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lunedì 21 gennaio 2013
Peppe Giudice: Una riflessione
Giuseppe Giudice
In occasione dell'annversario della scomparsa di Bettino CRaxi facevo una riflessione che va ben oltre le solite e stucchevoli contrapposizione tra chi vede in CRaxi un eroe e chi invece lo considera poco più che un delinquente comune. Disputa ben poco esaltante. Certamente Craxi non era un delinquente comune. ERa un politico di grande statura (ma non era Willi Brandt o Palme certamente) che ha commesso una serie di gravi errori ma su cui va comunque espresso un giudizio articolato e contestualizzato. Ma la vicenda di Craxi può rappresentare un paradigma delle contraddizioni e delle occasioni mancate dalla sinistra italiana. A tale proposito voglio citare alcuni passi di una intervista di Riccardo Lombardi a Simona Colarizi del Giugno 1984 quattro mesi prima della sua scomparsa ed in una fase (subito dopo il decreto di S.Valentino sulla Scala Mobile) in cui il conflitto (poi rivelatosi distruttivo) tra Psi e Pci iniziava a farsi molto aspro. "Riccardo Lombardi, leader storico del PSI, mi guarda sorridendo: di rotture, di lacerazioni, di momenti di crisi è intessuta tutta la storia della sinistra italiana, fin dal lontano 1921, e lui ne è stato uno dei protagonisti. Oggi, di nuovo, PSI e PCI sono divisi; la polemica è aspra. Tuttavia, l’attuale dissenso è solo l’aspetto più appariscente e formale del problema complessivo.
Se la strategia dell’alternativa, come proiezione nel futuro, si è allontanata, dice Lombardi, bisogna individuare cause più profonde del raffreddamento del dialogo tra i due partiti. Oggi, la proposta dell’alternativa non è più sostenuta da un’impostazione progettuale e culturale sufficiente a darle credibilità e quindi successo. L’alternativa fu lanciata in un periodo di svolta nel sistema economico e nella società italiana, che aveva messo in crisi gli equilibri di governo tradizionali.
Era un’occasione, per la sinistra, di intervenire come protagonista diretta e di porre con forza la questione dell’alternanza democratica, candidandosi a governare il cambiamento in atto. Un’occasione che non si può ancora considerare perduta, anche se ormai, a distanza di dodici anni dalla prima formulazione di questa strategia, dell’alternativa sembra rimanere solo un’eco sbiadita. Il processo di trasformazione non si è arrestato; anzi, prosegue velocemente, palesando sempre più il ritardo politico a gestirlo e il ritardo culturale a interpretarlo."......" Cito una frase di Nenni del 1945: "Socialisti e comunisti sono alleati o sono nemici. Non c’è via di mezzo". Lombardi mi risponde in maniera altrettanto lapidaria: "Quanto più si è vicini, tanto più, per evitare confusioni, per non essere assorbiti e condizionati, si tende a marcare gli elementi di diversità". Basterebbe, dice, considerare quanto è avvenuto e avviene tra le diverse sette di una stessa confessione.
La ricerca della propria identità da parte dei socialisti e dei comunisti che sono forze vive e attive in una società a sua volta in movimento, si pone come un processo continuo. E dinamico è dunque il loro confronto che non può non avere anche fasi di scontro e di tensione. Questa dialettica non è, per Lombardi, un fatto negativo: "Io ho sempre pensato che la divisione nella sinistra sia un elemento positivo. Non dico l’ostilità permanente; ma la pluralità delle posizioni, la specificità delle singole vicende arricchiscono il patrimonio della sinistra e finiscono col diventare una ricchezza comune ai due partiti". La sinistra si impoverisce solo quando la capacità di elaborazione politica delle sue componenti diminuisce, e ciascuna tende ad arroccarsi su posizioni di consolidamento dell’esistente.
Socialisti e comunisti appaiono oggi preoccupati soprattutto di preservare il terreno di consenso già acquisito, caso mai di ampliarlo, finalizzando a questo la propria strategia. Possiedono appunto strategie di potere assai più che linee progettuali riconoscibili. Concorrenti nel reclutamento di adesioni nel paese, PCI e PSI, proprio perché si somigliano, si sentono maggiormente minacciati l’uno dall’altro, e si difendono accentuando la polemica reciproca. La competizione, di per sé stimolante, racchiusa in questo orizzonte, diventa sterile. E’ nel campo progettuale che i due partiti dovrebbero lanciarsi reciprocamente una sfida per dar corpo e sostanza alla strategia di governo delle sinistre.
Il richiamo alla vicenda passata del primo centro sinistra viene spontaneo. Anche se oggi la situazione è diversa, rimane il fatto che l’ostilità tra socialisti e comunisti esplode sempre nel momento in cui il PSI assume responsabilità di governo. E’ una reazione facilmente spiegabile, sostiene Lombardi: i comunisti intuiscono che, nonostante la loro superiorità numerica, i socialisti eserciterebbero un’indiscutibile egemonia culturale e politica in un governo di sinistra. Nell’ipotesi di un governo di collaborazione tra le sinistre, sarà la tradizione della democrazia socialista a prevalere, sarà cioè la politica riformatrice iscritta nella storia del PSI, non (o troppo di recente) in quella del PCI. Del resto, il partito comunista sta da molti anni attraversando una profonda crisi di identità; il patrimonio della tradizione comunista è in parte dissolto, e anche se il PCI esita a compiere alcuni passi, la sua fisionomia è profondamente mutata. Altro che la "mutazione genetica" attribuita da qualcuno al PSI! E’ logico che questa incertezza di sé pesi negativamente sulla capacità di elaborazione politica, e si rifletta in un moto di difesa esasperato, specie in una situazione obiettivamente difficile."......"O forse, nella crisi delle ideologie che caratterizza la nostra epoca, si va perdendo il significato stesso di socialismo?
