APPELLO PER I REFERENDUM
La decisione della corte Costituzionale, di ammettere al voto anche il quesito relativo al nucleare, consente di avere di fronte il quadro effettivo della prospettiva referendaria del prossimo 12 e 13 Giugno e di aprire la campagna elettorale.
Sono molte le questioni di merito che andrebbero esposte ed analizzate, in particolare al riguardo dei temi del nucleare e della acqua che si potrebbero intrecciare, nel caso di un esito positivo, attorno all'idea di un diverso modello di sviluppo.
Non è questa, però, la sede adatta: nell'occasione, infatti, mi permetto di ricordare a tutte a tutti che abbiamo di fronte la difficoltà di raggiungere il “quorum”: “quorum” reso ancora più arduo dal fatto che saranno conteggiati anche gli italiani residenti all'estero, iscritti nelle liste.
L'appello è dunque per il massimo impegno di tutti per portare a votare il maggior numero di persone: ce ne vorranno, alla fine, circa 25 milioni.
Una impresa non da poco, considerate le condizioni in cui si trovano ed agiscono i soggetti politici organizzati, la forte disaffezione al voto (ormai consolidatasi attorno al 25%), la stagione avanzata.
Serve dunque un impegno anche soggettivo, di ciascheduna e ciascheduno a partire da oggi.
Spero di non avervi disturbato e mi permetterò di reiterare questo appello anche nei prossimi giorni.
Grazie per l'attenzione Franco Astengo
23 commenti:
Credo che dobbiamo cominciare a ragionare su alcuni temi di dibattito:
a) Gli antinuclearisti sono “emotivi” i nuclearisti “razionali”. E’ un vecchio stereotipo che è sempre stato usato dagli industriali capitalisti (anche capitalisti i stato). Siccome bisogna produrre è inutile lamentarsi se sporchiamo un po’. La “razionalità” sta nel “produrre”
b) Le radiazioni non sono tanto pericolose, infatti non contano i 4000 tumori alla tiroide, tanto muoiono solo in 15 (Chicco Testa)
c) Tanto se non le facciamo noi le centrali ce le hanno in Svizzera. Che fai? Dai fuoco al pagliaio? Tanto sta già bruciando quello del vicino.
d) (uno dei migliori della serie, sentito da un giovinetto saputello coordinatore del movimento giovanile del PdL in Toscana, mi è sfuggito il nome. Ma perché li fanno tutti così ringhiosi. Una volta si diceva “ringhioso come uno psiuppino”) Il disasstro più gtande in Italia non lo ha fatto il nuclere ma l’idroelettrico con il Vajont. Per capire quant sia farlocco questo ragionamento devo ricorrere a un raccontino. Anni f tornando da NY a Mi con il solito volo overnight ho avuto la sfortun di trovcarmi vicino a un giovane e focoso rabbino di quelli comvinti che l’aparteneza al popolo dei giusti significhi avere sempre ragione. Si poteva ancora fumare e a un certo punto il Rabbi sfodera una pipona e comincia a puffare. Arriva la hostess e dopo qualche manfrina gli fa spegnere la pipa (sigari e pipa notoriamente erano proibiti, c’era anche nell’annuncio) Il rabbi rinuncia e comincia a rimuginare. Dopo un po’ si illumina, mi chiede un paio di igarette, le sminuzza nella pipa e si mette a pufare. Torna la hostess e comincia una interminabile querelle. Il rabbi sostiene che siccome il tabacco è di sigarette e le sigarette sono permesse lui poteva fumarle anche nella pipa. Non abbiamo potuto dormire per parecchio tempo finché è arrivato il capitano, un marcantonio da 1.80 che ha ddetto chiaramente al Rabbi che se non spegneva la pipa lo avrebbe messo agli arresti in cabina e sarebbe stat felicissimo di mettergli personalmente le manette. Anche il giovane petulante Pdillino aveva lo stesso tono del rabbi tutto felice di aver trovato un escamotage “intelligente”. Come il Rabbi non aveva capito che il problema non era la essenza ontologica (acqua, atomo, o altro) ma esattamente lo stesso fattore che aveva causato il Vajont e cioè l’impudenza degl interessi e che la nostra paura del nucleare deriva dalla nostra profonda e giustificata sfiducia nella onestà del mondo industriale capitalistico . Noi temiamo che esattamente come è avvenuti nel Vajont una volta che si dovessero fare le centrali nucleari chi le fa sarebbe soprattutto interessato a difendere i propri colossali interessi e non la sicurezza di tutti. E questa paura aumenta via via che sentiamo la protervia dei ragionamenti dei difensori del nucleare. Fortunatamente c’è Santoro che fa parlare Chicco Testa, il prof. Battaglia e soprattutto la Santanché. Devo dire che il superock Celentano, del quale non posso dire, come fanno Santanché, Battaglia e Testa che è il mio cantante preferito (mi piacciono molto alcune su canzoni) da solo potrebbe anche fare danni, ma dopo aver assistito alle prodezze verbali della Signora santanché raccomanderei. Faccoamola parlare ragazzi, così ripeterà per il SI l’assist spettacoloso che ha dato alla Signora Moratti.
