venerdì 21 ottobre 2016

Enzo Marzo: Lettera aperta a Micromega e libertà e giustizia

lettera aperta a micromega e a "libertà e giustizia"- fermatevi, non facciamoci del male enzo marzo Da Critica liberale 6 commenti Cari amici, con grande schiettezza devo dirvi che il vostro Appello (https://goo.gl/fk9g0Q) è profondamente sbagliato e involontariamente fa il gioco dei sostenitori del SI’. Già il suo titolo, che rimanda a un popolare slogan usato da un giullare, e ora da lui stesso tradito per trenta denari, non è una trovata geniale dal punto di vista della comunicazione. Nella sostanza, poi, non credo che tutti i potenziali votanti per il NO siano convinti che la nostra sia la “più bella Costituzione del mondo”. Non va difesa una Costituzione che da alcuni decenni anche le forze democratiche hanno tentato di aggiornare, e che ha assolutamente la necessità di essere modificata in alcuni punti. Purtroppo finora le modifiche e i tentativi di modifiche sono state sempre peggiorativi. Oggi non credo che porti voti al No una difesa così lunga e appassionata come la vostra all’attuale formulazione del Titolo V, per non citare il metodo troppo simile a quello “renziano” con cui questo fu riformulato nel 2001. Non credo che porti voti al No o dia lustro a un qualunque giurista dare un ceffone al mondo laico giudicando “la più bella del mondo” una Costituzione che contiene un infame mostro giuridico anti-libertà religiosa come la costituzionalizzazione di un Trattato internazionale, come il Concordato. Non credo che porti voti al No considerare “bellissimi” articoli come il 21° , ora antiquatissimo, ma già nel 1948 assolutamente deficitario nei confronti delle tecnologie dell’epoca (che peso ebbe il monopolio radiofonico per i regimi totalitari?), incapace com’è di porre una qualche separazione tra i poteri politico economico e mediatico. Non credo che abbiano fatto una buona riuscita altri articoli, ma sarebbe troppo lungo citarli tutti. Non potete dimenticare che l’attuale costituzione non è riuscita a fare da baluardo alla democrazia parlamentare negli ultimi dieci anni in cui la violazione sistematica dell’art. 87 ha ridotto il nostro Parlamento a una pura formalità. È oltremodo dannoso nonché esornativo difendere in blocco l’attuale Costituzione gettando nelle braccia del SI’ tutti coloro che pur disapprovando la Riforma Renzi-Verdini non amano particolarmente questo a quello articolo vigente. Noi dobbiamo demolire la Deforma, non difendere ciò che non è messo in discussione. Già il Comitato principale del No ha indebolito l’intero fronte regalando all’avversario l’assolutamente prevedibile fallimento della raccolta delle firme per i referendum. Fermiamoci qui a farci del male. La parte sostanziale del vostro Appello è centrata sulla banca Morgan e su Blair. E sembra difendere l’aspetto “socialista” della Costituzione. Sbagliatissimo. Si perde il referendum se sembra che ci si rivolga solo a quella parte dell’elettorato (ora ridotto a non più del 3-4 per cento e probabilmente già straconvinto a votare No) fornendo argomenti a coloro (parte di M5 stelle, del Centrosinistra, Centro e Destra) che hanno in odio qualunque venatura socialisteggiante e cattocomunisteggiante della Costituzione. Dobbiamo allargare il suffragio, non restringerlo. E il modo c’è. Si tratta di colpire il disegno vero di Renzi. E non i consueti Demoni della sinistra più o meno estrema, come le Banche, le Multinazionali, i socialtraditori, ecc. Lasciamo questi argomenti alla campagna elettorale delle Politiche per prendere il solito 3-4 per cento. Pensiamo all’altro 97 per cento dei cittadini. In nessun articolo della Deforma si lede qualche aspetto socialisteggiante della Costituzione. Quella che viene colpita è la sostanza liberale e liberaldemocratica del nostro Ordinamento. Il disegno autoritario di Renzi malmena la separazione dei poteri, è profondamente demagogico, è perfettamente coerente con la riforma radiotelevisiva (mi sta sorprendendo molto che viene usato molto giustamente l’effetto perverso del combinato disposto con l’Italicum, ma non viene mai citato dalle vostre organizzazioni il pericolo non meno grave del terzo corno del neoautoritarismo, ovvero il fatto che il presidente del consiglio si è già conferito il potere di decidere da solo l’Amministratore delegato del servizio pubblico radiotelevisivo, con le conseguenze che ogni telespettatore può già apprezzare). Scusate se ho detto la mia senza mezzi termini, ma vorrei proprio che vincessimo tutti uniti questo referendum che giudico una svolta storica per il nostro paese. E non vorrei che lo perdessimo per i ricorrenti e consueti tic di una certa sinistra italiana che non sa mai rinunciare alla sua “vocazione minoritaria”. Parliamo invece tutti della Democrazia in pericolo, senza inutili nostalgie. Basterebbe e avanzerebbe. Roma 17 ottobre 2016

24 commenti:

maurizio ha detto...

