mercoledì 26 settembre 2012

Domenico Siracusano: Ricostruire e cambiare l'Italia, con Bersani premier

*Ricostruire e cambiare l'Italia, con Bersani premier* Le Primarie del centrosinistra hanno l'obiettivo di individuare il premier della coalizione dei democratici e dei progressisti. Alle spalle un ventennio caratterizzato dalla parabola del berlusconismo iniziato con il sogno della rivoluzione liberale e le milionate di posti di lavoro con un bilancio finale tragicamente di negativo in termini di deficit di cultura di governo, personalizzazione della politica, svilimento della funzione del ceto politico --tra nominati e starlet nelle istituzioni-, scandali di ogni genere e sorta. Dentro questa fase decadente della Storia Repubblicana, il centrosinistra, colto di sorpresa nel 1994, ha risposto con gli esperimenti dell'Ulivo, nel 1996, e dell'Unione, nel 2006, che, usciti vincenti dalle urne, hanno evidenziato limiti di tenuta con la sfida del governo. Dopo la caduta del secondo esecutivo guidato da Romano Prodi, con la rottura tra sinistra riformista e sinistra radicale anche l'esperienza della vocazione maggioritaria del neonato Partito Democratico non è risultata risolutiva. La fine anticipata del Governo Berlusconi-Bossi ha messo in evidenza la crisi profonda in cui le destre hanno condotto il Paese. Crisi politica, crisi economica, crisi di società. L'esperienza del Governo Monti ha consentito all'Italia di recuperare credibilità internazionale con tutti limiti di una maggioranza trasversale voluta dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,per salvare il Paese dal baratro dove lo stavano conducento Berlusoni & C. I limiti dell'esecutivo dei tecnici sono però evidenti e nonostante le battaglie parlamentari dei Gruppo del PD specie se si guarda alla riforma di pensioni e del mercato del lavoro. Equità e crescita appaiono come capitoli che i professori non sono riuscire a scrivere se non per titoli. Il lavoro di progetto e programma che il PD ha compiuto in questi è profondo, scandito da conferenze tematiche, penso ai temi del Lavoro e dello Sviluppo Sostenibile, il dibattito nelle Feste Democratiche, ed in ultimo la presentazione della Carta di Intenti per un Patto tra Democratici e Progressisti. Ricostruzione e cambiamento queste sono le direttrici da seguire. Ricostruire sulle macerie di una politica che non ha saputo governare i processi derivati dalla crisi finanziaria globale. Ricostruire una politica che ha perso ogni portato etico-morale offrendo facile sponda a chi pensa che con una /vaffa/ si possa governare un paese grande e complicato come l'Italia. Cambiare politica economica e sociale affrontando con decisione il crescente disagio sociale, immaginando percorsi di crescita e sviluppo, inclusivi per un crescente numero di donne e uomini esclusi dal mercato del lavoro, e quindi dalla piena cittadinanza. Cambiare politica industriale, cogliendo le specificità dei territori e le sfide dell'economia verde, sforzandosi di tenere insieme le ragioni del Lavoro e dell'Ambiente. Cambiare politica fiscale nell'ottica dell'equità detassando il lavoro e agendo sulle transazioni finanziarie e sulle rendite. In questa direzione vanno le recenti proposte di Cesare Damiamo e Pierpaolo Baretta. Rimettere al centro le politiche per i Giovani e per la Cultura capaci di liberare energie e risorse che possono fare tornare a correre un Paese fermo. Un lavoro ampio e complesso che richiede una guida salda e determinata. La scelta del Partito Democratico di utilizzare lo strumento delle Primarie di coalizione per individuare il candidato premier consente di agganciare il percorso di approfondimento e definizione delle politiche di governo ad un forte momento di partecipazione dal basso che potrà dare forza alle idee e alle donne e agli uomini che dovranno portarle avanti nel Governo e del Parlmento. Le Primarie non sono, né possono trasformarsi in un congresso del PD mascherato che rischierebbe di allontanare gli alleati, di sfilacciare l'alleanza per il governo dell'Italia. Né possono diventare l'espediente per una conta sui territori, interna al PD o ai suoi alleati, per misurare velleità ed ambizioni personali. Senza retorica, in ballo c'è il futuro del Paese. È una sfida a cui arrivare pronti ed uniti, nel PD e con gli alleati del centrosinistra. Pierluigi Bersani è l'uomo giusto per guidare questa nuova fase politica. Ha tenuto insieme il Partito Democratico favorendo l'incontro tra le diverse culture politiche dentro una dimensione plurale e mai leaderistica, insieme a quanti hanno voluto lavorare per la crescita della proposta di governo del partito. Ha saputo affrontare la crisi di partecipazione e radicamento della politica, si pensi al commissariamento della Federazione di Napoli affidato ad Andrea Olrlando, con il pieno coinvolgendo una nuova generazione come testimonia il rinnovamento dei gruppi dirigenti nelle città e nelle regioni. Ha dimostrato in questi anni, con un impegno faticoso e certosino, la volontà di aggregare forze politiche, sociali e civiche non in base ad opzioni ideologiche ma tenendo la barra diritta sui temi e sulle proposte. È su questa strada che si deve continuare, uscendo dalle logiche dello scontro vecchi-giovani, contenuti- immagine, serietà-sorrisi, piazze-socialnetwork. Le destre e le politiche neoliberiste non sono ancora sconfitte definitivamente, le Primarie devono rappresentare una grande di occasione di partecipazione, diffusione delle idee, allargamento della base del centrosinistra, a partire dai nostri delusi e potenziali astenuti. Confrontiamoci sui temi e sulla premiership, facciamolo con forza ma con rispetto reciproco, consapevoli che il popolo del centrosinistra ed i cittadini considerano l'unità profonda tra noi e i nostri alleati il più grande limite del passato e il migliore investimento nel futuro. Domenico Siracusano Responsabile Organizzazione PD Città di Messina

