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martedì 29 settembre 2015
Enrico Franceschini: Compagno economista
Da La Repubblica, 29 settembre 2015
Canta Bandiera Rossa e legge Marx? Sì, ma non solo. Perché per rendere credibile la sua prossima candidatura a guidare la Gran Bretagna, il neo leader laburista Jeremy Corbyn ha reclutato una squadra di influenti professori e intellettuali. Obiettivo: dimostrare che si può dare battaglia, da sinistra, all’austerity alle banche e al dominio del liberismo Redistribuendo la ricchezza
Compagno economista
DAL NOSTRO INVIATO
ENRICO FRANCESCHINI
BRIGHTON
FINORA i conservatori lo ridicolizzavano perché legge Marx, canta Bandiera Rossa e non mette mai la cravatta: “Affidereste l’economia della Gran Bretagna a uno così?”, tuona il Sun , organo ufficioso della destra anglosassone. Ma adesso Jeremy Corbyn ha colto l’occasione del congresso annuale del partito per annunciare l’arruolamento di un “all star team” di economisti di sinistra, anzi molto di sinistra, e di colpo l’establishment sembra prendere più seriamente il nuovo leader laburista. È una squadra che comprende un premio Nobel americano, Joseph Stiglitz, un intellettuale francese della rive (decisamente)
gauche , Thomas Piketty, un’italiana che ha fatto gli studi negli Usa e insegna nel Regno Unito, Mariana Mazzucato, una russa trapiantata a Londra, un inglese docente a Oxford e un ex-analista della Banca d’Inghilterra. Si riuniranno quattro volte l’anno per dare consigli e vere e proprie “lezioni” a Corbyn, al ministro del Tesoro del suo governo ombra John McDonnell e a qualunque parlamentare laburista affetto da scetticismo sulla possibilità di adottare una formula anti-austerità, se non anti-capitalismo. «Aiuteranno il Labour a scrivere un programma di sinistra», afferma il Financial Times . E la bibbia della City, davanti a mezza dozzina di “compagni economisti” di questo peso, non ironizza.
La notizia piomba sul congresso laburista riunito a Brighton, allietato da un sole non necessariamente “dell’avvenire” ma insolito a fine settembre a queste latitudini, come la prima autentica sorpresa tirata fuori dal cappello dallo “Tsipras inglese”, come qualcuno ha ribattezzato Corbyn: eterna primula rossa, eletto leader contro tutti i pronostici nelle primarie di due settimane fa grazie al sostegno di giovani, donne e sindacati, determinato a spazzare via il riformismo blairista e a fare una politica «per il 99 per cento della gente, non per l’1 per cento di privilegiati ». Ma mentre i vignettisti lo dipingono come un barbudo alla Fidel Castro, il 68enne neo-capo del Labour rivela di non essere una macchietta o uno sprovveduto, scegliendo come consiglieri alcuni degli accademici e pensatori più autorevoli sulla scena internazionale. «Come dare lustro alla sinistra», riassume rispettosamente il concetto il pur filo-conservatore Sunday Times .