Ho avuto modo di leggere questa lettera aperta di Enzo Marzo a MicroMega e a Libertà e Giustizia alcuni giorni fa. La lettera ha dato il via ad una discussione in cui sono intervenuti, fra gli altri, Luigi Fasce e Livio Ghersi. Mi sono aggiunto anch'io e desidero proporre agli amici e compagni del Rosselli le mie considerazioni al riguardo.


Sono d'accordo con Luigi Fasce e Livio Ghersi. Il fronte del NO è talmente ampio e composito da non poter essere irreggimentato in un'unica visione politico-culturale con conseguenti omogenee parole d'ordine. Per cui ciascuno proceda pure toccando le corde che preferisce nella speranza che alla fine il NO prevalga. Però a ben vedere la polemica di Enzo Marzo non è erga omnes - e questo mi sembra del tutto normale - ma si indirizza verso suoi antichi e tradizionali amici come Gustavo Zagrebelsky e Paolo Flores D'Arcais. Questo è il punto e su questo un commento va speso. Indubbiamente Enzo ha ragione quando invita a dimenticare la patetica definizione della nostra Costituzione come "la più bella del mondo". E'stata una buona Costituzione ed ha retto bene per molto tempo, ma le ragioni per procedere ad una riforma seria ed organica, ben diversa ovviamente dall'attuale, c'erano tutte già un bel po' di tempo fa. Fu un errore dire aprioristicamente di no ad ogni tentativo di aprire un discorso al riguardo e la conseguenza è stata che, anziché un'ampia riflessione nel merito, abbiamo avuto solo cambiamenti settoriali uno più sciagurato dell'altro. Cito soltanto la già ricordata pessima riforma del Titolo V del 2001 e l'aver inserito in Costituzione una bestialità economica come il Fiscal Compact. Per cui è vero che la Costituzione è già stata abbondantemente manomessa e pertanto altro si dovrebbe dire, ma questo difficilmente può essere detto da chi - Zagrebelsky in primis - continua a coltivare una concezione di difesa statica e di sostanziale immobilismo costituzionale. Non credo però che quello che propone Enzo possa coinvolgere più di tanto un'opinione pubblica che non mi sembra affatto sensibile nei confronti dei sacri valori della democrazia liberale. Forse bisognerebbe partire un po' più da lontano e dire, una volta per tutte, che la riforma/deforma Renzi-Boschi-Verdini è il punto d'arrivo di un processo ormai più che ventennale, che ha spogliato i cittadini non solo di diritti, ma di occupazione, di opportunità per il futuro dei giovani e di un benessere allora più diffuso e meglio redistribuito. Di questo sono responsabili sia il centrodestra berlusconiano sia, e forse più ancora, l'Ulivo di Prodi e sodali. E c'entrano molto anche la finanza e le multinazionali, che non capisco perché Enzo non voglia siano citate, e di cui Zagrebelsky per anni non si è accorto. Ai cittadini lavoratori questo va detto, ricordando che la riduzione degli spazi di democrazia e l'impoverimento dei molti hanno sempre marciato insieme.



Maurizio Giancola

franco ha detto...

Lo sviluppo della fase ha dimostrato tra l’altro esatto il convincimento al riguardo di una sostanziale incapacità di governo dei processi economici e della complessità della situazione internazionale da parte del Governo Renzi. Questo rende oggettivo il dato dell’assumere lo scontro referendario quale surrogato di uno scontro elettorale complessivo (come del resto aveva richiesto all’inizio lo stesso Renzi chiedendo un plebiscito). In questo senso esiste, da parte di un’altrettanto necessaria caratterizzazione della sinistra in questo frangente, il porre il tema di una alternativa. Di conseguenza la necessità di un confronto a tutto tondo, su ragioni e senso di questo difficile stato di cose. Si impone una forte caratterizzazione politica della campagna elettorale, accompagnata alla valutazione di fondo sul merito, quella riguardante la richiesta che implicitamente le deformazioni costituzionali pongono ad elettrici ed elettorali circa lo (sciagurato) superamento di una democrazia repubblicana fondata sulla centralità del Parlamento, come previsto dalla Costituzione vigente. Grazie per l’attenzione Franco Astengo

luigi ha detto...

Enzo Marzo è della scuola liberale e le nostre critiche politiche
liberlsocialiste alla controriforma ovvero socialiste liberali forse
non le ha in memoria, art. 3 in primis. Nadia Urbinati lo ha definito
sintesi emblematica del liberalsocialismo.
Poi c'è tutta la prima parte titolo terzo che non mi stanco mai di
ripetere qui e altrove.
Anche eminenti giuristi, il nostro Besostri prima di altri, ha
recepito il risvolto sociale ed economico della Costituzione.
Segnalo uno per tutti recentissimo
Paolo Maddalena, "Gli inganni della finanza" ... penso sarebbe il
caso che Enzo Marzo si documentasse. Tutto basato sulla Costituzione
pilastro centrale, art.41.
Allego mia recensione un po' di corsa rozza ma esaustiva fatta in
viaggio accompagnando Maddalena nel tour di tre giorni in Liguria.
Comunque come giustamente dice il compagno Giancola ognuno parli con
la sua lingua preferita. Vogliamo dividerci anche su questo ? io dico
NO e voto NO.
Luigi Fasce - CDC Genova NO Comitato

felice ha detto...

