Mi sono riletto la lettera di Napolitano. Ovviamente per un socialdemocratico di sinistra quale io sono i dissensi sono ampi, per esempio nel programma di Bad Godesberg, che pure rappresenta il passaggio della SPD da Klassenpartei ( Partito di classe) a Volkspartei (Partito di popolo) si parla di Planung pianificazione e la Mitbestimmung (Codeterminazione e non cogestione!) è parte essenziale della socialdemocrazia. L'intervento statale c'è stato, anche affrontando i divieti di Bruxelles.
Ma proprio perché sono favorevole, a differenza di Einaudi, del titolo III della parte prima della Costituzione, seguo l'insegnamento di Maksim Gorki. "Proprio perché sono dalla parte del popolo, non gli posso perdonare tutto quello ce fa". Proprio perché sono favorevole all'intervento pubblico( che non coincide con statale) non posso perdonare tutti i modi in cui avviene. Le ultime vicende Finmeccanica e Enav sono un ultimo esempio di come non deve svolgersi l'intervento pubblico e Fincantieri non vorrebbe essere diversa dalla FIAT di Marchionne, se non ci riesce sarà alle spalle di tutti i contribuenti. Stesso discorso per il deficit. La sua riduzione in tempi stretti è un errore perché non può avvenire che con aumenti di tasse, imposte ed accise e tagli lineari, quindi aumentando le ingiustizie e senza prospettive di crescita, ma nessuno mi potrà mai convincere che un deficit che deriva da sprechi, inefficenze, clientelismo, corruzione ed elusione/evasione fiscale, spese militari, malversazioni e peculati sia un bene. Nel discorso di Napolitano, sostanzialmente ribadito nel messaggio a reti unificate bisogna distinguere il grano dal loglio. Per esempio è grano il passo su Bobbio e la polemica col PCI. Probabilmente Giorgio deve aver riletto, come ho fatto io, "Quale Socialismo?" pubblicato nella serie "i maestri del pensiero democratico" del Corriere della Sera. Sarebbe sbagliato rimproverarlo chiedendogli cosa ha fatto dentro il PCI quando Togliatti aggrediva Bobbio: non fa parte della cultura socialista la purificazione autocritica, né la confessione assolutoria. Buona la salda convinzione europeista, anche se datata ed incapace di distinguere progetto europeo e sue contingenze come se tra l'ispirazione federalista del manifesto di Ventotene e il comunicato dell'ultimo Consiglio europeo del 9/10 dicembre non ci fosse soluzione di continuità. Merkel e Sarkozy non sono Adenauer e Schumann.
Eppure è questione cruciale è il bivio che la sinistra italiana ed europea si trova di fronte. Se si sceglie l'Europa sarà più semplice che gli europeisti old style come Napolitano ricevano l'illuminazione come Paolo sulla via di Damasco, mentre l'altra scelta porterebbe la sinistra in una sinistra compagnia di Lega Nord, Veri Finlandesi,BIP, Vlaamse Block e Marine Le Pen. Napolitano ha fatto una cosa giusta non sciogliendo anticipatamente le Camere per rinnovarle(?) con questa legge elettorale. Si sta pagando un prezzo elevato con il Governo Monti e la sua politica sbagliata, ma come ho ripetuto spesso se la scelta è tra il male e il peggio, scelgo il Male. NEL FARE POITICA NO CI SI PUO' SBAGLIARE SU CHI SIA IL NEMICO PRINCIPALE. Giorgio Napolitano non condivide la nostra idea di sinistra, ma non è il nemico principale, anzi non è un nemico tout court. Non vorrei che ci trovassimo poco alla volta nella situazione del fascismo montante e i comunisti teorizzare che il nemico principale erano i socialdemocratici. Ho lasciato i DS quando il progetto PD è giunto a maturazione e in tutti questi anni non mi sono stancato di criticare il progetto, le sue contraddizioni, la responsabilità oggettiva nel favorire la resistibile ascesa di Arturo Berlusconi nel 2001 e nel 2008, ma gli elettori e i militanti del PD non sono i miei nemici principali, come non lo è la maggioranza del PSI, da cui dissento al 90% per cento, con SEL ci sono ancora punti di dissenso di fondo (se fossi un'agenzia di rating direi che le prospettive sono in netto miglioramento: appena inizieranno un avvicinamento formale al PSE AA++, quando aderiranno AAA), ma se non ci riesce di mettere insieme i filoni che rappresentano non daremo mai corpo ai nostri progetti, fossero essi utopie o semplicemente illusioni. Non è un caso ch abbia dedicato le mie forze e il mio tempo al GdV e al Network dove la presenza di militanti di PD, PSI e SEL è una realtà per il primo e un obiettivo per il secondo. Puntualizziamo, manteniamo la vigilanza e la distanza da tutto quello che non condividiamo, ma non facciamo del Presidente un membro attivo del solito complotto contro la vera sinistra. I compagni che sbagliano vanno convinti, non aggrediti. Come Network non abbiamo conti da regolare con nessuno, ma soltanto con le nostre insufficienze nel dar corpo ad un progetto di rinnovamento e ricostituzione della sinistra, che dovremmo essere capaci intanto di realizzare nella nostra pratica, cioè di essere capaci di individuare le priorità e di trovare quello che ci unisce invece di quello che ci divide. 31 dicembre 2011
3 commenti:
Mi sono riletto la lettera di Napolitano. Ovviamente per un socialdemocratico di sinistra quale io sono i dissensi sono ampi, per esempio nel programma di Bad Godesberg, che pure rappresenta il passaggio della SPD da Klassenpartei ( Partito di classe) a Volkspartei (Partito di popolo) si parla di Planung pianificazione e la Mitbestimmung (Codeterminazione e non cogestione!) è parte essenziale della socialdemocrazia. L'intervento statale c'è stato, anche affrontando i divieti di Bruxelles.
