sabato 13 agosto 2016

Franco Astengo: Impoverimento

I FIGLI PIU’ POVERI DEI GENITORI : L’ITALIA FANALINO DI CODA ANCORA SULLA SVOLTA POLITICA ( A cura di Franco Astengo con un prologo e due capitoli) PROLOGO di Franco Astengo PRIMO CAPITOLO: uno stralcio del rapporto McKinsey sull’economia mondiale SECONDO CAPITOLO: stralcio di un articolo di Marianna Mazzucato PROLOGO: Mi permetto di disturbare ancora una volta tutti quanti per raccomandare la lettura dei due stralci riportati di seguito. La gravità della situazione è evidente, sul piano internazionale ma soprattutto in Italia nel quadro di una complessiva inesistenza politica dell’Unione Europea. I risultati dell’economia italiana sulle condizioni materiali dei maltrattati cittadini di questo disgraziato Paese sono ben riportati dal rapporto McKinsey, e sono il frutto di politiche profondamente sbagliate portate avanti dal centrosinistra e dal centrodestra nel periodo sciagurato del finto bipolarismo. Politiche colpevolmente sbagliate accentuatesi nella loro negatività con i governi Monti e Letta, sorti sotto il patrocinio del “riformatore” Napolitano, e soprattutto con il governo Renzi, autore dell’incredibile performance degli 80 euro, un’elemosina che – incredibilmente – ha causato un colossale fraintendimento di massa dimostrando tutta la fragilità culturale di un popolo allo sbando, privo di corpi intermedi e di seri soggetti politici di riferimento. Soggetti politici ormai ridotti a terreno di contesa per gruppi di piccolo cabotaggio del potere, come ben dimostrano anche le vicende di questi ultimi giorni. Nello stralcio dell’articolo di Marianna Mazzucato, che costituisce il “capitolo secondo” (ho suddiviso in presunti “capitoli” tanto per alleggerire il tono è chiaro il richiamo all’economia “mista” che aveva caratterizzato la situazione italiana dal dopoguerra agli anni ’70. Non si tratta di nostalgia, la situazione era difficile e complicata in allora, si avviava l’invadenza dei partiti, fallì il progetto di programmazione del primo centrosinistra (quello vero), la nazionalizzazione dell’energia elettrica si rivelò, alla fine, una delle fonti della corruzione che erose il sistema nei decenni seguenti. Ciò nonostante si andò avanti modernizzando il Paese, portando all’altezza delle economie più forti: oggi ricorrono i cinquant’anni dell’inaugurazione di Togliattigrad, nel cuore dell’”impero del male”, a dimostrazione che si trattava di un mondo che alla fine era in grado di muoversi in avanti e non soltanto all’indietro come accade adesso. Adesso il mondo si muove all’indietro come dimostra bene anche il rapporto McKinsey per conservare ricchezza e potere per pochi, abbandonando intere aree del mondo alla sopraffazione, alla guerra, al terrorismo dei nuovi /antichi fondamentalismi. Torno all’Italia per concludere: gli anni ’60 che l’articolo di Marianna Mazzucato ricorda erano gli anni dei partiti organizzati, del sistema proporzionale, di forti convulsioni politiche ( l’estate 1960 fu quella dei fatti del Luglio e del governo Tambroni, non soltanto delle meravigliose Olimpiadi di Roma), della “conventio ad excludendum e di un sistema politico bloccato. Però si allargava la democrazia, gli enti locali costituivano la vera spina dorsale del Paese, l’industria pubblica era il nerbo della ricostruzione, nessuno pensava a mettere in discussione la Costituzione, anzi a sinistra, soprattutto dall’opposizione comunista, si spingeva per applicarla pienamente, l’economia mista era considerata un fattore di possibile avvio di una “fase di transizione”. Era una fase di difficile, complicato, “riformismo vero” dove la discussione era se si dovesse puntellare comunque un capitalismo italiano considerato ancora “straccione” (era la visione un po’ arcaica di Amendola) oppure se si dovesse proporre un “nuovo modello di sviluppo” (come sostenevano i lombardiani impegnati nelle difficoltà del governo, e gli “ingraiani”, Trentin e Magri relatori in un fondamentale convegno del Gramsci nel 1962). Era quello il livello del dibattito. Descritto soltanto per conoscenza, senza nostalgia ma soltanto per ricordare e proporre la lettura nuda e cruda di questi due stralci. Serve una svolta politica ma l’interrogativo è pesante: esiste ancora una sinistra in grado almeno di pensarla? Rinnovo le mie scuse e ringrazio per l’attenzione Franco Astengo CAPITOLO PRIMO: Questo che segue è un resoconto sommario dei contenuti del rapporto McKinsey sull’andamento dell’economia mondiale L’ultimo decennio ha sconvolto l’ordine economico: i figli sono più poveri dei genitori, e forse destinati a rimanerlo. Non era mai accaduto dal Dopoguerra fino al passaggio del Millennio. L’Italia si distingue, fra tutti i paesi avanzati, come quello in cui questo ribaltamento generazionale è più dirompente. L'impoverimento generalizzato e l'inversione delle aspettative sono i fenomeni documentati nell'ultimo Rapporto McKinsey. Il titolo è "Poorer