Siamo tra Scilla e Cariddi. Ieri sera avevo di fronte il prof. Ceccanti e nel pubblico l'argomento che ci avevano provato le commissioni bicamerali Bozi, Jotti -De Mita e D'Alema senza cavare un ragno dal buco e noi(Renzi), invece, sì fa una certa presa sul pubblico. La riforma è imperfetta,ma intanto non lascia la situazione attuale, che invece, se vince il NO per 20 anni non cambia niente. se si fanno proposte di cambiamento in altra direzione, per esempio avere un giudice individuato con chiarezza cui rivolgersi in caso di violazione di diritti costituzionali , fondamentali, " allora ammettete che la Costituzione non è la più bella del mondo" Le critiche tecniche sul Senato che non rappresenta le istituzioni territoriali (comuni, Città Metropolitane e Regioni secondo l'art. 114 Cost. rev., ma solo le regioni a voler tutto concedere e che non si può eleggere " con metodo proporzionale" un solo senatore consigliere regionale ( è il caso di Val d'Aosta, Liguria, Prov. Bolzano, Prov. Trento, Friuli V.G., Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata) o anche 2(Calabria e Sardegna), neppure , come sostiene Ceccanti applicando la norma transitoria art 39 c. ddl cost, Boschi Renzi dovendosi rispettare sia il c. 2 (" metodo proporzionale"), che il c. 6 (" I seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun consiglio"[nota la quasi totalità delle Regioni ha leggi elettorali iper maggioritarie con il 60% di seggi + il presidente alla coalizione vincente].) altro argomernto che fa presa è quello che il Fronte del NO è un'accozzaglia, quindi se vincono non riuscirebbero a far nulla. Dove c'è gente che ragiona chiedo se vince il NO cosa fa il PD, che controlla sia pure immeritatamente, cioè grazie ad una legge elettorale incostituzionale la Camera dei deputati,si ritira sull'Aventino? Dove è l'interesse del Paese, che dicono essere la loro prima preoccupazione? Stanno a guardare dicendo il Paese non ci merita? Che si arrangino!. Non si abolisce neppure più il CNEL e non si affida la fiducia alla sola Camera? Non si tagliuano del 10% le indennità di tutti i parlamentari con un risparmio maggiore di quello del Senato con 200 in meno? Sono come il violinista che imputa al violino non costruito da Stradivari e neppure a Cremona la sua incapacità di suonare: si nasconde il fallimento della classe politica dando colpa alle istituzioni. Con un bicameralismo paritario e con governi che duravano meno di un anno l'italia è cresciuta fino a diventare la settima o la sesta potenza industriale, la lira ha vinto l'oscar delle monete e a fare riforme come quella agraria,della scuola media unica, del diritto di famiglia compreso il divorzio il divorzio,dello statuto dei lavoratori o del servizio sanitario nazionale e a costruire l'Europa..E' vero che non è quella sognata dai federalisti w che il secondo comma dell'art. 3 resta ancora un compito, come anche dare corpo all'economuia mista con al centro il lavoro e i lavoratori preconizzata dal Titolo terzo della Parte Prima, ma almebno andava in quella direzione e questo fino a che c'era una legge elettorale proporzionale: con la proporzionale nobn c'erano mai state due maggioranze politiche diverse tra Camera e Sanato.

mimmo ha detto...

Franco Astengo conferma ciò che emerge con assoluta chiarezza, l'ininfluenza dei quesiti referendari, bensì la contrapposizione POLITICA nei confronti dell'attuale maggioranza da parte di un largo schieramento caratterizzato da reciproca incompatibilità, e nel quale la 'sinistra sinistra' era e rimane ininfluente.

roberto ha detto...

La contrapposizione politica l' ha cercata Renzi sin dall' inizio, salvo poi correre ai ripari quando si è accorto che il consenso elettorale non era così sicuro.
Bisogna stare il più possibile al merito, in quanto la deforma, in una con l' italicum frutto dello stesso disegno, indubbiamente stravolgerebbe il sistema democratico-parlamentare.
Poi, che ci sia necessità di definire,rapidamente, un compiuto progetto politico di alternativa, strettamente legato ai bisogni della gente, è certo fuori discussione e non è estraneo alla battaglia referendaria ( i principi costituzionali definirebbero già le essenziali linee programmatche), per far questo occorre costruire una forte sinistra, superando logiche da orticello.
Non so che significhi sinistra-sinistra, so che tanti elettori di centrodestra si riconoscono nelle politiche renziane.
So anche che il 4 dicembre non c'è quorum e si vince anche con un voto in più, non mi preoccuperei, al momento, di pretesa ininfluenza.

mimmo ha detto...

