ESPIAZIONE SOCIALISTA
di Felice Besostri
Così si intitolava un bel libro del compagno Guido Mazzali. Nulla a che vedere con i fatti successivi al 1992, ma con la vittoria di Pisapia vi è la sensazione, che sia finita la damnatio memoriae dei socialisti a Milano. Fosse stata, almeno, come la punizione dell'antica Roma, cioè una cancellazione di ogni ricordo. C'è stato anche questo, ma anche execratio, quasi che i socialisti dovessero essere associati per l'eternità alle malefatte di alcuni. I socialisti, o, meglio detto, quelli che lo sono stati, hanno dato il loro contributo passando reattivamente nell'area del centro-destra e altri coltivando risentimenti verso tutto e tutti, come se fossero stati soltanto vittime di oscuri complotti e non anche complici o spettatori negli avvenimenti che li hanno travolti.
In un modo o nell'altro hanno rotto un legame con una città, che è diventata grande anche grazie a loro, non solo Turati e Kuliscioff, ma anche a Moise', Loria, Caldara e Filippetti e dopo la seconda guerra mondiale a Greppi, Aniasi e Tognoli, senza dimenticare il filone socialdemocratico dei Ferrari e dei Cassinis.
Una storia più equilibrata di Milano non puo dimenticare un'esperienza del Club Turati. Se non altro, perchè uno dei protagonisti dell'incontro tra socialisti e cattolici, Piero Bassetti è tornato perentoriamente alla ribalta a fianco di Pisapia, dando vita a quel raccordo con la Milano delle professioni, dell'intellettualità e dell'impreditoria, che è stata una delle componenti del successo di una candidatura, che troppi, e purtroppo tra loro anche alcuni socialisti, volevano liquidare come espressione di una sinistra estremista e velleitaria.
Proprio Milano sotto l'impulso del socialismo riformista nel tornante tra il XIX e il XX secolo era stata capace di realizzare quel melting polt tra esigenze popolari ("i poveri non possono aspettare") e progetti di innovazione sociale e sviluppo economico. Critica Sociale ha ricordato come nel 1906 l'Expo a Milano, che rischiava, come quella del 2015, di fallire a causa dell'incapacità della destra, fu salvata da una sottoscrizione popolare promossa da Turati. I socialisti, dopo il 1993, dovevano ricominciare a progettare la città e non rimanere in attesa delle autocritiche altrui, da giudicare con severità e nessuna indulgenza. Una nuova prospettiva politica, paragonabile a quella, di cui i socialisti sono stati protagonisti prima del fascismo e nel secondo dopoguerra, non poteva fondarsi sul reducismo. I socialisti dovevano, con lo spirito del 1892, investire tutta la sinistra, compresa quella ideogicamente più lontana. C’è un tempo per ogni cosa c’è un tempo per l'identità e un tempo per la contaminazione reciproca con i nuovi filoni emergenti dalla società, come il femminismo, l'ambientalismo e il pacifismo. I socialisti milanesi, nel complesso delle loro articolazioni politiche e partitiche, non hanno colto subito l'occasione offerta dalla candidatura di Pisapia e dalle linee guida del suo programma, esposte in luogo simbolicamente socialista come la piazza Quarto Stato di Volpedo, il paese natale di Pellizza. Soltanto i circoli libertari e socialisti milanesi del Gruppo di Volpedo, con una sola eccezione, hanno appoggiato Giuliano Pisapia fin dalle primarie. L'appoggio a Pisapia è stato poi espresso, dopo la vittoria alle primarie su un candidato del PD con endorsment di esponenti del PSI, dall'adesione di qualificati socialisti al Comitato 51percento promosso da Piero Bassetti e con la regia del socialista senza tessere Stefano Rolando. Il nuovo clima è simbolicamente rappresentato anche dall'elezione di un consigliere socialista nella lista PD. I problemi della presenza socialista nel dibattito programmatico e nelle conseguenti scelte politiche da compiere anche nell'assetto gestionale, non sono risolti con una presenza in consiglio e nelle Zone. Ci voleva un investimento al livello più alto e cioè che il ruolo di Piero Bassetti, di mentore di Pisapia, fosse stasto assunto da Carlo Tognoli, non per sostituirlo, ma per affiancarlo. La rivalutazione delle esperienze amministrative a guida socialista era reso evidente dalla presenza di un assessore al bilancio del primo centro-sinistra meneghino, ma Milano è stata giunte di sinistra, che, a differenza del centro-sinistra, sono state anticipatrici di una stagione, che non c’è mai stata e di cui la sinistra italiana tuttora soffre.
Milano, 1 giugno 2011
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