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martedì 22 gennaio 2013
Claudio Bellavita: Giovani e politica
sarebbe il caso di fare delle serie riflessioni su questo sondaggio, e pensare quante delle cose che diciamo o scriviamo abbia un senso per questa importante fascia di popolazione
Corriere della Sera - 20 gennaio 2013
L'INDAGINE UN SONDAGGIO DI MTV SUGLI ELETTORI TRA I 18 E I 34 ANNI: SOLO SEI SU DIECI SONO SICURI CHE ANDRANNO ALLE URNE
Giovani, l'astensionismo è il primo partito (ma in calo)
Delusi e disillusi Il 51% si informa di politica, ma il giudizio sulla classe dirigente è impietoso: per il 76% è «incompetente»
MILANO - Delusi, disillusi, arrabbiati. È il ritratto dei giovani italiani tra i diciotto e i trentaquattro anni. Ventenni e trentenni rapiti dal vento
dell'antipolitica e frastornati dagli scandali che hanno colpito i partiti, ragazzi che vivono con disincanto il presente e guardano con incertezza al
futuro. Secondo un sondaggio condotto da Mtv Italia (che ha lanciato la campagna «Io voto» per sensibilizzare i giovani verso la politica), solo il 45%
degli intervistati si ritiene realmente felice e il 70% si dice fiero di vivere in Italia (una delle percentuali più basse a livello mondiale, la media
internazionale è dell'82%, ndr ).
Il loro rapporto con la politica è emblematico: il 74% la associa alla corruzione, il 67% a una sensazione di disgusto, mentre al 57% degli intervistati
provoca rabbia. Nonostante le elezioni siano alle porte poco più di 6 su dieci (62%) si dichiarano certi di andare a votare e quasi tre su quattro (73%)
vedono nell'astensionismo «un modo per protestare, per esprimere dissenso rispetto all'attuale sistema politico».
Numeri che fanno riflettere, specie se accostati all'idea che i ventenni/trentenni hanno della nostra attuale classe politica: per il 76% è «incompetente»,
per il 67% «raccomandata» e per il 60% «anacronistica e incapace di rinnovarsi». Mondi che sembrano opposti. Siamo lontani dalla visione in cui «tutto
è politica» di Thomas Mann, quasi agli antipodi. Uno su due (51%) si informa di politica ma la ritiene una componente non prioritaria della propria vita
(e il dato è ancora più alto tra i ventenni), il 23% non si interessa o tende ad evitare temi politici. Solo il 2% è coinvolto attivamente. Tuttavia c'è
qualche spiraglio di ottimismo. Il 49% dei giovani crede che un interessamento «inteso come informazione e consapevolezza oltre che come supporto diretto
a un partito» sia fondamentale.
E anche a livello di orizzonti, i giovani hanno delle certezze. Il loro leader politico ideale lo hanno in mente: onesto (81%), chiaro, trasparente (66%),
credibile (65%). Sull'agenda politica da lanciare hanno le idee chiare. Dopo tutte le polemiche di questi anni su bamboccioni e giovani schizzinosi al
primo posto, tra le priorità, svetta la lotta alla disoccupazione giovanile (con il 28%). Subito a ruota i ventenni/trentenni vorrebbero risolvere i problemi
legati alla crisi economica (26%) e alla pressione fiscale (13%). Lavoro, economia, anzitutto. Cambia invece il modo di manifestare il dissenso: ora il
mondo dei giovani si divide. Il 46% ritiene che la protesta nelle strade sia «un valido mezzo», ma ora spunta anche un 45% che «pensa alla protesta sul
web e sui social media». D'altronde in un altro sondaggio sugli under 30 promosso dall'Istituto Toniolo e dalla Fondazione Cariplo e diffuso a dicembre,
solo l'8,5% dà un voto almeno sufficiente ai partiti.
La disaffezione è in realtà una costante: nulla di diverso con il passato. Negli ultimi quattro anni è cambiato poco, nonostante l'ulteriore deterioramento
dell'immagine del mondo politico. Sempre per un'indagine sui giovani condotta da Mtv, nel 2009 il 92% degli intervistati dichiarava di non fidarsi dei
politici. L'unica a salvarsi nel 2009 era l'Unione europea, che godeva della fiducia del 52% dei ragazzi. All'epoca i potenziali astenuti toccavano cifre
record: il 90% aveva affermato che avrebbe evitato le urne in caso di elezioni. Oggi, alla vigilia delle Politiche, il partito del non-voto è ancora una
solida realtà, ma è in netto calo. Anche se restano la rabbia e la delusione.
Emanuele Buzzi
PLG
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