Caro D’Ambra,
non fai altro che confermare la mia tesi, che la questione per la stragrande maggioranza, anzi direi la quasi totalità del fronte del no, non è la deforma, bensì il governo del Paese.
Ma citando uno che si dichiara per il NO, senza sentire l’esigenza di ‘schierarsi’ ‘in democrazia non esiste una sola partita. C’è un lunghissimo campionato, fra idee, proposte, persone e soluzioni’
e prosegue ‘politici responsabili, se davvero volevano queste riforme, o se davvero sono riformatori, ma si opponevano alla qualità delle riforme del Governo Renzi, ritornano comunque sul discorso:percorso di adeguamento
( i vincitori) e di aggiornamento ( i perdenti) costituzionali.
Pasquino si appella alla politica responsabile e non ovviamente al tifo, anche se alla fine del primo tempo, occorre sapere se vi è la possibilità di un ‘vissero felici e contenti’ che storia e cronaca al momento negano.
Sinistra-sinistra è quella che sta in da decenni in stazione, ad aspettare il treno di Godot, che non è ancora arrivato, e si ha dubbi che possa arrivare, e fa sapere che per arrivare occorre comunque riempirlo quel treno.
E’ proprio la storia e la cronaca a dirci che ogni scissione, a parte la tragica per la storia italiana del 1921, al massimo riesce a riempire un pullman, e qui i tempi di percorrenza diventano influenti.
Sinistra-sinistra inquadra quegli strateghi che non sono mai riusciti a vincere, se non intestandosi le perdite della sinistra o dei centro sinistra.
Sono inutili? per discettare e confrontarsi no, per governare, assolutamente sì.
Poiché hai me non sono più giovanissimo, una così lunga attesa mi fa sentire il progetto ininfluente, anzi dannoso.

alberto ha detto...

Una semplice considerazione: se vincerà il NO,questo avverrà con un 20% di voti di sinistra e il restante 80% con voti provenienti dalla destra e movimenti populisti. E non si può certo dire che la destra vuole difendere la Costituzione, ma solo ridividere per l’ennesima volta il campo della sinistra . E tutto questo, in una situazione di grave deriva destrorsa e populista in Europa, dovrebbe fare riflettere chi, si richiama ad una cultura riformista di sinistra.
Fraterni saluti

maurizio ha detto...

Il referendum è ormai diventato una battaglia politica senza esclusione di colpi. Affrontare in questo modo temi inerenti alla Costituzione, che è la legge fondamentale dello Stato, quella in cui dovremmo riconoscerci tutti, è da irresponsabili.
Mi auguro che chi ha voluto questa lacerazione ne paghi le conseguenze.
Maurizio Giancola

luigi ha detto...

Caro compagno Roberto D'Ambra,
piacere di risentirti,
se rispondessi solo per ribadire che ognuno faccia risuonare quello
che le sue corde meglio gli consentono e che non c'è contrapposizione
tra la prima scuola di pensiero quella nel merito
e la seconda quella del disegno politico soggiacente: a chi giova,
chi sono gli ispiratori ? (a cui abbiamo dedicato con Besostri e
Maddalena un intero seminario il 5 settembre), potrebbe suonare come
polemica. Non è mi intenzione.Sinergia tra le due scuole di pensiero.
Ne approfitto perchè, invece, mi preme riprendere il tuo discorso
sulla "necessità di definire,rapidamente, un compiuto progetto
politico di alternativa, strettamente legato ai bisogni della gente,
è certo fuori discussione e non è estraneo alla battaglia
referendaria ( i principi costituzionali definirebbero già le
essenziali linee programmatche), per far questo occorre costruire una
forte sinistra, superando logiche da orticello.
D'accordissimo su "un compiuto progetto politico di alternativa" ma a
patto che, partendo dal presupposto che orticello è già definirsi
sinistra e non solo perchè è attuale spazio politico (non
ideologico), ma perchè, proprio come il termine socialista - nostro
amato - nel linguaggio distorto e marcito (Renzi si definisce
socialista e di sinistra, con cassa di risonanza che lo supporta e
oramai percepito dal pensiero comune, con da ultimo e il grave reale
macigno la conversione del PSE nel pensiero unico neoliberistaal
governo della Ue con PPE).
Purtroppo il termine sinistra politicamente non si può usare più per
almeno un decennio se va bene.
Per la gente la sinistra è Renzi, quello che vuole questa
controriforma che è dettata dalla GP Morgan, ma poi quello che con
arte della massima confusione mentale, si contrappone alla
commissione europea per fare una manovra di sinistra per dare la
tredicesima ai poveri pensionati, i terremotati, gli immigrati.
Ordunque, siccome la Costituzione è socialista e comunista dunque di
sinistra (e per me basta e avanza per essere una alternativa al
modello economico neoliberista) ma ad onor del vero, non solo, lo è
anche anche cristiano democratica, liberale, ma non liberista,
repubblicana, radicale (quello delle origini), non mi pare il caso,
con queste premesse, di voler costruire una forte sinistra,occorre
invece costruire ma una larghissima forza politica civica e
popolare con un Manifesto: la Costituzione. In cui quello che rimane
della sinistra vera possa naturalmente confluire. In cui indicare i
principi fandamentali ma anche e soprattutto la prima parte titolo
terzo - rapporti economici, questi assolutamente sì che sono le
essenziali linee programmatiche della possibile costruenda
aggregazione politica da attuare velocemente per andare alle elezioni
politiche del 2018.
Coalizione civica e popolare per la Costituzione o nome similare.
Ma evitiamo di rendere sterile il patrimonio della Costituzione
ridurre a solo partito della sinistra. Un errore da non fare in
questi tempi di discredito europeo della sinistra che si continua a
ritenere essere il socialismo europeo.
Onestà intelletuale vorrebbe che se le politiche del PSE sono
politiche neoliberiste si chiamassero in altro modo che non
Socialisti, ma da Blair in avanti la torre di Babele dei significati
ci ha fatti entrare nel pensiero marasmatico senza uscita.
Anche alla la sinistra sinistra, sebbene fortemente minoritaria,
che in questi ultimi anni tenuto alta la bandiera
dell'antineoliberismo, della giustizia sociale, difesa del lavoro e
della tutela ambientale, ricordiamo che la Costituzione è stata
definita convintamente dal comunista Togliatti la via italiana del
socialismo.
Dunque quelli di sinistra sinistra nel Partito della Costituzione
possono anch'essi agevolmente albergare senza per questo contraddire
le proprie origini.
Un dialogante saluto.
Luigi Fasce - Genova - www.circolocalogerocapitini.it

