venerdì 5 luglio 2013

Lanfranco Turci: Riflessioni romane

ANALISI . IL SUCCO DI UNA GIORNATA ROMANA IN AREA PD E SEL. (4 iuglio 2013) Il gruppo dirigente del pd che si raccoglie attorno a Bersani, Letta, Franceschini e in posizione separata D'alema, è preoccupatissimo dell'Opa ostile di Renzi che continua a sottrarsi al confronto politico di merito, sollecitato anche nella riunione di Fare l'italia di oggi, utilizzando la tecnica del chiagni e futti e mentre continua a godere di un rigonfiamento della sua bolla mediatica abilmente alimentata dai poteri forti. La sensazione diffusa è che se Renzi, anche senza il ripristino nello statuto dell'automatismo segretario-candidato leader, decidesse alla fine di candidarsi a segretario, visto che si deciderebbe cmq con primarie aperte, vincerebbe a man bassa anche se i vari candidati della " sinistra PD , come è auspicabile, convergessero su un unico nome. Da qui le manovre di alcuni per convincerlo a rinunciare in cambio di una garanzia della candidatura a premier al momento .. opportuno. Ma non è detto che Renzi si fidi di queste promesse. D'altro lato qui cominciano i problemi per il possibile vincitore. Se aspetta e l'attesa si prolunga troppo la bolla si potrebbe sgonfiare, come tutte le bolle mediatiche e finanziarie ( guardate ormai la somiglianza dei meccanismi della politica spettacolo e dei meccanismi finaziari , di cui la prima potrebbe essere considerata un sottoprodotto!) e il piccione potrebbe venire impallinato. Se invece si butta nella mischia e vince poi cosa se ne fa di un partito che non gli interessa e che potrebbe logorarlo con i suoi conflitti interni, mentre Letta e Napolitano potrebbero tenere bloccato ancora a lungo l'arrivo della crisi di governo e le elezioni? Renzi è più paralizzato da questi dubbi che dal pericolo di una union sacreé contro di lui, anche perchè oltre ai nomi noti che già lo appoggiano, al di là del suo gruppo ristretto, quali Veltroni, i liberal Pd, Chiamparino, Fassino e altri, c'e anche una parte di ex bersaniani, quadri internedi e periferici, che hanno abbandonato Bersani dopo il caos postelettorale e stanno saltando sul carro del probabile vincitore. Le divisioni in quella che potremmo chiamare la "sinistra PD" sono al momento frutto di piccole beghe su cui speculano aree ex democristiane che vogliono continuare a giocare un ruolo loro pur dentro l'alleanza con Bersani. Ma è inverosimile che se Renzi decide di correre, queste aree continuino in una incomprensibile guerriglia interna, compresi i cosiddetti Giovani Turchi. Quello che mi preoccupa è che questi candidati ( Cuperlo, Fassina o eventualmente Epifani e l'asteroide Barca) non stanno sviluppando un linguaggio e un discorso di analisi e proposte capaci di parlare all'area crescente del Paese in crisi, che continua a guardare con sfiducia ai partiti, compreso il Pd e off course al governo Letta. Questo mi sembra, al di là dei problemi politicisti, la debolezza ancora grave che frena una possibile svolta a sinistra del Pd. Quella svolta che sembrava possibile ancora dopo la sconfitta elettorale e che è stata irrimediabilmente indebolita con il fallimento del tentativo del governo del cambiamento. Bersani fa bene a provocare Renzi sui contenuti politici e sull'idea di partito e del suo ruolo. Ma è sicuro che Renzi farà di tutto per poter restare sul facile terreno della demagogia qualunquista buona a tutti gli usi Il problema è dunque che sui contenuti politici sia i discorsi di Cuperlo sia il documento di Rifare l'Italia sono ancore troppo generici , condizionati dal vincolo del governo Letta e affidati più alla retorica dei buoni sentimenti della sinistra che ai temi capaci di trovare riscontro nelle contraddizioni del nostro paese e dell'Europa. Come tutto questo influisca su Sel sarebbe un altro punto da sviluppare, ma non c'è dubbio che questi limiti del pd e la diversa collocazione parlamentare stiano creando non pochi problemi in Sel, compresa la vaga tentazione di vedere cosa succederebbe nella situazione politica complessiva se vincesse con Renzi una operazione di sconvolgimento dei giochi in essere e l'apertura di nuovi scenari politici.

1 commento:

luciano ha detto...

Il problema è sempre il solito: il PD non può uscire dalla trappola che lui
stesso si è creato e chi si illude che possa farlo mi ricorda la battuta del
barone di Munchausen che in groppa al suo destriero sta per sprofondare
nella palude: "Senza fallo vi sarei dovuto morire, se la forza del mio
braccio, afferrandomi per il codino, non mi avesse estratto dalla melma
assieme al cavallo, che stringevo forte fra le ginocchia".

Nella realtà, è un po' difficile che uno riesca a sollevare se stesso
tirandosi su per il codino.

Il PD è stato voluto fortemente come partito-americanata. Naturalmente è
solo una caricatura dell'originale, esattamente come il John Kennedy del
mito, che non ha nulla a che vedere con la realtà storica di un personaggio
che fu ambiguo e mediocre. Se lasci fare a Veltroni, avrai sempre scenari
di cartapesta e patacche in similoro ...

In nessun posto al mondo (e certamente non negli USA, che hanno tanti
difetti, ma sono un Paese serio) esistono partiti che si fanno eleggere i
dirigenti con le "primarie", cioè dai passanti.

È lapalissiano che se fai una cosa del genere il partito si condanna alla
subalternità, diventa etero-diretto, completamente succube dei media (ergo
dei padroni dei media).

Se poi sei un partito che, di suo, è programmaticamente (!) privo di
identità e si muove da tempo come nave senza nocchiero in gran tempesta, la
subalternità diviene vocazione: non solo sei subalterno, ma sei pure
contento di esserlo e ripeti garrulo che "il '900 è finito".

Il minimo che possa capitare ad un partito così è di avere Matteo Renzi come
segretario. Almeno ha un programma chiaro, di cinque lettere: R E N Z I.

Dopo di lui, continuando così, si passerà direttamente agli imbonitori delle
televendite.

Se davvero SEL pensa al "tanto peggio tanto meglio", secondo me si illude.
Il PD ha conservato del Pci l'unica cosa che avrebbe fatto meglio a perdere:
l'attaccamento un po' militare e un po' opportunistico alla ditta. Ed è in
grado di sopportare di tutto senza rompersi, come si è visto. Perderà via
via gli elettori, che però ormai escono avendo assorbito il verbo nuovista,
per cui se ne vanno nell'astensione o col Grillo di turno, non verso SEL.



Luciano Belli Paci