Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
sabato 5 gennaio 2013
Felice Besostri: SINISTRA BICAMERALISMO LEGGE ELETTORALE
SINISTRA BICAMERALISMO LEGGE ELETTORALE
L’ITALIA HA UN BICAMERALISMO PERFETTO, MA LA SINISTRANON LO SA( e neppure il CSX):MONTI SI’
Le lezioni del 2001 e del 2006 non hanno insegnato nulla. Nel 2001 per l’ipotetico vantaggio di salvare 14 di loro dalla non rielezione grazie alle liste civetta: un trucco per non dare il dovuto alle liste concorrenti in parte proporzionale si consegnò anche il Senato a Berlusconi. Berlusconi che aveva la maggioranza alla Camera non restituì il così i 14 rimasero a spasso e non tutti avevano il vitalizio. Nel 2006, invece, la prima con la legge 207/2005 confinando nel Senato le minoranze interne, proprio nella Camera con una maggioranza ristrettissima, si è contribuito all’instabilità governativa. Purtroppo la casta politica, senza distinzione politica, si riteneva garantita meglio dall’art. 66 Cost( le Camere decidono sui propri membri, la cosiddetta autodichia)., invece che da un sistema di impugnazioni delle operazioni elettorali, almeno quelle preparatorie riportando alla loro giurisdizione domestica ogni tipo di controversia, grazie all’art. 87 T.U. Elezione Camera dei Deputati, interpretato estensivamente dalla magistratura. Con la conseguenza che sono le Camere elette a decidere sulla legittimità e costituzionalità delle leggi elettorali e sulle stesse operazioni elettorali preparatorie(ammissione di liste e candidature) a babbo morto, cioè dopo le elezioni. In cambio alla magistratura hanno dato generosi stipendi e meccanismi automatici di promozioni , ad un certo punto si sono collegate le indennità parlamentari agli stipendi dei giudici: un accordo tacito, che ha funzionato bene per decenni, alle spalle della Costituzione. Norme costituzionali sono rimaste inattuate o inadeguatamente attuate, perché davano fastidio all’ordine giudiziario, qualche esempio: art. 102, c. 3(partecipazione diretta del popolo all’amministrazione della giustizia), art. 106, c. 2 e 3( nomina, anche elettiva, di magistrati onorari per tutte le funzioni attribuite a giudici singoli e chiamata all’ufficio di consiglieri di cassazione di professori universitari e avvocati) o dell’art. 98, c.3( limitazioni al diritto di iscriversi a partiti politici). Vogliamo riflettere sul fatto che non sono sane per la divisione dei poteri( la magistratura costituisce un ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere, art. 104, c.1) gli incarichi al servizio dell’esecutivo( ministero della giustizia e uffici nei gabinetti ministeriali, nomine governative in autorità o commissioni di collaudo di opere pubbliche), facoltà di assumere incarichi come arbitri . Non è questa la sede per parlare delle triangolazioni di copertura della corruzione con sentenze tipo quelle in materia di anticipazioni sui lavori e forniture pubbliche o sulle società controllate da enti pubblici, ma costituite in forma di diritto privato o dei famosi porti delle nebbie, nelle quali si perdevano delicate inchieste penali. Il rapporto organico si è rotto con tangentopoli, ma con la conseguenza di lanciare in politica magistrati e avvocati di imputati eccellenti. Del vecchio connubio resiste soltanto l’assenza di controllo giurisdizionale sulle elezioni del parlamento nazionale a dispetto di una legge delega inequivoca(art. 44, c. 2 lett. d L. 69/2009). Questo è un aspetto importante perché grazie ad esso sono rimaste in vita norme incostituzionali della legge elettorale vigente a cominciare dal premio di maggioranza in assenza di una soglia in voti o seggi( sentenze n. 15 e 16 del 2008 della Corte Costituzionale), ma che non è la sola(liste bloccate per di più in assenza di alternanza di genere obbligatoria).Il porcellum è una legge elettorale che ha profondamente modificato il sistema politico, come prima il mattarellum e il tatarellum, ma in misura minore, condizionando le scelte politiche, le alleanze e il comportamento elettorale. La legge elettorale ha confermato la tendenza del rafforzamento dell’esecutivo attraverso la scelta maggioritaria a danno di quella proporzionale nell’elezione degli organi rappresentativi e con l’elezione diretta dei vertici esecutivi. Negli enti locali e nelle regioni il progetto di emarginazione degli organi elettivi rappresentativi è compiuto, nelle istituzioni statali si frapponeva la Costituzione, che prevedeva -e tuttora prevede- una forma di governo parlamentare. Si è raggirata la Costituzione con una legge ordinaria, che anticipava una riforma costituzionale, fortunatamente e fortunosamente affondata dal responso negativo del referendum costituzionale confermativo del 2006. Tuttavia il guasto istituzionale è stato compito e probabilmente in modo irreversibile dal momento, che si vota col porcellum per la terza volta, malgrado il monito giuridico