Spagna e Germania
.pubblicata da Giuseppe Giudice il giorno lunedì 23 maggio 2011 alle ore 22.59.
La dura sconfitta del Psoe nelle elezioni amministrative demolisce quello che io chiamo l’ “equivoco Zapatero”.
Certo la sconfitta è la conseguenza di una crisi gravissima frutto dell’orgia monetarista che affligge l’Europa fin da Maastricht e che oggi sta mostrando il suo volto più odioso tramite la vera e propria demolizione della economia e società di paesi come la Spagna e la Grecia (a cui hanno chiesto addirittura di privatizzare le isole).
Ma che centra Zapatero? Centra perché nonostante le illusioni di un pezzo importante della sinistra italiana (sempre alla spasmodica ricerca di un modello salvifico esterno) il leader spagnolo è l’ultimo dei “baliriani”, vale a dire esponente di quella deriva neoliberale che tanti danni ha fatto al socialismo europeo. Sì magari Zapatero ha fatto incazzare la Chiesa Cattolica: basta questo ad una sinistra postmoderna fondata su emozioni effimere e non sulla ragione per esultare, dimenticando che una cosa è Matteotti o LOmabrdi, ben altra cosa Pannella. E certamente mi sento molto più vicino ai cattolico-socialisti Delors e Carniti che ai neoliberali non-socialisti Zapatero e Martelli.
Non socialista di fatto perché Zapatero si ben guardato dal mettere in discussione (similmente a Blair) il meccanismo neoliberista che regolava l’economia spagnola, fondata sulla bolla del mercato immobiliare e l’indebitamento privato. E per questo si trova in grande difficoltà a contrastare i crimini monetaristi imposti dalla BCE e dalla Merkel.
Insomma Zapatero è parte integrante di quella sinistra perniciosa (comprendente Blair, Schroeder, ed ancor di più Veltroni, D’Alema e Prodi) che ha avuto un atteggiamento apologetico verso il processo che ha prodotto la più grave regressione sociale, nonché la liquidazione della politica: la globalizzazione del capitalismo liberista che aveva tra i suoi principali obbiettivi proprio la liquidazione delle grandi conquiste sociali della socialdemocrazia.
Con l’eccezione forte dei socialisti francesi, di Lafontaine ed in parte dei socialisti scandinavi, la sinistra “riformista” europea ha subito una terribile regressione culturale. Ma qualcuno, a parte Delors, Lafontaine e lo stesso Craxi, ha mai dubitato sui risultati negativi della rigidità del Patto di Stabilità? La Germania si è sviluppata di più perché di fatto non l’ha mai rispettato. Vi ricordate le facce lesse di Prodi e Visco indignate verso chi non rispettava il patto capestro? Anche perché l’incremento del debito pubblico degli anni 80 è un altro prodotto perverso della logica monetarista delle banche centrali. L’incremento del debito è stato in larga parte dovuto alla crescita degli interessi sul debito, in quanto i tassi di sconto sono rimasti costantemente alti, nonostante nella II metà degli anni 80 vi sia stata una considerevole caduta del tasso d’inflazione.
Oggi il PSF, la SPD ed il Labour di Miliband rifanno proprie le tesi di Delors e Lafontaine sulla esigenza di una lotta senza quartiere contro la terribile scoria del capitalismo liberista crollato: il monetarismo.
Ed infatti in Germania le cose vanno ben diversamente che in Spagna. Pur in presenza di una robusta crescita economica (dovuta in gran parte alle esportazioni) che però non produce ricadute positive sul piano sociale, la Merkel sta registrando una serie di rovinose sconfitte a livello di Lander. Dalla Westafalia, alla Renania.Platinato, al Baden Wuttenberg, a Amburgo e Brema.
Faccio presente che i lander che costituiscono la regione storica della Renania (Nort-Reno Westfalia e Renania- Palatinato) in cui abita circa il 30% della popolazione tedesca la SPD ha il 35% (recuperando il 5% rispetto alle rovinose elezioni politiche del 2009). Ad Amburgo prende il 48% ; a Brema il 39%. Certo c’è una forte crescita dei verdi che prendono voti al centro. Ma la Spd recupera molti voti andati sia alla Linke che all’astensione. Questo significa che quando si recupera la propria identità perduta di socialisti i risultati si vedono.
La deriva neoliberale dei Blair, Zapatero ecc, è spesso servita come arma polemica nei confronti di tutta la socialdemocrazia sottovalutando e svalutando il suo grande ruolo storico. A costoro si potrebbe ricordare che il programma di Rifondazione era una versione moderata ed edulcorta di quello di Bad Godesberg, e che comunque essi hanno appoggiato il più a destra dei governi di centrosinistra europei: quello dell’Ulivo.
La rifondazione del socialismo democratico è la via maestra per la lotta contro il monetarismo e la costruzione di un ordine economico e sociale più giusto.
PEPPE GIUDICE
.
1 commento:
Elezioni in Spagna: la chiave è sempre la sinistra
(La llave sigue en la izquierda)
http://exabruptoblog.blogspot.com/
Posta un commento