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domenica 20 settembre 2015
Marc Lazar: Quale sinistra nel voto greco
QUALE SINISTRA NEL VOTO GRECO
L’ARRIVO di Corbyn alla testa del Labour, l’esito delle elezioni in Grecia, le speranze di Podemos per il voto di fine anno in Spagna e le iniziative degli oppositori a Renzi rilanciano il dibattito sulla sinistra della sinistra, detta anche radicale.
MARCLAZAR, La Repubblica, 20 settembre 2015
COSÌ come meritano di essere discusse le analisi, molto diffuse, che prevedono una sua irresistibile ascesa. La storia della sinistra europea è segnata da ricorrenti accuse di tradimento contro i partiti riformisti: si ricorderanno ad esempio quelle degli anni Sessanta e Settanta. Di fatto però, oggi come ieri, la sinistra radicale, seppure unita nella critica ai riformisti, appare profondamente divisa, tanto da costituire una galassia eterogenea di diverse sensibilità, ove si distinguono due grandi gruppi. Il primo, tradizionale, fa capo ai riferimenti fondamentali della sinistra (una politica statalista, il rilancio di un’ampia redistribuzione sociale, tassazione dei più abbienti ecc.) venata spesso di inclinazioni ecologiche. Questa sinistra, che presenta infinite varianti da un Paese all’altro, è bene incarnata da Corbyn. Esiste peraltro come minoranza anche nel Pd, così come in tutti i partiti socialisti e social-democratici; ed è presente in maniera autonoma in Germania con Die Linke, in Francia col Front de gauche e in Grecia con Unità popolare (ala scissionista di Syriza). L’altra componente è più «movimentista». Ne fa parte Podemos, che rivendica una democrazia partecipativa, e inizialmente rifiutava di posizionarsi nell’antagonismo destra — sinistra, cui preferiva la contrapposizione tra il popolo e la «casta». Queste due correnti erano più o meno presenti all’interno di Syriza prima della recente dissociazione; mentre in Italia coesistono, ad esempio, all’interno di Sel, Possibile di Civati e Coesione sociale di Landini. Diversi fattori contribuiscono alla dinamica di queste formazioni di sinistra: l’austerità, con le conseguenti sofferenze e disuguaglianze sociali, la crisi della rappresentanza politica in diversi Paesi, l’attuale stato fallimentare dell’Unione Europea, le paure suscitate dalla globalizzazione, l’aspirazione a un mondo migliore ecc.
Tuttavia le debolezze di questa sinistra della sinistra sono legione. Globalmente, il suo peso elettorale rimane molto limitato, benché in alcuni Paesi vada a discapito della sinistra riformista. Non attrae le fasce popolari deluse dalla sinistra riformista, e spesso non riesce a canalizzare la protesta. In Francia ad esempio, il maggior partito operaio è oggi il Front National, che rappresenta la forza anti-sistema. La sinistra radicale esita tra uno splendido isolamento e la scelta di alleanze compromettenti. La sua credibilità in ordine alla soluzione dei problemi economici è praticamente nulla. Infine, e soprattutto, ha subito una clamorosa sconfitta in Grecia, dove Tsipras si è schiantato contro il muro della realtà, costretto ad accettare un accordo in totale contraddizione col suo programma del gennaio scorso. Questo smacco ha aperto un dibattito, dagli effetti devastanti, sulla questione cruciale della permanenza nell’Eurozona. Secondo alcuni, uscirne sarebbe un suicidio; per cui si tratta di lottare insieme ad altre forze per cambiarne l’orientamento. Per altre, a questo punto la rinuncia alla moneta unica potrebbe essere presa in considerazione, o è addirittura indispensabile, come proclama Stefano Fassina. In Grecia la sinistra radicale è divisa tra chi continua a sostenere Tsipras e chi si schiera coi suoi oppositori, e in primo luogo con Yanis Varoufakis.
Benché profondamente minata da questa frattura, la sinistra radicale continua ad insistere sulla necessità di rimanere fedeli ai valori della sinistra. Il suo argomentario, che incontra una larga eco anche molto al di là dei suoi ranghi, rivela un dilemma classico della storia della sinistra europea: quello del suo rapporto tormentato col potere. La partecipazione alle responsabilità di governo, con la conseguente necessità di scegliere, è considerata troppo rischiosa, se non addirittura sporca e perversa. Meglio allora rimanere nella purezza dell’opposizione: un’antica tentazione che sembra tornata d’attualità anche in Italia.
Peraltro, in questo panorama la sinistra radicale italiana appare iper—frammentata, con un unico collante: quello delle costanti critiche contro Matteo Renzi e il suo governo. Per il resto, è attraversata da profondi contrasti, sia sulle proposte che per quanto riguarda la strategia e le forme organizzative, mentre diversi responsabili si contendono la leadership. Inoltre, la speranza di creare uno spazio elettorale alla sinistra del Pd si scontra con lo scoglio del Movimento 5Stelle. Eppure il presidente del Consiglio non dovrebbe cantar vittoria troppo in fretta. Oggi più che mai, dovrà innanzitutto saper convincere, come ogni riformista, della giustezza e pertinenza delle sue scelte, segnatamente in campo economico e sociale.
(Traduzione di Elisabetta Horvat)
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