venerdì 9 maggio 2014

Franco Astengo: Regime

COME SI COSTRUISCE UN REGIME: LE MISTIFICAZIONI DELLA STAMPA IN CAMPAGNA ELETTORALE E L’ANALISI LACUNOSA DI IPSOS PER IL “CORRERE DELLA SERA” di Franco Astengo In Italia si sta costruendo un vero e proprio regime fondato sull’idea della personalizzazione e della governabilità intese quali frontiere definitive dell’azione politica: è il perfezionamento che si sta verificando proprio in questi giorni del “ventennio del maggioritario”, punto di partenza vero della degenerazione del sistema, dopo l’implosione dei partiti che avevano retto la democrazia italiana nel dopoguerra: naturalmente nessuno si sente di difendere e rimpiangere la macchina del pentapartito dalla quale nacque quel meccanismo della corruzione che, alla fine, fu la causa decisiva del mutamento di sistema: né di rimpiangere l’avvio della torsione autoritaria imposta al sistema dall’avvio dell’applicazione dei dettami della P2 e la sostanziale acquiescenza e sudditanza del ceto politico alla dimensione “televisiva” dell’aggregazione del consenso in luogo della partecipazione politica diretta (dimensione “televisiva” che richiese, in allora e anche in seguito, un vorticoso aumento delle risorse necessarie per realizzare una qualche possibile visibilità politica). Oggi quel meccanismo infernale si sta perfezionando e assume, quasi, le sembianze di una dittatura personale e la stampa è la grande protagonista della mistificazione che sta consentendo a questa idea autoritaria di passare e di insediarsi al governo del Paese . Un fatto del tutto “nazionale”, quello che si sta verificando, che oscura tra l’altro i temi internazionali e in particolare quelli europei, che pure meriterebbero di risultare del tutto centrali, ben al di là della campagna elettorale in corso. Quest’analisi non deriva semplicemente dal giudizio di merito sul tipo di riforme costituzionali e istituzionali proposte dal governo Renzi e in particolare dalla proposta di riforma della legge elettorale elaborata in combutta con Berlusconi(progetto di riforma che pure da soli meriterebbero già la valutazione di “tentativo di costruzione di un regime). Questa valutazione di “tentativo di costruzione di un regime” non origina neppure dall’adozione di un metodo di governo che sta utilizzando in maniera molto più serrata che in passato lo strumento dei decreti legge con il relativo (e inevitabile) ricorso al voto di fiducia (uno strumento assolutamente degenerativo dei corretti rapporti parlamentari che, comunque, era già stato ampiamente abusato dai governi precedenti, in primis da quelli di centrosinistra) e neppure dall’evidente pressapochismo e dall’arroganza utilizzati dai componenti il “cerchio magico” della direzione del PD e del governo (tra l’altro con una pericolosissima sovrapposizione tra governo e partito). Questa valutazione relativa al “tentativo di costruzione di un regime” deriva da altri elementi assai pericolosi per la sorte della nostra democrazia: 1) Il modello della “rottamazione” senza principi e senza contenuti appare essere ormai il modello usato per scalare il potere. Non abbiamo paura di parlar male di Garibaldi: ma l’operazione Landini al congresso della CGIL assomiglia molto all’adozione di questo tipo di meccanismo ( una operazione preceduta tra l’altro da lunghi conciliaboli tra il segretario della FIOM e quello del PD, che ricopre anche la carica di Presidente del Consiglio). Il Sindacato ha naturalmente responsabilità enormi e decisive (incancellabili in giudizio storico che deve essere severissimo) nella sconfitta complessiva che le lavoratrici e i lavoratori hanno subito in questo Paese dal punto di vista dell’arretramento delle condizioni di vita, della crescita della disoccupazione, dell’aumento smisurato della precarietà: tutti elementi che saranno sicuramente aggravati dall’adozione dei provvedimenti che intende adottare in materia di lavoro il governo Renzi. Ciò non toglie che l’operazione “seconda lista” al Congresso CGIL abbia, proprio