"Naturalmente Lombardi non è d’accordo. La caduta delle ideologie è un elemento positivo se inteso nel senso del superamento di quanto di mistificatorio c’era in ogni ideologismo esasperato. Certamente il messaggio palingenetico, messianico di cui le ideologie sono state portatrici nel passato, proprio per la sua estrema semplicità - la promessa di un "paradiso in terra" - costituiva un fattore di grande mobilitazione delle masse. Ma, una volta liberato dagli elementi mitici, il socialismo non ha perduto né la sua forza di attrazione, né la sua capacità di convincimento.
Il progetto di una società socialista ha ancora oggi alcuni fondamenti ineliminabili: dal punto di vista economico, la centralità del profitto e del valore di scambio deve essere sostituita da quella del valore d’uso; insomma, produrre per il consumo della popolazione, non per massimizzare il valore di scambio. "Sono concetti semplici e non sono neppure cos’ rivoluzionari. Quanto poi l messaggio politico che oggi esprime il socialismo, a me pare molto bella questa definizione:" Una società socialista è quella nella quale a ciascun individuo sia data la massima possibilità di influire sulla propria esistenza e sulla costruzione della propria vita".
Lombardi dimostra ad 84 anni una capacità di lettura ed interpretazione dei processi in atto straordinaria. Ed è estremamente lontano da semplificazioni e schematismi da propaganda la sua analisi molto problematica. Ma perchè viene fuori Craxi, all'improvviso nella sinistra italiana? Lo storico del socialismo, Maurizio DEgli Innocenti mette in rilievo come vent'anni di fascismo hanno inibito un processo di elaborazione nel socialismo italiano, quel processo di rinnovamento e ripensamento del socialismo che in Europa ci fu nel periodo tra le due guerre mondiali. Bauer, Hilferding, Polany, De Man, Cole contribuirono in forma diverse alla individuazione di un socialismo nuovo estremamente critico con l'esperienza sovietica, ma che offriva anche una soluzione di continuità con la vecchia II Internazionale finita con lo scoppio del primo conflitto mondiale. In Italia questo ripensamento restò confinato nel gruppo di intellettuali socialisti ed antifascisti presenti in GL di Rosselli. Non a caso furono i socialisti provenienti dal Partito D'Azione , Lombardi e Foa soprattutto, i migliori interpreti di quel ripensamento. NOn è un caso che Lombardi fu il primo autonomista nel Psi del dopoguerra. Il Fronte Popolare in Italia giunse dopo dieci anni il suo sviluppo in Europa. In Europa fini nel 39 dopo il patto Hitler.Stalin. In Italia invece il mito dell'URSS fu coltivato non solo dal PCI ma anche dal Psi (dal 48 al 56). Qui sta la ragione più profonda dei ritardi della sinistra italiana rispetto a quella europea. E qui sta anche la incapacità , non solo del PCI , ma anche di un pezzo del Psi (i "carristi" ed i loro residui ) di comprendere le ragioni del socialismo europeo. IL Psi aveva fatto con chiarezza la svolta autonomista nel 1956 ed avviato una grande elaborazione teorica e politica con Lombardi, Giolitti e Santi (che poi servì di supporto al primo centrosinistra), ma la scissione del Psiup prima e la unificazione fallita con il Psdi poi lasciò profonde ferite organizzative proprio nel periodo in cui nella società italiana avvenivano profonde trasformazioni, anche come conseguenza del primo centrosinistra. Per cui la segreteria De Martino sembrò rassegnata ad un ruolo subalterno del PSI. Che scese al suo minimo storico (9,6%). Craxi si spiega anche così. Come un processo di reazione del Psi al suo dissolvimento. In Craxi si avverte l'esigenza (in questo condivisa anche da Lombardi e Giolitti) della necessità per la sinistra di liberarsi degli ultimi residui della cultura frontista che poi la rendevano anomala rispetto all'Europa. E quindi vi fu un nuovo periodo di importante elaborazione teorica e politica. Ma negli anni 80 questo si disperse in una politica governista che alla fine condusse il Psi in un vicolo cieco . Lombard è profetico nel 1984 non solo nei confronti del Psi ma anche del PCI. Certo la deriva pentapartitica fu una reazione anche alla deriva settaria ed integralista dell'ultimo Berlinguer. Non c'è dubbio però che la gestione bonapartista di Craxi finì per produrre processi degenerativi. Con tutte le giuste critiche che si devono condurre verso tali degenerazioni, è indubbio che il PSI pagò un prezzo sproporzionato alle sue responsabiltà - Fu il clima consociativo complessivo dovuto alla impossibiltà di costruire una alternativa alla DC a far precipitare il sistema. Che fu sostituito poi da un sistema peggiore. E comunque la fine del Psi comportò anche la cancellazione della cultura socialista che causò una mortale mutilazione della sinistra italiana che poi si è persa nella sterile diatriba tra il "riformismo" subalterno al mercatismo liberista di D'Alema e Veltroni ed i gargarismi antagonisti di Bertinotti (che ha in pezzi della Fiom e del Prc "ingroizzato") i suoi ultimi vagiti. Pd da un lato ed Arcobaleno, dall'altro. In occasione di questo anniversario è utile ragionare sui gravi limiti non superati finora se si vuole costruire una idea forte di riformismo socialista alternativ sia al tecnoliberismo che al populismo.
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