Caro Guido, colgo l'occasione del tuo intervento per confessare: sono
recidivo.
Votai "NO" (dunque sì al nucleare) nel referendum del 1987 - una delle colpe
vere di Craxi ! - e voterò "NO" anche questa volta, anche se so già che mi
ritroverò, come allora, in sparuta minoranza.
Allora non capivo perché mai dovessimo rinunciare al nucleare qui in Italia
perché era scoppiata una centrale in Ucraina, che era antidiluviana e nella
quale erano state trascurate le più elementari regole di sicurezza.
Le centrali che si intendeva realizzare in Italia sarebbero state costruite
sul modello francese e/o USA (e anche italiano, come scuola), non certo sul
modello sovietico anni '50.
Così oggi non capisco perché mai dovremmo rinunciare al nucleare qui in
Italia perché a Fukushima le centrali, pur avendo retto ad un sisma
apocalittico, sono state messe in tilt dal successivo tsunami.
Le centrali italiane si possono fare in zone a basso rischio sismico e da
noi non si verificano tsunami (e comunque non faremmo mai la fesseria che
hanno fatto i giapponesi di piazzare le centrali sulla costa !).
Quindi questi precedenti che mobilitano contro il nucleare le pubbliche
opinioni non dovrebbero entrare in una valutazione puramente razionale.
I problemi restano gli stessi che c'erano prima del disastro giapponese: lo
smaltimento delle scorie, che attiene al funzionamento fisiologico (almeno
finché non si arriverà al vero nucleare "pulito"), ed il pericolo di
inquinamento radioattivo, che invece attiene alla patologia.
Si tratta di fare una comparazione tra questi aspetti problematici e gli
svantaggi che derivano dalle altre fonti di energia.
Il mio ragionamento è molto semplice - troppo, mi dirai.
Nell'economia italiana la produzione di energia si basa per una quota
preponderante sull'utilizzo di combustibili fossili: petrolio, gas e
carbone.
L'utilizzo di questi combustibili provoca, come effetto fisiologico, normale
ed ineliminabile, una catastrofe ambientale permanente. Inquinamento di
CO2, polveri sottili, effetto serra. Si ammala la gente e si ammala il
pianeta.
Poi ci sono le patologie, che come è noto sono di gran lunga più frequenti
di quelle riguardanti le centrali nucleari. Gigantesche perdite di prodotti
petroliferi dai pozzi off-shore e da petroliere in navigazione hanno causato
ed ancora causeranno danni incalcolabili agli oceani, ai mari interni, alle
coste.
A questo si aggiungono due piccolissimi particolari: 1) i combustibili
fossili sono destinati ad esaurirsi in tempi relativamente brevi, 2) i
fornitori principali di combustibili fossili sono Paesi politicamente
pericolosi o quantomeno instabili.
La dipendenza energetica dell'Italia da fonti altamente inquinanti - ripeto,
nell'uso ordinario, non in condizioni eccezionali - , destinate a costare
sempre di più perché in esaurimento e che implicano un alto rischio
geo-politico, dovrebbe mobilitare le opinioni pubbliche dieci, cento volte
di più di quanto non avvenga contro il nucleare.
Dato che tutti sappiamo che le energie alternative "ecologiche" (ma
l'impatto dell'eolico sul paesaggio e quello del fotovoltaico
sull'agricoltura qualche problemino lo pongono ...) non potranno, da sole,
soppiantare in pochi decenni i combustibili tradizionali, a mio sommesso
avviso, la soluzione più razionale sarebbe ancora quella di dotare il Paese
di un ventaglio di fonti energetiche molto diversificato. Con una quota di
nucleare che concorra a ridurre sia l'inquinamento (non produce CO2, polveri
sottili, effetto serra), sia la dipendenza energetico-politica da Russia,
Paesi Arabi ed altri inquietanti partners, sia il rischio derivante
dall'oscillazione dei prezzi.
Detto questo, mi rassegno a rimanere in minoranza. Dove per fortuna non c'è
solo la Santanché, ma ci sono anche Margherita Hack ed Umberto Veronesi ...
Fraterni saluti.
Luciano Belli Paci
Caro Luciano,
i tuoi ragionamenti sono in buona parte razionali ma non del tutto: la quota del nucleare in Italia non ha mai superato il 2% dell'energia totale prodotta (di allora) anche raddoppiando il numero delle centrali arriveremmo al massimo al 4/5 % di oggi. Nessuno ci dice dove prenderemmo i soldi per costruirle perché i privati non ne vogliono sapere di indebitarsi per la collettività se non vi sarà una certezza della redditività del capitale a cominciare dall'oggi. Nel frattempo dovremmo già sborsare 40 miliardi per il pareggio di bilancio...