La celebrità del gruppo è attualmente Piketty, docente alla Ecole de Economie di Parigi, autore del best-seller dell’anno, “Il capitale nel ventunesimo secolo”, un j’accuse della crescente diseguaglianza che ha fatto di lui una stella citata praticamente ovunque, perfino alla Casa Bianca e da chi non è d’accordo. «Oggi la ricchezza è così concentrata nelle mani di pochi che una larga parte della società è praticamente ignara della sua esistenza», scrive nel libro. La sua ricetta base: ridistribuirla attraverso una tassa progressiva globale sul reddito. Non meno conosciuto è tuttavia Stiglitz, docente alla Columbia University di New York, vincitore del Nobel nel 2001, ex-capo economista della Banca Mondiale, dunque con un curriculum che non ne farebbe propriamente un rivoluzionario, ma diventato un accanito critico dell’ortodossia economica neoliberale e di istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale dopo il collasso finanziario mondiale del 2008. La sua filosofia è centrata sul fatto che i mercati «non si auto-correggono da soli » e che serve una maggiore regulation del settore finanziario per mettere fine a speculazioni, rischi e corruzione. Nata in Italia ma cresciuta e laureata negli Stati Uniti, dove ha preso anche la cittadinanza americana, ora docente alla University of Sussex, Mariana Mazzucato è uno dei maggior esperti mondiali sull’intervento dello Stato nell’economia: il suo libro “Lo stato innovatore” (pubblicato nel nostro paese da Laterza) demolisce il mito che solo l’impresa privata sia una forza innovativa per la società, mettendo in rilievo, dati alla mano, il ruolo dinamico dell’economia pubblica in molti settori, dall’ambiente alle telecomunicazioni, dalle nanotecnologie alla farmaceutica. Sta ai governi fare investimenti ad alto potenziale in nuove industrie come la green technology, afferma, difendendo il diritto-dovere dello stato ad avere non solo una missione ma anche «a sognare ». La professoressa Nesvetailova, direttore del centro ricerche della City University di Londra, viene dalla Russia ma nei suoi studi analizza proprio il contraddittorio rapporto con Mosca dell’Occidente, pronto a varare sanzioni contro il Cremlino e ad avere relazioni con paradisi fiscali usati dagli oligarchi dell’Est. Per questa economista “venuta dal freddo”, una più forte regulation finanziaria non sarà comunque sufficiente a evitare una nuova crisi bancaria. E la squadra è completata da Simon Wren- Lewis, docente di politica economica alla Oxford University, che accusa il governo Cameron di avere «ritardato la ripresa di due anni» insistendo sui tagli alla spesa pubblica, e David Blanchflower, ex-membro del comitato che decide la politica monetaria per la banca centrale inglese, secondo il quale i piani dei conservatori per altra austerità sono «lunatici».
I primi sondaggi su Corbyn sono stati disastrosi: nessun leader laburista aveva mai ottenuto un tale livello di sfiducia, provocata in larga misura dall’impressione che sia solo un socialista vecchia maniera, ancorato a un’ideologia sorpassata. L’“all star team” di economisti mira a smentire un simile giudizio, dimostrando che è stata una politica economica di destra a causare i problemi, le proteste, i disagi dell’ultimo decennio e che anche una politica di sinistra può avere una base teorica rispettabile. «Il partito laburista ha una fantastica opportunità di costruire una politica economica nuova e originale, che svelerà quanto l’austerità sia stata un fallimento in Gran Bretagna e in tutta Europa», proclama Piketty. L’obiettivo non sarà rovesciare il capitalismo, rassicura McDonnell, il braccio destro di Corbyn e il suo “ministro del Tesoro” nel governo ombra: «Ma il modello economico che abbiamo usato in questi anni non ha funzionato, per cui bisogna trasformarlo». A Brighton il Labour ha cominciato a spiegare come: McDonnell parla di una “Robin Hood tax”, una tassa sulle operazioni finanziarie delle banche, Corbyn riconosce che è giusto pareggiare il bilancio ma ingiusto farne pagare il prezzo ai poveri e alla classe media. Magari il nuovo leader del Labour non riuscirà a fare la rivoluzione che ha in mente, scrive Martin Wolf, principe degli editorialisti del Financial Times , «ma è presto per scommettere che non può vincere le prossime elezioni». Come minimo, con l’aiuto dei “compagni economisti”, cercherà di dare dignità a un pensiero diverso dal modello unico liberista che sembra avere accomunato destra e sinistra.
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“Così faremo una politica per il 99% della gente e non per l’1% di privilegiati”
PROTAGONISTI
Tre degli economisti reclutati come consulenti da Corbyn: Mariana Mazzucato, Joseph Stiglitz e Thomas Piketty. Daranno consigli al leader Labour per cambiare la politica economica
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