domenica 24 luglio 2011

Felice Besostri: Basta con la casta, ma non solo

basta con la casta, ma non solopubblicata da Felice Carlo Besostri il giorno domenica 24 luglio 2011 alle ore 6.31
Vero e falso nella polemica contro la casta

di Felice Besostri, Network per il Socialismo Europeo

Cominciamo con il vero. I parlamentari italiani sono tra i meglio pagati d’Europa ed anche quelli regionali non scherzano. Il difetto sta nel manico: aver lasciato la determinazione dei loro compensi ai diritti interessati senza alcun vincolo di percentuale sulle entrate proprie. Inoltre con la libertà statutaria delle Regioni è caduto ogni rapporto tra numero di consiglieri ed abitanti della regione. Questo è il primo scandalo che deve cessare. Altro fattore di costo della politica è l’autodichia delle Camere, che da strumento per difendere la libertà del Parlamento è diventato schermo per sfuggire ai controlli. La trattativa privata per l’acquisto di beni e servizi o per lavori ovvero con commissioni domestiche(addomesticate). Un controllo delle spese consentirebbe risparmi pari o superiori al taglio dei parlamentari. I compensi elevati dei parlamentari e dei consiglieri regionali (non parliamo dei deputati regionali siciliani, che battono tutti) non fanno distinzione tra chi lavora 12 ore al giorno e chi fa una capatina, tra chi fa il parlamentare a tempo pieno e chi, come Marco Milanese per fare un esempio, che accumula incarichi, nel complesso con remunerazioni superiori all’indennità parlamentare, chi fa relazioni in commissione e in aula e chi fa presenza passiva, tra chi regolarizza la propria assistente parlamentare e chi la avvia alla prostituzione, tra chi abita a Roma, ma mantiene la residenza anagrafica in una lontana provincia per avere un maggior rimborso e chi non altera i rimborsi spesa. Tutti però, compresi quelli che sono usciti dal parlamento con un redito inferiore a quello di entrata, fanno parte della casta: vampiri e sanguisughe del popolo italiano. Da destra e da sinistra il coro è unanime. Bene! Ma vorrei anche capire se è un caso che sotto bersaglio ci siano quasi esclusivamente i componenti di organi elettivi, cioè un istituto della democrazia rappresentativa. Con lo scoppio, inevitabile, di Tangentopoli i politici sono stati delegittimati, tutti, colpevoli, complici, spettatori e innocenti e hanno preso il potere gli imprenditori: uno di nome Berlusconi, uomo nuovo e di successo.

Il miglioramento è sotto gli occhi di tutti! Forse si è sbagliato il soggetto, ma la filosofia è quella giusta: Montezemolo? Monti? Draghi? Monsignor Fisichella?

Nel contempo la Banca d’Italia pubblica il rapporto sulla distribuzione della ricchezza in Italia nel 2009. Il 10% delle famiglie italiane possiede il 45% della ricchezza, mentre il 50% si deve accontentare del 10%. Il restante 40% delle famiglie il 45%. In questi 2 anni il ceto medio si è impoverito e la forbice è destinata ad aprirsi. Presto l’instabilità politica diventerà instabilità sociale, con sbocchi imprevedibili in assenza di una forza politica in grado di condurre la protesta o almeno di indicare uno sbocco realistico e credile alla crisi.

Quale è il problema maggiore la casta politica? O l’ineguaglianza? La casta cederà i suoi privilegi sotto la pressione popolare, mentre il 10% più ricco che controlla i mezzi d’informazione rafforzerà il suo potere facendo sfogare la collera contro qualche migliaio di consiglieri provinciali. Proprio il dibattito sull’abolizione delle Province dimostra l’isteria e la superficialità dell’intera classe politica: la stessa che ha moltiplicato le Province, altro che abolirle. Valerio Onida ha individuato i problemi reali della trasformazione di un necessario corpo intermedio tra comune e regione, almeno nelle più estese e popolose. Purtroppo Stella e Rizzo avranno più audience.

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'autodichia designa un'area di attività delle Camere sottratte alla giurisdizione della magistratura (e, per questo motivo, rimesse - in caso di contestazione - allo scrutinio di organi interni alle Camere stesse). Dopo la sentenza n. 120 del 2014 della Corte costituzionale la concezione "geografica" di tale sottrazione - fino ad allora comunemente riferita a tutto ciò che le fonti interne (regolamento parlamentare maggiore e atti da esso previsti) ritenessero di deferire agli organi interni - è in via di abbandono, avendo la sentenza ricordato (sia pure entro i limiti della modalità prescelta dalla Cassazione per investirla) che "negli ordinamenti costituzionali a noi più vicini, come Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, l’autodichia sui rapporti di lavoro con i dipendenti e sui rapporti con i terzi non è più prevista".
Nella vita amministrativa degli organi costituzionali si fa discendere - dalla suddetta concezione geografica della guarentigia - il principio di sottrazione alla legge "esterna" delle Camere stesse (v. posizione espressa dal Governo italiano nella seduta della Corte europea dei diritti dell'uomo del 2 dicembre 2008 nella causa Savino ed altri contro Italia). In altri termini l'autodichia rifletterebbe una forma di autocrinia, della quale sarebbe l'espressione processuale: laddove la legge non sia espressamente richiamata da decisioni degli organi interni, competenti a disciplinare un qualsiasi aspetto della vita delle Camere, ad essa sarebbe inibito di disciplinare automaticamente aspetti importanti come il rapporto di lavoro dei dipendenti, la regolamentazione delle forniture e dei lavori degli appaltatori, ecc.; la clausola che conclude la promulgazione delle leggi dello Stato ("A chiunque è fatto obbligo di osservare e fare osservare...") non si applicherebbe alle amministrazioni delle Camere, se non quando separatamente e gerarchicamente a ciò richieste dall'organo politico di gestione di questo tipo di rapporti (di solito il Presidente o l'Ufficio di Presidenza). La legge stessa riconoscerebbe questo ambito di autonomia normativa interna quando - nel rivolgere alcune sue previsioni anche agli organi costituzionali - invece di assumere una veste prescrittiva, utilizza la formula "nell'ambito della loro autonomia, adeguano i rispettivi ordinamenti interni ai principi della presente legge" (o formule similari: per la nascita di questa dizione, in riferimento agli organi costituzionali, v. Testa-Gerardi, Parlamento zona franca, Rubbettino, 2013).
Un'ulteriore inferenza sarebbe quella secondo cui la disciplina retributiva dei dipendenti sfuggirebbe - laddove non espressamente richiamata dalla regolamentazione interna, soggetta peraltro ad apposite procedure di negoziazione sindacale - alla normativa di diritto comune dei "tetti retributivi" imposti, a partire dal secondo governo Prodi (2006-2008) e dal governo Monti (2012), fino al decreto n. 66/2014 - per la generalità del pubblico impiego e per i contratti individuali con società partecipate pubbliche (Marro, Corsera 28 giugno 2014; Rizzo, Corsera 26 luglio 2014; Economist, 8 agosto 2014).
Sull'affermazione di un diverso modo di concepire l'autodichia degli organi costituzionali, secondo una nozione funzionalista, vedi il seguente atto parlamentare: Legislatura 17ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 302 del
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