La questione dello stoccaggio dei sottoprodotti della fissione non mi pare da sottovalutare visto che a tutt'oggi quasi nessuno dei Paesi che hanno centrali hanno risolto in modo definitivo la questione della definitiva sistemazione degli elementi più radioattivi residui, neppure gli USA che hanno uno stoccaggio provvisorio.
Anche l'uranio e gli altri elementi radioattivi non sono abbondanti sul nostro pianeta ed hanno le stesse caratteristiche dei combustibili fossili sul piano strategico a medio lungo termine.
Infine vi è la questione delle fonti alternative (io ci metterei anche la fusione controllata fredda o calda che sia) che nella fase d'avvio devono essere sostenute da finanziamenti pubblici che verrebbero a mancare nel caso di scelta nucleare.
Si potrebbe continuare ma ormai siamo al dunque: i referendum ...
Ciao
Sergio Tremolada
Messina nel 1908 fu distrutta da uno tsunami. Dire che in Italia -
paese di vulcani e di terremoti - gli tsunami non ci siano è dunque
decisamente inesatto.
E' solo che fino a ieri li si chiamava maremoti.
Quanto al fatto che da noi non si costruiscano centrali sulle coste è
pure inesatto. Montalto di Castro è infatti sulla costa, mentre Trino
Vercellese e Caorso (nel Piacentino) si affacciano sul corso del Po, in
una zona sismicamente non inerte, come dimostra il terremoto che nel
1117 distrusse Cremona (facendo sentire gravi danni a tutta l'area
della Bassa padana: dal Vercellese al Mantovano).
Un saluto,
Francesco
Per la precisione di informazione e per il rispetto della geofisica e
della geodinamica crostale , preciso che il maremoto e lo tsunami non
sono 2 sinonimi della stesso fenomeno, ma indicano due eventi diversi.
Per quanto riguarda l'Italia, esente da rischio sismico esiste
praticamente solo la Sardegna, quindi anche i distinguo al fine della
definizione di luoghi cosiddetti "sicuri" non serve a molto. Dopodichè
, tecnicamente parlando, tutto può essere messo in sicurezza... dipende
da quanto si è disposti, e ha un senso, a pagare.
Cordialmente
Donatella
Perché temo il nucleare.
La reazione nucleare emette radiazioni ionizzanti (alfa, X, gamma) che interagiscono intimamente con la materia, a livello atomico.
Ci si può proteggere da fonti esterne con barriere di spessore adeguato, non ci si può difendere dalle sostanze radioattive assunte dall'organismo attraverso la respirazione e l'alimentazione.
La modifica delle molecole a causa delle radiazioni ionizzanti generano disturbi e danni più gravi fino a procurare la morte degli individui
Fin qui nulla di diverso rispetto alle altre fonti energetiche altrettanto pericolose e mortali per gli individui.
La peculiarità dell'energia nucleare di interagire e quindi danneggiare e modificare il DNA la rende incomparabile in termini di pericolosità e in termini di responsabilità sociale rispetto alle altre forme energetiche.
L'energia nucleare é in grado di danneggiare le future generazioni, che non sono state direttamente esposte alle radiazioni ma che hanno ereditato il genoma danneggiato delle popolazioni colpite.
L'energia nucleare che sfugga dalle mani di apprendisti stregoni, incauti operatori o cinici affaristi non danneggerà solo le unità umane direttamente colpite ma anche il progetto di altri futuri esseri umani di cui sono portatrici.
Se le forme di produzione di energia tradizionali sono intrinsecamente anche esse violente, ciò non giustifica la scelta del nucleare ancora più violento e non pregiudica ll'indicazione di ricercare fonti di produzione di energia non violente e stili di vita più rispettosi della vita e della dignità umana.
Inoltre le scorie radioattive sono una ipoteca della durata di secoli che nessun essere umano di buon senso può sentirsi legittimato di lasciare in eredità alle generazioni future.
Claudio Marra
Se le centrali nucleari non potessero contare su contibuti pubblici palesi od
occulti e dovessero vendere l'energia elettrica al loro costo non se ne farebbe
nemmeno una. Nell'unico caso in cui un sano liberismo sarebbe risolutivo, i
liberisti scompaiono. Il problema dele scorie non è secondario a me basta ed
avanza quello per votare sì.