3 commenti:

luciano ha detto...


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>Non mi è chiaro se quello del compagno Siracusano è un suo intervento
>personale o è un appello elettorale di partito (che non mi parrebbe adatto
>alla m.l. del Rosselli, ma questo è un parere mio).
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>In ogni caso, è un'occasione per esprimersi sul tema primarie.
>
>Purtroppo ad oggi non sappiamo alcune cose essenziali: la legge elettorale
>verrà cambiata ? con la legge riformata le primarie avranno ancora un senso
>? si faranno a turno unico o a due turni ? quali saranno, alla fine, i
>candidati in lizza ?
>
>Tuttavia, mi sento di fare fin d'ora un pronostico.
>
>Se il confronto tra i due maggiori contendenti, Bersani e Renzi, rimarrà
>all'insegna dell'antitesi tra vecchio che resiste e nuovo che avanza, tra
>usato sicuro e gioventù rampante, tra difensori del gruppo dirigente e
>rottamatori, allora vincerà Renzi: "giovinezza, giovinezza, primavera di
>bellezza ..." cantavano a squarciagola i nostri nonni, ma funziona sempre.
>E quindi alle successive elezioni si sfideranno due destre, un po' come alle
>presidenziali francesi del 2002.
>
>Se invece Bersani avrà il coraggio di radicalizzare il confronto politico,
>rendendo evidente che la scelta è tra due linee contrapposte, quella
>socialdemocratica e quella liberale-liberista, quella del modello di partito
>europeo (organizzato, identitario, autonomo dai poteri forti) e quella del
>modello di partito USA (cartello elettorale leggero, vagamente
>programmatico, infeudato ai poteri forti), allora potrà vincere Bersani.
>
>Il PD è nato per fare l'asino di Buridano. Tanto per fare un esempio, non
>ha voluto mettere alcun argine verso i clericali (confondendoli con i
>cattolici), e così ha lasciato fuori fin da subito noi laici, ma poco dopo
>ha perso pure gli stessi clericali (Binetti e C.), ai quali la sottomissione
>- se non è totale - non basta mai.
>
>Riuscirà il PD questa volta a fare violenza alla propria natura ? Questo è
>ciò che i bersaniani devono dirci. Tutto il resto sono chiacchiere e
>distintivo.
>
>
>
>Luciano Belli Paci

felice ha detto...