lorenzo ha detto...

La Sinistra raccoglie alle elezioni il 3-4% dei voti espressi (vedi le ultime europee) e dunque si può dire politicamente ininfluente. Ma influente politicamente negli ultimi vent'anni un paio di volte lo è stata, nel far cadere due volte il Governo Prodi, la prima consegnando il Governo nelle mani del neoliberista D'Alema, la seconda nelle mani del preteso liberista Berlusconi (non ha mai privatizzato un canile, dice Travaglio). Inoltre ciò che caratterizza da sempre la Sinistra è di essere divisa in numerose scheggie di partito, sempre in competizione fra di loro, e accomunate solo da un nemico, ovvero il Pd. Che poi ci sia necessità di definire rapidamente un compiuto progetto politico di alternativa, strettamente legato ai bisogni della gente, è certo fuori discussione "e non è estraneo alla battaglia referendaria, e per far questo occorre costruire una forte sinistra, superando logiche da orticello". Sul fatto che questa forte sinistra coincida con la Sinistra esistente, è lecito avere qualche dubbio.
Cordialmente. Lorenzo Borla

felice ha detto...

chi ha creato la situazione? Approvando una revisione costituzionale pessima d'intesa con la destra. Questa destra è buona per stravolgere la costituzione e non se vota NO? sono sempre gli stessi. mi sembra più grave progettare una manomissione della Costituzione con la destra o impedirlo?


Felice C. Besostri

claudio ha detto...

Ho cominciato a far politica prima del 1960 e, dopo uno sbandamento da matricola per Lelio Basso, ho capito presto che in Italia c’era un oggettivo “concorso” (come si dice oggi in termini giudiziari) tra chi le riforme le vuole solo perfette e chi non le vuole neanche storte. La campagna permanente del PCI e delle anime belle di sinistra contro il centro sinistra in genere e contro ogni proposta che faticosamente veniva avanti mi ha chiarito le idee. Questa volta, visto che le anime belle e la potente CGIL non sono state capaci di raccogliere le firme , il referendum si fa sulle firme raccolte dall’odiato Renzi, il potenziale dittatore (e giù a esecrare). Ma se non le raccoglieva lui, dubito che a un referendum si sarebbe arrivati con le firme dei parlamentari o dei consigli regionali. Se vince il no ci terremo la costituzione più bella e più pletorica del mondo, e torneremo a parlare solo di leggi elettorali, finora tutte incostituzionali. Perchè lo era anche il Mattarellum, dove i parlamentari venivano nominati dai segretari dei partiti in coalizione...Qualunque cosa succeda , è certo che dopo non ci sarà una riunione per la ricomposizione di una sinistra che con o senza quelli che escono dal PD non arriva al 4% dei votanti e quindi al 2,5% degli elettori , perchè non esiste una sala che possa ospitare alla presidenza in prima fila tutti quelli che partecipano solo se possono sedersi nel posto degli “aventi diritto”(a una ricandidatura)

dario ha detto...

Stai sereno Claudio, c'è vita anche dopo Renzi. Questo è un paese strano che sa dare il meglio di se nei momenti di maggiore difficoltà, basta saper spiegare bene il perchè occorre fare una determinata cosa. Su una cosa sono d'accordo con te, la questione centrale su cui occorre mettere più attenzione è il ricorso di Besostri contro l'Italikum, è quella la scadenza fondamentale, è la legge che consente (anche con il premio alla coalizione anzichè al partito) di costruire un Parlamento di nominati.
Nella vecchia Prima Repubblica il modo di dirigere i Partiti era certamente centralistico, era il portato di uno Stato centralistico e di rapporti nazionali ed internazionali, che obbligavano tutti ad indossare una camicia non sempre di proprio gradimento (immagino che ti ricordi la questione SS20), ma la selezione dei gruppi dirigenti era compito di un modo di fare politica molto "aperto" (soprattutto nel PSI), cosa che in qualche modo consentiva ad uno come me, a cui non piace portare il proprio cervello all'ammasso, sentire la militanza come una cosa utile e produttrice di risultati positivi.

dario ha detto...