Caro Felicelascerei da parte il liberalismo, perchè utilizzando questo come metro di misura non si dovrebbero neppure finanziare le fonti rinnovabili, che invece sono iper finanziate da fondi pubblici.La questione vera, che l'Italia non affronta da tempo, non è quali sono le tecnologie migliori per fornire sempre più energia, bensì una vera politica di risparmio ed efficienza energetica, è una tesi che il mio "maestro" nel campo energetico (Mario Palazzetti, colui che con Edoardo Bassignana, inventò i Totem in FIAT dopo la prima crisi energetica degli anno settanta) tenta di fare emergere dai rumori di fondo pseudo ecologici da quasi quarant'anni, inascoltato profeta.Sino a che il messaggio sarà: "consumate più energia che tanto noi provvederemo a fornirvela con sempre più impianti", non usciremo mai da questo circolo vizioso.Il limite della sinistra è quello di non avere una propria linea chiara, di privilegiare la propaganda alla politica, di spostare la discussione su piani ideologici.Per essere più chiaro formulo a tutti alcune domande:"ma dove e come sarà prodotta l'energia elettrica necessaria per caricare le batterie delle auto elettriche, vendute al popolo come nuove tecnologie ecologiche?""Quanti kg di silicio occorrono per produrre un pannello da 1 kw elettrico di potenza? e dove vanno a finire le scorie nocive che vengono prodotte?""Quant'è il rendimento energetico di una caldaia e dove va a finire il metano non utilizzato per riscaldare le nostre case?"Compito di chi vuole governare il cambiamento non può e non deve essere fare propaganda, bensì provare ad elaborare un progetto politico.Fraterni salutiDario AllamanoPSsiccome non ho certezze assolute, pur operando nel settore eco-energetico da quasi ventanni, domenica prossima mi asterrò.
se si avesse il coraggio di dire che il primo kwh di energia potrà esser in
rete solo fra 10/15 anni allora si capirebbe che il nucleare a livello di costi
per i cittadini è solo inconveniente ma conveniente solo per i gruppi
industriali e di potere attorno a Berlusconi.Non prendo posizione sulle scorie
o la scelta dei siti in accordo con le comunità perchè è come sparare sulla
croce rossa.....l'attuale nucleare non è conveniente per i cittadini che non
avranno una bolletta di energia in diminuizione ma anzi fin da subito si
ritroverà la quota per supportare i costi delle centrali nucleari come avviene
attualmente con il 7% della quota in bolletta che và ai CIP6 per i
gassificatori....e naturalmente avremo nel tempo persino multe salate da
Bruxelles che vieta sovvenzioni pubbliche occulte.IO VOTERO^ SI AL REFERENDUM
senza alcun dubbio!
Saluti socialisti
Alessandro Battistoni
I referendum abrogativi hanno il limite del quesito. Non so come mi orienterei se fossi chiamato, come mi capita come cittadino svizzero, a esprimere un voto in un referendum propositivo su un piano energetico nazionale, che affrontasse i problemi che Tu giustamente sollevi. Quindi restano i miei sì, anche come risposta ad un governo che convoca un referendum in giugno, che fa il trucco di eliminare quello sul nucleare e con una legge in cui nel calcolo del quorum mi conteggia gli elettori all'estero, che o vivono in paesi con centrali nucleari o senza, perciò comunque indifferenti al risultato. Comunque chi non vuole esprimersi almeno si rechi e voti bianco o nullo. Chi non va a votare quali che siano le nobili motivazioni di fatto vota NO, perchè non contribuisce al quorum.
Caro Alessandro
come ho già detto a Felice Besostri il tema delle sovvenzioni pubbliche o
si applica a tutte le fonti energetiche o non si applica a nessuna, io
tendenzialmente da buon socialistsi liberale sono per escludere ogni e
qualsiasi sovvenzione pubblica, anche perchè in molti casi servono solo per
garantire le clientele.
A prescindere dal CIP 6 che dal 1991 al 2006 ha regalato fior di miliardi
di vecchie lire a Moratti, che utilizzava i fondi di raffinazione della
SARAS come fonte assimilata alle rinnovabili mentre sua moglie faceva la
"verde", oggi il popolo italiano, quasi inconsapevolmente, si trova a
finanziare (con gli oneri di sistema A3 che ogni bimestre paga sulla
bolletta dell'energia elettrica) i mega impianti a "fonti rinnovabili" che
sono la nuova bolla speculativa dei rentiers italiani (ed anche delle
organizzazioni mafiose).
Se questo disgraziato paese si fosse dotato in questi anni di un serio
Piano energetico molto probabilmente non saremo qui a discutere di nucleare
si o nucleare no sull'onda di un'emozione (oggi Fukushima, 25 anni fa
Cernobyl), magari avremo già un sistema che utilizza al massimo redimento
energetico il metano e forse avremo già avviato per davvero una politica di
rifacimendo delle costruzioni e di ristrutturazione delle produzioni troppo
energivore.
Siamo purtroppo un popolo che ama molto, troppo, la commedia, ma che
approfondisce molto meno le chiavi di lettura delle tragedie, che anzi in
genere vengono virate in farsa.
Chi si ricorda ancora del black out del 2003 dovuto all'interruzione della
linea di importazione dell'energia elettrica?
Le domande che oggi dobbiamo porci sono:
Riflettiamo gente riflettiamo
Come ho già detto a Besostri io, che nel settore dell'energia e
dell'ecologia ci lavoro da ventisei anni, ho sempre qualche dubbio, le
certezze assolute non mi convincono, e per questi motivi domenica andrò a
votare per garantire il quorum ma mi asterrò dal mettere la mia croce sul
SI o sul NO.
