I ballottaggi possano dare la spallata decisiva al pifferaio che sta trascinando gli italiani verso le acque infide che li inghiottiranno. Nonostante un potere mediatico straripante e la fiction che rappresenta ossessivamente un solo eroe e un unico salvatore, la gente sembra aver capito che il faro verso cui rivolgeva lo sguardo era solo l'abbaglio che celava miserie. Se c'è una colpa che su tutte va addossata all'impostore che ha spadroneggiato nella politica italiana è la distruzione della speranza.
Famiglie impoverite, ragazzi senza prospettive, uomini e donne che hanno radicalmente cambiato in peggio le proprie abitudini di vita mentre i privilegi della casta politico - amministrativa sono rimasti intatti. Nel momento in cui le piazze spagnole subiscono la contaminazione della rivoluzione gentile che ha infiammato i popoli arabi e reclamano cambiamenti nel sistema politico, l'immondo sistema elettorale italiano costruito umiliando decine milioni di elettori referendari si consolida.
L'autocrazia che domina la destra politica sarà probabilmente spazzata da una congiura di palazzo o come altri despoti che non accettano l'ineluttabile cadrà in un bunker sotterraneo, ma l'oligarchia che signoreggia il principale partito d'opposizione non può pensare di sopravvivere al nemico che l'ha tenuta in piedi. Come Milano è la rappresentazione del fallimento di quindici anni di destra bolsa e populista, Napoli rappresenta il fallimento di certa sinistra meridionale la cui inazione ha lasciato sulla pelle della città le stesse piaghe infette che 40 anni prima aveva trovato.
Se il capo del maggior partito di opposizione ha avuto il merito di aderire senza riserve al metodo delle primarie che un suo predecessore voleva ciecamente ridurre a una pratica autoreferenziale, a Napoli le primarie le ha fatte la gente spazzando via i candidati dei partiti e individuando un uomo che la tirasse fuori dal pantano camorristico e affaristico che ha contagiato buona parte della classe dirigente.
Nel 2006 il centrosinistra al governo, dopo il durissimo quinquennio berlusconiano, dimenticò di restituire la speranza al suo popolo e promise le stesse lacrime e lo stesso sangue che la pratica del governo precedente gli aveva fatto versare. Nei prossimi mesi il centrosinistra può governare questo paese se si monda dai vizi del berlusconismo che lo hanno profondamente intriso, e se sceglie metodi e strategie di condivisione e partecipazione.
Se le primarie vere sono un valore aggiunto si applichino ad ogni livello, anche nella scelta del candidato premier. Zapatero ha annunciato che non si ricandiderà, Aznar è il passato della destra spagnola che ha già nuovi leader per la sfida con il Psoe, perché in Italia da 20 anni le stesse facce si succedono come in un gioco dei 4 cantoni?
Aldo Penna
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