Oggi non è più così, e l'effetto di un Referendum sbagliato nei tempi e nei modi lo dimostra, Renzi è riuscito, in un momento di crisi in cui occorreva spiegare bene agli italiani la provenienza e le soluzioni possibili di questa crisi, a spaccare l'Italia in due, in molti casi inseguendo le peggiori pulsioni populistiche (è sufficiente vedere la discussione in atto sull'indennità dei parlamentari).
A Volpedo abbiamo ascoltato (e consiglio a tutti di riascoltarli) Rusconi e Castronovo che ci hanno parlato della Germania, paese verso cui viviamo un misto di stima misto a preoccupazione, stima perchè siamo affascinati dal loro modo di lavorare e produrre, preoccupazione perchè sono ormai una potenza egemone (e l'egemonia tedesca fa sempre paura), bene quel paese ha una leader che magari è un po' democristiana nel suo modo di operare, ma mai e poi mai ha inseguito i populisti tedeschi (ieri ha di fatto estromesso il leader della Pomerania Meclemburgo perchè faceva occhiolino all'AfD).
Il populismo (in Italia "piacionismo" perchè anche i nostri populisti puntano sull'immagine anzichè sul progetto politico) sta facendo danni profondi, rende gli italiani irresponsabili, nella convinzione che il male sta altrove, nella cattiva mamma Europa o nei migranti, in Marchionne piuttosto che nella FIOM, in sostanza il nemico è altro, impedendo di guardare la realtà ed agire con piccole azioni quotidiane per il bene sociale, quanti di noi chiedono la ricevuta ai bar o agli artigiani?. L'evasione fiscale è di 100 miliardi all'anno ed il popolo italiano si entusiasma per il CAMBIO DI NOME di Equitalia, la cui fine è nata con le "visite" a Cortina e similia.
Equitalia ha agito male, ma ha avuto un merito, fare emergere una buona quantità di evasione (attorno a 15 miliardi anno), ma oggi il messaggio che questo Governo vuole dare (anche con i condoni sottotraccia) è: evadete che tanto troverete sempre un Governo che con tre pater ave e gloria vi assolve.
Fortunatamente domattina la Commissione Europea avvia l'iter per l'armonizzazione delle politiche fiscali tra tutti i paesi, si alzeranno alti lai, ma è un primo passo per giungere ad una politica fiscale comunitaria che potrebbe fermare la migrazione (sono questi i migranti peggiori) delle sedi legali delle aziende per lucrare sui differenziali (politica propria dei grandi gruppi ma soprattutto di quelli della new economy).
Sono queste le cose che a me, italiano abbastanza deluso, interessano, tutto il resto, compreso il caffè in più all'anno che mi garantirà la riformetta del Senato, sono iniziative utili per parlare d'altro per impedire di vedere la deriva dell'Italia.
Fraterni saluti
Dario


PS
ieri sulla Stampa ho letto una bella intervista a DaCosta ex vice dell'ONU che mette il dito sulla grande piaga africana, è un articolo che consiglio a tutti, spero che sia un segno che l'ONU, sotto la guida di un socialista, sta cambiando verso, da moloch burocratico a Istituzione politica.

luciano ha detto...

La caduta del secondo governo Prodi, non so più come dirlo, con la sinistra non c’entra.

Il governo cadde perché uscì dalla coalizione Mastella con la sua Udeur.

Era peraltro un governo instabile perché a) nel 2006 vi era stata la prima applicazione del Porcellum , fatto apposta per non dare la maggioranza al Senato; b) il C.S. alle elezioni era andato molto peggio del previsto, ottenendo un sostanziale pareggio e conseguendo al Senato solo un pugno di seggi in più del C.D.

Forse Borla intende per sinistra il sen. Turigliatto, ma mi sembra una sineddoche piuttosto ardita.

Peraltro, quell’unica defezione da sinistra si pareggia con la defezione del sen. Di Gregorio, che era piuttosto di destra (e comunque venne comprato dalla destra).

Oggi a Milano piove. Deve essere in qualche modo colpa della sinistra anche questo.

Luciano Belli Paci

lorenzo ha detto...

Vero, ma non si può certo dire che Bertinotti facesse il tifo per il governo di cui il suo partito faceva parte. Chi disse all'epoca, a proposito di Prodi, ? E in ogni caso vorrei che qualcuno mi citasse qualche provvedimento parlamentare degli ultimi 20 o 30 anni a favore delle "classi meno abbienti" ovvero dei poveri, provvedimento di cui la Sinistra sia stata decisiva. Cordialmente. Lorenzo Borla

alberto ha detto...