Dario Allamano
Trovo in effetti veramente scandaloso che il governo del paese giochi a rimpiattino, non con i suoi avversari, ma con il popolo italiano, creando, con i nostri soldi, le condizioni migliori, non per far decidere, ma per non arrivare alla libera decisione. La strategia di far fallire i referendum favorendo l’astensione è un strategia vigliacca, moralmente ripugnante, non dissimile da quella dei terroristi che si mimetizzano tra la popolazione civile, per poter colpire senza essere colpiti. Poi Berlusconi dice che lui lascia libertà di scelta; a parte che ci mancherebbe altro, è una menzogna grossolana e volgare, il governo ha fatto di tutto per impedire al popolo italiano di decidere in libertà.
Caro Felice
io non ho la certezza che con il referendum abrogativo si risolva l'annosa questione della produzione dell'energia in Italia, magari fosse così, in realtà domenica si cerca di portare ai seggi la gente su due "parole d'ordine" un tanticchi demagogiche mache non hanno nulla a che fare con la questione dell'energia:
1- la paura di quanto è successo due mesi fa in Giappone,
2- la spallata definitiva a Berlusconi.
Siccome ragiono con la mia testa sono parole d'ordine che non mi convincono per cui mi asterrò dal voto sul quesito specifico.
Sugli altri quesiti ritengo molto demagogico quello sull'acqua pubblica, perchè l'acqua è pubblica per legge, per correttezza si dovrebbe dire che è un referendum contro la privatizzazione dei servizi (e non dell'acqua) di gestione, mentre mi convince un po' di più quello sul SI all'abolizione della remunerazione automatica del 7% annuo degli investimenti effettuati, in regime liberale gli investimenti si ripagano con gli utili generati da una corretta gestione dell'azienda e non con un automatismo.
Sul legittimo impedimento voterò SI anche se la legge decadrà ad ottobre.
Come vedi andrò a votare ma cercando di ragionare razionalmente.
Dario
Io persnalmente voterò un sì e un no ai referendum sull'acqua. Sostanzialmente sono stato convinto dal seguente ragionamento
http://www.leftwing.it/economia/343/acqua-e-liberta
Sul nucleare e sul legittimo impedimento forse alla fine mi asterrò, perché li ritengo tecnicamente inutili. Oppure voterò no.
In breve: Sul nucleare: non voglio fare una scelta definitivamente negativa sul nucleare, avrei preferito aspettare e verificare insieme ad altri paesi europei. Sul legittimo impedimento, non mi scandalizza che - al di là della situazione di Berlusconi - ci possano essere garanzie per alcune cariche dello Stato, al fine di tutelare il funzionamento delle istituzioni. mi pare esistano anche in altri paesi, l'imporatnte è che si sospensadno i tempi di prescrizione e che le procedure riprendano normalmente alla cessazione dell'incarico.
Sull'astensione come diritto legittimo, come opinione, che non riesce a tradursi in un sì o in un no, perché magari le questioni sono un po' più complesse, e magari non ci si vuole arrendere alla retorica politica che va al di là del merito dei temi, segnalo questo interessante post
http://www.leftwing.it/economia/343/acqua-e-liberta
Ciao
Francesco Maria Mariotti
leggo in una annotazione di claudio bellavita (sull'acqua):
"""non si tratta di dare battaglia sui principi, ma di evitare che una legge nazionale fatta male e in fretta (e su questioni di competenza degli enti locali) obblighi ogni comune fare scelte disatrose: svendere in 6 mesi il 40% delle partecipazioni a un privato - e a subirne giocoforza il controllo. Privato che, dopo aver comprato a saldo servizi pubblici piovuti sul mercato tutti assieme, si arricchirà della supertariffa demenziale del 7%: vulgo incassa 7 dagli utenti e si indebita del 2,5% con le banche. Alla moda delle privatizzazioni che hanno imposto di trasformare in spa le municipalizzate, il Comune di Torino già sacrifica 70 milioni di euro all'anno. (fine della citaz.)
In sintonia con questa visione, vien da dire che il referendum abrogativo sul nucleare certo non risolve "l'annosa questione della produzione dell'energia in Italia". Ma neppure sta lì a sventolare "due parole d'ordine un tanticchio demagogiche". Accostando le grandi alle piccole: l'europa va decrendo le sue smobilitazioni; le rinnovabili domestiche registrano dati interessanti e anche le proiezioni di costi tempi e usi del nucleare sono interessanti; il nostro ministro P.Romani allo sviluppo economico è uno che ha fatto fallimento un par di volte (di aziende d'entourage berlusconien passate a lui - fonte il web-); Scajola che, guarda caso, dopo fukushima ha cominciato a scalpitar-sbraitare; le aziende di intermediazione che magari sono già al lavoro e chissà da quando e chissà gli accordi già fatti. Intanto a Fukushima il raggio di spopolamento è ora di 60 km. Mettiamoci pure che il nucleare è disumano, una volta che si distrastra non c'è verso di fermarlo più. "Paura di quanto è successo due mesi fa in Giappone"? perché quello che sta succedendo qui no? Faccende dalle implicazioni enormi e fondamentali, con annessa montagna di decine di miliardi di euro, messe nelle mani di chi?
