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domenica 30 settembre 2012
Felice Besostri: I socialisti e le primarie
I SOCIALISTI E LE PRIMARIE:UNA PROPOSTA UNITARIA
Da Bruxelles il segretario del PSI, compagno Nencini, che ha sempre la mia
ammirazione e il mio rispetto per aver assunto l'onere di guidare il PSI, anche
se raramente sono stato d'accordo politicamente con lui, ha annunciato che alle
Primarie il PSI avrebbe sostenuto Bersani. Una posizione legittima e
probabilmente maggioritaria nel Partito, forse addirittura unanime se le
primarie fossero ad un turno: Renzi rappresenta un'opzione centrista di
continuismo con la politica impopolare del montismo, oltre che essere un
antisocialista viscerale. Avrei preferito che in omaggio allo Statuto, che
avesse dichiarato che avrebbe proposto alla Direzione convocata per il 4
ottobre di sostenere Bersani. Molto prima avevo predisposto un documento che
proponeva che si riunisse l'area socialista che comprende il PSI, ma che non si
esaurisce nel PSI per discutere se fosse opportuna una candidatura socialista
alle primarie. Tutte le opzioni restano aperte. Il PSI, come unico membro
italiano del PSE ( pur temporaneamente sospeso dal diritto di voto) e
dell'Internazionale socialista ha il compito di favorire l'aggregazione di
tutti quei socialisti, che hanno in comune l'obiettivo di costruire anche in
Italia il Socialismo Europeo. Se a riunione era aperta sarebbe stato meglio, ma
credo che il PSI sia in grado di motivare la sua scelta di sostenere Bersani,
che nel PD rappresenta la posizione più in sintonia con un'opzione
socialdemocratica, e quindi di convincere le altre sensibilità socialiste. In
questo senso e con questo spirito mantengo il documento aperto a sottoscrizioni
e integrazioni. Segue il testo:
Le Primarie e i Socialisti
Nelle nostre file, e con questo intendo l’area socialista larga - di cui il
PSI è parte essenziale (appartiene al PSE e all'Internazionale Socialista) e
imprescindibile ma che non la esaurisce -, ci sono atteggiamenti molto
differenziati sulle primarie, compreso un rifiuto di principio.
In effetti, gli istituti provenienti da altri ordinamenti politici e
costituzionali sono come gli organi in caso di trapianto: spesso non
compatibili. Tuttavia, stanno segnando profondamente questa fase politica e si
proietteranno sull'intero periodo che ci separa dalle elezioni del 2013.
Non si conosce ancora la legge elettorale e soltanto con il porcellum ha un
senso l’indicazione del capo della lista o della coalizione come virtuale
futuro Primo Ministro, come se di fatto non esistessero le prerogative
presidenziali fissate dall'art. 92 della Costituzione.
L’indicazione del futuro Premier è poi legata all'abnorme premio di
maggioranza, svincolato da ogni soglia in voti e seggi e perciò di dubbia
costituzionalità (Corte Costituzionale sentenze n.15 e 16 del 2008). Per
completare il desolante quadro istituzionale, non si conoscono le regole delle
primarie e neppure chi le debba adottare.
Sono partite come primarie di coalizione per individuare il miglior candidato
di un centro-sinistra, ma sono diventate, di fatto, una contesa per la
leadership del PD, partito che ha finora espresso almeno 5/6 candidati, di cui
uno, il Sindaco di Firenze , nella veste di sfidante ufficiale.
Non importa che un sindaco sia ineleggibile: per fare il primo Ministro non
occorre essere parlamentari (se hai l’età giusta ti possono sempre fare
senatore a vita) e, a legge elettorale invariata, per essere indicato come capo
della lista o coalizione non è necessario essere candidati alla Camera o al
Senato.
Non si sa se saranno primarie aperte ai passanti o a truppe cammellate, ovvero
a elettori registrati come votanti del centro-sinistra, come prevedrebbe l’
istituto originale, che è statunitense e non sovietico.
Non si sa se saranno a uno o a due turni, pur essendo il fatto decisivo per i
comportamenti elettorali.
Ebbene, malgrado tutte queste premesse, sono un fatto politico, e un fatto
politico rilevante che non può essere ignorato se si ha un ruolo da giocare o
uno spazio da conquistare.
Tutti concordano nell'esistenza di una dimensione europea prevalente, tanto
che ci si fanno scrivere lettere dall'Europa.
Tutti sanno che non c’è una soluzione nazionale alla crisi, se vogliamo stare
nella zona Euro e contrastare le speculazioni dei mercati: speculazioni, tra l’
altro, le cui regole possono essere date soltanto a livello internazionale,
neppure solo europeo, ma almeno atlantico, dal nome dell’oceano che divide la
borsa di Londra da quella di Wall Street e la Fiat dalla Chrysler.
