mercoledì 9 aprile 2014

Paolo Bagnoli: Le ragioni di una scelta

LE RAGIONI DI UNA SCELTA Quando,qualche mese orsono,decidemmo di dar vita alla Rete Socialista non pensavamo che i fatti politici ci avrebbero dato ragione così presto. Allora,insieme a un gruppo di compagni per lo più provenienti dall’esperienza di Volpedo,si ritenne di compiere un atto di fedeltà ai nostri ideali e di sfida al quadro complessivo della politica italiana promovendo un qualcosa che permettesse al vulgo disperso - che,a differenza di quello manzoniano,un nome però l’aveva:socialista, appunto – di mettersi insieme di mettere insieme considerati due grandi vuoti e due grandi equivoci. I primi due erano,e sono,la totale assenza di sinistra e la totale assenza di una soggettività socialista degna di questo nome;i secondi due,ritenere che il Pd potesse essere mai il “luogo” socialista italiano e che nemmeno Sel lo potesse essere. Formalmente il primo lo è diventato poiché Renzi ha fatto aderire il suo partito al campo socialista europeo;sul secondo ci si domanda ancora,senza nemmeno il senso del ridicolo,se mai Sel abbia fatto formale domanda e dove, eventualmente, questa sia andata a finire;inoltre,se una lettera c’è, perché non venga data risposta. Una pantomima che ci ricorda un racconto di Gabriel Garcia Marquez:Nessuno scrive al colonnello,che almeno aveva il pregio di una buona fattura letteraria. In merito all’adesione del Pd al Pse occorre una postilla. Proprio in questi giorni alcuni socialisti che si erano,già da tempo,schierati con Renzi, hanno cantato vittoria sostenendo che non solo l’avevano vista giusta,ma che Renzi ha, di fatto, “rovesciato la prassi”–l’espressione ha un sapore marxiano,ma su di essa,come taluni sanno, i socialisti hanno dibattuto molto e ad alto livello intellettuale – in quanto, con la sua scelta ha dimostrato che,per una volta non sono i comunisti che mangiano i bambini,ma un bambino che ha mangiato i comunisti! Ognuno,naturalmente,si diverte come meglio crede. Se ci si riferisce al fatto che Renzi è arrivato là dove nessuno dei dirigenti di provenienza comunista era arrivato, è vero,ma il pasto che ha fatto non deve averlo riempito poi molto considerato che i provenienti dal Pci-Pds-Ds da tempo si erano essiccati;l’ultima generazione,quella rappresentata da Gianni Cuperlo,per il quale abbiamo rispetto e attenzione,a dissolversi ha fatto prima della compagnia bersaniana che ha molti soldati in trincea – ossia parlamentari – ma tutti pacifisti visto che nessuno spara un colpo! Il fatto, poi, che nel simbolo del Pd sia stato trovato uno strapuntino per appoggiarvi il nome Pse non dice nulla e non risolve né la crisi del Pd né quella del Pse che non è capace di essere nemmeno una “cooperativa” – l’espressione “ditta” la lasciamo al buon Bersani – qual è il primo.Il Pse,infatti,è un qualcosa che non si sa di cosa si occupi e quale ruolo svolga effettivamente –oh,sì, di documenti ne produce - se non quello di giustificare un gruppo parlamentare il quale,peraltro,stante il vuoto del socialismo italiano e la crisi immensa della Spd, ha bisogno,per essere, di altri deputati che non sono né carne né pesce ed ecco,allora,che i democratici italiani calzano a pennello. Così, abbiamo Martin Schulz – detto fra noi ci sembra più l’altra faccia tedesca di Angela Merkel che non un profilo alternativo al sistema – e che,comunque,essendo il volto del socialismo europeo in Italia conta su un boy scout che ha fatto strada e su un nutrito numero di democristiani variamente assortiti che costituiscono la sostanza vera del segretario-presidente. Il Psi che,per l’ occasione,pensavamo,se non altro per ragioni di orgoglio,avesse qualcosa da dire, si rituffa nella piscina del Pd,ben attento che non chiudano improvvisamente l’acqua,in tranquilla apnea politica. Anche se la realizzabilità sarebbe stata pari allo zero,almeno per facciata,fare un qualcosa che, nell’occasione delle elezioni europee, costituisse un’occasione di incontro tra il socialismo diffuso,ce lo saremmo aspettato. E’ proprio vero che la serietà porta a dei transfer sbagliati! Lo strapuntino su cui sta appoggiato il Pse nel simbolo Pd non tragga in inganno;in Italia Schulz si legge Renzi;nemmeno Bersani o altri della “ditta”,ma se il boy scout non piace si può tradurre Marini,Gentiloni,Zanda,Bindi; ci fermiamo, il rosario sarebbe lungo. Niente di male basta saperlo;forse per arginare la destra può anche servire votare Pd,ma Schulz non c’entra niente,né il socialismo europeo. Se,ancora, si pensa che la vera forza del boy scout è un pregiudicato il quale,in quanto capo dell’opposizione – nell’ attesa probabile che Grillo proprio alle europee gli tolga il ruolo - chiede “agibilità” e,quindi,la violazione della legge,beh!,tutto diventa più complicato. Almeno ci pare;oppure no? Oltre al socialismo europeo c’è un altro fantasma che si aggira in Italia:la lista Tsipras. Confessiamo che vi avevamo guardato con una certa attenzione e non per il mix politico di residualità e professorume messo insieme,ma in quanto postazione da cui poter lanciare almeno un grido,una rabbia,una protesta che testimoniasse la presenza di una sinistra sui generis,improvvisata,ma certo,anche se velleitariamente alternativa, che permettesse ai socialisti che non sono ne vogliono farsi lupetti né tantomeno nuotare nelle acque altrui,di esserci;esserci come tali. Ci saremmo aspettati una qualche apertura di attenzione verso quest’area;di più: si è anche cercato di sondare la possibilità di un confronto pronti a dare e a mettere del nostro,ma anche per Tsipras la questione del socialismo non esiste e dove può mai andare una sinistra che non si pone questo problema? Particolarmente in Italia,un Paese che è stata anche “magna Grecia”,ma del tempo ne è passato. E allora? Allora,da un’ottica socialista interessata alle ragioni del socialismo, le elezioni europee sono un’altra occasione persa. Di fronte a tutto ciò le ragioni coesive che hanno portato alla costituzione della Rete Socialista che,per augurio ha anche la dizione Socialismo Europeo,ma non per Schulz,bensì in quanto il nostro socialismo non solo affonda nei valori della civiltà occidentale,ma è federalista da sempre – se si vogliono dei nomi,Carlo Rosselli,Eugenio Colorni,Ignazio Silone,Piero Calamandrei,Tristano Codignola,Mario Zagari,buttando là a caso – ci sembrano oggi più valide di ieri. L’obbiettivo è quello di arrivare a raccogliere attorno a un progetto politico ricostituivo le tante membra sparse,facendo un passo avanti rispetto a confusionarie trasversalità poiché se,fino alle europee, la storia di essere socialisti da altre parti aveva una sua qualche comprensione,adesso ci sembra non averne, considerato che nè il Pd,nè Sel,nè il Psi – che sta al Pd come quella mascotte che accompagna sempre scodinzolando l’impettito reggimento delle guardie di Sua Maestà – tutto facciano fuorchè porsi il problema che a nostro avviso è centrale:vale a dire, compiere tutti gli sforzi per arrivare a una Epinay italiana,non chiusa a nessuno,ma nemmeno caudataria di nessuno,con grande chiarezza e linearità. Ce la faremo? A ora la partenza è stata lenta per motivi oggettivi;ora bisogna accelerare il passo per tentare;tentare seriamente confrontandosi su tre piani:la cultura politica,la politica e l’organizzazione. La novità rispetto ad altre esperienze tipo quella del Network promossa da Lanfranco Turci consiste in questo:mentre il Network si motivava non tanto in funzione di se stesso,ma di quanto succedeva in altri –Pd e Sel – nella speranza che uno dei due potesse essere appellabile come socialista o,quanto meno potabile per dei socialisti,la Rete ha l’ambizione di essere il frutto,da costruire nei fatti,di un pensiero compiuto del socialismo italiano nel quadro strategico dei una sinistra anch’essa tutta da reinventare entro lo scenario,decisivo della democrazia italiana,di un vero e proprio Reinventing the politics. Qui non si tratta di sapere se si deve essere socialdemocratici,socialisti liberali o chissà cos’altro:si tratta di dare senso culturale e politico al socialismo. Ecco perché la Rete è una grande scommessa,se andrà male non sarà colpa del “destino cinico e baro”,ma solo nostra. PAOLO BAGNOLI