Ciao a tutti, sandra d'alessandro
Commento interessante quello di Massimo D'Antoni sul sito Left Wing. Per?contiene una grave imprecisione:
"A ben vedere, la norma che il primo dei due referendum vorrebbe abrogare (il cosiddetto decreto Ronchi) non riguarda nemmeno l抩bbligo o la facolt?di ricorrere a un privato, bens?una cosa pi? specifica: se gli enti locali debbano essere obbligati o meno ad affidare la gestione del servizio mediante gara. Resta inteso che a detta gara continuerebbero a poter partecipare soggetti sia pubblici che privati; dunque anche nell抜potesi in cui il referendum fosse sconfitto continuerebbero a esserci molte gestioni pubbliche, con la sola rilevante differenza che esse dovrebbero ottenere l抋ffidamento del servizio confrontandosi con i potenziali concorrenti, e quindi dimostrando la loro superiore efficienza. Insomma, cos? afferma chi avversa il referendum, ben venga la gara se contribuisce a garantire la sopravvivenza delle sole gestioni efficienti, pubbliche o private che siano."
No, con la legge Ronchi le societ?di fornitura dell'acqua a capitale totalmente pubblico cessano: si tratta di una privatizzazione obbligatoria. A queste gare potrebbero partecipare solo imprese private, o a capitale misto pubblico-privato, nelle quali il provato detenga una quota di almeno il 40%.
P.P.
Non riesco davvero a capire come mai sia “razionale” chi è a favore delle centrali nucleari in Italia (sottolineo) e invece “emotivo” o “demagogo” chi esprime timore per l’affidamento di un giocattolo pericoloso come un centrale a una imprenditoria grandi opere che ha sulla coscienza il Vajont, la cricca, le collusioni con la Mafia (con cui si deve convivere, parola di Lunardi) il saccheggio delle opere pubbliche (“Caro Guido questi stanno facendo i soldi non solo per loro, ma anche per i figli e i figli dei figli” parole di un vecchio compagno socialista membro della Commissione superiore OOPP) le verifiche sull’ospedale e la casa dello studente de L’Aquila e così via. Si è visto poi come si è comportata la TEPCO in Giappone. Oppure che sia demagogico o “emotivo” chi ragiona sulle conseguenze politiche di un voto dopo che il governo ha scandalosamente giocato a rimpiattino, dissipando miliardi, non con un avversario ma con il popolo italiano. I padroni hanno sempre ragione, Feltri chiamava gli oppositori della guerra in Iraq “ i bamba in piazza”. E s’è visto GM
Energia e ambiente sono due settori che andrebbero maneggiati con cura, cosa che gli "ecologisti del no a prescindere" nostrani non fanno da almeno 30 anni.
Cerco di portare il mio piccolo contributo alla discussione.
Nel campo energetico si stanno confrontando delle ideologie (é buono VS è cattivo) senza mai entrrare nel merito.
A tutt'oggi non esiste una tecnologia in grado di risolvere la questione della domanda crescente di energia.
A_ Il nucleare ha bassi costi di gestione ma alti costi di mantenimento in sicurezza. Sarebbe dal punto di vista economico immediato il migliore per gli utenti (Francia docet) ma è difficile quantificare i costi collegati e differiti, e non solo i costi economici, qualcuno da anni stra-parla di sostituire la fissione con la fusione ma dal Progetto di Ignitor (Poli Torino anni 70 prof Ferrero) in poi non ho visto grandi progressi.
B- il fotovoltaico potrebbe essere una buona soluzione ma si scontra con alcune questioni "occulte" che la lobby della green energy si bada bene di mettere in evidenza:
1- il costo per la produzione della cella. Dal tempo dei fenici per produrre vetro si usa energia termica (il fuoco sulle spiagge di Tiro e Sidone) e l'energia termica costa (per fare un esempio: una ipotetica fabbrica per produrre celle fotovoltaiche promossa dalla giunta Bresso in Piemonte richiedeva un impianto di cogenerazione, a metano, da 50 MW di potenza, ipotizzando un uso di 6000 ore anno significava 50000kWx6000h= 300 milioni di kilowattora di energia elettrica consumata per fare funzionare i forni di cottura.
2- ma la produzione di celle produce anche rifiuti, che per legge sono rifiuti tossico-nocivi e che richiedono lo smaltimento in discarica (non sono più riutilizzabili), e per produrre una cella si usano circa 10 kg di silicio di cui il 90% è rifiuto.
Qualcuno anni fa mi disse a fronte di questa mia obiezione:
"eh eh ma c'è la nuova tecnologia dei film sottili"
al che obiettai:
"eh eh chiamali con il loro vero nome film PLASTICI sottili, e come si sa la plastica si ricava da quella schifezza che è il petrolio (fonte non rinnovabile) con un procedimento chimico che produce scarti tossici nocivi"
risposta del mio interlocutore
"eh eh ma noi che siamo furbi usiamo il mais"
risposta mia
"eh eh ma il mais è quella cosa che è meglio usare con parsimonia perchè per produrne 1 kg si utilizzano 200 litri di acqua".