Eppure, l’integrazione del sistema politico italiano in quello europeo è
scarsa. Nel PPE stanno partiti in competizione tra loro in Italia e nel PSE sta
il solo PSI, mentre PD e SEL ne sono formalmente fuori, benché il problema non
sia quello di un’affiliazione, ma di riconoscersi pienamente in una storia e in
un sistema di valori, quello del socialismo democratico, verso il quale la
sinistra italiana, eccezione nel panorama europeo, appare avere una certa
idiosincrasia o essere particolarmente allergica.
Nei gruppi dirigenti di PD e SEL, i loro stati maggiori, la presenza
socialista non c’è e comunque non è visibile o percepibile nelle proposte
programmatiche. Questo vuoto va colmato nell’interesse del Centro-sinistra che
nel raccordo con il fronte progressista e di sinistra europeo,
maggioritariamente rappresentato dai partiti del PSE, deve avere uno dei suoi
punti di forza.
Se si impongono questi temi e riflessioni, l’area socialista italiana ha molto
di più da dire delle semplici proposte di rottamazione di una classe politica,
che ormai è concepita come composta da tanti Lusi, Belsito e Fiorito.
L’offensiva neo-liberista ha come obiettivo la destrutturazione del welfare
state , un modello di economia sociale di mercato, sul quale si fonda la
coesione sociale: chi la può contrastare a livello continentale se non quelle
forze che l’hanno conquistata in un secolo di lotte politiche, sindacali e
sociali, e in unione con loro?
Portare questo messaggio, cioè la necessità di una scomposizione e
ricomposizione della sinistra nel segno di un diverso e più ugualitario modello
di sviluppo, ecologicamente compatibile e come attuazione del titolo III
Rapporti economici della Parte Prima della Costituzione, sarebbe la prova della
forza rivoluzionaria di un riformismo determinato e intransigente.
Nenni ci ricordava sempre che le idee camminano sulle gambe degli uomini e
quindi dovremmo, come socialisti nell'accezione più ampia, dovunque ci troviamo
o siamo stati, chiederci se è opportuno che un esponente socialista sia
candidato alle Primarie del centro- sinistra. Una decisione in tal senso
presuppone un riavvicinamento tra le varie anime del mondo socialista, nella
consapevolezza che bisogna unire chi lo è stato, chi lo è, ma soprattutto chi
lo vorrà essere in futuro, per sempre, für ewig.
La ricomposizione e il rinnovamento non sono riusciti con la Costituente
Socialista, anzi, ne è seguita una spirale di reciproca delegittimazione. È il
momento di invertire la rotta.
Se saremo capaci di decidere insieme sulla presenza socialista nelle Primarie,
sarà poi più semplice individuare le procedure per l’individuazione del
candidato, che per qualità politiche, integrità personale e capacità di
suscitare consenso nell'opinione pubblica possa rappresentare al meglio una
storia e valori, la cui scarsa presenza ha indebolito la sinistra italiana. La
questione socialista non è la questione del destino personale dei socialisti,
ma di quello politico della sinistra italiana nel suo complesso, compresa
quella che non ne ha ancora preso coscienza.
24 settembre 2012
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1 commento:
Felice ha ragione, smettiamola di copiare istituzioni estere senza neppure capire come funzionano.
a) In primo luogo non si può dire "primarie come negli USA" perché negli USA ci sono 50 stati e ognuno ha le sue primarie
b) Le regole per le primarie sono dettate o dagli statuti dei partiti o dalle regole degli stati
c) In alcuni stati non ci sono elezioni primarie ma caucuses (cioè assemblee)
d) Le primarie, con regole molto complicate, servono per mandare dei delegati alle assemblee nazionali dei due partiti sono lì che si scelgono i candidati alle elezioni presidenziali NON automaticamente dalle primarie, anche se in alcuni casi in funzione dei risultati il risultato è predeterminato (sopratutto per il candidato presidenziale).
e) In alcuni casi i delegati sono vincolati (binding) in altri casi no o solo parzialmente
f) In taluni stati per votare alle primarie (closed primaries)occorre essere registrati a quel partito, in altri le primarie sono parzialmente aperte e elettori indipendenti in altri casi vale il crossover, cioè andare a votare nelle primarie dell'altro partito pur essendo registrati in uno diverso, con regole complicate per evitare il doppio voto. E vale la pena di ricordare che la scarsa partecipazione al voto attribuita al disinteresse è invece dovuta ai bizantini meccanismi che ogni partito mette in atto al livello locale PER IMPEDIRE O LIMITARE LE REGISTRAZIONI, soprattutto delle fasce marginali della popolazione. Ho visto alcuni tipi di modulo: sono più complicati di un TAX RETURN. Alcune forze della sinistra hanno cercato vanamente di facilitare queste registrazioni.
g) In alcuni casi si eleggono delegazioni di contea che a loro volta eleggono poi i delegati dello stato
h) non dimentichiamo che poi contemporaneamente si nominano deputati, senatori, governatori con regole sempre molto complicate.
E qui? E' mai possibile che siano praticamente in corso delle primarie senza che si siano stabilite le regole? E' la via migliore per suicidarsi GM
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