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martedì 16 luglio 2013
Vittorio Melandri: Quale cambiamento?
Quale “cambiamento” occorre perseguire perché sia di sinistra?
…. ripartire da Gramsci e Lombardi
Michele Serra in un suo pezzo odierno su la Repubblica, con cui il quotidiano di Largo Fochetti inaugura una serie di interventi dedicati alla “sinistra”, incita appunto a “dire qualcosa di sinistra”, e cita Prezzolini che nel 1972 attribuiva alla Destra “i libri e la cultura” e alla Sinistra le canzonette, la televisione, i consumi futili, le mode, l’irresistibile marea montante della massificazione.
Eppure è nota la frase di Gramsci…
“Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.”
E forse meno nota, ma altrettanto perentoria la sua convinzione (LC 535, a Tania, 15 febbraio 1932) per cui…
.. «ognuno deve, sempre, studiare e migliorare se stesso teoricamente e professionalmente, come esplicatore di una attività produttiva»
Non sono un militante comunista gramsciano né posso millantare di essere uno studioso di Gramsci, per quel che vale il mio pensiero, ammiro Gramsci in quanto grande intellettuale della sinistra, e combattente antifascista capace di sacrificare alle proprie idee la sua vita, ma citarlo in questo contesto mi permette di sottolineare che alla interessante analisi con cui Serra rileva come alla sinistra (diciamo coeva ai nostri ultimi trent’anni di vita almeno) sia mancata la capacità e la voglia di cambiare, manca (o viene dato troppo sottinteso) a mio modestissimo parere, in che direzione si deve intendere un…..
…. “cambiamento che sia di sinistra”.
Credo di non essere troppo lontano dal vero nel rilevare che la maggior forza (nel senso proprio di forza) politica della sinistra italiana, ovvero il PCI, facendo leva sul credito accumulato durante la Resistenza, ben testimoniato dal discorso di Togliatti al V Congresso del PCI (29 dicembre 1945 – 6 gennaio 1946) citato da Napolitano nella sua autobiografia…
«Non vi è provincia, non vi è città, non vi è villaggio d’Italia dove non possa essere segnato con una croce il posto in cui un comunista ha dato la vita per la libertà del proprio paese»…
… abbia poi nuotato nella “storia” dell’Italia repubblicana, come un “pesce pilota” al seguito degli “squali”, raccogliendo e nutrendosi dei resti di quello che “altri”, gli sbeffeggiati “riformisti” tipo Riccardo Lombardi, erano andati conquistando a favore dei più deboli.
Sin da quando alla Costituente i comunisti hanno votato l’Art. 7 comprensivo del II comma, e di seguito poi quando, dopo l’unica stagione delle riforme che l’Italia abbia mai conosciuto, quella concretatasi nella seconda metà degli anni sessanta con il sistematico voto contrario dei comunisti, e che ha messo a segno i suoi ultimi colpi negli anni settanta con la conquista della legge 300/70 detta anche erroneamente “Statuto dei diritti dei lavoratori” (erroneamente battezzata, perché contiene anche i doveri), e la conquista di leggi capaci di regolare il divorzio, l’aborto, l’abolizione dei manicomi e l’adozione del SSN….
…. i comunisti stessi si sono trovati un patrimonio di cambiamento indirizzato a favore dei più deboli, che poco avevano fatto per conquistare, ma che poi è diventato un “avamposto”, una casamatta da difendere e basta, incapaci di cogliere i mutamenti che dettavano le ragioni di un aggiornamento di quegli strumenti che una destra sconfitta, ha sistematicamente cercato di svuotare di valore.
La sciagurata stagione socialista-craxiana da un lato, spesa sotto l’egida fasulla di una GRANDE RIFORMA inutile, e la complementare quanto sciagurata ed altrettanto inutile avversione del PCI e dei suoi epigoni dall’altro (epigoni oggi paradossalmente diventati sostenitori proprio di quella balorda GR), hanno poi determinato la cesura profonda che oggi Serra ben fotografa con la sua analisi, ma non basta evocare il …
…. cambiamento….
…. per suturarla.
Se cambiare significa privatizzare quello che non deve essere privatizzato, la sinistra che c’è oggi in campo, ha già provveduto, e non solo …… se ne vanta pure!!
Ma è solo un esempio per dire che il cambiamento deve essere funzionale ad un rafforzamento delle conquiste di un tempo, non ad una loro cancellazione, e alla conquista di nuovi diritti e alla capacità di assolvere a nuovi doveri, e questo può avvenire solo se una classe dirigente di sinistra torna innanzi tutto a ...
“… studiare e a migliorare se stessa teoricamente e professionalmente”… e ad incitare i cittadini a studiare, “perché c’è ancora bisogno di tutta la nostra intelligenza.”
Vittorio melandri
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2 commenti:
E' bello il ragionamento di Melandri e pure condivisibile cosi' come e' utile.seppur latitante per molti aspetti,il ragionamento odierno di Serra,anzi troppo latitante,e sempre più' sono convinto che per reinventing sinistra e socialismo occorranno in primo luogo i socialisti.
Lapalissiano certo,ma vero!
Chi. crede che da "altre sinistre" sul campo rinascano sinistra,quella vera s'intende,e la nuova forma del socialismo e' libero di crederci e non va demonizzato;ma aspetta da altri che dovrebbero reinventare se stessi, che lo facciano per lui. Sperano in un futuro...migliore! Tutto il baroccume annesso e' quello che e';parole,parole,per dirla con Mina.
Per il socialismo serve averne l'intenzione politica e i socialisti E.
per favore lasciate stare il biografismo e che rioccorra un PSI resuscitAto!!!
Paolo Bagnoli
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