"Sapessi come é strano scoprirsi comunisti a Milano", così con il suo stile alla Fortebraccio, il liberal Gramellini, vice direttore de La Stampa, inizia il suo quotidiano "Buongiorno" di ieri.
Credo che sulle note della simpatica canzone i socialisti di Milano dovrebbero oggi cantare : sapessi come é strano ma bello potersi riscoprire socialisti a Milano,
Oggi finalmente dopo lustri di profondo buio, di navigazione sotto coperta e di riferimenti al socialismo milanese più opportunistici che metabolizzati, sentire il sindaco in pectore affermare che per governare ispirerà ad Antonio Greppi, socialista riformista e primo sindaco socialista a Milano dopo la lunga e perniciosa reggenza antidemocratica esercitata dai podestà, rappresenta e deve rappresntare motivo di gioia e speranza per i milanesi e di orgoglio per i socialisti, soprattutto per tutti coloro che in Giuliano hanno creduto subito.
Il percorso di Giuliano verso l'approdo del riformismo ampio e pieno del socialismo meneghino, é iniziato tamite la contaminazione promossa dai circoli socialisti milanesi, Porto Franco e Rosselli in primis, agli albori della sua decisione di proporsi come candidato alle primarie, e successivamente con l'adesione degli altri circoli Volpediani milanesi. La partecipazione di Giuliano al convegno annuale dei socialisti a Volpedo e soprattutto il suo tutt'altro che strumentale riconoscimento del valore strategico per lo sviluppo di Milano assicurato dai sindaci Greppi, Aniasi e Tognoli ha posto fine all'ostracismo verso i scilisti del centro sinistra milanse.
I Circoli rafforzarono il loro convincimento che finalmente con Giuliano si poteva finalmente sperare di cambiare Milano, sappiamo che non fu così per tutto il socialismo milanese, almeno per larga parte di quello "istituzionale", ma pazienza non vi era mala fede bensì una divergenza di fondo, anche se profonda, sulla visione della dinamica degli scenari che di li ha poco si sarebbero sviluppati e sul ruolo della politica e dei partiti nella società del terzo millennio che non poteva più essere recintata in vecchi stereotipi.
Il successo delle primarie, stupì solo coloro che non riuscivano a comprendere i segnali che il vento stava cambiando e che non si poteva continuare a occhieggiare la società da una visione dei soli rapporti di forza e delle mediazioni da cogliere: il segnale prmonitore del cambiamento stava proprio nella vittoria di Pisapia alle primarie, un successo esteso che andava ben oltre l'organizzazione per comparti della politica cui aspirerebbero miopi visioni del concetto di primarie di coalizione.
Da lì in poi é solo stato un crescendo, per la prima volta negli ultimi vent'anni la diaspora e la competiotività nella sinistra milanese é stata messa nel cassetto con la speranza che vi resti a lungo, Giuliano ed il suo team hanno ripercorso i metodi già a suo tempo adottati dai sindaci Aniasi, con l'allargamento della maggioranza formale e virtuale negli anni 70 e da Tognoli successivamente; perché a Milano il rito della politica ambrosiana, tranne che duranhte il ventennio fascista, e la lunga stagione del "berluscottimismo" é sempre consistito in un un laboratorio senza pregiudizi nei confronti di tutti coloro che volessero concorrere in modo propositivo ed equilibrato allo sviluppo della città, dove per equilibrato si intendeva sobrietà e solidarietà, in particolare verso i più deboli e ed i diversi senza in questo penalizzare lo sviluppo competitivo della città: si ricordi il vecchio adagio " chi volta il cu a Milan volta il cu al pan".
E' giusto anche rimarcare come il "laboratorio" disponeva assai spesso del conforto e del sostegno propositivo e stimolante esercitato dai Vesovi di Milano: Montini, Martini e Tettamanzi: dando così vita ad uno scenario virtuoso dove religiosità e sobria laicità trovavano nel sociale il grande denominatore comune.