autorevole della Corte Costituzionale con le già citate sentenze del 2008, ribadito con la sentenza n. 13 del 2012, di inammissibilità del referendum abrogativo-truffa Di Pietro/Parisi, dopo che era stato politicamente affondato quello Passigli/Villone. Al monito della Consulta si erano aggiunte le esortazioni sempre più pressanti del Capo dello Stato, purtroppo tenuto all’oscuro degli ostacoli frapposti dal Governo Monti all’invio alla Corte Costituzionale della legge elettorale(ne ha parlato soltanto il Manifesto, senza ricevere smentite) possibile nell’ambito del giudizio instaurato presso la Corte d’Appello di Milano e conclusosi con la sentenza del 18 aprile 2012, in tempo utile per costringere il Parlamento a provvedere. Certamente non si può affermare con certezza che Monti avesse già deciso nella primavera dell’anno appena passato, ma se coltivava l’intenzione allora il porcellum era la legge ideale: da al capo politico della coalizione l’ultima parola sulle candidature e pertanto sulle nomine dei parlamentarie e grazie al Senato la possibilità di esercitare il ruolo di arbitro politrico, anche se si è minoranza alla Camera dei Deputati. In ogni caso c’era l’aspetto tattico: le elezioni anticipate erano allontanate finché c’era questa legge elettorale e al Senato si svolgeva la pantomima della riforma della legge elettorale. Agli esperti di procedure parlamentari non era sfuggito il fatto che aver abbinato la procedura di revisione costituzionale sulla diminuzione dei parlamentari ( procedura aggravata ex art. 138 Cost.) alla riforma della legge elettorale( procedura ordinaria) significava rischiare fortemente di non farne nulla, quando sarebbe stata più rapida una manutenzione della legge 207/2005, nel senso dei quesititi referendari Passigli/Villone: se proprio si voleva dare un’offa in pasto ad un’opinione pubblica montata contro i costi della politica, bastava ridurre anche drasticamente le indennità parlamentari fino all’approvazione della legge di revisione costituzionale. Tra l’altro la riduzione delle indennità può comportare gli stessi risparmi della riduzione del numero dei parlamentari senza l’innalzamento di fatto del quoziente elettorale, in altre parole salvaguardando il bene prezioso del pluralismo politico, aspetto non secondario in una democrazia parlamentare. Questi ragionamenti lasciano indifferenti le principali formazione politiche(PD e PdL sia pure alternativamente a ruoli invertiti), che hanno invece lucidamente perseguito la bipolarizzazione artificiale del sistema partitico, perché questo aumenta il loro peso nel determinare le alleanze di coalizione e quindi i loro programmi. Nel 2008 il PdL e nel 2013 il PD hanno rispettivamente tratto o trarranno profitto da questa situazione: per quest’ultimo basta avere attenzione alla sostanza della dichiarazione di intenti sottoscritta da PD PSI e SEL e confrontarla con l’ultimo programma di un partito socialdemocratico come il PS di Hollande e-Désir. La funzione politica del porcellum è rimasta intatta malgrado il suo fallimento come legge che assicurasse la stabilità governativa e favorisse il superamento della frammentazione partitica( mai avuti così tanti gruppi o sottogruppi parlamentari e partiti nominali e/o virtuali): due legislature, la XV^ e la XVI^ sono state prematuramente interrotte. L’agonia dell’ultima è stata prolungata grazie alla compravendita di parlamentari nel dicembre 2010 ( mozione di sfiducia respinta dalla Camera con 311 sì, 314 no e 2 astenuti) e dalla nomina del “governo tecnico” di Mario Monti nel novembre 2011: alla faccia dello slogan che con la legge elettorale gli elettori scelgono chi li governerà! Misera e illusoria compensazione dell’esproprio di scegliersi i parlamentari, indifferentemente con collegi uninominali o voto di preferenza. La pretesa di conoscere la notte dello scrutinio il vincitore delle elezioni non è assicurata dalla legge elettorale che quindi è doppiamente ingannevole. Come ha osservato il costituzionalista. professor Augusto Cerri, nel testo di un appello ai giuristi democratici: “Oltre al premio di maggioranza, previsto nell’ottica di favorire la governabilità, sono previste anche robuste soglie di sbarramento che impediscono l’accesso alla rappresentanza di liste minori pur consistenti. Ciò sembra davvero eccessivo. Un solo strumento, valido ed efficace, viene dappertutto impiegato per favorire la governabilità. In questo caso si impiega una pluralità di strumenti fra loro quasi contraddittori: perché, se la maggioranza è solidamente garantita, non costituisce problema l’esistenza di variegate minoranze. È violato, dunque, il criterio della proporzionalità che vuole il minimo sacrificio di un valore costituzionale per garantirne un altro, nel caso, della rappresentatività per favorire la governabilità; si impone, invece, un sacrificio del tutto inutile.”