than their parents? A new perspective on income inequality" (Più poveri dei genitori? Una nuova prospettiva sull'ineguaglianza dei redditi). Il fenomeno è di massa e praticamente senza eccezioni nel mondo sviluppato. Contribuisce a spiegare - secondo lo stesso Rapporto McKinsey - il disagio sociale che alimenta populismi di ogni colore, da Brexit a Donald Trump. Per effetto dell'impoverimento e dello shock generazionale, una quota crescente di cittadini non credono più ai benefici dell'economia di mercato, della globalizzazione, del libero scambio. Lo studio di McKinsey ha preso in esame le 25 economie più ricche del pianeta. C'è dentro tutto l'Occidente più il Giappone. In quest'area il disastro si compie nella decade compresa fra il 2005 e il 2014: c'è dentro la grande crisi del 2008, ma in realtà il trend era cominciato prima. Fra il 65% e il 70% della popolazione si ritrova al termine del decennio con redditi fermi o addirittura in calo rispetto al punto di partenza. Il problema affligge tra 540 e 580 milioni di persone, una platea immensa. Non era mai accaduto nulla di simile nei 60 anni precedenti, cioè dalla fine della Seconda guerra mondiale. Tra il 1993 e il 2005, per esempio, solo una minuscola frazione della popolazione (2%) aveva subito un arretramento nelle condizioni di vita. Ora l'impoverimento è un tema che riguarda la maggioranza. L'Italia si distingue per il primato negativo. È in assoluto il paese più colpito: il 97% delle famiglie italiane al termine di questi dieci anni è ferma al punto di partenza o si ritrova con un reddito diminuito. Al secondo posto arrivano gli Stati Uniti dove stagnazione o arretramento colpiscono l'81%. Seguono Inghilterra e Francia. Sta decisamente meglio la Svezia, dove solo una minoranza del 20% soffre di questa sindrome. Ciò che fa la differenza alla fine è l'intervento pubblico. Il modello scandinavo ha ancora qualcosa da insegnarci. In Italia, guardando ai risultati di questa indagine, non vi è traccia di politiche sociali che riducano le diseguaglianze o compensino la crisi del reddito familiare. L'altra conclusione del Rapporto McKinsey riguarda i giovani: la prima generazione, da molto tempo, che sta peggio dei genitori. "I lavoratori giovani e quelli meno istruiti - si legge nel Rapporto - sono colpiti più duramente. Rischiano di finire la loro vita più poveri dei loro padri e delle loro madri". Questa generazione ne è consapevole, l'indagine lo conferma: ha introiettato lo sconvolgimento delle aspettative. Lo studio non si limita a tracciare un quadro desolante, vi aggiunge delle distinzioni cruciali per capire come uscirne. Il caso della Svezia viene additato come un'eccezione positiva per le politiche economiche dei governi e gli interventi sul mercato del lavoro che hanno contrastato con successo il trend generale. "Lo Stato in Svezia si è mosso per mantenere i posti di lavoro, e così per la maggioranza della popolazione alla fine del decennio i redditi disponibili erano cresciuti per quasi tutti". Perfino l'iperliberista America, però, ha fatto qualcosa per contrastare le tendenze di mercato. Riducendo la pressione fiscale sulle famiglie e aumentando i sussidi di welfare, gli Stati Uniti hanno agito per compensare l'impoverimento con qualche successo. In Italia, una volta incorporati gli effetti delle politiche fiscali e del welfare, il risultato finale è ancora peggiore: si passa dal 97% al 100%, quindi la totalità delle famiglie sta peggio in termini di reddito disponibile. Se lasciata a se stessa, l'economia non curerà l'impoverimento neppure se dovesse ricominciare a crescere: "Perfino se dovessimo ritrovare l'altacrescita del passato, dal 30% al 40% della popolazione non godrà di un aumento dei redditi". E se invece dovesse prolungarsi la crescita debole dell'ultimo decennio, dal 70% all'80% delle famiglie nei paesi avanzati continuerà ad avere redditi fermi o in diminuzione.” CAPITOLO SECONDO: Un passaggio di un articolo di Mariana Mazzucato pubblicato da Repubblica in risposta a un intervento di Franco De Benedetti …” il nostro miracolo economico è stato reso possibile da una manciata di imprenditori illuminati, fra i quali Adriano Olivetti, che ha sempre raccomandato la collaborazione tra gli operatori privati e lo Stato. Sono stati gli investimenti diretti (non semplici sussidi) dello Stato con l’Eni e l’Iri, a rendere possibile, insieme a questi pensatori visionari, il miracolo economico. Ma che cosa è successo? La rigida contrapposizione tra pubblico e privato ha condotto allo smembramento della Montedison (poi diventata Enimont) alla frantumazione della Olivetti e alla frettolosa svendita dell’IRI. E non dimentichiamoci di Telecom Italia che era un operatore di livello internazionale nel campo delle telecomunicazioni fino a quando non è stata privatizzata decimando, guarda caso, proprio il suo dipartimento ricerca e sviluppo.

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