Le primarie se servono ad indicare il leader della coalizione!1) occorre che la
legge preveda una coalizione sotto forma di apparentamento di liste2) ci deve
essere un capo della coalizione 3) la coalizione che vince deve governare
In altre parole deve rimanere il porcellum, al massimo con la manutenzione
richiesta dalla Corte Costituzionale con le sentenze n. 15 e 16 del 2008, cioè
vincolare i premio di maggioranza ad una soglia in voti o seggi
Invece un punto certo della riforma elettorale è n premio in percentuale e
seggi al partito ( in realtà lista) di maggioranza relativa, se sarà così non
hanno senso primarie di coalizione a meno che l'effetto sia quello di fare una
lista di coalizione, cioè un listone, come con la legge Acerbo. Stiamo attenti
a certi ricorsi. Se non c'è coalizione il PD si faccia le sue primarie,
stabilisca chi è l leader e dopo se si avrà tempo e voglia si facciano le
primarie di coalizione non per individuare il candidato premier, anche perché
il nome non dovrebbe più figurare sulla scheda(finalmente ci è accorti che si
ledevano le prerogative presidenziali dell'art. 92 Cost), bensì il nome del
capolista del listone. Non ci sarà più il nome del capo sulla ascheda, perché
il Capo dello Stato non vuole vincoli per sé o per il successore, che deve
essere libero di scegliere il Premier e di parlare al telefono senza essere
intecettato
Se la competizione è per la leadership del PD Renzi in primarie aperte ad un
turno corre per vincere e ha molte chance perché è un prodotto D.O.C. del PD,
mentre Bersani porta le stimmate della filiera PCI-PDS-DS. Essendo la
quintessenza del PD preoccupa i potenziali alleati sia a sinistra che al centro.
A sinistra perché è un continuatore dl montismo( tatticamente ha criticato per
la prima volta Marchionne, ma se lo fanno Bonanni e Angeletti, non può tirarsi
indietro). Al Centro perché gli occupa lo spazio politico. Renzi torna ad una
concezione veltroniana del PD, catch all party a vocazione maggioritaria
solitaria. Renzi è il prodotto di apprendisti stregoni, che per dar dimenticare
il passato comunista hanno privilegiato gli ex DC, invece di fare una scelta
socialdemocratica come nel resto d'Europa, in un'ottica europea sarebbe stato
lo stesso, ma tra Europa e Vaticano s è preferito l'oltre Tevere. Punto di
forza di Renzi nel PD sono l'ala liberista e gli amministratori locali, dove
gli ex DC hanno un peso superiore ai loro voti tra gli iscritti e gli elettori.
Bei risultati il privilegio accordato a Di <Pietro e negato alla sinistra
riformista è stato qualcosa di analogo ai talebani afghani finanziati dagli USA
in funzione anti URSS. Per salvaguardare un centro-sinistra più meno allargato.
Renzi non deve vincere per mantenere aperto un cantiere di Csx
organico..
.
<

mario ha detto...

Condivido la posizione di Belli Paci: discuter di primarie, senza conoscere
il sistema elettorale cui applicare il relativo risultato, è davvero
inutile, così come sarebbe (nonostante il gioco delle apparenze praticato in
passato) se restasse il porcellum, secondo gli auspici di molti, forse dei
più. Oppure: è utile solo a creare contrapposizioni personali, a far
appassionare qualche tifoso ed a distrarre dal difetto di proposta politica.
Mario Viviani