socialismo da
parte di Togliatti che sapeva cosa faceva scrivendola e votandola.
Costituzione salvata, ora dobbiamo ri-attuarla in termini di modello
economico, come è stato fatto dal 1950 agli anni 70, e dal 1981 in
avanti sostituita con il modello economico neoliberista, tuttora in
corso di attuazione con il governo PD del nobiluomo Gentiloni.
Ripeto ancora una volta, il PD fin dalla nascita non è di sinistra,
il PD fin dalla sua nascita è neoliberista al servizio della
plutocrazia delle multinazionali di finanza e impresa. Il renzino
avrebbe voluto ossequiente, oltre la sfilza di leggi neoliberiste,
con la schiforma costituzionale voleva chiudere il cerchio deponendo
le spoglie "socialiste" contenute nella Costituzione italiana ai
piedi di JP Morgan e regnare incontrastato in Italia in nome della
plutocrazia mondializzata.
Per eventuali approfondimenti: Luigi Fasce Quale politica per le
riforme riforme ?-Biblion Edizioni.
Un dialogante saluto.
Luigi Fasce - Genova - www.circolocalogerocapitini.it

dario ha detto...

Noto che alcuni compagni nei loro post, qui o su facebook, continuano a pensare che dopo il 4 dicembre nulla sia cambiato e che occorra pensare alle prossime elezioni come se fossimo ancora nella seconda repubblica e mezza (spuntata).
Provo a spiegare meglio il quanto penso:
a- il No al referendum, ha chiuso un'epoca, quella del "premier eletto dal popolo", siamo tornati, per fortuna, ad essere una Repubblica Parlamentare;
b- le conseguenze di questo fatto iniziano a vedersi, i partiti leaderistici sono in crisi, non sanno come uscire dal cul de sac in cui si sono ficcati, magari votando NO. PD è di fatto un partito afono, M5S sta preparandosi a diventare un Partito come tutti gli altri della seconda repubblica (un agglomerato con poche idee ma tanto appetito), la Lega sbraita ma ormai sta andando in dissolvenza, Salvini è una noia, FI è alla frutta e tenta di salvare almeno Mediaset.
La sentenza del 24 probabilmente segnerà la fine di questo regime, ed i partiti sopravvissuti al referendum non saranno in grado di esprimere una qualsivoglia legge di interesse generale, ognuno tenterà di far passare la legge elettorale meno sfavorevole per se stesso.
L'esito sarà andare al voto molto probabilmente con una legge sul modello Consultellum1 o 2 che dir si voglia.
L'unica speranza per questi partiti di salvarsi è che, seguendo il sottilissimo pensiero di Giuliano Amato, la Consulta decida di rinviare alle Camere la soluzione del quesito, ma innescherebbe un corto circuito modello gioco dell'oca, per cui "ognuno tenterà di far passare la legge elettorale meno sfavorevole per se stesso", in sostanza una perdita di tempo.
Pensare oggi a delle primarie, di partito o di coalizione, è francamente inutile. Se è vero che siamo tornati ad essere una Repubblica Parlamentare saranno le Camere e le trattative tra i partiti che determineranno la composizione della futura maggioranza. La narrazione "alla sera delle elezioni dobbiamo sapere chi ci governerà" è finita, dobbiamo attrezzarci ad una lunga trattativa (magari sul modello Germania, magari!!!!!!!!!!!).
Quando si andrà a votare? mah, su questo penso anch'io che il Presidente della Repubblica non abbia tanta voglia di sciogliere le Camere nel 2017.
In sintesi si stanno aprendo le verdi praterie dell'ovest.


Fraterni saluti
Dario

gianfranco ha detto...

A completamento della lucida analisi di Luciano, ecco che cosa
potrebbe emergere con il Rouletrussum in un sistema tripolare:


http://www.repubblica.it/politica/2016/12/30/news/mattarellum_per_governare_serve_il_40_-155095358/

Tanti auguri per il 2017, e i consueti omaggi.

gfp

alberto ha detto...

Caro Luigi, tu continui a parlare di dirigenza del PD ( ieri Togliatti nel
PCI oggi Renzi nel PD) io parlo di massa elettorale che ha votato PCI e
ancora vota con le stesse percentuali per il PD. E poiché in una
"democrazia" - e non penso che tu voglia essere antidemocratico - si vince
in virtù del consenso elettorale, oggi senza una qualche "virtuosa"
concorrenza convergente con l'elettorato del PD non c'è possibilità alcuna
di poter governare il paese e attuare quei principi della costituzione a te
così cari. Ma che senza consenso elettorale rischiano di restare Desideri.

felice ha detto...