1 commento:

lanfranco ha detto...

Ho letto con grande attenzione l'analisi di Paolo Bagnoli, che quanto a pessimismo sullo stato della sinistra italiane ed europea supera perfino il mio.. Voglio solo precisare che il Network, nonostante tutto, non considera chiusa la sua esperienza. In verità noi non abbiamo mai puntato alternativamente sul Pd o su Sel " nella speranza che uno dei due potesse essere appellabile come socialista o,quanto meno potabile per dei socialisti". Il nome non ci è mai interessato più di tanto, nè cercavamo un posto in cui potessero trovar casa dei socialisti, che peraltro in questi anni si sono per conto loro accasati variamente in Sel o nel Pd in quantità assai maggiore di quanti non si aggirino ancora nella diaspora socialista esterna. Il Network peraltro non raggruppa solo dei socialisti nell'accezione di provenienti dal Psi come la continuano a intendere Bagnoli e tanti altri compagni/e variamente partecipi della galassia di circoli e associazioni socialiste. Lavorano con noi ( anche noi nel nostro piccolo !) persone di diversa estrazione e storia e per fortuna anche diversi giovani che non hanno l'obbligo di avere una loro storia alle spalle. Alcuni sono anche iscritti al Pd, o a SEl o al Psi. Noi continuiamo a coltivare un obiettivo che sicuramente non è stata molto aiutato dagli avvenimenti di questi ultimi due anni: l'obiettivo è sempre quello di quel processo di scomposizione e ricomposizione della sinistra italiana attorno ad un asse politico-culturale che potremmo definire di sinistra socialista. Credo che questo obiettivo, anche se pare essersi allontanato nel tempo, soprattutto dopo la sconfitta di Bersani e la scelta di Sel per le Europee, che ha determinato in quel partito uno stato di vero e proprio marasma, resti ancora valido e richieda un lavoro incalzante verso la sinistra del PD ( si veda l'ottimo convegno del 4 aprile sulle politiche europee), verso Sel e verso il vastissimo mondo delle compagne e dei compagni di sinistra delusi e senza casa . Non ci disturba affatto che si mettano in moto anche altri tentativi, quali la Rete socialista. Dico solo :" Attenti al rischio integralista della purezza delle fonti. Si può finire anche per morire di sete!" LANFRANCO TURCI