Caro Felice se la si smette di guardare ai vertici ( che per definizione passano) e si guarda alla massa dell’elettorato che ancora vota , diciamo, per partiti che non sono xenofobi e di destra, allora si capisce meglio che l’attale lotta per il referendum è tutta politica è rischia di spaccare, e forse più ancora stancare, definitivamente quell'elettorato. Elettorato che in democrazia è l’unica vera risorsa. Quando con altri non aderii al PD, ed ero da 35 anni iscritto al Pci-Pds-Ds, facemmo una battaglia congressuale.
Un caro saluto

luigi ha detto...

Sinistra, quale, socialismo quale, Ulivo cosa ?
Chi ha fatto cadere Prodi poco importa anche se la verità è quella
che qui ripete instancabilmente è stato Mastella.
Invece domandiamoci cosa era l'Ulivo, manche gli ultimi governi di
centro-sinistra: una accozzaglia informe contradditoria di valori ma
sostanzialemnte neoliberisti, neoliberisti neoliberisti.Blair con la
sua terza via imbellettamento neoliberista.
Qui si discute di nominalismi, che è socialdemocrazia secondo Palme
il PSE di Schulz e delll'eSPD non che PSE ?che perseguono le
direttive neoliberiste delle multinazionali di imprese e finanza
sovranazionali; discutiamo invece del modello economico alternativo
da contrapporre a quello neoliberista e fortunatamente possiamo
fregiarci ancora del Manifesto Costituzione Italiana, manifesto
perchè per quanto riguarda il titolo terzo rapporti economici è stato
totalmente rimosso (rimosso in senso psicoanalitico), non cancellato,
dunque se mandiamo a casa Renzi il 4 dicembre con un NO cubitale,
possiamo riprendere il programma delle riforme strutturali (compagno
Lombardi aiutaci tu), tutte da ripristinare ben si intende ma con il
giusto senso di marcia. E vediamo se il Manifesto Costituzione
italiana riesce a fare convergere tutte le anime della sinistra,
socialista, comunista, liberale, democratico cristiana, repubblicana,
radicale, insomma l'arco costituzionale con un programma sociale ed
economico centrato sul titolo terzo rapporti econnomici.

maurizio ha detto...

Queste continue rievocazioni di passate e spesso lontane vicende politiche, unitamente a riferimenti stizziti alla composizione dei due schieramenti ("vergognati di stare con i fascisti" cui si risponde "taci, amico dei ladri"), annoiano per non dire che deprimono. Stiamo al merito della questione e diciamo schiettamente: vogliamo un sistema politico in cui il potere, tutto il potere, sia di fatto concentrato nell'Esecutivo o riteniamo che il Parlamento debba ancora avere un ruolo di indirizzo e soprattutto di controllo, in omaggio agli antichi principi della separazione dei poteri e dei reciproci pesi e contrappesi? Ho già detto che non considero la Costituzione un totem indiscutibile e intoccabile. Se si fosse realizzato un meccanismo analogo al Cancellierato alla tedesca, ma con la legge elettorale e la regolamentazione dei partiti vigenti in Germania, sarei stato d'accordo.
Fraterni saluti
Maurizio Giancola

mimmo ha detto...

Che vi si trovi di fronte ad un referendum scivolato inutilmente e pericolosamente nel politico e' del tutto evidente, soprattutto dopo l'esito della Brexit, che chiama in causa a ragione o a torto anche chi e' esterno al sistema, da buon ultimo Varufakis, del quale se ne sentiva la mancanza.
Comunque l'esito avrà impatti importanti, comunque vada, e forse la via tracciata e' quella indicata da Polito sul Corsera di ieri, la replica delle soluzioni Tedesche e Spagnole, e quelle che di preannunciano per la Francia.
A distanza dal PD qualunque 'cosa' nasca e' destinata a raggruppare mestieranti, che sono quelli che hanno la certezza o la speranza di salvare se stessi per un altro giro, e nostalgici e retorici che finiscono per essere gli ingenui 'carburanti' dei mestieranti.
La politica e' diventata un deserto, il mutamento delle condizioni e delle regole di gioco trova tutti impreparati, si viaggia per tentativi, le ricette del passato non offrono un disciplinari di cura credibili, gli economisti sono ridotti come i filosofi di una volta, che per tirarsi su, si sorridevano quando si incontravano.
L'unica ricetta apparentemente credibile e' quella populista, quella che declina rancori e paure, egoismi e scetticismi e che si rifugia che l'unica via sia quella della difesa.
Se il target e' questo, per cercare di condizionare la scena occorre buttarla nella enfatizzazione dei pericoli occulti , che solo gli avveduti possono rendere visibili, o per converso rispondere ricorrendo alla contro demagogia, elio conto de e non aiuta.
Il Referendum e' entrato in questo ciò de sac, le modificazioni non riguardano il rapporto tra esecutivo e parlamento, anzi per converso ne limita l'abuso dei Decreti Legge, ma per il combinato disposto con una legge elettorale, per la quale si richiede la pregiudiziale di valutazione di costituzionalità alla Corte Costituzionale, si trasformerebbe in un mascherato passaggio di potestà dal parlamento al governo.
Due sono le considerazioni, nella prima si da per scontato che tutti gli eletti debbano concordare col premier del momento, cosa poco credibile in Italia, la seconda che premier e leader dello schieramento partitico di maggioranza debbano per forza coincidere. Ripercorrendo le cronache italiche, mi pare poco percorribile, a maggior ragione in una stagione nella quale la politica degli apparati fatica sempre più a legittimarsi.
Essere preoccupati mi pare il minimo, ritenere di poter essere autosufficienti e' un'altra utopia senza dichiarare default nei confronti dei creditori del debito pubblico, uscire dall'Euro, disattendere alle direttive e mettersi in u na deriva autarchico nazionalista, in questo cado i tempi dei processi decisionali dono ininfluenti così come le regole che adotti. I populismi di configurano sempre come il punto finale coagulo tra ciò che razionalmente non coincide, il 5 stelle e' il sublimato di questa contraddizione, così come il fronte del no.