I circoli socialisti, proseguendo nel loro percorso di tesimonianza di un passato riformista coniugato senza retorica, e la necessità di intraprendere e promuovere percorsi nuovi di aggregazione hanno concorso con assoluta convinzione alla costruzione ed al sostegno della Lista Milano Civica per Pisapia. Siamo stati bravi a comprendere e metabolizzare che non si trattava di un escamotage "politicista" ma di una cosa nuova diversa, pulita, che avrebbe potuto concorrere in modo originale al successo di Pisapia ed a costituire anche uno sbocco nuovo per la città, ovvero un contenitore laico rispetto ai partiti ed alla loro ortodossia fatta più di retorica dell'organizzazione che non di progettualità. Un'esperienza che già manifesta i germi della sua prosecuzione e quindi una "ooficina" ulteriore alla elaborazione progettuale, non necessariamente in contrasto con i partiti ma per converso non certo condizionabile dalle "eventuali ragion di stato".
Il risultato di Milano Civica X Pisapia, é stato notevolissimo, é il terzo "partito" della colaizione: un risultato ottenuto senza disporre di sezioni territoriali, di candidati ai consigli di zona, senza un budget da finaziamento pubblico o privato, senza una platea di operatori dell'informazione interessati alla iniziativa e ultima novità nello scenario ormai inflazionato delle liste civiche, senza essere la Lista di qualcuno, bensì dei suoi partecipanti.
Due socialisti erano presenti in questa lista, il loro contributo ed il loro lavoro é stato essenziale, e di questo devono sentirsi innanzituto orgogliosi e i circoli devono essere loro grati sia a Giuliana che ad Alberto, così come tutti i componenti della lista Milano Civica X Pisapia per il contributo e per l'impegno profuso, per il risultato ottenuto e con la speranza che questa esperienza possa continuare la propria attività.
I circoli non hanno eletto nessun socialista a palazzo Marino, con la vittoria di Pisapia, il segretario della federazione socialista di milano siederà in Consiglio Comunale e di questo ci feliciteremo con lui, ma come la lunga cronaca degli eventi di questo meraviglioso anno politico milanese evidenzia, non sno più i partiti il "kernel" della progettualità politica, il laboratorio delle idee, perché superate dalle officine,dai circoli dalla dinamica autonoma della società esterna al circuito della politica tradizionale a cui chiede segnali coerenti.
A Milano finalmente é arrivato il vento, si sta rimuovendo l'inquinamento politico, i valori autentici della sua storia sembrano poter riemergere e mostrare il meglio della milanesità solidarietà, libertà, l'amore per il bello e per il nuovo, la sobrietà e sconfiggere droga e l'indifferenza: le due vere metastasi di Milano.
Come circoli e come socialisti ci tocca ora l'ultimo sforzo, adottare almeno un socialista pentito, incerto e/o "un già socialista". Suona strano vedere i protagonisti di una lunga stagione del riformismo milanese fare gli struzzi nascondere la testa sotto la sabbia, non rivendicare con orgoglio il proprio operato, assistere senza indignarsi e non distinguere che fare una "marchetta" elettoralistica sulla tomba di Greppi, é ben atra cosa dlla evocazione e dalla dichiarazione impegnativa di volersi ispirare al modello di governo di Greppi così come a quello di altri sindaci socialisti milanesi.
Solo con Pisapia il socialismo milanese ha potuto ritrovare lo scenario dove riesibire il proprio orgoglio identitario sottraendosi al rischio di esistere come un semplice apostrofo nel dibattito culturale e sociale della città e sottrarsi ad una rapida archiviazione nella storia della città.
Oggi, più che mai tutti coloro che quella stagione hanno vissuto e i cui sono stati protagonisti, dovrebbero avere l'intelligenza di rimuovere lutti e rancori, il coraggio e l'orgoglio di riappropriarsi delle cose positive realizzate e concorre nel sostegno di un candidato sindaco, non ostaggio delle coalizioni a sostegno, così come lo erano i sindaci socialisti del passato e che si candida a riannodare in versione aggiornata quei fili della storia riformista di Milano, perché Giuliano Pisapia é un riformista e dfiu questo se ne sonno accoirti la maggioranza, quasi assoluta dei milanesi che sono andati a votare.
Mimmo Merlo
Nessun commento:
Posta un commento