venerdì 9 maggio 2014

Franco Astengo: Questione politica e questione morale

QUESTIONE POLITICA E QUESTIONE MORALE: E’ IL CASO DI TORNARE AD ODIARE GLI INDIFFERENTI di Franco Astengo Abbiamo rispolverato, per questo intervento, un vecchio titolo ritenendolo sempre valido. I fatti di queste ore dimostrano che proprio l’intreccio tra questione politica e questione morale rappresenti la costante ineludibile della vita pubblica nel nostro Paese, al di là dei mutamenti nei sistemi politici e dell’affermarsi dei regimi. Dallo scandalo delle aree fabbricabili nella Roma appena conquistata dai bersaglieri di Lamarmora al successivo scandalo della Banca Romana giù, giù fino agli episodi più recenti non si può che prendere atto di un “continuum” senza soluzione di continuità. Gli episodi dell’attualità dimostrano, da un lato, il riemergere di antichi personaggi già postisi in evidenza all’epoca di Tangentopoli a dimostrazione di un meccanismo rimasto ben oliato fin da quei tempi (anzi in precedenza, se ne facciamo risalire le origini a Teardo e a Biffi Gentili) e, dall’altro, il dato particolarmente grave dell’antimafia che arresta l’ex-ministro dell’Interno, anche questa volta a dimostrazione del persistere dei grandi “misteri” legati alle centrali di potere più forti, in linea con le coperture dei servizi alle stragi, agli episodi di terrorismo mai chiariti dalle bombe di Savona a Ustica. Da qualche tempo pareva che l’intreccio politica/corruzione passasse attraverso l’eccesso di elargizione di benefici ai partiti, da Lusi e Fiorito ai tanti eccessi rilevati soprattutto nei gruppi consiliari delle Regioni dove si sono trovati, in prima fila, gli esponenti del partito della presunta moralizzazione. Oggi ritroviamo, invece, come si sosteneva all’inizio i classici elementi di un tempo: le vecchie e care tangenti (ci si è forse dimenticati che, per quel che riguarda il PD, è ancora pendente un “caso Penati”) e l’altrettanto vecchie e care infiltrazioni mafiose messe in moto per riciclare capitali in attività “pulite” al Nord. Su tutto questo ha sovrastato negli anni un gigantesco “conflitto d’interesse” che ha inquinato pesantemente e in maniera del tutto trasversale la società italiana, corrompendola nel profondo, offrendo modelli e stili di vita ormai accettati dai più, con sullo sfondo l’eccesso di competizione personale, violenza, sopraffazione che registriamo nella vita di tutti i giorni: dal lavoro, alla famiglia, fino nello stadio. E’ difficile trovare la via di un discorso politico che non appaia semplicemente un richiamo moralistico e, quindi, potrebbe essere il caso di fermarci a questo punto dimostrando semplicemente di aver registrato attentamente, ma per l’ennesima volta in un caso di “repetita non juvant”, ciò che è accaduto. Due considerazioni di fondo però possono essere svolte: 1) Non è certo costruendo un regime personali fondati sull’asservimento e la prostrazione di corifei interessati che si affrontano gli elementi più oscuri e difficili che rappresentano i veri mali di questo paese. Inoltre la politica non può limitarsi, come quasi sempre è avvenuto, a delegare la magistratura; 2) Forse, da qualche parte, è ancora il caso di richiamarsi alla “diversità”, non tanto a quella di un partito ma all’espressione di un’idea di eguaglianza, di diverso modo di vivere, di ideali da perseguire per i quali può valer la pena di vivere. Studio e sacrificio, nella via “etica” alla politica, in una qualche misura indicata nell’odio gli indifferenti di memoria gramsciana potrebbe ancora rappresentare un monito e un esempio. Poca cosa? Intanto…

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