La percentuale dei conensi elettorali del PCI e del PD possono grosso modo
coincidere ma la loro composizione socale e gli interessi prevalentemente
rappresentati sono molto difformi. Questo è il dramma di ogbni riedizione del
centro-sinistra.: il CENTRO c'è, ma non la sinistra


Felice C. Besostri

claudio ha detto...

quindi, secondo Besostri, sono spariti gli elettori di sinistra, perchè non
penso siano rappresentati dalle 10 schegge che raccolgono tutte insieme il
3% contemplandosi l'ombelico, e dalle 30 associazioni che rimpiangono il
PSI, e non arrivano allo 0,3...

stefano ha detto...

Sono d'accordo: PCI e PD sono due mondi diversi, per esempio oggi al
quartiere Parioli il PD prende un sacco di voti, non credo che i
Parioli votassero PCI negli anni '70.

Siamo nel disastro più totale e non si vedono spiragli di luce.

Per questo, con altri amici, ho provato ad invertire il percorso:
dalla proposta economica a quella politica

https://www.left.it/2016/10/07/fuori-dallausterity-con-la-moneta-fiscale/

Buon 2017 a tutti.

Stefano SL

alberto ha detto...

Caro Felice concordo. Abbiamo insieme fatto la battaglia perchè non nascesse
quell'ircocervo che è il PD. Il PD è nato e noi con "SD per il socialismo
europeo" , così si chiamava, siamo rimasti in pochini, benché tanti compagni
che votavano Ds, e poi PD, dicevano che avevamo ragione. Il PD non è certo
il PCI, ma neanche è i DS. ma mantiene un analogo elettorato sul piano
quantitativo se non qualitativo. Il che ci porta a pensare che parte di
quell'elettorato, di radicata cultura di sinistra riformista, che non è
andato alle formazioni a sinistra dell'attuale PD, da SEL a Rifondazione
alla sé dicente SI, si è parcheggiato nel limbo del non voto. La scommessa è
se saremo capaci di riportarlo al voto con una nuova sinistra di cultura
socialista riformista che non si qualifica per essere nemica del PD, o dei
suoi gruppi dirigenti, ma per un proprio progetto di paese capace di
suscitare interessi ed emozioni nuove. E possibili alleanze senza per questo
perdere la propria identità. Insomma : qualificarsi per ciò che si pensa e
non per chi al quale si è contro.
Un fraterno saluto.

franco ha detto...

Il tema non è quello dei voti presi da questo o da quello, ma dalla presa
reale dei soggetti politici sul sistema. La differenza la fa la
partecipazione al voto. Al tempo della proporzionale DC, PCI, PSI
rappresentavano quasi l'80% con la percentuale dei votanti al 90%. Oggi PD,
M5S, Forza Italia raggiungono il 65% con il 60% dei partecipanti al voto.
Avviso ai naviganti, in queste condizioni il quasi 70% dei votanti raggiunto
il 4 Dicembre è da considerare eccezionale considerato lo schema di
riferimento del referendum. Sarà difficile che, presentandosi le cosiddette
forze politiche, si raggiunga un risultato del genere. Il sistema ne soffre
indubitabilmente come abbiamo avuto occasione di verificare. Grazie per
l'attenzione Franco Astengo

claudio ha detto...

attenzione a non cadere nel mito che da qualche parte, in una cassaforte,
siano custoditi i voti socialisti e di sinistra doc, e bisogna solo trovare
la chiave. E' vero, sono diminuiti i votanti, ma purtroppo si tratta più di
un fenomeno di giovani sfiduciati che di vecchi disillusi

mimmo ha detto...




Di fronte alla torre di Babele, si ricerca la chiave per aprire le porte,
purtroppo i casi sono due: o non si trovano le chiavi o sono cambiate le serrature.
Scriveva Norberto Bobbio, riferendosi all’ottocento, il così detto secolo delle libertà’ ‘ le più diverse escoriazioni utopistiche di una società finalmente liberata, ed era ben radicata la convinzione che il destino
dell’umanità fosse la libertà’, però il lungo ottocento è finito con la macelleria umana delle Rivoluzioni di Ottobre e del Reich.
Nel Novecento, concludeva Bobbio, ’non conosco utopie, ideazioni, fantastiche della società futura, che non descrivano al contrario universi di cupo dominio e di desolato conformismo. L’unica speranza è che anche questa volta
gli incauti profeti abbiano torto’
La sinistra in Italia è un puzzle di fallimenti contraffatti in vittorie, alcuni con scadenza immediata altri nel tempo,
Abbarbicarsi o è pericolosamente molesto, o strumentale illusionismo.
Rifondare la sinistra recuperando idee e soggetti nelle riciclerie è francamente perverso, però l’Italia è il Paese della fantasia e tutto si può fare, tanto l’importante è esistere.

giovanni ha detto...

