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domenica 17 aprile 2016
Franco Astengo: Guerre
CHIASSO MEDIATICO, PROFUGHI, GUERRE di Franco Astengo
In queste ore sta salendo di tono il chiasso mediatico attorno al drammatico tema dei profughi.
Un chiasso mediatico che pare però aver dimenticato, nella consueta superficialità dei media, due importantissime questioni:
a) Il fenomeno dei profughi, fuggiaschi dalle guerre e dalle dittature, non è fenomeno riservato a una sola area del mondo, quella mediterraneo e centro europeo, posta a diretto contatto con i conflitti mediorientali (rammentando sempre l’origine di questi conflitti dall’esportazione della democrazia). Si tratta di un fenomeno globale di dimensioni planetarie: i mari dell’Asia sono solcati da milioni di disperati in fuga che non trovano asilo in alcun luogo e – prima di tutto - sono seccamente respinti dall’Australia, meta agognata. L’Etiopia sta ospitando 800.000 profughi della guerra siriana. E gli esempi potrebbero continuare a lungo;
b) L’origine di queste tragedie sta nelle guerre: anche in questo caso non è possibile riferirci semplicisticamente soltanto all’ISIS, alla Siria e alla Libia. Si calcolano in questo momento, tra guerre “classiche” e guerre civili, 49 teatri bellici nel mondo.
Perché si fanno le guerre?
La risposta è semplice ed è quella di sempre: perché le grandi potenze e le lobby dominanti al loro interno debbono vendere armi e tecnologia bellica.
Elenchiamo alcuni dati che provengono dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) già riportati nel numero di Aprile de “Le monde diplomatique”.
Andando per ordine.
Il 2014 ha registrato più guerre da ogni altri anno dal 2000 in poi.
Invece di ridursi le spese militari nel mondo sono aumentate di un terzo in dieci anni, raggiungendo i 1.700 miliardi di dollari (un po’ più di 1.520 miliardi di euro) nel 2014.
Le spese militari sono più che raddoppiate nell’Africa del Nord e nell’Europa dell’Est, e sono aumentate dei due terzi in Medioriente come nell’Est asiatico.
Gli Stati Uniti che avevano iniziato a ridurre il bilancio militare con il ritiro delle truppe nell’Iraq nel 2011 e dall’Afghanistan (che dovrebbe concludersi quest’anno) nel 2014 lo hanno riportato al livello del 2007, ovvero a 610 miliardi di dollari (547 miliardi di euro): un terzo dell’intera spese militare mondiale.
Negli ultimi cinque anni, precisa il SIPRI, la vendita di armi è stato il più importante dalla fine della guerra fredda.
Gli Stati Uniti sono al primo posto con il 32,8% del mercato mondiale seguiti dalla Russia con il 25,3%.
Le due superpotenze sono in grado di proporre dei sistemi d’arma testi in teatro di guerra (il cosiddetto “combat proven”: la ragione vera per la quale le guerre sono alimentate di continuo e l’ISIS è del tutto funzionale a questo disegno, come vedremo in seguito. L’ISIS se non ci fosse bisognerebbe inventarlo e così probabilmente è stato fatto).
A grande distanza la Cina (5,9%), la Francia (5,6%) e la Germania (4,7%).
Attenzione alla graduatoria degli acquirenti: al primo posto l’India, seguita da Arabia Saudita ( principale finanziatore dell’ISIS), Cina, Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud.
Sono soltanto alcune cifre molte indicative al riguardo delle mistificazioni pacifiste portate avanti dalla propaganda dei diversi governi: propaganda particolarmente odiosa nel caso del governo italiano, che vive sostanzialmente in tutti i suoi atti sulla mistificazione propagandistica, unica cifra possibile per la sua esistenza.
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