3- l'unica tecnologia a fonti rinnovabili possibile perchè il rapporto costi benefici è buono è l'eolico (tant'è che è la tedcnologia scelta dalla Germania che impianterà enormi campi eolici nel mare del nord), ma richiede che la fonte rinnovabile (il vento) sia costante e continua, cosa che non si può dire del vento italiano, ci sarà pure un motivo per cui i mulini a vento li hanno impiantati in Olanda ma non in Italia, i nostri mulini sono ad acqua corrente (ma per la fonte rinnovabile H2O abbiamo già dato, siamo il paese delle dighe e degli invasi idroelettrici)
Come puoi notare la tecnologia assolutamente sicura non esiste, ogni tecnologia industriale ha delle ricadute positive ma anche negative e quando si fa il bilancio globale eco-energetico (come mi ha insegnato il mio "maestro" Palazzetti) occorre tenere conto di tutte le variabili non solo di quelle che fanno comodo.
Ergo, sempre come mi ha insegnato Palazzetti, ad oggi l'unica arma che abbiamo noi italiani, che dipendiamo dall'estero per le nostre fonti energetiche primarie, è il RISPARMIO dell' ENERGIA e il miglioramento dell'EFFICIENZA DEI SISTEMI ENERGETICI, tertium non datur.
Ciao
Dario
PS tra l'altro il sistema del conto energia è un sistema Dooh Nibor (o Robin Hood al contrario): prendiamo ai poveri (con la bolletta Enel) per dare ai ricchi (che impiantano i mega campi fotovoltaici o eolici).
Ciao Guido,
Provo a rispondere brevemente ad alcuni tuoi punti.
1. l'obiezione che l'imprenditoria Grandi Opere è quella che tu descrivi ha sicuramente del vero e inquieta anche me, ma se dovessimo accettare questo dato come immutabile, quasi genetico della natura industriale italiana, dovremmo rassegnarci e rinunciare per sempre a qualsiasi grande opera; e non credo che questa sia una scelta razionale per il nostro paese.
2. la collusione con la mafia probabilmente ci sarà per qualsiasi opera imprenditoriale, anche - mi pare si avvertano già segnali in questo senso - per le opere riguardanti le energie alternative; rinunciamo all'energia alternativa per il rischio Mafia? o combattiamo la Mafia? preferisco la seconda, tenendomi più scelte imprenditoriali e più scelte e più fonti per il nostro fabbisogno energetico.
3. Per quanto riguarda quanto segnalavo io, non volevo semplificare il ragionamento fino al punto di dire che sia razionale solo la scelta filo-nucleare e sia totalmente emotiva quella contraria; però nella situazione data - in cui personalmente sono anche io colpito emotivamente da quanto successo in Giappone (e ci mancherebbe altro!) e richiedo prudenza (e ci mancherebbe altro! ed è assolutamente razionale) - è meglio - per l'interesse del nostro paese e per il nostro continente - provare a aspettare, capire la situazione che si sta definendo (che non credo sia paragonabile a Chernobyl, ma non voglio improvvisarmi "esperto"); discutere e investigare le prospettive insieme ad altri paesi europei. Una scelta netta "no nucleare" in questo momento mi sembra chiudere definitivamente una strada, senza possibilità di approfondire meglio.
Ciao
Francesco Maria Mariotti
http://mondiepolitiche.ilcannocchiale.it/
Su questo sono assolutamente d’accordo, l’ho scritto più volte, noi abbiamo un giacimento che presenta la difficoltà, ma anche l’opportunità di richiedere l’educazione degli umani, cosa in cui credo da sempre. Ma che va fatta con la buona volontà dei governanti, non con questi fraudolenti manipolatori,. A Barcelona un taxista cui avevo chiesto come mai una città di mare come Barcelona fosse così pulitami ha risposto icasticamente “el ayuntamento y los ciudadanos” nell’ordine. I cittadini sono educati o educabili, se l’amministrazione fa il suo dvere, ho casa a Salerno e molti comuni della Campania, anche nel Napoletano hanno programmi eccellenti ed efficaci di differenziata. Non solo in Grecia, ma anche in trentino non c’è casa che non abbia il riscaldamento solare per l’acqua: nel sud dove vado tutti gli anni è una rarità, e un giorno si e un giorno no, leggi di bombole che scoppiano in casa. A casa mia a Milano vivevo all’ultimo piano, ho battagliato con il condominio senza successo per 40 anni perché coibentassero il sottotegole (costa pochissimo ce l’ho a casa di mia madre sul lago maggiore) d’inverno il tiraggio dal tetto era così forte che si sentiva il rumore del vento dalla mia porta che dava sulle scale. Sei o sette anni fa ho comperato la Prius, costava un pochino ma non tanto di più. Oltre a essere una auto eccellente, ogni 100 km risparmio 4 litri, mi ci pago assicurazione e bollo e in più ho la soddisfazione che se son fermo al semaforo non inquino. Insomma c’è un enorme giacimento da sfruttare e qualche complemento con le non rinnovabili si può fare. Il nucleare italiano che percentuale del fabbisogno coprirebbe e tra quanti anni? Però dobbiamo andare un po’ più a fondo. Quando ho chiesto a un mio amico come mai non c’è una Prius in ogni casa visto che il risparmio è così elevato? Si è messo a ridere e mi ha spiegato che se il parco auto risparmiasse 40% di petrolio, il bilancio dello stato affonderebbe. E forse anche quello della signora Moratti. G
Ergo, sempre come mi ha insegnato Palazzetti, ad oggi l'unica arma che abbiamo noi italiani, che dipendiamo dall'estero per le nostre fonti energetiche primarie, è il RISPARMIO dell' ENERGIA e il miglioramento dell'EFFICIENZA DEI SISTEMI ENERGETICI, tertium non datur.
