mercoledì 27 luglio 2011

Renzo Penna: Una politica subalterna

UNA POLITICA SUBALTERNA
di Renzo Penna
Nei giorni scorsi una dettagliata inchiesta di “la Repubblica” sulla corruzione presente tra i parlamentari, che aveva per titolo un eloquente: “Il Parlamento degli inquisiti”, evidenziava come un rappresentante di Camera e Senato su dieci fosse sotto accusa per motivi prevalentemente legati alla corruzione e ai rapporti con la mafia, e la richiesta di arresto che ha aperto le porte del carcere al deputato del Pdl Alfonso Papa fosse la nona richiesta esaminata dalla giunta per le autorizzazioni a procedere dall’inizio della legislatura. Tra indagati e condannati sono infatti 84 i parlamentari coinvolti, con la maggioranza di Pdl, Lega e “Responsabili” che primeggia (rispettivamente con 49, 6 e 5), ma dove anche l’opposizione è ben rappresentata: PD 11, UDC 6, IDV 1, API 1.
Un consesso nel quale anche la realtà alessandrina risulta presente con un signore, condannato in primo grado per concorso in truffa aggravata ai danni del Comune capoluogo, che nella sua attività di consigliere comunale della Lega Nord si è principalmente distinto per una polemica strumentale e sguaiata contro il sistema di raccolta dei rifiuti porta-a-porta. E che l’attuale Amministrazione comunale sta puntigliosamente interpretando con il riportare - unica città in Italia - i bidoni della spazzatura sulle strade.
Elementi e similitudini che inevitabilmente richiamano nel nostro Paese il clima e la situazione della “tangentopoli” del ’92. A quella vicenda si è recentemente richiamato Elio Veltri ricordando come con la corruzione svelata da Mani Pulite si fosse pensato di aver toccato il punto più basso della degenerazione dei partiti e dell’assalto alla cosa pubblica da parte di una classe dirigente amorale e corrotta. “Ma - sostiene Veltri, ed io concordo con lui - gli anni successivi hanno dimostrato che il fallimento della politica è stato ancora più grave perché il ceto politico della cosiddetta seconda Repubblica non ha voluto fare tesoro di quanto era emerso e non ha voluto porvi rimedio. Chiunque in questi anni ha condotto una battaglia seria e documentata per difendere livelli accettabili di moralità della politica e di legalità nell’economia, nelle istituzioni e nella società, è stato emarginato e sostituito dai servi sciocchi…” E la situazione di oggi è la continuazione della crisi di ieri aggravata da uno straordinario conflitto di interessi, incentrato nella figura del Presidente del Consiglio, e dalla mediocrità di un ceto politico senza cultura e servile. Si evidenzia in questo modo la degenerazione dei partiti, la mediocrità della rappresentanza, della propensione agli affari, della indifferenza al bene comune, della assoluta insensibilità ai destini del paese che negli anni si è aggravata.
Una situazione che, come i fatti degli ultimi giorni evidenziano, non sta risparmiando il Partito Democratico, la principale forza del centro sinistra. Elemento questo che, nell’agevolare il compito ai cultori dell’antipolitica e ai sostenitori del tanto “sono tutti uguali”, rende più incerta e debole la costruzione di una effettiva alternativa democratica al palese sfaldamento in atto della destra al governo, che si aggrava ogni giorno di più e coinvolge gli ambiti dell’economia, della giustizia e la stessa credibilità internazionale dell’Italia. In questo modo la volontà di cambiamento, il vento nuovo che si è manifestato con le mobilitazioni dei mesi scorsi, l’esito dei referendum e delle elezioni amministrative non riesce a trasformarsi in una vera e credibile forza politica.
Uno stato di cose che, purtroppo, non mi sorprende e che, parlando di crisi dei partiti e della politica, avevo qualche mese fa così rappresentato: “… I partiti e, in generale, la classe politica sono oggi criticati per la loro distanza dai problemi che riguardano le persone comuni e per i privilegi di cui, in larga parte, godono. Ma i privilegi nascondono il vero limite della politica: la sua subalternità nei confronti degli interessi delle forze economiche e finanziarie, per carenza di idealità e capacità progettuale. Ai potentati economici fanno gioco partiti e politici indeboliti da uno scarso legame con i cittadini e ad essi invisi a causa dei costi eccessivi della politica. Maggiore autonomia, chiaro indirizzo riformatore, trasparenza nelle decisioni, sobrietà e moralità nei comportamenti e un costante e ravvicinato rapporto con le persone e le loro priorità sono, oggi, le cose più carenti e, al contrario, le più necessarie per riconquistare rispetto e fiducia nella politica e nelle Istituzioni”.
Alessandria, 27 luglio 2011

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