Ma proprio perché sono favorevole, a differenza di Einaudi, del titolo III della parte prima della Costituzione, seguo l'insegnamento di Maksim Gorki. "Proprio perché sono dalla parte del popolo, non gli posso perdonare tutto quello ce fa". Proprio perché sono favorevole all'intervento pubblico( che non coincide con statale) non posso perdonare tutti i modi in cui avviene. Le ultime vicende Finmeccanica e Enav sono un ultimo esempio di come non deve svolgersi l'intervento pubblico e Fincantieri non vorrebbe essere diversa dalla FIAT di Marchionne, se non ci riesce sarà alle spalle di tutti i contribuenti. Stesso discorso per il deficit. La sua riduzione in tempi stretti è un errore perché non può avvenire che con aumenti di tasse, imposte ed accise e tagli lineari, quindi aumentando le ingiustizie e senza prospettive di crescita, ma nessuno mi potrà mai convincere che un deficit che deriva da sprechi, inefficenze, clientelismo, corruzione ed elusione/evasione fiscale, spese militari, malversazioni e peculati sia un bene. Nel discorso di Napolitano, sostanzialmente ribadito nel messaggio a reti unificate bisogna distinguere il grano dal loglio. Per esempio è grano il passo su Bobbio e la polemica col PCI. Probabilmente Giorgio deve aver riletto, come ho fatto io, "Quale Socialismo?" pubblicato nella serie "i maestri del pensiero democratico" del Corriere della Sera. Sarebbe sbagliato rimproverarlo chiedendogli cosa ha fatto dentro il PCI quando Togliatti aggrediva Bobbio: non fa parte della cultura socialista la purificazione autocritica, né la confessione assolutoria. Buona la salda convinzione europeista, anche se datata ed incapace di distinguere progetto europeo e sue contingenze come se tra l'ispirazione federalista del manifesto di Ventotene e il comunicato dell'ultimo Consiglio europeo del 9/10 dicembre non ci fosse soluzione di continuità. Merkel e Sarkozy non sono Adenauer e Schumann.
Eppure è questione cruciale è il bivio che la sinistra italiana ed europea si trova di fronte. Se si sceglie l'Europa sarà più semplice che gli europeisti old style come Napolitano ricevano l'illuminazione come Paolo sulla via di Damasco, mentre l'altra scelta porterebbe la sinistra in una sinistra compagnia di Lega Nord, Veri Finlandesi,BIP, Vlaamse Block e Marine Le Pen. Napolitano ha fatto una cosa giusta non sciogliendo anticipatamente le Camere per rinnovarle(?) con questa legge elettorale. Si sta pagando un prezzo elevato con il Governo Monti e la sua politica sbagliata, ma come ho ripetuto spesso se la scelta è tra il male e il peggio, scelgo il Male. NEL FARE POITICA NO CI SI PUO' SBAGLIARE SU CHI SIA IL NEMICO PRINCIPALE. Giorgio Napolitano non condivide la nostra idea di sinistra, ma non è il nemico principale, anzi non è un nemico tout court. Non vorrei che ci trovassimo poco alla volta nella situazione del fascismo montante e i comunisti teorizzare che il nemico principale erano i socialdemocratici. Ho lasciato i DS quando il progetto PD è giunto a maturazione e in tutti questi anni non mi sono stancato di criticare il progetto, le sue contraddizioni, la responsabilità oggettiva nel favorire la resistibile ascesa di Arturo Berlusconi nel 2001 e nel 2008, ma gli elettori e i militanti del PD non sono i miei nemici principali, come non lo è la maggioranza del PSI, da cui dissento al 90% per cento, con SEL ci sono ancora punti di dissenso di fondo (se fossi un'agenzia di rating direi che le prospettive sono in netto miglioramento: appena inizieranno un avvicinamento formale al PSE AA++, quando aderiranno AAA), ma se non ci riesce di mettere insieme i filoni che rappresentano non daremo mai corpo ai nostri progetti, fossero essi utopie o semplicemente illusioni. Non è un caso ch abbia dedicato le mie forze e il mio tempo al GdV e al Network dove la presenza di militanti di PD, PSI e SEL è una realtà per il primo e un obiettivo per il secondo. Puntualizziamo, manteniamo la vigilanza e la distanza da tutto quello che non condividiamo, ma non facciamo del Presidente un membro attivo del solito complotto contro la vera sinistra. I compagni che sbagliano vanno convinti, non aggrediti. Come Network non abbiamo conti da regolare con nessuno, ma soltanto con le nostre insufficienze nel dar corpo ad un progetto di rinnovamento e ricostituzione della sinistra, che dovremmo essere capaci intanto di realizzare nella nostra pratica, cioè di essere capaci di individuare le priorità e di trovare quello che ci unisce invece di quello che ci divide.
31 dicembre 2011
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