Proprio perché abbiamo visto che persino sulle pale a vento c’è stata una infiltrazione, dovremmo andarci molto cauti. Non per non fare mai nulla ma per capire e far capire che il problema prioritario di questo paese è la ricostruzione di una spina dorsale del pubblico che garantisca beni fondamentali come la sicurezza, la certezza del diritto e della giustizia in campi strategici le capacità reali di controllo e il ritorno alla “prevenzione” che è opera generalizzata di tutti e di intelligenza, abbandonando il concetto di “protezione” che è azione di pochi, paternalistica e autoritaristica, e arbitraria, che ha dato enormi poteri di corruzione in mano a pochi. Non mi sembra che 5 anni, se dedicati a questo lavoro siano peggio spesi che se li dedicassimo a costruire centrali nelle stato di cose in cui ci troviamo. E’ questione di priorità non di assoluti, tanto più che, comunque, non è ancora chiaro in alcun modo come uno stato senza spina dorsale possa decidere i siti. Basta vedere la serietà con la quale si stanno svolgendo i vertici e gli altri incontri delle “teste pensanti del Berlusconismo” in questi giorni. Il Götterdämmerung del berlusconismo si sta consumando con toni tra Toto e Jean Genet. Anche la legge Ronchi, che potrebbe essere discussa con una certa benevolenza nei principi non + altro che una contorta (e alla fine foriera di catastrofi amministrative e giudiziarie) esercitazione per dare in mano a pochi non il bene acqua, ma l’accesso al bene acqua (vedi l’ed di oggi su Il Corriere). Come dire che l’aria è di tutti, ma noi ti facciamo pagare l’apertura degli oblò dell’aereo in cui sei rinchiuso.
Proprio perché non credo che le cose siano immutabili (e a Milano ci siamo un po’ riusciti a dimostrarlo) credo profondamente che superati i referendum spero positivamente con l’abrogazione di norme inique, dovremmo seriamente dedicarci a ragionare sulle OOPP di cui c’è un gran bisogno in questo paese. G
Ancora una volta ho mancato il segno. Lo sapevo. Il punto è che Dario ha scritto e riscritto che "andrà a votare per garantire il quorum ma ti asterrà dal mettere la tua croce sul si o sul no": perché non ha certezze assolute.
Nessuno lo chiede a nessuno di averne. Farsene un'idea, la più approfondita. Ma poi: o Si o No. Ci si chiede un parere ponderato su un pezzo di legge vigente: volgiamo matenerla oppure no? E non è neppur detto che avere molti dati di conoscenza agevoli.
Ma che è 'sta astensione, e garantendo il quorum? Avvalorare la maggioranza, o no? Cioè rinunci a dare un voto, che invece è quello che va fatto; e poi che serva per quel che serve. Ma la tua astensione serve a niente. O no?
S
Credo che la parola conclusiva sulla questione nucleare spetti di diritto a Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, la cui autorevolezza in materia è quantomeno un po' più assodata rispetto a quella di sedicenti professori (di applicazioni tecniche?) come l'opinionista televisivo Battaglia.
Questa bella intervista rilasciata a Repubblica mi ha convinto definitivamente, da ingegnere - che peraltro si occupa anche di rifiuti e termovalorizzazione - so benissimo cosa significa fare industria (o economia) quando si è continuamente esposti a attacchi infondati, basati su dicerie, su informazioni frammentarie, sulla distorsione della realtà. Per questo sul nucleare ero sulle posizioni dei promotori del referendum, ma solo tiepidamente.
Carlo Rubbia mi ha convinto, con dati circa la fattibilità tecnica ed economica di piani energetici che abbandonino il nucleare e si fondino su energie alternative.
Nel caso vi fosse sfuggita, allego il link all'intervista: http://www.repubblica.it/ambiente/2011/06/10/news/rubbia_intervista_nucleare-17475151/?ref=HREC1-1
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