"Rifondare la sinistra recuperando idee e soggetti nelle riciclerie è francamente perverso": immagino che tu stia parlando di blair e della terza via...-:)))

alberto ha detto...

E' vero. Ma, essendoci già oggi in campo sia un movimento populista come i
5S sia una offerta di una sinistra di sola protesta ( Rifondazione e
l'attuale SEL-SI, se non cambia linguaggio ) sia una sinistra poco
definibile come tale, rappresentata dal PD, se a comporre la vasta fascia
dell'astensionismo vi sono soprattutto giovani sfiduciati, sono propenso a
credere che è anche perchè non trovano più una "Sinistra del possibile" che
sappia dare voce e sostanza alle loro attese e al loro bisogno di
coinvolgimento.

francesco ha detto...

>buon anno – di combattimento – a tutti. E dunque: mi par di capire che
Besostri
>ponga lucidamente due - lo ribadisce - questioni politiche della massima
>importanza. Sono distinte ma inevitabilmente intrecciate. Non vanno però
>confuse, anche se lui stesso, involontariamente, può indurre in confusione -
>come risulta appunto da alcuni commenti - perché usa gli aggettivi «largo» e
>«plurale» nelle proposte di soluzione per entrambe le questioni.
>
>I q. Come rendere ulteriormente produttivi i tanti e vari, «larghi» e
>«plurali», comitati per il NO al referendum costituzionale, trasformandoli
>ancor più chiaramente di quanto non sia in parte già accaduto in
protagonisti
>di una positiva battaglia per l'attuazione-inveramento della Costituzione.
Come
>cioè suscitare un profondo, nuovo, "Risorgimento democratico" nel paese in
nome
>dei valori politico-sociali progressivi, popolari, propri del dettato
>costituzionale e contro tutte quelle forze interne e sovranazionali che
hanno
>operato - e che sono state battute ma non definitivamente sconfitte – per
>smantellare, nella forma e nella sostanza, la seconda e la prima parte della
>Costituzione.
>
>II q. Dal momento che il PD a maggioranza renziana (che ha le percentuali
ma
>non i voti reali del PC, e men che mai del PC e della DC) si configura
>oggettivamente - almeno sino ad ora - come una forza neocentrista
>complessivamente regressiva (istituzioni, economia e società), come provare
a
>costruire oggi - non negli anni 50 o 60 o 70 del Novecento - attraverso
varie
>fasi di aggregazione e diversi successivi momenti organizzativi che superino
>gli attuali micro-partiti, un nuovo, ampio e forte soggetto politico
>propriamente popolare e "di sinistra". Soggetto che sia "geneticamente",
>idealmente e programmaticamente democratico, libertario e anti-capitalista
(qui
>bisognerà discuterne bene), ma "di lotta e di governo". Aggregazione,
appunto,
>anch'essa ampia e plurale, ma inequivocabilmente di sinistra e dunque più
>ristretta – e con compiti, tendenzialmente, da "moderno principe" – rispetto
ai
>comitati per il NO di cui sopra. E ancora – aggiungo io – nuovo soggetto
>politico all'interno del quale la ricca, complessa - e talvolta
>contraddittoria - tradizione socialista possa svolgere un ruolo maieutico,
>propulsivo e magari – se ne fosse capace – "egemone". In fondo è disegno
>analogo – naturalmente mutatis mutandis – a quanto si proponeva Carlo
Rosselli
>negli anni Trenta con GL. Ma qui – oggi come allora – si incontrano
>necessariamente le altre migliori esperienze e culture politiche della
sinistra
>diffusa, italiana ed europea (comunisti italiani inclusi!). Tanto più che il
>1991 è trascorso da un quarto di secolo. Altrimenti si rifarebbe l'ennesimo
>partitino socialista di 2 seggi (forse) e nessuna incidenza politica. Ciò
vale
>anche nella auspicata prospettiva di una nuova legge elettorale
proporzionale
>(che potrebbe indurre taluno in tentazione).