venerdì 15 luglio 2011

Franco Astengo: Sel e riforma elettorale

Care Compagne e cari compagni,
mi permetto di interloquire con alcuni degli esponenti della politica e della cultura, a livello locale, vicini alle posizioni della sinistra, al di là delle appartenenze dirette, e in particolare a coloro che hanno aderito o sono vicini a SeL.
Il motivo di questa iniziativa, riguarda la scelta relativa alle proposte di modifica del sistema elettorale poste in campo da due proposte referendarie messe in campo proprio in questi giorni: da una parte quella che fa capo al sen. Passigli e che punta a trasformare l'attuale sistema in un sistema effettivamente proporzionale con sbarramento (unico al 4% per quel che riguarda la Camera dei Deputati) abolendo il "monstrum" del premio di maggioranza; e dall'altra quella avanzata dai sen. Vassallo e Ceccanti mirante a ripristinare il sistema misto (proporzionale al 25% e maggioritario al 75%) meglio noto come "mattarellum" e già utilizzato tra il 1994 ed il 2001.
Un elemento di premessa: non è vero che ai cittadini non interessi il sistema elettorale, anzi. In passato, proprio attorno al nodo del sistema elettorale, la sinistra costruì una delle sue più grandi vittorie, quella contro la legge-truffa del 1953: un risultato che diede una svolta alla storia dell'intero sistema politico.
Non è neppur vero che occorre occuparsi esclusivamente di temi concreti come quello della crisi, lasciando agli specialisti quelli della cosiddetta “politica fine”: il nodo della rappresentanza politica e del rapporto tra questa e la governabilità è assolutamente cruciale per qualsivoglia tipo di politica pubblica si intenda portare avanti, come dimostra del resto l'esito, assolutamente disastroso sul piano sociale fornito dalla legge elettorale attualmente in vigore.
La questione è quella del tipo di cultura politica che si intende portare avanti.
In questo senso mi permetto di giudicare negativamente la scelta compiuta da SeL in favore del sistema misto "maggioritario/proporzionale" abbandonando la strada maestra del sistema proporzionale che la sinistra di tradizione comunista e socialista, aveva sempre, tradizionalmente, percorso(anche nell'occasione, disgraziata, del referendum Segni del 1993: a meno che non si pensi adesso di allinearsi alle posizioni dei post-comunisti di allora).
Un giudizio negativo che si fonda, essenzialmente, su di una asserzione molto precisa: è sbagliato ritenere che le alleanze di governo debbano formarsi preventivamente ed esclusivamente fuori dal Parlamento (l'esperienza di questi anni è molto significativa e non vale la pena di illustrarla più di tanto: il sistema basato sulle coalizioni ha fornito pessimi esempi, sia sul piano della qualità del personale politico scelto, anche attraverso i collegi uninominali e non soltanto attraverso le liste bloccate e la tenuta delle coalizioni, in assenza di una comune progettualità, si è rivelata assolutamente deficitaria, anche sul versante del centrosinistra), proprio perché in questo modo si svilisce la funzione di fondo di una Repubblica parlamentare, quale è e quale deve restare l'Italia della Costituzione nata dalla Resistenza.
Il Parlamento deve rappresentare ancora il luogo dove la governabilità è garantita dal voto di fiducia, e non da una semplice ratifica che fa assomigliare il risultato elettorale al risultato di una elezione diretta (torno, per un attimo, allo scontro in atto tra Costituzione materiale e Costituzione formale, chiedendo a tutti di schierarsi).
Questa strada è quella del presidenzialismo: una strada che non deve assolutamente essere percorsa, pena una ulteriore riduzione del rapporto tra politica e società, in un quadro sostanzialmente. populistico e personalistico.
Sel davvero intende procedere in questa direzione?
Savona, li 15 Luglio 2011 Franco Astengo

4 commenti:

felice ha detto...

In ogni caso il presidenzialismo è più onesto di porcellum e mattarellum: non si ha un parlamento asservito al Capo dell'eseecutivo.

franco ha detto...

Caro Felice il presidenzialismo è congenito a "mattarellum" e "porcellum". Si tratta di discutere sul serio il nodo tra rappresentanza/governabilità/ forma di governo e dello Stato. Per conto mio, quello disegnato dalla Costituzione repubblicana resta perfetto e si accompagna assolutamente all'idea del Parlamento "specchio del Paese", ergo alla proporzionale (corretta ovviamente: esistono in questo senso molte possibilità che non sviliscono il senso di fondo).Grazie. Un caro saluto Franco Astengo

felice ha detto...

Mi dispiace, ma porcellum, mattarellum non hanno nulla a che fare con il presidenzialismo. Semmai con sistemi di premierato ad elezione diretta o che possono sfociare nel semi-presidenzialismo. Quest'ultimo a dispetto del nome non è una variante della forma di governo presidenziale , ma del parlamentare razionalizzato con preminenza del capo dell'esecutivo. Io preferisco le forme di governo parlamentare con limitate razionalizzazioni, come la soglia di accesso, il voto di sfiducia costruttivo e un sistema di partiti come entità pubbliche e con stauti democratici soggetti a controllo giurisdizionale. In principio non ho nulla contro il prersidenzialismo puro, ma in Italia è inapplicabile perché ha un senso in un grande stato federale e sostanzialmente bipartitico: infatti non si prevede ballottaggio

roel ha detto...

Tenendo conto del fatto ormai acclarato che il nostro è il paese delle "caste" , delle "supercaste" e dei privilegi, ampiamente documentati da varie pubblicazioni e richiamati ultimamente da Stella sul "Corriere" del 13.7.2011, bisogna convenire che discettare su riforme, modifiche costituzionali, sistema elettorale, ecc. , significa perdere di vista le esigenze di una vera democrazia e "pestare acqua nel mortaio", con la responsabilità imperdonabile di distrarre volutamente l'attenzione della gente dai problemi di una realtà che vede l'ingiustizia sociale crescere sempre di più, con i ricchi che diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

Il compito di evidenziare queste storture non può essere delegato esclusivamente a qualche scrittore o giornalista, quando invece dovrebbe diventare un dovere di denuncia da parte della Politica-contro. Solo un tale impegno fa meritare credibilità e consentirebbe l'avvio della formazione di un'opinione pubblica criticamente coscientizzata.

Non si possono chiudere gli occhi sul fatto che, nel momento in cui si chiedono sacrifici, il ceto politico resista a rinunciare ai propri privilegi e a ridimensionare le proprie prebende. Segno questo della strafottenza e della voracità ormai endemica delle cosiddette "rappresentanze democratiche". A ben vedere anche la sottovalitazione generalizzata dell'astensionismo rientra in questa logica dell'occultamento della verità. Potremmo trovarci in quello stadio di degrado della democrazia diventata oclocratia.

Altro elemento da considerare è che gli squali del capitalismo internazionale spadroneggiano meglio in un mondo ove la libertà è diventata libertinaggio e le regole sovrastrutture per gli allocchi. Un saluto ereticale . Roel