sul piano decisivo del metodo che in questi casi è anche sostanza, l’impronta dell’idea decisionista dell’allineamento a un regime che si fonda sull’uomo solo al comando (pericoloso anche quando si mette la maglietta rossa) e sul dialogo diretto fra quest’uomo ( o questa donna, beninteso) e la folla. L’avvio di un pericoloso processo di allineamento ad un metodo che mai come in questa occasione rappresenta un punto di vera e propria sostanza politica. Per fortuna in CGIL c’è, piccola e nascosta, ma c’è una terza lista fondata sull’irriducibilità della contraddizione di classe e su di un’idea ben diversa (forse considerata antica) di democrazia sindacale; 2) L’atteggiamento della stampa che non solo nasconde la realtà dei provvedimenti che si stanno cercando di assumere per limitare e stravolgere la democrazia repubblicana, avendo ormai confinato nei “commenti” qualche parere pallidamente contrario, ma contribuisce a creare anche l’humus sul quale poggia l’asservimento al potere di tanti pezzi di ceto politico e anche di economia, di cultura , cui stiamo assistendo in questa fase. Un asservimento vero e proprio dettato da ragioni di mantenimento di status e di benefici che s’intreccia mostruosamente con il livello più basso mai raggiunto, dal punto di vista del rapporto tra società ed etica, nella storia d’Italia. L’esempio concreto di questa costruzione artificiale della cultura dominante è quella che il solo contraltare ammesso rispetto alla situazione in atto è rappresentato da un modello omologo di “uomo solo al comando” e di esasperata personalizzazione fondata, di nuovo, sul dialogo diretto tra capo e folla, con una rappresentanza parlamentare ridotta a gesti eclatanti, in un crescendo da stadio. L’importante è che non ci siano più distinzioni tra destra e sinistra e che la sola ideologia vincente sia quella del potere; 3) Esempio lampante di ciò che si cerca di intendere con “manipolazione” lo abbiamo avuto oggi leggendo il Corriere della Sera. A pagina 2 e 3 l’IPSOS presenta un’analisi del sondaggio elettorale dal punto di vista socio-culturale. Accanto alle percentuali assegnate alle liste: PD 33,9%, M5S 23,9%, Forza Italia 19,4%, NCD 6,1%, Lega 5%, Fratelli d’Italia 4,1%, Lista Tsipras 3,5%, Scelta Europea 3% sono calcolate le fasce d’età da cui provengono i voti per le singole liste, dove ci s’informa, quale professione svolgono elettrici ed elettori, addirittura quante volte questi si recano a messa, ma non ci sono cifre, né accenni qualsiasi al vero contraltare di questo stato di cose, almeno dal punto di vista elettorale: l’astensione che, per certe stime raggiunge ormai il 40%.Si tenga conto a questo proposito che alle elezioni europee del 2009 votarono, in Italia, il 66% degli aventi diritto e che il trend, proprio nell’occasione delle elezioni europee è sempre stato in diminuzione rispetto alle politiche: in questo caso un poco di traino si potrà avere dalle amministrative in contemporanea, però non più di tanto. No. Nelle rilevazioni di IPSOS l’astensione che, a questi livelli, viene considerata dalla scienza politica come frutto, in larga parte, di una scelta consapevole in larga parte critica (e non più com’era nei modelli di scuola anglosassone dell’immediato dopoguerra come un assenso silente allo “status quo”): ebbene questo dato eclatante viene cancellato in una rilevazione così significativa e approfondita anche sul piano dell’indagine sociologica e pubblicata senza un minimo di accenno integrativo dal più importate quotidiano nazionale. Un insieme di questioni quelle che si è cercato di sollevare fin qui che consente di affermare come si sia di fronte alla costruzione di un vero e proprio regime: è forte la sottovalutazione da tutte le parti di questo stato di cose, si corre il rischio di apparire Cassandre più o meno inascoltate, ma è il caso di insistere. Occorre urgentemente un’opposizione all’altezza, sia sul piano politico sia su quello sociale.

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