franco ha detto...

Tutto questo discorso nasce da una valutazione errata del PD, in particolare
rispetto al tema dei mestieranti e del populismo. Ma non ce n'è soltanto per
il PD, beninteso Un esempio :

Di seguito estratto di un’intervista rilasciata dal sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio (uno dei tanti: sono 5, sempre in nome della
semplificazione e del contenimento delle spese) Claudio De Vincenti
rilasciata al Corriere della Sera e pubblicata il 26 Ottobre:
….”Doveva scendere già quest’anno (il debito pubblico) e invece l’inversione
di tendenza è stata rinviata al 2017. Perché stavolta (a Bruxelles, nessun
accenno alle elettrici e agli elettori)?
“ Perché finora, per ridurre il rapporto tra deficit e PIL si è pensato solo
a ridurre il debito. Questa manovra, invece, punta alla crescita del PIL,
con un forte stimolo agli investimenti privati e con una grande iniezione di
investimenti pubblici che segue, ad esempio, il masterplan per le Regioni
del mezzogiorno”…
In quale mondo si pensa vivano le persone comune perché si possano
rilasciare dichiarazioni di questo genere?
Quale visione, quale valutazione nel concreto della situazione del Paese,
delle sue condizioni economiche reali, dello stato della sua industria, del
suo sistema bancario, dello stato delle infrastrutture, del divario
esistente tra Nord e Sud che cresce ogni giorno ? Quale idea si persegue al
riguardo dell’allargamento della pervasività finanziaria dei gruppi di
criminalità organizzata? Perché si ritengono dei minorati, disposti a
credere alla favola della “grande iniezione di investimenti pubblici, i
comuni cittadini che cuciono il pranzo con la cena e cercano di tirare
avanti?
E’ questo disprezzo della verità, questa sottovalutazione del reale, questo
inganno continuo che si realizza attraverso l’uso dei mezzi di comunicazione
di massa che non solo dà fastidio, deprime, allarga il solco e quasi
costruisce un vallo tra lorsignori che giocano al potere e chi – appunto –
si esercita nell’antica arte dell’arrangiarsi in un Paese fermo al 12% di
disoccupazione complessiva, con 6 milioni di cittadine e cittadini al di
sotto della soglia di povertà, con il 50% dei pensionati sotto i 1.000 euro
al mese.
Un Paese dove si propone a chi deve andare in pensione di contrarre un mutuo
che dovrebbe durare tra i 63 e gli 83 anni di vita.
Ma questa tendenza a pensare che tutti si bevano lucciole per lanterne non è
soltanto del Governo o del PD.
Quale motivo oscuro avevano i 5 stelle di infliggerci la pantomima della
riduzione dello stipendio dei parlamentari? Pensavano davvero che si
trattasse di una mossa propagandisticamente efficace? Non si rendono conto
che i pensieri della maggior parte di elettrici ed elettori stanno da ben
altra parte, si rivolgono al concreto di quella quotidianità già
abbondantemente descritta poc’anzi, senza alcuna concessione alla propaganda
spicciola.

mimmo ha detto...

Franco quanto sostieni non fa una piega,
ma ho l’impressione che la domanda del giornalista riguardasse sotto l’aspetto macro come gestire il solito meccanismo che da oltre trent’anni decliniamo contro le generazioni future e a favore di quelle protette.
Far crescere il PIL per far crescere meno il Debito.
Il resto fa parte di una valutazione diversa, della quale è giusto ricordare e denunciare le drammatiche conseguenze, ma francamente mi pare di capire che la soluzione da dare a una tendenza, che non è più una congiuntura
richiederebbe una classe dirigente, politica, economica e sociale in grado di provare a trovare la formula giusta, che però sin qui mi pare che nessuno abbia trovato, se non per chi può di alzare il debito.

roberto ha detto...

La risposta di Giancola mi sembra tanto sintetica quanto convincente, anche per sostenere una campagna del No assoluamente seria
Roberto Biscardini