DEBITO GRECO: IMPARARE DA MOSHELE
di Felice Besostri, Gruppo di Volpedo, Network per il Socialismo Europeo
Tantissimi anni fa, quando a Varsavia esisteva un popoloso quartiere ebraico, Moshele si agitava nel letto tanto da impedire il riposo della moglie: la ragione era seria, l’indomani scadeva l’affitto e Moshele non aveva uno zloty per pagare il maledetto dyre geld. Per avere un’idea del dramma basta aver ascoltato una volta la canzone yiddish con lo stesso titolo. A un certo punto Moshele si alza nel cuore della notte, apre la finestra e grida chiamando per nome il padrone di casa:” Domani non Ti pagherò l’affitto, Ti puoi scordare il dyre geld!”. “Perché l’hai fatto?” gli chiede preoccupata la moglie. “ Prima non riuscivo a dormire io e non facevo dormire anche Te: ora è lui che non dorme!”
Sostanzialmente è questo che propone Yanis Varoufakis a George Papandreu per uscire dalla crisi del debito greco. Un debito sovrano nel quale il governo socialista del Pasok non ha alcuna responsabilità, ma il governo conservatore precedente con la complicità della solita società di certificazione dei bilanci con sede negli USA e che danno anche il rating sui titoli di Stato. Lanfranco Turci del Network per il Socialismo Europeo e il prof. Sergio Cesaratto dell’Università di Siena hanno, molto opportunamente, segnalato sul Riformista del 12 giugno la “Modesta Proposta” dell’economista greco al Primo Ministro di Atene, che è anche il Presidente dell’Internazionale Socialista. I greci stanno affogando nel debito e senza un nuovo prestito si annuncia il default, ma, anche con un nuovo prestito a condizioni onerose, il default sarà inevitabile e di dimensione maggiore con il rischio di trascinare la BCE, che nel frattempo ha in pancia un volume impressionante di titoli tossici, greci e irlandesi, cui si aggiungeranno presto spagnoli e portoghesi, e, se lasciassimo fare a Berlusconi e Bossi, italiani. Sono curioso di vedere quali saranno le reazioni della sinistra italiana, in senso largo, perché, pur contro la sua volontà, vi iscrivo anche il PD (d’altronde se ci si vuol intestare la vittoria di Pisapia uno spostamento a sinistra si impone). Il PSI dovrebbe essere il primo partito a far sentire la sua voce, se non altro per solidarietà con il PASOK, partito fratello nel PSE e nell’Internazionale Socialista, ma anche SEL, il nuovo che avanza, e la FdS, pronte tutte e due a solidarizzare con il lavoratori greci in sciopero, contro le misure di austerità imposte dalla BCE e dal FMI. La sinistra in Italia e in Europa è al bivio o accetta la logica monetaria e deflazionista della BCE e dei governi conservatori, perdendo sempre più consensi e facendo giocare i lavoratori tedeschi o finlandesi contro quelli mediterranei, o propone una nuova solidarietà europea. Una volta gli attributi della sovranità erano la diplomazia, le forze armate e la moneta, tutti settori, che erano in mano pubblica, come la giustizia.
Le forze armate sono integrate nella Nato, che decide dove e quando intervenire all’estero, con ONU o senza ONU, la moneta è controllata dalla BCE, la diplomazia è sempre più asservita agli interessi commerciali e con la conciliazione obbligatoria è iniziata la privatizzazione della giustizia. Se, un giorno, la sinistra vorrà proporsi alla guida del paese con suoi programmi e suoi uomini e/o donne per realizzarli dovrà compiere scelte nette o ridà sovranità allo Stato nazionale, l’unica entità sempre legittimata da elezioni democratiche. O così o trasforma l’Unione Europea in uno Stato federale e perciò con una sua politica estera e di sicurezza, una sua moneta con una sua politica economica e un governo responsabile di fronte a un Parlamento bicamerale. La seconda soluzione per chi sia imbevuto delle idee di Spinelli, Colorni, Silone e Spaak è quella auspicabile. Le parole d’ordine forti sono già pronte: Sinistra Socialismo Europa Ecologia Lavoro e, come sempre e soprattutto, Libertà.
12 giugno 2011,
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