sabato 26 settembre 2015

Franco Astengo: Conferma di un'analisi

LA CONFERMA DI UNA ANALISI di Franco Astengo L’editoriale firmato da Stefano Folli e apparso su Repubblica il 25 Settembre contiene l’ennesima conferma di un’analisi che si sta cercando di portare avanti da parecchio tempo, però con scarsissima fortuna. Occhiello e titolo risultano estremamente significativi e così recitano: “ Il mondo post Berlusconi si sgretola e Renzi se ne impossessa” e ancora “I vassalli della destra alla corte del nuovo re”. Il riferimento è rivolto naturalmente all’operazione in corso, patrocinata dalla massoneria (è rimasto senza risposta, a proposito, l’editoriale d’addio al Corriere della Sera di Ferruccio De Bortoli, pubblicato qualche mese fa) e orchestrata dal banchiere Denis Verdini di vera e propria “transumanza” di parlamentari da Forza Italia a una nuova formazione (ALA) attraverso la quale ci si ripromette di realizzare un concreto sostegno al governo Renzi, nell’augurio di spostare non soltanto parlamentari, ma anche voti dalla destra al partito Democratico. Un passaggio dell’articolo di Folli merita di essere ripreso: “.. E, infatti, l’operazione, al di là del notevole tasso di trasformismo, è figlia di una precisa intuizione. Renzi è ormai il personaggio egemone della scena politica – il nuovo Berlusconi, dice qualcuno – e ambisce a ereditare una parte consistente dei voti di Forza Italia, il che significa entrare nel santuario dei ceti sociali che un tempo sostenevano il centrodestra e oggi sono maturi per il renzismo..”. In questo modo si completa quel “movimento” che, parecchio tempo fa, Ilvo Diamanti aveva identificato come da PD a PdR : cioè l’inoltrarsi definitivo verso il soggetto di regime che punta, attraverso l’abolizione delle assemblee elettive, gli smisurati premi di maggioranza, l’abolizione della Costituzione nella sua parte di disegno delle istituzioni repubblicane, possa affermare un’egemonia totalitaria fondata (riprendo ancora Folli): “ “partito di Renzi, post moderno e centrato sulla figura del leader”. Si tratta di un’analisi che circola da tempo ma che non ha trovato ancora una risposta adeguata. La sinistra ex- PCI presente nel PD si muove come se vivesse sulla luna: l’accordo raggiunto sulla trasformazione del Senato è la prova più lampante di questo stato di fatto. Davvero di quell’accordo non si capiscono le ragioni, salvo quelle di un’analisi vecchia e superata riguardante le necessità di mantenersi in quella posizione per combattere la destra e la “paura” del M5S. Se queste sono le ragioni davvero le capacità analitiche degli esponenti di quest’area politica sono ridotte a zero: la destra è in casa, non la riconoscono, la subiscono e favoriscono anziché combatterla a fondo come sarebbe necessario. Intendiamoci bene su di un punto: il Movimento 5 Stelle non rappresenta un pericolo per la democrazia, anzi, è l’espressione di un pezzo di questo sistema che non intende combattere presentando un’alternativa. Il M5S minimizza(forse per ragioni di vera e propria miopia politica) le proprie capacità di proposta in una visione ridotta e ristretta della situazione politica e sociale , adeguandosi al meccanismo della spettacolarizzazione e del personalismo. A sinistra, tra SeL, fuoriusciti vari, appendici di Tsipras il quadro risulta davvero desolante: l’approccio alla vicenda greca è risultato emblematico ma soprattutto è particolarmente significativa la subalternità culturale che si esprime, ad esempio, attraverso le colonne del “Manifesto” alla logica espressa dal Papa: logica che può andar bene, per chi ci vuol credere, per la predicazione evangelica ma che sul piano politica porta agli errori di altermondismo movimentista che già segnarono il cammino del cosiddetto “movimento dei movimenti” all’epoca del G8 genovese. Rifondazione Comunista accompagnò quell’opzione con la scelta di governo, provocando così la propria definitiva caduta, avendo abbandonato qualsiasi riferimento alla tradizione della sinistra europea: sia quella passata da Bad Godsberg, sia quella rimasta nell’alveo dell’opzione marxiana. Del resto anche lo scioglimento dello stesso PCI era avvenuto su di un’analoga lunghezza d’onda al riguardo della indeterminatezza teorica e politica e non ci poteva aspettare, a quel punto, nulla di meglio. Così come nulla di meglio ci si poteva aspettare dagli esponenti di quella parte di ex-PCI approdata al PD. Tutto questo per sviluppare, ancora una volta, una proposta molto precisa. Il punto saliente della vicenda politica attuale, il nodo di fondo, quella che si potrebbe definire “contraddizione principale” all’interno di un “caso italiano” al riguardo del quale va presa in considerazione la scelta di privilegiare l’intervento sul sistema politico interno rispetto al quadro europeo e a quello internazionale (che pure presenta rischi di vera e propria dissoluzione in quella che Rampini ha definito “l’età del caos”). Il tema dell’agire politico in Italia appare però propedeutico alla possibilità di intervenire rispetto al quadro complessivo: si capisce che si tratta di un’inversione di canone, non usuale, ma ci sono ragioni di necessità e urgenza. Serve subito un soggetto politico che, sulla base di quelle opzioni storiche della sinistra alle quali ci si è già abbondantemente richiamati in questa sede, operi un’inversione di tendenza richiamandosi ai concetti di rappresentanza e organizzazione del sistema politico e dello Stato scelti, a suo tempo, dai Padri Costituenti. E’ una battaglia per la democrazia, rendiamocene conto, che va urgentemente combattuta dotandoci delle armi necessarie che passano necessariamente per l’organizzazione: adottando forme innovative in relazione al procedere dei tempi ma comunque fortemente collegate alla nostra storia e alla nostra – non perduta – identità di rappresentanza politica.

1 commento:

mimmo ha detto...

Caro Astengo, non colgo questa aprioristica esclusione del M5S , anche perché il movimentismo a sx del PD è' costretto ad inseguirli, vedi Civati e il suo referendum.
La mancata svolta socialdemocratica del PCI, ha generato una classe politica, senza un anima, quella del passato era inutilizzabile, che si è' arroccata ed autoalimentata nel proprio network, CGIL e COOP, una combinazione negli anni sempre più corporativa e conservativa che e'venuta a patti col sistema. Cambiare occorreva, lo chiedeva il Paese in tutte le due componenti, non averlo voluto fare per paura di rompere con sodali e sodalizi porta a queste conseguenze. Il resto lo fa la rivoluzione tecnologica e la globalizzazione che trova una sinistra culturalmente e politicamente impreparata.
Anziché demonizzare occorrerebbe mettere in campo idee e proposte per il Paese, piuttosto che demonizzare, more solito, il dittatore di turno.