Ci sono altre contraddizioni, che pongono problemi di costituzionalità come le norme favorevoli alle liste di minoranze linguistiche, ma solo ad alcune di esse nelle Regioni a Statuto speciale e non a quelle riconosciute dalla L. 482/1999. Tali liste sono molto lontane dall’1% nazionale e quindi si dimostra che per la ratio della legge non è necessaria una consistenza minima del 2% per le liste coalizzate, a prescindere dalla violazione dell’art. 3 Cost., alla luce del quale non pare giustificato un trattamento di favore per minoranze linguistiche rispetto a ben più consistenti minoranze politiche( nelle elezioni europee è di lampante evidenza la sotto rappresentazione della popolazione di territori dell’Italia Centrale, Meridionale e Insulare, più popolosi di Valle d’Aosta, Friuli V.G e Trentino Alto Adige, anche complessivamente considerati).Il diverso, ma costituzionalmente obbligato ex art. 57, c.1 Cost., criterio di attribuzione del premio di maggioranza alla Camera e al Senato ulteriore conferma del carattere truffaldino della legge elettorale vigente, perché può teoricamente condurre ad una maggioranza di seggi al Senato di una coalizione che abbia complessivamente meno voti nazionalmente. Se non questo risultato paradossale è altamente probabile che ci sia una maggioranza più ristretta, che in un Parlamento di nominati, cioè di parlamentari che non rispondono ad un corpo elettore di riferimento, si presta a pratiche trasformiste. Sul piano dell’attrazione dopo il voto sono meglio attrezzati Berlusconi, miliardario, e Monti, espressione di poteri forti finanziari, italiani ed esteri, e clericali. La madre di tutte le battaglie è il Senato, ma la sinistra( so che molti vorrebbero espellere il PD dalla sinistra, in consonanza con settori del PD, ma senza una consistente parte del PD non c’è alternativa di sinistra possibile e in termini europei non si può sottovalutare il fatto, che il PD sia parte importante nel gruppo parlamentare europeo che comprende tutti i partiti del PSE ,e abbia un ruolo di rilievo, con la presidenza di D’Alema nella FEPS, il coordinamento delle Fondazioni Socialiste Europee. Proprio il fatto che sia il Senato rende la sinistra meno avvertita. I leader politici della sinistra hanno in mente solo la Camera, per loro il Senato, come in parte il Parlamento Europeo sono un passo verso il prepensionamento politico. Se la sfida politica principale è con Monti e il centrismo perché possono mettere in discussione la premiership di Bersani( Casini è stato esplicito) la coalizione PD PSI SEL parte svantaggiata perché preconizza una convergenza con i democratici liberali e i moderati e perché questa area è presente all’interno dei partiti dell’alleanza, esclusa SEL. e in liste coalizzate, come quella Tabacci-fuoriusciti IdV( quest’ultima ha già messo in discussione un’autonoma presenza di una lista socialista, perché non vi è la garanzia di essere, comunque la miglio lista sotto il 2%). La legge elettorale imporrebbe un accordo a sinistra per evitare l’errore del 2001, che con altra legge elettorale sarebbe facilmente raggiungibile senza compromettersi politicamente, per esempio con desistenze concordate in collegi uninominali. In generale gli arancioni di De Magistris- Ingroia non possono prevedere di raggiungere nella maggioranza delle Regioni la soglia dell’8% e neppure di coalizzarsi raggiungendo il 20%, a meno che si federino con Grillo, come indicherebbe l’ultima mossa di Ingroia, politicamente sbagliata se si vuol spostare a sinistra l’asse politico del paese e che, comunque, avrebbe l’affetto di favorire il disegno di Monti di rendere ingovernabile il Senato senza un accordo con i centristi. Sbarrare il passo a Monti e alla sua Agenda dovrebbe essere il minimo comune multiplo di una sinistra appena decente in termini europei( ma anche di un Partito che ha conquistato la maggioranza relativa nelle urne), ma questo contrasta con i meccanismi imposti dal porcellum, che costringe a coabitazioni forzate( forze che dormono nello stesso letto, ma fanno sogni diversi, per usare un’espressione di Ciu enlai) per raggiungere il fatidico 4%: un’esperienza già fatta con la Sinistra Arcobaleno. Parafrasando Sant Just “c’è un paradosso nella sinistra italiana che richiede dai molti virtù che normalmente sono di pochi”: disinteresse personale, una visione che va oltre l’orizzonte delle prossime elezioni, il senso di una missione, non per un partito di cui si sia parte , ma per gli interessi della maggioranza della popolazione, che paga la crisi senza averla provocata, in altre parole sentirsi parte di una sinistra autonoma, alternativa e capace di una proposta di governo.
Felice Besostri, Direzione Nazionale PSI
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento